Destra di Popolo.net

RESA DEI CONTI NEL M5S, SCONTRO DI MAIO-CONTE

Giugno 16th, 2022 Riccardo Fucile

DI MAIO: “NON SI PUO’ IMITARE SALVINI E ATTACCARE IL GOVERNO”… CONTE: “DA LUI LEZIONI DI DEMOCRAZIA INTERNA FANNO RIDERE”

Ha deciso di parlare dopo qualche giorno dal flop delle amministrative. “È normale che l’elettorato sia disorientato ma alle elezioni amministrative non siamo andati mai così male”, ammette il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, parlando con i cronisti davanti alla Camera. “Non si può risolvere l’analisi del voto facendo risalire i problemi all’elezione del presidente della Repubblica”, precisa. Poi con una serie di dichiarazioni mette Giuseppe Conte sul banco degli imputati: “Non credo che possiamo stare nel governo e poi, per imitare Salvini, un giorno sì ed uno no, si va ad attaccarlo. Serve la massima compattezza”, commenta.
Parte da piazza del Parlamento il processo al leader del Movimento, dopo la batosta delle amministrative.
“Ambiguo” e “autoreferenziale”, dopo la sconfitta nelle urne Conte dovrebbe “assumersi le sue responsabilità”, per Luigi Di Maio che, nel piazzale posteriore di Montecitorio, ha convocato i giornalisti per partire all’attacco, senza mai nominare l’attuale presidente 5S. Per Di Maio i Cinquestelle “non sono mai andati così male”. Lo riconosce. E spiega anche il perché: “Siamo andati male alle amministrative perché il nostro elettorato è disorientato, non è consapevole di quale sia la visione. Credo che il M5S dovrebbe fare un grande sforzo di democrazia interna, non veniamo da una storia che si è distinta per democrazia interna. Rispetto anche a un nuovo corso servirebbero anche più inclusività, dibattito interno, includere nel Movimento persone esterne, portarle in questa grande esperienza: ci sono tante persone che chiedono di essere coinvolte”. Per il ministro degli Esteri “non si può dare sempre la colpa agli altri. Credo che bisogna anche un po’ assumersi delle responsabilità rispetto a un’autoreferenzialità che andrebbe un po’ superata. Lo dico a voi – sottolinea – perché non esiste un posto dove poterlo dire oggi”.
Giuseppe Conte non lo nomina mai, ma il riferimento è ovvio. Tanto che l’ex premier qualche ora più tardi convoca un punto stampa sotto la sua casa romana e risponde punto per punto alle accuse di Di Maio.
“Quando è stato leader, c’era un solo organo politico: il capo politico. Che faccia lezioni adesso a questa comunità di democrazia interna fa sorridere. Negli ultimi giorni ho riunito un consiglio nazionale e ho fatto due conferenze stampa in cui abbiamo analizzato il risultato del voto: io so come assumermi le responsabilità”.§Di Maio prima aveva accusato ancora: “Non è nessun processo interno, però noi siamo una forza politica che ambisce a guardare al 2050 ma in realtà sta guardando a prima del 2018, che era un altro mondo. C’è una radicalizzazione in corso che sinceramente anche rispetto a un tema come la politica estera e le alleanze storiche vede in questo momento un’ambiguità su cui io non concordo”.
A proposito delle sfide grilline della transizione ecologica e del salario minimo, aggiunge il ministro: “Stiamo gestendo una guerra in Ucraina, causata dalla Russia, che richiede il massimo sforzo diplomatico. Non credo che sia opportuno assumere decisioni che di fatto disallineano l’Italia dall’alleanza Nato e dall’alleanza dell’Unione europea – dice nel punto stampa a Roma – Non credo sia opportuno, ad esempio, mettere nella Risoluzione che impegna il premier ad andare in Consiglio europeo frasi o contenuti che ci disallineano di fatto dalle nostre alleanze storiche – aggiunge -, perché l’Italia non è un Paese neutrale: è all’interno di alleanze storiche grazie ai nostri Padri fondatori”. Per concludere: “Questo non è nessun processo interno o altro, io però credo che il nostro Paese debba stare nella Nato, credo che il nostro Paese debba stare nell’Unione Europea, credo che il nostro Paese debba abbracciare la transizione ecologica ma non la deve pagare la parte più debole del nostro Paese, non la devono pagare le classi meno abbienti – osserva Di Maio – Come credo fortemente nel fatto che serva un salario minimo e facciamolo anche con contrattazione sindacale: l’importante è arrivare ad alzare gli stipendi a persone che stanno guadagnando meno di 9 euro all’ora. Credo che abbiamo di fronte un Paese che ha bisogno di massima compatezza per vincere le sfide di un momento storico così difficile”.
Replica ancora Conte: “Dire che la posizione del M5S è anti-atlantista, fuori dalla Nato, che mette in difficoltà il governo significa dire stupidaggini perché significa anche offendere la sensibilità di una intera comunità del Movimento 5 Stelle che peraltro ha ribadito questa posizione in varie occasioni. Non abbiamo mai messo in discussione la nostra collocazione atlantica, la nostra vocazione europeista”, insiste l’ex premier.
(da La Repubblica)

