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LA MOSSA DEL CAVALLO DI LETIZIA MORATTI: ALLEARSI CON UN PEZZO DELLA LEGA ANTI-SALVINI

Novembre 7th, 2022 Riccardo Fucile

L’IDEA E’ LANCIARE UNA LISTA DEL TIPO “LOMBARDIA AUTONOMISTA”: CI STA LAVORANDO SU GIANNI FAVA, ASSESSORE REGIONALE CON ROBERTO MARONI

Il giorno dopo la manifestazione pro-Ucraina all’arco della Pace, la quale non a caso aveva tutto il sapore di prequel, ecco l’annuncio: Letizia Moratti si candida alla guida della Regione Lombardia, per ora con il sostegno di Azione e Italia Viva, poi si vedrà.
La carriera di Moratti è lunga e tutta a destra: presidente Rai, ministra dell’Istruzione con Silvio Berlusconi, sindaca di Milano e fino a cinque giorni fa vicepresidente della giunta regionale guidata dal leghista Attilio Fontana. Ora c’è il colpo di coda, con la speranza di allargare la base del suo consenso anche al centrosinistra.
L’operazione è in salita, intanto però le reazioni leghiste al suo annuncio stanno lì a dimostrare che per il Carroccio le preoccupazioni non sono poche. Lei, che fu richiamata proprio da Matteo Salvini a inizio ’21 per guidare la campagna vaccinale in Lombardia e con la ripromessa di essere la futura candidata del centrodestra, lei che a inizio ’22 fu tra i nomi messi in campo sempre da Salvini per la presidenza della Repubblica – sempre lei si incontrò anche con Giorgia Meloni – e che fino a dieci giorni fa il vicepremier definì «assolutamente una risorsa non solo per la Lombardia, ma per l’intero Paese», può pescare parecchi consensi a destra.
Per farlo Moratti sta già tessendo la tela con un pezzo di vecchia Lega Nord che potrebbe portare in dote una lista con l’obiettivo specifico di rubare voti a Salvini e soci, qualcosa tipo “Lombardia autonomista”; ci sta lavorando su Gianni Fava, assessore regionale con Bobo Maroni e tuttora membro del Consiglio federale del Carroccio originale. Non a caso Moratti annunciandosi parla di una «rete civica a me vicina, ampiamente aperta all’adesione di tutti gli interlocutori politici, culturali, del terzo settore e delle associazioni».
Lo scorso 26 ottobre Moratti e Salvini si erano visti a Roma, alla sede del Mit; ne era uscita fuori anche la photo opportunity , entrambi sorridenti, con il ministro che dopo il colloquio pensava di aver placato le ambizioni dell’allora assessora al Welfare.
È andata male e così se tre giorni fa la campagna comunicativa leghista si era orientata a darle della “comunista”, ieri il registro è cambiato: «Prendiamo atto che chi come la Moratti fino a pochi giorni fa ha governato per oltre vent’ anni da ministro, sindaco e assessore regionale con il centrodestra, adesso senza uno straccio di coerenza si candiderà per la sinistra», mastica amaro il commissario regionale della Lega Fabrizio Cecchetti.
Moratti per la Lega è una “comunista” o un’esponente di destra? Anche al Pirellone nel gruppo del Carroccio c’è chi resta alla finestra e, magari già in polemica con il potere accentratore di Salvini che sta rinviando i congressi alle calende greche, pensa di imbarcarsi nella flotta di Moratti. Nella sua (o sue) lista civica possono aprirsi spazi altrove preclusi e peraltro la campagna elettorale si preannuncia ricca, nel senso di un ingente investimento economico da parte della candidata stessa.
Lì possono trovare una casa anche pezzi di Forza Italia in libera uscita, vedi ad esempio Valentina Aprea, assessora regionale al Lavoro e poi sottosegretaria che ha appena rotto con gli azzurri, delusa per la mancata rinomina nella squadra di sottogoverno. Dopodiché la candidatura di Moratti ha un effetto dirompente anche nello schieramento opposto.
Ruberà più voti a destra oppure correndo con il terzo polo precluderà le possibilità di una larga e competitiva coalizione contro Attilio Fontana? Per una volta +Europa, Alleanza verdi-sinistra, Articolo 1, 5 Stelle e un bel pezzo di Pd sembrano concordare che quello di ieri ad opera della ex vicepresidente lombarda è «un assist al centrodestra ». Lei comunque tirerà dritto, la convinzione di sicuro non le manca
(da La Repubblica)

