Giugno 23rd, 2022 Riccardo Fucile
LE VALIGIE SONO A TERRA DA 2-3 GIORNI E NON SARÀ POSSIBILE MANDARLE TUTTE A DESTINAZIONE PRIMA DI ALTRI 4 … DI SOLITO LO SCALO IMPIEGA LAVORATORI STAGIONALI PER GESTIRE IL FLUSSO DI ARRIVI PER L’ESTATE, MA QUEST’ANNO A MARZO NON SONO STATI ASSUNTI
Una valanga di valigie sono ammucchiate all’handling, con trattorini ancora pienissimi da scaricare. «E quelle nelle foto sono solo una piccola parte», sottolinea un dipendente del Vespucci. Già. Nell’ultimo weekend, intense raffiche — circa 20 nodi da nord, quindi con il vento in coda — hanno costretto molti voli a partire con le stive alleggerite.
Come noto, a causa delle ataviche criticità dell’attuale pista, sono sufficienti 10 nodi — 18 km/h di vento in coda — perché i piloti delle varie compagnie decollino con limitazioni di peso, sia sui bagagli che sui passeggeri.
Una situazione che ha portato progressivamente ad un accumulo di trolley. «Saranno circa 1.300», spiega l’operatore, che lamenta una situazione di grande stress all’aeroporto: «Manca il personale. L’azienda, dopo due estati senza stagionali, credeva che il flusso di tratte aeree tornasse normale solo tra 2-3 anni. Non è andata così».
Di solito lo staff di Peretola riusciva, secondo il dipendente, a gestire il riavvio dei bagagli entro 48 ore: «Al momento le valigie sono a terra da 2-3 giorni e non sarà possibile mandarle tutte a destinazione prima di altri 4, anche se le condizioni meteo lo permetterebbero».
Lavorando a pieno ritmo, potrebbero essere infatti smaltiti «fino a 400 bagagli al giorno»: «Numeri irraggiungibili. E se tornasse il vento non resterebbe che trasportarli ad un altro aeroporto, con costi elevati».
Un disservizio, quello a Peretola, che per la verità sta riguardando pure molti scali internazionali, come lo Zaventem di Bruxelles, che ha avviato un piano straordinario di reclutamento.
Un’iniziativa che, secondo Filt Cgil, dovrebbe essere presa anche da Toscana Aeroporti: «Si è aperta una vertenza — dice il sindacalista Marco Chellini — tra le richieste: la stabilizzazione dei part-time ciclici». Il 25 giugno, il comparto aerei toscano registrerà agitazioni, con quattro ore di sciopero a Pisa e Firenze. Chellini non si sbilancia sugli innesti necessari: «Stiamo raccogliendo dati settore per settore. Parliamo comunque di decine di lavoratori».
Toscana Aeroporti fa sapere che i bagagli a terra ieri sarebbero stati «un po’ meno di mille». L’azienda precisa che «se ci fosse stata la nuova pista, con il vento di traverso, non ci sarebbe stato alcun problema». Ma al di là delle recriminazioni sulla struttura, viene ammesso un po’ di affanno per uno staff «non sovrabbondante»: «Abbiamo reintegrato tutto il personale ordinario, senza licenziamenti, e chiuso la cassa integrazione. Ora stiamo integrando gradualmente nuova forza lavoro».
Gli stagionali, di solito, verrebbero presi a marzo. Tre mesi fa, però, il quadro dei voli era ben diverso dall’attuale esplosione: «Ed assumere oggi non è scontato», spiegano. Non solo per la difficile reperibilità di figure adeguate, ma probabilmente anche per i timori di nuove ondate di Covid in autunno.
(da agenzie)
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Giugno 23rd, 2022 Riccardo Fucile
A FRANCESCA, 22 ANNI, UN NEGOZIANTE HA PROPOSTO 280 EURO AL MESE PER LAVORARE 10 ORE AL GIORNO, SEI GIORNI SU SETTE: UNA PAGA ORARIA DI 1 EURO L’ORA
Il tema dell’occupazione, in particolar modo giovanile, è da tempo al centro di
dibattiti. C’è chi accusa i ragazzi di non aver voglia di “faticare” e chi, invece, sottolinea come le paghe offerte siano sotto il limite della decenza (e della sopravvivenza).