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AZIONE E ITALIA VIVA SONO PARTITI DI PLASTICA COSTRUITI SUI NOMI, ANCORCHÉ SCARSI, DEI LORO LEADER

Giugno 16th, 2022 Riccardo Fucile

SONO SCATOLE VUOTE, SENZA RADICAMENTO, CHE ALLE ELEZIONI SI AGGANCIANO A CACICCHI LOCALI SENZA SCRUPOLI E SCHIZZINOSITÀ, TANTO POSSONO CONTARE SU UNA CAMPAGNA ELETTORALE PERMANENTE E GRATUITA

Dopo le amministrative, è tornato il mito del Grande Centro Riformista, schizofrenicamente scisso tra i due suoi maggiori (si fa per dire) rappresentanti: Renzi, che da quando si è ritirato dalla politica viene intervistato da tre quotidiani al giorno, e Calenda, l’ex di Confindustria, Ferrari, Sky, Montezemolo, Monti, già viceministro di Letta e Renzi, poi da questi fatto Rappresentante permanente presso la Ue (con disappunto dei veri diplomatici), dunque creato ministro neoliberista dell’Eccellenza. Prende la tessera del Pd, si fa eleggere al Parlamento europeo coi voti del Pd, ma con un simbolo proprio (Siamo europei), e pochi mesi dopo, alla formazione del governo coi 5Stelle, lascia il Pd, cambia nome al suo partito personale (Azione), ma non si dimette da europarlamentare; si candida a sindaco di Roma, perde e annuncia che non farà il consigliere comunale, buttando a fiume 220mila voti di romani, salvo poi ripensarci e giurare di restare, salvo poi ri-ripensarci e dimettersi (il suo slogan era: “Roma, sul serio”).
Rabelais lo avrebbe preso ad archetipo del personaggio garrulo, pasticcione, inaffidabile, fallimentare, cazzaro per sua stessa dichiarazione (“Ho sostenuto per 30 anni le cazzate dei neoliberisti”), invece per i nostri giornali è un leader di ragguardevole carisma e autorevolezza
Come ha dimostrato Youtrend, Calenda ha appoggiato candidati arrivati secondi o terzi insieme ad altre liste, o non ha presentato il simbolo, e ha preso lo 0,4% a livello nazionale.
Passiamo a Renzi: Repubblica lo intervista in qualità di vincitore morale e ago della bilancia, alimentando la sua mitomania elettorale; in realtà s’ è presentato col simbolo del suo non-partito in sole 9 città sulle 971 al voto; in altre, ha adottato la solita strategia parassitaria: a Genova ha appoggiato Bucci, candidato di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia; a Lodi il candidato di centrosinistra; a Rieti quello di centrodestra; in nessun caso è stato determinante.
Eppure, queste due schiappe della politica sono gli idoli dei giornali
Da anni pompano gente “di centro” che nella realtà fisica non esiste (Pisapia – che doveva “federare” il Pd con Renzi – Monti, Passera, Bonino, Gori, Sala, etc.).
Ci si guarda bene dal dire la verità: Azione e Iv sono partiti di plastica costruiti sui nomi, ancorché scarsi, dei loro leader; sono scatole vuote, senza radicamento, che alle elezioni si agganciano a questo o a quel cacicco locale senza scrupoli e schizzinosità, tanto possono contare su una campagna elettorale permanente e gratuita.
(da il Fatto Quotidiano)