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PIANTEDOSI NON INTENDE FINIRE A PROCESSO COME SALVINI MA NON E’ DETTO CHE RIESCA AD ANDARE IN PENSIONE A PIEDE LIBERO

Novembre 7th, 2022 Riccardo Fucile

LA STRATEGIA DI DICHIARARE IL SUO “IMPEGNO UMANITARIO” E AVER FATTO SCENDERE DALLE NAVI BAMBINI, DONNE INCINTE E CHIUNQUE NECESSITI DI CURE MEDICHE

Dei 14 mesi da capo di gabinetto di Matteo Salvini ha fatto tesoro.
Badando bene a evitare gli stessi errori fatti dal leader della Lega.
Le navi umanitarie sta provando a fermarle più o meno con gli stessi strumenti di Salvini, i migranti sta cercando di tenerli lontani dal suolo italiano, ma senza correre il rischio di ritrovarsi in futuro sul banco degli imputati come il leader della Lega, ancora in attesa del verdetto dei giudici di Palermo sul caso Open Arms.
La strategia del nuovo ministro dell’Interno è stata studiata a tavolino con scelte in grado di neutralizzare eventuali interventi delle procure di turno. Tanto per cominciare: acconsentendo a far scendere dalle navi bambini, minori, donne incinte e chiunque necessiti di cure mediche, Piantedosi non solo ha affermato il suo «impegno umanitario» ma si è soprattutto messo al riparo da una possibile imputazione di omissione d’atti d’ufficio e omissione di soccorso. Le stesse accuse, per intenderci, che vennero mosse a Salvini da Luigi Patronaggio.
L’allora procuratore di Agrigento prima, ad agosto 2018, salì a bordo della Diciotti ferma a Catania; un anno dopo salì sulla Open Arms, bloccata da giorni davanti al porto di Lampedusa. Piantedosi in entrambe le inchieste era stato indagato, ma la sua posizione è sempre stata archiviata.
Stavolta l’allora capo di gabinetto del Viminale, oggi diventato ministro, ha disinnescato la miccia facendo subito scendere fragili e minori e fornendo assistenza a chi è rimasto a bordo con pasti caldi, viveri, rifornimenti.
Il massimo rischio che Piantedosi ha messo in conto è quello di un’ accusa di omissione d’atti d’ufficio per non aver ottemperato all’obbligo di assegnare alle Ong un porto di sbarco.
È l’obbligo che la legge assegna al Viminale per dichiarare concluso il salvataggio in mare di naufraghi, perché tali (stando alle convenzioni internazionali che l’Italia ha firmato) vanno considerati i migranti soccorsi.
Anche il decreto notificato alle navi umanitarie, scritto dagli uffici del Viminale e cofirmato da Difesa e Infrastrutture, è stato pensato con una struttura diversa da quella del decreto sicurezza.
Non afferma infatti la presunta «offensività» della nave umanitaria, ma si limita a dare un’autorizzazione temporanea all’ingresso in acque nazionali limitatamente al periodo che serve per l’assistenza.
E proprio sul decreto Piantedosi si incentrerà ora il braccio di ferro con le Ong, che rifiutano di lasciare il porto con le poche decine di migranti di fatto respinti dall’Italia.
Il Viminale non pensa ad azioni di forza, e confida che a risolvere l’impasse entrino in gioco altri attori. A cominciare dalla Procura di Catania notoriamente amica, che potrebbe valutare l’apertura di un fascicolo per resistenza a pubblico ufficiale nei confronti dei comandanti che disobbidiscono all’ordine impartito dalla Capitaneria di porto di tornare in mare, come il decreto prescrive.
(da La Repubblica)

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LA FIGURA DI MERDA DI DONZELLI (FDI) CHE VA A CHIEDERE A VAURO “QUANTI NE OSPITI A CASA TUA?”