In molti hanno utilizzato questo argomento per criticare e attaccare il reddito di cittadinanza, in tanti hanno evidenziato come il sussidio di Stato non abbia nulla a che vedere con la situazione attuale.
E la storia denunciata da Francesca Sebastiani su TikTok mostra come, sempre più spesso, le offerte (in termini di mole di lavoro e di stipendio) tendano continuamente ed esponenzialmente al ribasso. Ed è questo che provoca le risposte negative dei giovani.
La 22enne di Napoli – vive a Secondigliano – aveva risposto a un annuncio di lavoro: la ricerca era destinata a una risorsa in grado di ricoprire il ruolo di commessa in un negozio di quel quartiere a Nord del capoluogo campano. Lei stessa ha pubblicato sul suo profilo TikTok quella conversazione scritta avuta con la titolare dell’attività. Con tanto di riferimenti allo stipendio, ai giorni e alle ore di lavoro quotidiano richieste.
“Da lunedì a venerdì 9-13.30. Il negozio apre alle 16, però alle 15-15.30 apriamo per le pulizie. Chiudiamo alle 20.30 a volte 21 Il sabato 9-20-30 orario continuato, se c’è molta gente chiudiamo alle 21”.
Sei giorni su sette, dieci ore al giorno (come minimo). Un totale di 60 ore a settimana. E alla domanda sullo stipendio per questa mole di lavoro, Francesca Sebastiani si è sentita rispondere: 70 euro a settimana, quindi 280 euro al mese. Poco più di 1,10 euro l’ora.
Insomma, proposta irricevibile e rispedita al mittente dalla giovane ragazza: “Va bene, non sono interessata”. E la titolare del negozio di Secondigliano le ha risposto piccata, come se quell’offerta fosse veramente irrinunciabile: “Voi giovani d’oggi non avete voglia di lavorare”.
Parole che hanno mandato su tutte le furie la ragazza che ha risposto per le rime a quell’uscita fuori luogo, sottolineando diversi dati di fatto incontestabili: “Siete voi che non ci fate lavorare, perché neanche tu avresti mai accettato per 70 euro a settimana. E ad un figlio non avresti mai detto di accettare”.
Perché 280 euro al mese per lavorare più di 60 ore settimanali non rappresentano un’offerta congrua per un lavoratore. Anziano o giovane che sia. Stipendi di questo tipo non aiutano il mercato del lavoro e non possono che portare a risposte negative. E questa storia denunciata da Francesca Sebastiani sembra essere la cartina di tornasole di dinamiche che da tempo sono al centro di dibattiti. La dialettica sui giovani non vogliano lavorare viene irrimediabilmente sommersa dalla valanga della realtà.
(da NextQuotidiano)
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Giugno 23rd, 2022 Riccardo Fucile
SI TROVAVA IN UN CANTIERE EDILE A LECCE QUANDO E’ CADUTO DA UNA IMPALCATURA
Una tragedia che riflette i tempi di oggi. Donato Marti, pensionato di 72 anni, è morto in un cantiere edile a Lecce.
Caduto da una impalcatura, con un volo di cinque metri e un impatto con il suolo che non gli ha lasciato scampo, nonostante i tentativi di soccorso. Una morte bianca. Una morte di una persona che – come raccontano quelli che lo conoscevano ad Avetrana (la sua città) – non doveva trovarsi in quel posto a lavorare dopo una vita passata in giro per i cantieri.
Ma le condizioni economiche e quella pensione che non consentiva a lui e alla sua famiglia di vivere tranquillamente, l’hanno spinto a non fermarsi. Fino alla tragedia della sua morte.
Soldi che non bastavano, con il costo della vita che continua a crescere e quell’entrata mensile ridotta al lumicino.