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IL CAMOUFLAGE DI PUTIN HA LE ORE CONTATE: LA VERSIONE UFFICIALE DEL CREMLINO È CHE L’ECONOMIA RUSSA STA RESISTENDO STRENUAMENTE ALLE SANZIONI OCCIDENTALI

Giugno 16th, 2022 Riccardo Fucile

MA I SEGNALI SONO TUTTI DI SEGNO OPPOSTO: LE MERCI NEI SUPERMERCATI INIZIANO A MANCARE, COSTANO UNO SPROPOSITO E MANCANO I PEZZI DI RICAMBIO PURE PER GLI ASCENSORI.. LE PATATE, BENE PRIMARIO, AUMENTATE DEL 500%

«Sorridete, gente, sorridete». D’accordo, ormai Dmitry Medvedev non fa più testo. Ma se i suoi messaggi mattutini estremizzano per eccesso di zelo le posizioni del Cremlino, la tesi dell’ex presidente russo che una risata seppellirà le sanzioni «decise da nonno Joe» si rivela invece in linea con quanto detto ieri dal premier Mikhail Mishustin all’apertura del Forum Economico di San Pietroburgo che fino all’anno scorso rappresentava la grande vetrina internazionale del Paese.
«Stiamo dimostrando di avere risorse per continuare il nostro sviluppo, ignorando tutti i tentativi di frenarci, di arrestarci, di farci tornare indietro. La pressione dei nostri nemici non sta producendo alcun risultato negativo».
Va tutto bene, la parola d’ordine è questa. La scorsa settimana, alcuni dipendenti di una banca sono rimasti chiusi per ore nell’ascensore di un grattacielo della City di Mosca. Ieri, i media statali hanno scritto che «a causa delle sanzioni» mancano i pezzi di ricambio per riparare gli ascensori ad alta velocità.
E siccome si guastano spesso, non restano che le scale. Sono piccoli episodi, rivelatori di uno stato delle cose che va oltre la versione ufficiale. Perché l’economia rimane un argomento tabù, l’unico sul quale le autorità intervengono quasi in diretta per correggere qualunque opinione differente emerga all’interno del sistema. Qualche esempio.
All’inizio di giugno, durante una audizione alla Duma, il ministro dei Trasporti Vitaly Savelyev si è lasciato scappare l’ammissione che le sanzioni «hanno praticamente distrutto il nostro sistema della logistica».
Il giorno dopo, è tornato sull’argomento affermando di essersi espresso male. Il senatore di Russia Unita Andrey Klishas, autore dell’emendamento alla Costituzione che permette a Putin la ricandidatura a vita, ha affermato in una intervista che il piano di sostituzione delle importazioni «è completamente fallito». È stato subito smentito dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
«Il Forum di quest’ anno è un evento più politico che economico. Serve a dimostrare a noi stessi che non siamo isolati». Sergey Tsypliaev, professore di Economia dell’università di San Pietroburgo, sostiene invece che l’inverno russo durerà anni.
«L’Europa si sta muovendo verso la rinuncia a petrolio e gas nostrani. India e Cina non sono certo in grado di prendere tanto quanto fornivamo altrove. Le sanzioni sono un anaconda che stringe e soffoca lentamente.
Nessun paese è in grado di svilupparsi quando si trova isolato, e tanto meno ammodernarsi, anche perché il nostro progresso è sempre dipeso dall’importazione delle tecnologie occidentali. Se pensiamo di poterci occupare della sostituzione dell’import da soli, facciamo un errore tremendo. Nessuno al mondo ci è finora riuscito».
I pochi esperti indipendenti ancora reperibili su piazza concordano con le altrettanto rare voci dal sen fuggite dell’establishment russo. Le sanzioni stanno avendo effetto. E dall’anno prossimo, le conseguenze diventeranno ancora più palpabili.
«Nel 2023, i redditi che arriveranno all’erario russo diminuiranno di almeno un quarto dopo l’ultimo pacchetto di provvedimenti che riguarda il commercio del petrolio» sostiene Mikhail Krutikhin, cofondatore e analista capo di RusEnergy, una agenzia di consulenza su temi energetici. «In Russia potrebbero cominciare a chiudere le raffinerie, perché l’Europa non avrà più bisogno dei volumi di petrolio precedenti. Le società estrattive saranno obbligate a ridimensionare la propria produzione, che già quest’ anno potrebbe scendere del 30 per cento».
All’esterno, gli sforzi della Banca centrale per tenere alto il valore del rublo oltre ogni limite comunicano una impressione di solidità. La vita quotidiana è un’altra cosa.
Yevsej Gurvich, membro del Consiglio pubblico presso il ministero Finanze, prevede per l’immediato futuro un brusco calo dei redditi e del potere di acquisto. Il Comitato per la statistica Rosstat afferma che in questi mesi prezzi dei prodotti alimentari e per l’igiene personale sono saliti solo dell’11,8 per cento.
Ma come documenta con tanto immagini e di scontrini il canale Telegram Mozhem Obyasnit, che raccoglie testimonianze da tutto il Paese, ancora una volta esiste una verità alternativa a quella ufficiale. Quella reperibile nei supermercati dice che il costo di shampoo, deodoranti, rasoi, pannolini, detersivi, è cresciuto del 30 per cento. La tradizionale damigiana di acqua minerale da cinque litri del 42%, il salame affumicato del 50%. Per comprare un chilo di patate, bene primario per eccellenza, serve il quintuplo dei rubli rispetto allo scorso 24 febbraio. Con le sanzioni, c’è poco da ridere.
(da agenzie)