Novembre 7th, 2022 Riccardo Fucile

VAURO LO GELA: “UNA, MIA MOGLIE E’ EXTRACOMUNITARIA”…E DONZELLI BALBETTA E ABBASSA LA TESTA, GLI E’ ANDATA MALE… LA PROSSIMA VOLTA DONZELLI PUO’ SEMPRE DIRCI QUANTI CLOCHARD DI PURA RAZZA ARIANA OSPITA A CASA SUA

Il vocabolario dei sovranisti (ora al governo) pare essere molto limitato quando si parla di determinati temi. Nonostante non siano più nell’angolo dell’opposizione, gli esponenti dei vari partiti che guidano la maggioranza parlamentare e l’esecutivo continuano a parlare utilizzando ritornelli da tormentone estivo (di pessima qualità).
E sui migranti, il Bignami (non Galeazzo) è sempre lo stesso. La testimonianza arriva dalle parole di Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia) contro il vignettista Vauro a “Non è l’Arena”, su La7.
Nel corso della serata di ieri, infatti, i due erano ospiti in studio di Massimo Giletti. Si stava parlando dello “sbarco selettivo” concesso a una parte degli esseri umani soccorsi dalla nave della ong SOS Humanity. E lì, è arrivato il classico cliché dell’esponente di Fratelli d’Italia: “Vauro, quanti ne ospita a casa sua? Lei quanti ne ospita a casa sua? Visto che fa il bulletto, quanti ne ospita a casa sua?”
Uno spartito già sentito e ripetuto che fa parte dello stesso vocabolario in cui è inserito l’altro cliché da sempre in voga sulla bocca degli esponenti della destra italiana.
E Vauro – che per tutto il suo intervento ha chiamato “Minnie” Giovanni Donzelli per via di una sua recente dichiarazione – ha ovviamente obiettato: “Ma questa è originale, Minnie! Questa è fantastica. Quanti ne ospito? Una, mia moglie è extracomunitaria”.
Ovviamente, davanti a questa risposta le parole di Donzelli contro Vauro si sono placate. E come si vede nel video di “Non è l’Arena”, l’esponenti di FdI abbassa sconsolato lo sguardo, smette di gridare e ripete – quasi sotto voce: “Va bene. Certo. Comodo parlare. Quanti ne ospita a casa sua”.
Insomma, colto di sorpresa il tormentone elettorale della destra va in dissolvenza. Senza offrire una nuova sfaccettatura.
(da NextQuotidiano)

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PENSANO DI ESSERE GENERALI DI UNA GUERRA CROCIATA

Novembre 7th, 2022 Riccardo Fucile

SEPARARE LE FAMIGLIE A BORDO DELLA HUMANITY 1 E’ DAVVERO IL COLMO PER UN GOVERNO TUTTO “FAMIGLIA E CRISTIANITA'”