Per questo motivo, nonostante l’età da pensione, Donato Marti era andato in quel cantiere di Lecce. Lì stavano installando i ponteggi per i lavori di ristrutturazione di uno stabile di via Parini. E proprio lì, poco dopo le 8 di martedì mattina, l’uomo – chiamato amichevolmente dagli amici Mesciu Dunatu proprio per la sua dedizione al lavoro – è caduto da quell’impalcatura.
Per motivi ancora da accertare, probabilmente dopo aver perso l’equilibrio, il 72enne in pensione è rovinato in terra dopo un volo di oltre cinque metri. E si è spento poco dopo per via delle gravi ferite.
Costretto a lavorare a 72 anni, perché la pensione non bastava. Donato Marti lascia una moglie e due figlie, mentre tutta la comunità della sua Avetrana si è stretta in un abbraccio condito da indignazione.
“A 72 anni avrebbe dovuto godersi la pensione, giocare con i nipoti e farsi qualche passeggiata con la propria moglie. Invece no! In Italia tutto questo non è possibile. Per sopravvivere, invece, nonostante l’età, era costretto a lavorare ancora”. Queste le parole di Alessandro Scarciglia, ex vicesindaco di Avetrana. Perché Mesciu Dunatu era costretto a svegliarsi presto per andare in cantiere.
Nonostante l’età. Nonostante la pensione.
(da NextQuotidiano)
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Giugno 23rd, 2022 Riccardo Fucile
IL RITZ E’ L’HOTEL PIÙ LUSSUOSO DI PARIGI: L’ISCRIZIONE ALLA PISCINA COSTA 7MILA EURO ALL’ANNO E PER UN TOAST NE SERVONO CINQUANTA… IN CAMPAGNA ELETTORALE ZEMMOUR DICEVA CHE LUI VA A NUOTARE NELLE PISCINE COMUNALI PER STARE IN MEZZO AL POPOLO
È vero, ci danno molte soddisfazioni, ma perché occuparci soltanto dei nostri
populisti? Occupiamoci un po’ dei populisti altrui.
Éric Zemmour, per esempio. Ricordate? Era candidato alle presidenziali francesi, accreditato fino a un diciassette per cento, ricondotto al sette alla prova del voto.
Ha allestito una campagna elettorale grillosalviniana sulle élite affamatrici del popolo, dedite al furto e alla malversazione, al raggiro della povera gente, alla svendita del paese ai poteri forti, alla sostituzione etnica, e a me è piaciuto in particolare quando ha accusato i giornalisti – e ne sa, reduce da una lunga e fruttuosa carriera al Figaro – di diffondere menzogne per tenere in piedi il sistema.
Bene, il nostro amico Zemmour, abile nuotatore, è stato radiato dalla piscina del Ritz per aver preso a male parole un’americana colpevole, presumo con un’operazione speciale, di avere invaso la sua corsia.
Pare fosse l’ultima di numerose molestie, per cui gli altri soci hanno colto l’opportunità per chiedere e ottenere l’espulsione. L’aspetto più simpatico è che, quando scrivo Ritz, intendo l’hotel di Place Vendôme, forse il più lussuoso di Parigi. Per capirci, è quello da cui uscì Lady D l’ultima sera della sua vita.
L’iscrizione alla piscina costa settemila euro all’anno, e per un croque-monsieur, cioè un toast, ne servono cinquanta.
Dimenticavo: in campagna elettorale Zemmour diceva che lui va a nuotare nelle piscine comunali per stare in mezzo al popolo (ah, questi giornalisti impostori).
Populisti e sovranisti sono come i ristoranti McDonald’s, uguali ovunque: il più riuscito prodotto della globalizzazione.
(da la Stampa)
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Giugno 22nd, 2022 Riccardo Fucile
“NON CI HANNO VOLUTO. E IL VENTO IN CITTÀ TENDE VERSO TOMMASI”… SE VINCE SBOARINA I TOSIANI AVRANNO DUE CONSIGLIERI, SE TRIONFA TOMMASI TRE
«Vuole sapere la verità? Domenica tanti tosiani avranno di meglio da fare. Andranno al mare o in montagna. L’estate è iniziata e questa storia in fondo non ci riguarda più». L’architetto Gian Arnaldo Caleffi fotografa così l’umore del popolo di Flavio Tosi, quel 23,88 per cento che domenica può fungere da ago della bilancia nel cruciale ballottaggio di Verona.