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DA QUESTA NOTTE IL PIU’ GRANDE GIACIMENTO DI GAS RUSSO E’ IN FIAMME PER VIA “DELL’ESPLOSIONE DI UN TUBO”

Giugno 16th, 2022 Riccardo Fucile

SECONDO IL GIGANTE DELL’ENERGIA GAZPROM, IL MISTERIOSO INCIDENTE SAREBBE AVVENUTO ALLE 2.30 DI NOTTE

Il più grande giacimento di gas della Russia è in fiamme da questa notte per via dell’esplosione di un tubo.
Il gigante dell’energia Gazprom ha detto che l’incendio è scoppiato intorno alle 2.30 nel giacimento di gas di Urengoyskoye, nella regione di Yamalo-Nenets in Siberia.
Urengoyskoye è il più grande giacimento di gas attivo al mondo con forniture destinate principalmente all’Europa tramite il gasdotto Yamal-Europa.
Sebbene Gazprom affermi che l’incendio è stato contenuto, la notizia inevitabilmente susciterà timori di interruzioni
L’ultima volta che un incendio ha colpito la regione – nell’agosto dello scorso anno – la produzione è calata notevolmente e i prezzi sono saliti.
(da agenzie)

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COMICHE VERONESI DUE, LA REPLICA DI TOSI A SBOARINA: “HA DECISO DI SPACCARE IL CENTRODESTRA A VERONA. NE PRENDIAMO ATTO”

Giugno 16th, 2022 Riccardo Fucile

“SBOARINA HA OFFERTO UN PERICOLOSO ASSIST ALLA SINISTRA”… UN MOTIVO IN PIU’ PER I VERONESI ONESTI PER VOTARE TOMMASI AL BALLOTTAGGIO

Flavio Tosi accusa Federico Sboarina e Fratelli d’Italia di “aver offerto un pericoloso assist alla sinistra”, rifiutando l’apparentamento con le sue liste in vista del ballottaggio a Verona.
“Nonostante gli sforzi profusi con senso di responsabilità da Fi per il dialogo e l’unità del centrodestra, in primis dal Presidente Berlusconi – dicono Tosi e il coordinatore veneto di Fi, Michele Zuin – Sboarina e Fdi hanno deciso di spaccare il centrodestra a Verona Ne prendiamo atto, con profondo rammarico, immaginando lo sconforto e la delusione del 24% di elettori veronesi che hanno votato Tosi e Forza Italia al primo turno”.
Elettori, proseguono Tosi e Zuin, la metà dei quali del centrodestra, che avevano “dato fiducia a una visione liberale, dinamica, pragmatica e di buon governo della città”. “Lanciare generiche chiamate al nostro elettorato quando platealmente non se ne rispetta la volontà – insistono – è un esercizio velleitario, miope, senza prospettiva.
Come si può fare appello a tutto il popolo del centrodestra, se la metà di questo non troverà sulla scheda per il ballottaggio i simboli ed i riferimenti ai quali ha dato fiducia al primo turno? E si pretende pure che quel 24% venga rappresentato in Consiglio Comunale da degli eletti tra le fila della minoranza….”.
“Noi – conclude Tosi – non abbiamo chiesto poltrone o assessorati sottobanco (quello è un accordo di palazzo), ma solo di applicare in modo chiaro e trasparente la legge sui ballottaggi. Il rifiuto aprioristico denota immaturità politica ed è un errore madornale perché rischia di consegnare una città di centrodestra come Verona alla sinistra”.
(da agenzie)