Umano, troppo umano che navi strapiene di migranti arrivino alle nostre coste. Umano, inevitabile se è vero ciò che il sociologo Franco Ferrarotti prevedeva molti anni fa, poiché -diceva- che gli uomini e le donne delle periferie del mondo si erano messi in cammino verso il centro di esso, l’Occidente, e non si sarebbero più fermati.
L’Occidente, proprio quell’Occidente che per secoli aveva spadroneggiato, colonizzato, creato imperi su quelle terre e ora usa la stessa violenza con gesti uguali, in tempo e luogo diversi.
Questa realtà cruda e tragica non è frutto di pensieri astratti, elucubrazione di intellettuali, ma è la storia di ieri e di oggi, la storia delle migrazioni dalle periferie del mondo, di un continente, anche di un singolo Stato, come il fenomeno dei primi del XX secolo ci ha mostrato: gli italiani a decine di migliaia che andavano in America sognando di togliersi di dosso i loro stracci, la fame, la certezza di un futuro gramo e poi, anni dopo, sempre gli italiani che partivano per il Belgio, verso le miniere di carbone da cui mai avrebbero visto il cielo ma sognato il nostro, azzurro e immenso, dove tornare.
Gli italiani e gli spagnoli e i greci e i turchi ancora che partivano fra gli anni ’50 e gli anni ’70 del’ 900 verso la Germania ovest che, per la penuria di lavoratori per lavori poco qualificati, assunse per un periodo questa manodopera, i gastarbeiter, cioè lavoratori ospiti, come loro chiamavano questi migranti che finita la necessità venivano sbattuti fuori dal paese come ormai indesiderabili.
Questa realtà di oggi è ancora più tragica per varie ragioni: le frotte di migranti che arrivano alle nostre coste, fuggono da condizioni di povertà estrema, da dittature feroci, da guerre sanguinose, non hanno quasi mai riferimenti nel paese di approdo, sognano solo di fuggire e di poter ricominciare da qualche parte.
Ora in questi giorni la Humanity 1 è arrivata al largo di Catania con 155 persone a bordo di cui molte donne e minori anche senza genitori e a essi per giorni è stato impedito di sbarcare per volontà del governo. Ieri notte con un provvedimento pilatesco il governo ha deciso che potessero sbarcare solo i fragili, minori e donne, come si fa con una merce che viene scelta, selezionata e quindi accettata, insomma un carico da snellire.
Invece si tratta di persone che respirano, pensano, sentono e già il separare famiglie è davvero il colmo per un governo che ha come suo motto principe la triade famiglia, patria, cristianità, triade non onorata in nessuno dei suoi termini così intensamente legati nella sua propaganda, perché anche la patria è l’amore per la propria terra in tutte le sue articolazioni, non il rigetto e la violenza verso lo straniero.
Poiché qualunque patria se non tende a includere, rinnovare costumi, tradizioni, e immettere linfa nuova finirà per morire assiderata come fissata per sempre in un calco che invecchia e si isterilisce. E altre navi sono ora arrivate nel porto di Catania come la Geo Barents, nave di soccorso di Medici senza frontiere con ben 572 naufraghi a bordo, di cui 60 minori. E altre ne arriveranno.
L’unico appiglio di cui esse dispongono è il diritto internazionale e la Convenzione di Ginevra; in base a essa “L’Italia è obbligata a lasciare che tutti i sopravvissuti scendano a terra immediatamente”, come ha dichiarato all’Adnkronos Mirka Schäfer, dell’ufficio legale di Sos Humanity. Ma il governo tiene duro ribadendo che permane il divieto allo sbarco; e ben tre ministri si premurano di costruire un muro ben saldo: il ministro degli Esteri Tajani promette di chiedere all’Europa di farsi carico con strategia comune del problema degli sbarchi; Matteo Salvini, ministro alle Infrastrutture e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi continuano a tuonare inflessibilità sulle navi di ong con migranti a bordo al largo delle coste italiane affermando che “Le persone che hanno i requisiti possono sbarcare, gli altri devono tornare fuori dalle acque territoriali e se ne deve fare carico lo Stato di bandiera”. Sembrano i generali di una guerra crociata, implacabili verso il nemico da battere, con l’urlo di battaglia e il sangue negli occhi. E l’Europa in cento riunioni non riesce a porsi come vero soggetto sovraordinato capace di scelte politiche unitarie ed efficaci su un problema così urgente.
In questo nostro mare Mediterraneo ci sono uomini alla deriva, per i quali sembra non ci siano diritti da riconoscere e difendere, volti, storie, sentimenti, ragioni, tutto spazzato via a colpi di decreti o provvedimenti fatti di furia.
E qui fuori dal mare, a riva, in case, palazzi, città, strade, vi sono altri uomini, tanti, alla deriva ugualmente, che hanno smarrito ragione e fede, i bastardi di una civiltà che inneggiava alla ragione e si ritrova invece, come Tzvetan Todorov ha affermato, con le vesti, i gesti, le parole dei barbari poiché la filosofia dei lumi ha deviato ed essi, noi, siamo “i nuovi barbari”.
(da Huffingtonpost)

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L’AVVOCATO DELLA HUMANITY: “IL CAPITANO NON OBBEDIRA’ AI DECRETI”

Novembre 7th, 2022 Riccardo Fucile

I MIGRANTI A BORDO RIFIUTANO IL CIBO…IL GOVERNO MINACCIA SANZIONE DA 50.000 EURO PER INOTTEMPERANZA: SONO ABITUATI A TOGLIERE AI POVERI PER DARE AI RICCHI