Da una parte Federico Sboarina, 51 anni, il sindaco uscente, sostenuto da Lega e Fratelli d’Italia, dall’altra Damiano Tommasi, 48 anni, l’ex centrocampista di Verona e Roma, che da civico di centrosinistra prova a fare la storia. Due Italie opposte. Caleffi è stato uno dei registi della campagna di Tosi.
Nella Prima Republica fu craxiano, poi passò in Forza Italia, alla vigilia del voto Tosi lo aveva indicato come assessore in caso di vittoria. Dice: «Flavio è stato chiaro, l’altra sera: Tommasi non lo possiamo votare, perché siamo di centrodestra, ma non ha nemmeno detto che bisogna scegliere Sboarina. Avevamo chiesto l’apparentamento. Non ci hanno voluto».
Né con Sboarina, né con Tommasi, insomma. E il vento in città da che lato gira?, gli chiediamo. «Direi che tende verso Tommasi. Anche in ambienti insospettabili, ma come diceva Flaiano l’italiano è uno specialista nel correre in soccorso al vincitore».
Verona si stropiccia nell’afa di questa prima giornata d’estate. I tosiani quindi andranno al mare.
«Tosi ha tutto l’interesse che vinca Tommasi», ragiona Nadir Welponer, che a 73 anni esprime la coscienza della sinistra operaia. Conosce la città nelle sue pieghe più profonde, «Verona è moderata e radicale allo stesso tempo», sfata i luoghi comuni. «E Tommasi è radicale », aggiunge subito. «Ho sempre sostenuto che dovesse presentarsi come autonomo», precisa.
Welponer iniziò come operaio metalmeccanico alle Fonderie Biasi, poi l’incontro col Pci, la politica sempre all’opposizione, da consigliere comunale fu implacabile nel denunciare gli scandali di Tangentopoli, che mise in ginocchio la vecchia classe dirigente dorotea e socialista. «Tosi vuol dimostrare che senza di lui il centrodestra non vince. Sta già pensando alla candidatura alle prossime politiche con Forza Italia. Del resto i rapporti umani con Sboarina sono disastrosi, come si può pensare che faccia vincere il sindaco uscente?».
Se ci fosse stato l’apparentamento Tosi avrebbe ottenuto quattro assessorati, pretendeva il posto di vicesindaco per la moglie, Patrizia Bisinella. E un ruolo anche per la sorella, si mormora in piazza Bra. Ora se vince Sboarina i tosiani avranno due consiglieri, se trionfa Tommasi tre.
Ma chi sono i tosiani? Ex leghisti, infatti la Lega ha preso solo il sei per cento. Cittadini ancora innamorati dall’ex sindaco decisionista. Pezzi del proletariato cittadino deluso dai partiti tradizionali. Renziani, subito passati con Tommasi però. Quel che resta dei berlusconiani, il Cavaliere qui aveva uno dei suoi feudi più prosperi.
Il calo dell’affluenza dovrebbe favorire Tommasi. Alberto Bozza, tosiano di Forza Italia, dice che «sul web gira un videomessaggio di Sboarina, che chiede ai nostri elettori e a quelli di Tosi di votarlo perché apparteniamo tutti alla grande famiglia del centrodestra. Peccato che solo fino a una settimana fa Sboarina sosteneva che il centrodestra era solo lui, mentre noi giocavamo in un’altra squadra».
Dov’ è la coerenza?, si domanda. Sboarina ha chiesto un confronto pubblico al suo rivale, accusato di anteporre i valori ai programmi.
Tommasi gli ha ricordato che un faccia a faccia ci sarà domani mattina, negli studi di TeleArena . «Forse non l’ha visto? Per il resto ho sempre partecipato ai confronti».