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COMICHE VERONESI UNO: IL MELONIANO SBOARINA RIFIUTA L’APPARENTAMENTO CON IL FORZISTA TOSI AL BALLOTTAGGIO

Giugno 16th, 2022 Riccardo Fucile

MOTIVAZIONE UMORISTICA: “NO AD ACCORDI DI PALAZZO”… MOTIVAZIONE REALE: IN CASO DI VITTORIA SBOARINA DOVREBBE CEDERE 8 CONSIGLIERI E 4 ASSESSORATI A TOSI

Federico Sboarina rifiuta l’apparentamento con Flavio Tosi al ballottaggio per le amministrative a Verona.
Lo ha annunciato poco fa in una conferenza stampa. Sboarina, in svantaggio di 7 punti (40% contro 33%) rispetto al candidato del centrosinistra, Damiano Tommasi, tenterà in sostanza il recupero contando sulla coalizione, con dentro Lega, Fdi e lista Brugnaro, che l’ha sostenuto al primo turno.
“Il cuore del centrodestra batte unito – ha detto Sboarina – Si’ al contratto con i veronesi. No agli accordi di Palazzo”.
Ringraziamo Tosi e Forza Italia per l’apertura ufficiale all’apparentamento, così come il presidente Silvio Berlusconi, ma la nostra è una scelta di coerenza, senz’altro coraggiosa, però rispettosa dell’elettorato, e per noi quest’aspetto viene prima di ogni altra cosa. Per queste ragioni riteniamo che anziché un apparentamento tecnico al ribasso sia più importante impegnarci per un grande accordo programmatico che definisca insieme la miglior squadra possibile al servizio di Verona”.
Sboarina in pratica non intende (o non può) rinunciare a nessuno dei 22 consiglieri comunali che la maggioranza si spartirà, in caso di vittoria. Con l’apparentamento formale con Tosi (che ha preso la tessera di Forza Italia), avrebbe dovuto rinunciare a 8 seggi, accontentandosi di 14 seggiole, da spartire tra Fratelli d’Italia, Lega e Verona Domani. Inoltre, avrebbe probabilmente dovuto concedere a Tosi 4 dei 10 assessori che saranno nominati.
(da agenzie)

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LA STORIA DI NICCOLO DAVIDDI, ALLONTANATO DALLA COOPERATIVA DOPO AVER DENUNCIATO IN TV LO SFRUTTAMENTO DEGLI ARCHEOLOGI