«Il decreto dei ministeri non sarà ottemperato dal capitano». Lo ha detto l’avvocato dell’ong SOS Humanity, Riccardo Campochiaro, in riferimento alla direttiva del governo che intima alla nave Humanity 1 di lasciare il porto di Catania con i 35 migranti rimasti a bordo.
«Restiamo in attesa, come in altri casi potrebbe esserci una rivalutazione da parte del ministero in autotutela – ha aggiunto Campochiaro – confermando l’intenzione di presentare ricorso in Tribunale contro il decreto domani, martedì 8 novembre. «Non ci sono alternative per smuovere la situazione che sembra essere stagnante», ha spiegato.
A bordo della Humanity 1, intanto, riporta il Corriere della Sera, decine di migranti avrebbero rifiutato il cibo. Non si può ancora parlare di sciopero della fame, ma la situazione diventa sempre più complicata, ha riferito il capo delle operazioni di Sos Humanity Till Rummenhohl. Dall’altra imbarcazione ormeggiata, la Geo Barents, tre migranti si sono invece tuffati in mare nel tentativo di raggiungere la terraferma. I tre sono stati recuperati dalle autorità, in buone condizioni, e portati sul molo vicino alla nave da cui si erano gettati.
La minaccia di sanzioni
Le ong SOS Humanity e Medici senza frontiere avrebbero ricevuto dalle autorità italiane la minaccia di una sanzione da 50 mila euro se non lasceranno il porto di Catania. Lo ha detto il co-portavoce di Europa verde, Angelo Bonelli. La prima ong – che gestisce la nave ferma in porto Humanity 1 – ha confermato la notizia, la seconda – che gestisce Geo Barents – al momento no. Una minaccia immediatamente rigettata da Humanity 1: «Nel provvedimento in cui si dice al comandante della nave di lasciare il porto di Catania con a bordo i 35 migranti rimasti a bordo non c’è una scadenza, un termine temporale», si fa sapere dalla nave.
Ricorsi pronti
I legali della Humanity 1 tengono il punto, dunque, e confermano di essere al lavoro per la presentazione di due ricorsi: uno al Tar del Lazio per il mancato rispetto delle norme internazionali sui soccorsi in mare e uno al Tribunale civile di Catania per consentire lo sbarco dei 35 migranti rimasti a bordo.
(da agenzie)

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UNIONE EUROPEA E GERMANIA BACCHETTANO L’ITALIA: “SALVARE VITE IN MARE E’ UN DOVERE”

Novembre 7th, 2022 Riccardo Fucile

SOTTO LA LENTE DI BRUXELLES E BERLINO I DIVIETI ILLECITI

Prima Berlino, poi Bruxelles. All’indomani dello sbarco “selettivo” di migranti dalle navi Geo Barents e Humanity 1 al porto di Catania, il governo tedesco e la Commissione europea bacchettano per bocca dei rispettivi portavoce l’Italia.
Salvare le persone in mare è un «dovere morale e legale, in base alle legge internazionali», ha ricordato oggi l’esecutivo europeo.
Parole quasi identiche a quelle pronunciate poco prima da un portavoce del governo tedesco, secondo cui Il salvataggio in mare è un «dovere morale e giuridico e non può essere impedito».
Entrambe le istituzioni hanno salutato con favore lo sbarco di ieri di centinaia di migranti in Italia, ma «è importante che siano salvate tutte le persone e che possano arrivare a terra», ha richiamato la portavoce del ministero degli Esteri di Berlino, Sabine Sasse.
Alla domanda se l’approccio “selettivo” agli sbarchi propugnato dal governo Meloni sia in linea con le leggi e le linee guida Ue, la portavoce della Comissione ha invece sottolineato che in base alle leggi internazionali è necessario «minimizzare il tempo che le persone passano in mare».
Il comandante della nave battente bandiera tedesca, Joachim Ebeling, aveva annunciato ieri di non intendere lasciare il porto di Catania, come da indicazioni del Viminale, perché ciò significherebbe «violare una serie infinita di leggi e convenzioni internazionali», mentre i legali della Ong stanno lavorando a un ricorso al Tar del Lazio contro il decreto interministeriale del governo Meloni.
A rigettare l’approccio teorizzato dall’esecutivo italiano, che chiede siano gli Stati di cui batte bandiera ogni nave a prendersi carico dei suoi passeggeri, era stata nei giorni scorsi anche la Norvegia
(da agenzie)