Tommasi batte la città palmo a palmo, quartiere per quartiere, dicono che gli imprenditori fanno la fila per parlargli. Ieri sera Sboarina in piazza San Zeno ha incontrato «tutte le donne» che lo sostengono «per condividere un momento speciale dedicato a voi».
La lettera anti gender del vescovo don Giuseppe Zenti – una chiara stoccata al centrosinistra – («la riscriverei, un vescovo ha il diritto di illuminare le coscienze», ha detto dopo le polemiche a Famiglia cristiana ), ha fatto arrabbiare molti preti di strada, ma in fin dei conti non dovrebbe poi spostare troppi voti. «Non bisogna cadere nella sua trappola», ammonisce Welponer. «Meglio un saggio silenzio, rifiutando un terreno così scivoloso e penoso».
Come finisce domenica, chiediamo al vecchio compagno Nadir? «Non esistono città impossibili da conquistare, ma solo assedi sbagliati», risponde. A Damiano Tommasi restano quattro giorni per completare l’impresa.
(da la Repubblica)
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Giugno 22nd, 2022 Riccardo Fucile
LO STUDIO INPS: “NUMERO DELLE DOMANDE AMPIAMENTE AL DI SOTTO DI QUELLE ATTESE”
Lo si legge in uno studio di Inps e Upb presentato oggi secondo il quale il
numero delle domande è “ampiamente al di sotto di quelle attese” e l’importo è “inferiore di circa 10 miliardi rispetto ai 33,5 stanziati dal DL 4/2019”.
Secondo lo studio nel complesso con le persone che hanno maturato i requisiti e che fanno domanda successivamente si potrà arrivare a fine 2025 a 450mila persone.
A ricorrere a ‘Quota 100’ sono stati soprattutto gli uomini con una percentuale del 69%, emerge dall’analisi.
Il rapporto tra anticipo effettivo e anticipo massimo (quello corrispondente all’utilizzo di ‘Quota 100’ non appena possibile) si colloca in media poco sopra il 90% per buona parte degli utilizzatori: mediamente l’anticipo rispetto al più vicino dei requisiti ordinari è di 2,3 anni.
L’anticipo ha inciso in maniera significativa sul valore dell’assegno: mediamente lo ha ridotto del 4,5% per anno di anticipo per i lavoratori autonomi, del 3,8% per i dipendenti privati e del 5,2% per i dipendenti pubblici. L’età media alla decorrenza si è attestata poco al di sopra di 63 anni, mentre l’anzianità media è di 39,6 anni.
Il pensionamento con ‘Quota 100’ è avvenuto prevalentemente a ridosso della maturazione dei requisiti: per chi ha maturato il diritto nel 2019 il take-up complessivo a fine 2021 è stato del 49%, per quanti hanno maturato i requisiti nel 2020 il tasso di adesione complessivo a fine 2021 è del 47% (suddivisibile in 41% realizzato nel 2020 e 10% nel 2021).
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2022 Riccardo Fucile
PER GLI INVESTITORI SIAMO LA PEGGIORE ECONOMIA DELL’EUROZONA
Il severissimo giudizio sullo stato di salute della nostra economia arriva dal vicedirettore del Financial Times, Patrick Jenkins, in un editoriale nel quale descrive le tre debolezze del sistema Italia nel far fronte alle perturbazioni create dalla guerra in Ucraina.
“Dopo la forte ripresa registrata l’anno scorso, l‘economia italiana stava già minacciando di ritornare ai suoi abituali livelli anemici, anche senza la guerra in Ucraina e nonostante i quasi 200 miliardi di euro del fondo per la ripresa dalla Ue”, scrive Jenkins.
Il secondo problema evidenziato è l’alto indebitamento, che l’anno scorso era al 151% del Pil, ha innescato la paura degli investitori per una “frammentazione” dell’integrità del blocco euro mentre la Bce cerca di “stringere i cordoni della borsa e gli Stati li allargano” per limitare i danni del rialzo dell’energia sui consumatori.
Infine, Jenkins scrive che “le banche italiane possono diventare parte del problema” perché sono più esposte di altre rispetto al conflitto in Ucraina e al sentimento negativo dei mercati rispetto al debito pubblico del Paese.