Giugno 16th, 2022 Riccardo Fucile

IL GIOVANE AVEVA PARLATO DELLA PAGA RIDOTTA DI 6 EURO L’ORA

Aveva raccontato in televisione lo sfruttamento dei giovani archeologi e la paga oraria di gran lunga al di sotto di quell’idea di portare il salario minimo a 12 euro come previsto da quanto approvato solo ieri in Europa. E per averlo fatto – senza mai citare la cooperativa presso la quale prestava servizio come “partita IVA” – Niccolò Daviddi ha perso il suo lavoro. Essendo un libero professionista, non si può parlare propriamente di “licenziamento”, ma l’effetto è ovviamente quello.
Il 32enne lavorava – a partita IVA – per una cooperativa che si occupa dei cantieri di Roma. La Sovrintendenza dei Beni Culturali, infatti, prevede la presenza di almeno un archeologo (quotidianamente) su ogni sito aperto. E lui, ogni giorno, riceveva sulla chat Whatsapp della cooperativa un messaggio con la suddivisione dei lavori tra lui e i suoi colleghi. Il tutto a paga ridotta, ridottissima. Ad Agorà, infatti, aveva parlato non della “azienda” con la quale aveva questo contratto da libero professionista, ma del sistema generale che porta a stipendi miseri per i giovani archeologi. Ma il video della sua intervista è finito in un gruppo social – molto frequentato – e alla fine è arrivata l’amara sorpresa.
“Volevo dirvi che sono stato licenziato – ha scritto a una pagina Twitter che da sempre si occupa di problemi relativi a questo settore -. Cioè, naturalmente non licenziato in senso tecnico: dato che lavoro a partita Iva, neppure quell’onore posso permettermi. Ma ieri sera, poche ore dopo che il video del servizio era stato condiviso in un grosso gruppo Facebook di archeologi, sono stato rimosso (senza alcuna comunicazione) dalla chat Whatsapp in cui la cooperativa assegnava le commissioni per i vari cantieri. Quindi, ho perso il lavoro. Mi sembra giusto raccontarlo, perché è segno di dove siamo adesso: siamo ricattabili e ricattati. Non avevo raccontato nulla su quella cooperativa, avevo parlato di un sistema che non va: compensi orari medi intorno ai 6€/h, obbligo di aprire la partita IVA per lavorare. Lavoro “da libero professionista” che in realtà si configura come lavoro para-dipendente senza diritti. Una cosa che qualsiasi archeologo romano, ma vorrei dire italiano, sa. A quanto pare però si può sapere, si può fare, ma non si può dire”.
Niccolò Daviddi era stato “costretto” ad aprire la partita IVA per lavorare, perché la tipologia di contratto offerta lo prevedeva. Per questo non si può parlare di “licenziamento” nel senso più profondo del termine. Ma gli effetti per lui sono esattamente gli stessi. Perché ha perso il lavoro e quello stipendio da 6 euro l’ora che, seppur contestato, gli consentiva di respirare.
(da NextQuotidiano)

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NUOVE RIVELAZIONI SULL’ASSALTO A CAPITOL HILL: IL GIORNO PRIMA DELL’ATTACCO, IL DEPUTATO REPUBBLICANO DELLA GEORGIA, BARRY LOUDERMILK, GUIDÒ UN GRUPPO DI PERSONE IN UN TOUR NON UFFICIALE NEGLI EDIFICI DELLA CAMERA

Giugno 16th, 2022 Riccardo Fucile

E C’ERA UN UOMO CHE SCATTÒ FOTO DELLE ENTRATE DEI TUNNEL, DEI CORRIDOI, DELLE SCALE E DEI CHECKPOINT, CHE IL GIORNO DOPO SI UNI’ AI SUPPORTER DI TRUMP CHE ATTACCARONO IL CAMPIDOGLIO

Nuove rivelazioni inquietanti alla vigilia della terza udienza pubblica della commissione parlamentare d’inchiesta sul 6 gennaio: il giorno prima dell’assalto al Congresso americano, il deputato repubblicano della Georgia, Barry Loudermilk, guidò un gruppo di persone in un tour non ufficiale negli edifici della Camera passando attraverso i checkpoint di sicurezza all’ingresso dei tunnel che portano al Capitol.
Il tour comprendeva un uomo che scattò foto delle entrate dei tunnel, dei corridoi, delle scale e dei checkpoint, unendosi poi il giorno dopo alla folla di supporter di Trump che attaccarono il Campidoglio, minacciando vari leader dem.
I movimenti di questa persona sono stati catturati dalle videocamere di sorveglianza e consegnate alla commissione del 6 gennaio, che ha reso pubbliche le immagini e chiesto la testimonianza di Loudermilk. La mossa fa salire la tensione per l’udienza di oggi, volta a dimostrare le pressioni di Donald Trump sul suo vice Mike Pence perchè non certificasse la vittoria di Joe Biden e ribaltasse a suo favore l’esito del “voto rubato”.
(da agenzie)

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FLAVIO TOSI, APPENA PASSATO A FORZA ITALIA: “SE TOMMASI RIESCE A RIPORTARE AL VOTO CHI LO HA VOTATO DOMENICA NON C’È PARTITA. HA NETTAMENTE PIÙ DEL 50% DELLE POSSIBILITA’ DI VINCERE”

Giugno 16th, 2022 Riccardo Fucile

“NON ABBIAMO OTTENUTO RISPOSTA DA SBOARINA. FARE CAMPAGNA ELETTORALE PER LUI? ASPETTO CHE DA PARTE DI FRATELLI D’ITALIA CI SIA UNA RISPOSTA” (TRADOTTO: COSA OFFRE IN CAMBIO?)