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JOACHIM EBELING, IL CAPITANO DELLA HUMANITY 1 COME CAROLA RACKETE: “SEGUO LE LEGGI DEL MARE E IL DIRITTO INTERNAZIONALE”

Novembre 7th, 2022 Riccardo Fucile

PRESENTATO IL RICORSO AL TAR DEL LAZIO… PIANTEDOSI CERCA DI EVITARE LA DENUNCIA PER OMISSIONE DI SOCCORSO E DI ATTI D’UFFICIO… LA PROCURA SOVRANISTA DI CATANIA CONTESTERA’ LA RESISTENZA A PUBBLICO UFFICIALE AL COMANDANTE?

Joachim Ebeling ha 59 anni ed è il comandante della Humanity 1. Ieri ha annunciato che non lascerà il porto di Catania con i 35 naufraghi rimasti a bordo dopo lo sbarco di donne e bambini consentito dal ministero dell’Interno italiano: «Sarebbe contro le leggi».
E mentre i legali della Ong tedesca preparano un ricorso al tribunale amministrativo regionale del Lazio nei confronti del decreto interministeriale del governo Meloni, Ebeling spiega in un’intervista a Repubblica cosa ha intenzione di fare.
Tedesco come Carola Rackete, esattamente come la capitana di Sea Watch oggi dice che sta «seguendo la legge del mare. Se andassi via adesso violerei una serie infinita di leggi e convenzioni internazionali. Qui nel porto di Catania non sto facendo nulla di male».
Intanto proprio stamattina quattro persone sono state evacuate dalla Rise Above. E il coportavoce di Europa verde e deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, Angelo Bonelli, è a Catania e sta entrando nel porto.
Il decreto interministeriale e la legge del mare
Il decreto interministeriale firmato da Piantedosi, Salvini e Crosetto vieta di fatto alla nave tedesca Humanity 1 di rimanere nelle acque territoriali italiane per un periodo più lungo del «necessario». Vale a dire solo per soccorrere persone fragili, donne e minori. Il provvedimento, come tutti quelli che riguardano i rapporti con le amministrazioni, è impugnabile davanti al Tar.
Ma l’Ong ha annunciato anche che «avvierà un procedimento accelerato davanti al tribunale civile di Catania perché sia garantito il diritto dei richiedenti a bordo di Humanity 1 di accedere con urgenza a una procedura formale di asilo a terra. Sos Humanity richiede che tutti i 35 sopravvissuti possano sbarcare immediatamente dalla nave».
Ebeling spiega nel colloquio con Alessia Candito che «questa è una situazione inedita, che mai avrei immaginato e chiaramente mi mette a disagio. Siamo costretti ad assistere inermi alla violazione dei diritti fondamentali delle persone. E dobbiamo affrontare un governo che cerca di costringermi ad agire contro la legge e contro il mio dovere di capitano di portare la mia nave e chi è a bordo al sicuro»
Il diritto internazionale
Per Ebeling «lo sbarco dei naufraghi nel luogo sicuro più vicino è un obbligo. E il nuovo governo italiano non può cambiare il diritto internazionale del mare a proprio piacimento».
Poi la promessa che sembra quasi una sfida: «Un’operazione di salvataggio si conclude quando tutti i naufraghi sono sbarcati in un luogo sicuro. Non andrò via da Catania fino a che non si realizzerà tutto questo». Mentre quello che sta accadendo è illegale perché «è una forma di respingimento collettivo. Come le persone già sbarcate, anche gli altri trentacinque rimasti a bordo sono in situazione di emergenza. Sono fuggiti dalla Libia dove vivevano in condizioni terribili e da allora hanno dovuto sopportare più di due settimane in mare».
La strategia di Piantedosi
Poi rivela che «i maggiorenni, spesso solo di un anno o due più grandi di chi ha lasciato la nave, sono stati sottoposti a un sommario controllo medico e poi classificati come bisognosi di protezione o meno. Sono valutazioni arbitrarie assolutamente inaccettabili».
Il decreto interministeriale, esteso a tutte e quattro le navi che si trovano vicino all’Italia, prevede uno sbarco selettivo. Che sarà impugnato sulla base del diritto internazionale e delle convenzioni che prevedono il salvataggio in mare.
