Febbraio 23rd, 2023 Riccardo Fucile
“VOTO ELLY SCHLEIN PERCHE’ E’ UNA PERSONA INTELLIGENTE: SE VINCESSE LEI CAMBIEREBBE TUTTO”
Interpellato dall’Adnkronos, il fotografo Oliviero Toscani ha rimarcato di non avere alcun dubbio su chi votare alle primarie Pd: “Voto Elly Schlein perché è una persona intelligente e talentuosa e se vincesse lei cambierebbe tutto”.
Come molti altri sostenitori dem, Toscani ha una certezza: la trentasettenne può garantire la svolta al partito, un nuovo corso fatto di vittorie elettorali e di “programmi”.
Il sostegno alla Schlein ha spinto Toscani a spendere parole tutt’altro che positive per Bonaccini, definito in primis “noiosissimo”. Ma non solo: per il fotografo la vittoria del governatore “farebbe estinguere il partito”. E ancora: “Bonaccini è di una noia mortale e un po’ tamarro. È sicuramente un brav’uomo ma mi sembra un direttore delle pompe funebri”.
Le speranze di Toscani sono tutte rivolte verso l’ex europarlamentare dem:“Spero che gli italiani capiscano e la votino, anche se purtroppo noi italiani siamo dei ‘ciula’”.
(da Il Giornale)
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Febbraio 23rd, 2023 Riccardo Fucile
DELMASTRO È INDAGATO PER RIVELAZIONE DEL SEGRETO DI UFFICIO ED È STATO RICUSATO DAI PARLAMENTARI DELLE COMMISSIONI, MENTRE DONZELLI NON DICHIARA PIÙ A RAFFICA E FA JOGGING ALL’ALBA
Il «duplex di destra», almeno per ora, sembra resistere alla bufera del caso Cospito. Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro e il capo operativo di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli «non sono in crisi come i Ferragnez», provano a stemperare il clima da Via della Scrofa.
E poi: «Non c’è stata alcuna rottura: né umana, né politica e continuano a condividere casa durante gli impegni a Roma». Versione confermata anche dai protagonisti.
Però la situazione, dal punto di vista politico e giudiziario, resta incandescente. È passato quasi un mese da quando Donzelli, che è pure vicepresidente del Copasir, riferì in Parlamento il contenuto di conversazioni avvenute nell’ora d’aria nel carcere di Sassari tra l’anarchico Alfredo Cospito (che fu visitato da deputati del Pd) e detenuti di camorra e ’ndrangheta, anche questi ultimi al 41 bis. Quelle carte bollenti (ma soprattutto segrete), Donzelli le aveva avute proprio da Delmastro.
Delmastro è finito indagato dalla Procura di Roma per rivelazione e utilizzazione del segreto di ufficio. Ogni giorno, contro di lui, piovono richieste di dimissioni dall’incarico di governo. Idem per Donzelli.
Il risultato? Dopo l’escalation degli attentati anarchici in mezza Europa, sono finiti entrambi sotto scorta. Delmastro è stato «ricusato» in più di un’occasione dai parlamentari delle commissioni, dove il sottosegretario è stato costretto a farsi sostituire da un collega durante le audizioni. Mentre Donzelli, che ieri ha dovuto affrontare il Giurì d’onore della Camera, sta allungando i percorsi di jogging all’alba per scaricare le tensioni e pensare. Soltanto che, da qualche giorno a questa parte, oltre a essere inseguito dalle telecamere deve essere «rincorso» pure dalla scorta.
(da Corriere della Sera)
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Febbraio 23rd, 2023 Riccardo Fucile
“AGLI ITALIANI CHE SCENDONO IN PIAZZA PER LA PACE RICORDO CHE NEL 1943 L’ITALIA FIRMÒ UN ARMISTIZIO: SE GLI ALLEATI AVESSERO VOLUTO LA PACE AD OGNI COSTO, TUTTA L’ITALIA A NORD DI MONTE CASSINO SAREBBE RIMASTA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA”
Shawn Crowley è l’incaricato d’affari che “regge” dal luglio dello scorso anno l’ambasciata degli Stati Uniti a Roma. Diplomatico di carriera, ha un curriculum costruito sulle relazioni tra gli Usa e l’Europa occidentale. guarda con apprezzamento allo sforzo italiano per l’Ucraina, non senza qualche preoccupazione per le posizioni di Silvio Berlusconi contro Zelensky e a favore di Putin. Per il leader di Forza Italia l’invito è quello di ripassare le lezioni della Storia. A partire dalla conferenza di Monaco del 1938, quando gli europei si illusero di poter fermare Hitler concedendogli i Sudeti che appartenevano alla Cecoslovacchia.
Abbiamo ascoltato il discorso di Putin, le sue minacce, il ribaltamento della realtà. Che giudizio ne dà? Vi preoccupa l’annuncio della sospensione del trattato Start sulle armi nucleari?