Sindaco di Verona per dieci anni, Flavio Tosi ieri ha aderito a Forza Italia. «Meloni? No, il leader del centrodestra è ancora Berlusconi», dice. E per il ballottaggio nella sua città, spiega, scommetterebbe «nettamente» sulla vittoria di Damiano Tommasi.
Perché ha scelto Forza Italia?
«È un percorso avviato da anni, la conclusione naturale per ideali e valori: Fi è l’unico partito che rappresenta ancora un modello pragmatico e liberale».
Cosa le ha detto al telefono Berlusconi?
«Che sta costruendo questo percorso di allargamento di Forza Italia alle liste civiche e territoriali e gli avrebbe fatto piacere se avessi aderito al progetto. Gli ho detto subito di sì».
Forza Italia non è in declino?
«Forza Italia è il perno del centrodestra, il partito più territoriale che è rimasto, l’unico. La Lega si è trasformata in un partito nazionale, Fdi è un partito romano».
Come ha trovato Berlusconi?
«Tonico, lineare, sobrio».
E Salvini cosa le ha scritto?
«Mi ha mandato un messaggio nel primo pomeriggio di martedì, si complimentava per il mio risultato a Verona. Gli ho risposto che mi faceva molto piacere, perché con la Lega ho mantenuto un rapporto di affetto. Non credo sapesse del mio passaggio a Fi».
Quant’ è che non vi sentivate?
«Ci eravamo scritti qualche mese fa. Speravo che questo avvicinamento portasse a un’alleanza che invece non c’è stata».
Perché?
«Salvini ha lasciato che si facesse un accordo su più città: Alessandria, Padova, dove hanno perso. Sacrificare Verona per Padova non è stata una scelta brillante».
Salvini le ha mai chiesto scusa per averla cacciata dalla Lega sette anni fa?
«No e non lo farà mai. Ma sono passati sette anni, il rapporto si è rasserenato».
Si aspettava il risultato di Tommasi?
«No. È stato superiore a qualsiasi risultato della sinistra unita a Verona».
Come finisce al ballottaggio?
«Cinque anni fa al primo turno ha votato il 60% e il 40 al secondo, con date sostanzialmente identiche. Se Tommasi riesce a riportare al voto chi lo ha votato domenica non c’è partita».
Scommetta: quante possibilità ha Tommasi di vincere?
«Nettamente più del 50%. Parte da un ampio margine di vantaggio, se al ballottaggio c’è un forte calo dell’affluenza è tutto a suo favore».
Lei chi voterà?
«L’avevamo già detto durante il primo turno: queste sono le primarie, chi resta fuori appoggia l’altro. Non abbiamo ottenuto risposta da Sboarina. Abbiamo ribadito la nostra disponibilità lunedì alle 18, quando il risultato era chiaro. Da Sboarina non c’è stato alcun cenno».
Farà campagna elettorale per Sboarina?
«Aspetto che da parte di Fdi ci sia una risposta. Non andiamo col cappello in mano, non è il nostro stile».
Se da FdI non telefona nessuno?
«Visto che ho aderito a Fi parlerò con loro sul da farsi».
Per Verona sarebbe meglio Tommasi o Sboarina?
«Tommasi ha due limiti: l’inesperienza e l’estrema sinistra in coalizione. Sboarina ha bisogno di correttivi, non è diventato bravo all’improvviso, perché con lui la macchina pubblica amministrativa è diventata tremendamente lenta».
Chi è oggi il leader del centrodestra?
«I requisiti li ha solo Berlusconi».
Ovvero?
«Statura internazionale, autorevolezza in Europa, atlantismo».
Giorgia Meloni no?
«È come Marine Le Pen: ha i numeri ma perde le elezioni».
Sicuro?
«Da un punto di vista tattico è stata perfetta, coerente e lineare. Per diventare il capo del centrodestra, però, ci sono questioni sovranazionali di cui tener conto. Quel vestito lì ce l’ha solo Berlusconi».
E Salvini?
«Ha fatto il primo errore col Papeete, poi tanti altri, una serie di mosse scomposte. A me dispiace per la Lega».
(da la Stampa)

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