Intanto dal Viminale fanno notare che le navi sono ancora lì senza che il governo abbia preso alcuna iniziativa. Mentre la magistratura potrebbe nel frattempo assumere un’iniziativa per il mancato rispetto del nuovo provvedimento: in questo caso si prospettano indagini e sequestri.
I reati ipotizzabili
Tuttavia, è interessante notare le differenze tra la strategia di Piantedosi all’epoca in cui era il capo di gabinetto di Salvini al Viminale e quella di oggi. Acconsentendo a far scendere donne e bambini dalla nave il ministro dell’Interno prova a mettersi al riparo da una possibile imputazione per omissione d’atti d’ufficio e di soccorso, fa notare oggi proprio la Repubblica.
«La linea resta quella di garantire l’assistenza dovuta, ma anche di essere fermi nel tenere il punto che i migranti portati dalle Ong in Italia non entrano. E dello sforzo per far attecchire in Europa il principio della corresponsabilità. Questo è quello che conta, ben più del dato numerico o del rapporto tra chi è rimasto a bordo e chi è sceso», sottolineano fonti del Viminale con il quotidiano.
Il ricorso al Tar del Lazio
Rimane che il Viminale alla fine non ha indicato alle navi un porto di sbarco. In questo caso il rischio è quello di doversi difendere dal reato di omissione di atti d’ufficio. Ma anche le Ong rischiano dal punto di vista legale. La procura di Catania potrebbe contestare il reato di resistenza a pubblico ufficiale nei confronti dei comandanti che disobbediscono all’ordine della Capitaneria.
In ogni caso il primo appuntamento in tribunale sarà il ricorso di Humanity 1 al Tar del Lazio. «Secondo il diritto internazionale – sottolinea Mirka Schäfer, Advocacy officer di Sos Humanity – un’operazione di ricerca e soccorso si conclude con lo sbarco dei sopravvissuti in un luogo sicuro».
L’accusa della Ong sullo sbarco selettivo
Secondo gli avvocati «è illegale consentire lo sbarco solo a pochi eletti sopravvissuti. Inoltre, respingere tutti gli altri al di fuori delle acque territoriali nazionali costituisce una forma di respingimento collettivo e quindi viola sia la Convenzione europea dei diritti dell’uomo che il principio di non respingimento della Convenzione di Ginevra sui rifugiati».
Ma c’è di più. Nella notte dal 5 al 6 novembre, 144 sopravvissuti a bordo dell’Humanity 1, riferisce l’Ong, «sono stati selezionati dai rappresentanti del Ministero della Salute, tra gli altri, per poter scendere a terra».
«”La selezione è avvenuta in condizioni arbitrarie e inadeguate”, dice Till Rummenhohl, Head of Operations. 36 dei sopravvissuti sono stati classificati dalle autorità come ‘sani’ e hanno dovuto rimanere a bordo. Dopo che gli è stato detto che non potevano sbarcare, uno di loro ha perso conoscenza, è crollato e un’ambulanza l’ha dovuto prelevare per il ricovero.
Da allora, 35 sopravvissuti rimangono a bordo dell’Humanity 1». Intanto stamattina quattro persone con gravi complicazioni mediche sono state evacuate dalla nave Rise Above con 95 migranti a bordo da giorni al largo delle coste catanesi. «Dopo 3 giorni in mare senza un porto sicuro, la situazione continua a peggiorare. Chiediamo: Porto sicuro adesso», afferma la ong Missione Lifeline.
Le navi delle Ong a Catania e in mare
Attualmente quindi due navi delle Ong si trovano nel porto di Catania e altre due al largo della costa. Sulla Humanity 1 sono a bordo ancora 25 persone: 144 sono quelle scese perché ritenute fragili della commissione medica dell’Usmaf. Sulla Geo Barents restano ancora 215 naufraghi dopo che ieri sono scese 215 persone tra bambini, donne incinte e nuclei familiari con minorenni. Che si trovano attualemnte al Palaspedini, un impianto sportivo di proprietà del comune che si trova nel rione Cibali. In mare c’è la Rise Above con 90 persone a bordo. E la norvegese Ocean Viking, che ha soccorso 234 migranti. La prima è in acque italiane, la seconda è vicina al confine.
(da Open)

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