L’unica nota positiva, secondo il Financial Times, è Mario Draghi, che data la sua credibilità “è una fonte di stabilità nel sistema politico italiano”. Ma se lascia il suo incarico di premier, osserva il foglio britannico, gli investitori avranno “ulteriori ragioni per guardare negativamente alle prospettive” dell’Italia e le sue banche, conclude Jenkins.
Non la pensa allo stesso modo il settimanale L’Espresso, che nel numero in edicola sfoggia una copertina con un ritratto di Draghi (firmato dall’illustratore di Propaganda Live, Makkox) e l’efficace titolo “RePovery”. Nel pezzo principale, Vittorio Malagutti spiega come “l’effetto Draghi” non basti più: “L’incantesimo si è rotto giovedì 9 giugno, quando la presidente Christine Lagarde ha annunciato il cambio di rotta della Bce”.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2022 Riccardo Fucile
L’ANALISI DI “PAGELLA POLITICA” SMONTA LA TESI CHE DISINCENTIVI LA RICERCA DI LAVORO
Il ritornello stonato dei detrattori del Reddito di cittadinanza verte sulla
correlazione tra posti vacanti e sussidio.
Lo rilanciano in coro gli imprenditori, specie con l’avvicinarsi della stagione estiva alla ricerca di manodopera, e i politici nemici della misura .
A smontare la tesi di chi sostiene che il Reddito di cittadinanza disincentivi la ricerca di lavoro, in particolare tra i più giovani, è anche Pagella Politica. Che mette assieme i numeri sulla misura.
I dati raccolti suggeriscono che una sparuta minoranza dei beneficiari percepisce ogni mese più di 800 euro, una cifra comunque lontana dagli stipendi comunemente considerati come accettabili.
E che la maggior parte dei beneficiari è difficilmente collocabile nel mercato del lavoro.
A maggio – secondo gli ultimi dati Inps – i nuclei beneficiari di Reddito di cittadinanza e Pensione di Cittadinanza sono stati 1,05 milioni in totale (934mila RdC e quasi 116mila PdC), con 2,25 milioni di persone coinvolte e un importo medio di 542 euro (575 euro per il RdC e 273 euro per la PdC).
Cifre dunque lontane da quelli assicurati in media a un lavoratore dipendente: secondo i dati del ministero dell’Economia, nel 2021 un lavoratore dipendente in Italia aveva infatti un reddito medio di circa 21 mila euro lordi, che si trasformano in circa 17 mila netti, ossia circa 1.400 euro mensili.
Si può obiettare che queste cifre sono medie e nascondono livelli diversi a seconda di come è composto il nucleo familiare.
In realtà, anche tenendo conto di questi fattori, le cifre percepite dai beneficiari restano distanti da quelle di salari comunemente considerati come accettabili.
L’importo medio dell’assegno varia infatti da un minimo di 447 euro per i nuclei costituiti da una sola persona a un massimo di 718 euro per le famiglie con cinque componenti.
I nuclei composti da una sola persona con il sussidio a maggio sono 490.201 pari al 46,66% del totale.
L’importo medio del Rdc va da un minimo di 584 euro per i nuclei composti da due persone a un massimo di 723
La distribuzione per aree geografiche vede 224mila famiglie con il sussidio nel Nord per 426mila persone coinvolte, 164mila nuclei per 317mila persone coinvolte al Centro e 662mila famiglie per 1,5 milioni di persone coinvolte nell’area Sud e Isole.
Per i nuclei con presenza di minori (oltre 329mila, con 1,19 milioni di persone coinvolte), l’importo medio mensile è di 669 euro, e va da un minimo di 584 euro per i nuclei composti da due persone a un massimo di 723 euro per quelli composti da cinque persone.
I nuclei con presenza di disabili sono quasi 170mila, con 380mila persone coinvolte. L’importo medio è di 470 euro, con un minimo di 368 euro per i nuclei composti da una sola persona e un massimo di 681 euro per quelli composti da cinque persone.
Concentrandoci dunque sui nuclei familiari formati da una sola persona, quelli spesso accusati di essere responsabili dei posti vacanti, bisogna rilevare come a prendere 780 euro, il massimo mensile per un single, è quindi una strettissima minoranza.
Quando si parla di Reddito di cittadinanza e lavoro, è fondamentale poi tenere in considerazione il profilo occupazionale dei beneficiari soggetti al Patto per il lavoro.
I dati più aggiornati dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), aggiornati a fine dicembre 2021, dicono che circa il 20% dei percettori ha già un’occupazione.
Nel restante 80% circa disoccupato, più di un percettore su due non ha avuto un’esperienza lavorativa nei tre anni precedenti alla sottoscrizione del Patto per il lavoro.
Chi l’ha avuta, in oltre il 77% dei casi ha svolto un’occupazione della durata inferiore a un anno.
Nella fascia di età fino ai 29 anni quasi il 70% dei beneficiari senza occupazione è considerato “lontano dal mercato del lavoro”
Nella fascia di età fino ai 29 anni, quasi il 70% dei beneficiari senza occupazione è considerato “lontano dal mercato del lavoro”, ossia non ha avuto un lavoro nei tre anni precedenti.
Questa percentuale arriva a superare l’80% nella fascia di età sopra i 60 anni, un dato che, sempre secondo Anpal, “pone l’accento sulla formazione anche per contrastare eventuali processi di obsolescenza delle competenze e per favorire percorsi di aggiornamento o riqualificazione”.
Per quanto riguarda il livello di istruzione, più di un beneficiario su tre ha al massimo il diploma di terza media. Solo il 2,6% è laureato.
(da TPI)
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Giugno 22nd, 2022 Riccardo Fucile
SUI MEDIA DI PROPAGANDA FILO-CREMLINO CONTE È DIVENTATO UN MEZZO EROE: “HA INSISTITO PER FERMARE L’INVIO DI ARMI”… GLI UCRAINI PLAUDONO A DI MAIO
“Ogni politico sceglie come entrare nei libri di storia mondiale. Un atto forte di Luigi Di Maio, un leader che comprende le sfide del tempo per l’Europa. La politica italiana è una questione di competenza solo dell’Italia. Ma siamo grati a tutti coloro che hanno scelto la parte del bene”. Lo scrive su Twitter Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il giorno dopo la rottura del ministro degli Esteri con i 5 Stelle motivata anche con la crisi in Ucraina.
Ovunque, dai giornali vicini al Cremlino alla stampa filo-ucraina, il divorzio pentastellato è raccontato in un solo modo: una crisi di politica estera.
Da una parte il Movimento contiano, barricadero e contrario all’invio di armi all’Ucraina. Dall’altra Di Maio l’atlantista e il suo gran rifiuto per difendere, parole sue dall’hotel Sina Bernini Bristol, “l’appartenenza all’area euroatlantica”.
Tass, la più grande agenzia stampa del governo russo: “Il ministro degli Esteri si attiene alla linea del governo guidato da Draghi sulla crisi in Ucraina che prevede, tra l’altro, l’invio di armi al Paese”. Il Movimento di Conte, invece, “ha insistito per fermare le spedizioni”.
L’agenzia non manca di ricordare come Conte abbia “proposto una risoluzione speciale” per impegnare l’Italia “a non continuare a fornire armi a Kiev, in quanto ciò potrebbe seriamente mettere a rischio la de-escalation nel conflitto”.
Novaya Gazeta, il giornale russo costretto all’esilio dove hanno scritto il Nobel Dmitry Muratov e la giornalista dissidente assassinata Anna Politokvskaja: se il titolare della Farnesina ha sbattuto la porta è perché ritiene che “Conte abbia minato gli sforzi del governo per sostenere l’Ucraina”.
È un continuo, anche sui quotidiani ucraini, che rilanciano la narrazione di uno scisma grillino dovuto a due posizioni opposte, inconciliabili sulla guerra russa. Di Maio ha salutato Conte e il Movimento perché “non sostenevano l’Ucraina”
(da agenzie)
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