«Non penso comunque che fossimo noi i destinatari quanto l’opinione pubblica interna. Per quanto riguarda invece il controllo delle armi, negli ultimi anni Putin è tornato indietro rispetto a tutti i progressi che erano stati fatti […] non è solo in discussione il trattato Start, ma molti altri compreso il Cfe (sulla riduzione delle forze convenzionali in Europa, ndr) che la Russia ha violato da molto tempo».
Sembra si stia entrando in una fase nuova della guerra, con i russi che provano a dare una spallata potente per chiudere la partita una volta per tutte. D’altra parte le armi occidentali arrivano sul campo di battaglia con il contagocce. Gli ucraini riusciranno a resistere all’offensiva di primavera?
«Ormai tutti hanno capito che non bisogna sottovalutare gli ucraini. […] sono convinto che Putin resterà sorpreso anche per l’esito finale del conflitto che ha scatenato violando la Carta dell’Onu».
Zelensky a Repubblica ha detto che, con l’aiuto occidentale, la guerra potrebbe essere breve. Qual è la sua previsione?
«Non faccio previsioni. Dico solo che la durata della guerra dipende da una sola persona: Vladimir Putin. Può cessare la guerra oggi stesso se vuole, gli ucraini invece non possono smettere di combattere perché, se lo facessero, l’Ucraina cesserebbe di esistere. Fornire agli ucraini gli strumenti per difendere le loro case, le loro famiglie è l’unico modo per far capire alla Russia che non prevarrà e per costringerla a valutare la pace come unica alternativa possibile all’aggressione».
I sondaggi indicano che un numero crescente di italiani è stanco della guerra e vorrebbe smetterla con l’invio di armi all’Ucraina. Berlusconi si è fatto interprete di questo sentimento. Perché sbaglia?
«È normale guardare alla Storia per cercare di capire cosa accadrà nel futuro. Penso che Berlusconi stia pensando al 2002, a Pratica di Mare, l’anno in cui crede di aver aiutato a metter fine alla guerra fredda; io penso al contrario che sarebbe più appropriato il riferimento a Monaco 1938 Berlusconi vive in un Paese dove è libero di esprimere la sua opinione, tutti noi abbiamo combattuto perché quel diritto venisse garantito. È un peccato però che Alexei Navalny e tanti altri come lui non ne possano godere in Russia».
Tra qualche giorno sono attese nuove manifestazioni in Italia per la pace. Che cosa vorrebbe dire a quelli che scenderanno in piazza, persone convinte che non si stia facendo molto per trovare una via d’uscita diplomatica?
« Putin può interrompere la guerra in ogni momento. Io capisco chi ha paura e vuole la pace. Ma quando manifesti devi sapere a favore di chi e contro chi lo fai. La persona che dovrebbe ricevere questo messaggio più di tutti è Putin, ma se uno prova a scendere in piazza a Mosca per chiedere la pace finisce dritto in prigione. Agli italiani ricordo che nel 1943 l’Italia firmò un armistizio: se gli Alleati avessero voluto la pace ad ogni costo, tutta l’Italia a nord di Monte Cassino sarebbe rimasta sotto l’occupazione nazista».
Meloni è andata a Kiev a garantire il sostegno italiano a 360 gradi. Vede qualche crepa nel fronte politico?
«No, al contrario. Quello che conta alla fine sono i voti in Parlamento e le posizioni ufficiali, che sono sempre rimaste a favore dell’Ucraina e questo vale anche per Forza Italia e per la Lega».
Si è stupito per le polemiche sulla partecipazione di Zelensky a Sanremo da parte di molti esponenti politici, a partire da Salvini?
«Gli eventi culturali possono avere un ruolo molto importante nel ricordare alle persone cosa sta accadendo nel mondo. Zelensky del resto ha parlato agli Oscar e a moltissimi altri eventi in tutto il mondo. Ospitare Zelensky a Sanremo sarebbe servito a dimostrare a tutto il mondo che la brutale aggressione russa non sta avendo successo».
(da La Repubblica)
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Febbraio 23rd, 2023 Riccardo Fucile
È SOLO UN PRETESTO COSTRUITO AD ARTE PER GIUSTIFICARE UN POSSIBILE INTERVENTO MILITARE, COME GIÀ SUCCESSO IN DONBASS
La Moldavia ha smentito le affermazioni della Russia secondo cui l’Ucraina starebbe pianificando un’azione militare contro la Transnistria, regione separatista filo-Mosca. Lo riporta la Cnn.
“Le autorità statali non confermano le informazioni diffuse questa mattina dal Ministero della Difesa russo”, si legge in un messaggio sul canale Telegram ufficiale del governo moldavo. “Invitiamo alla calma e invitiamo la popolazione a seguire le fonti ufficiali e credibili della Repubblica di Moldavia. Le nostre istituzioni collaborano con i partner stranieri e in caso di pericolo per il Paese informeranno il pubblico senza indugio”.
Le preoccupazioni sui piani a lungo termine della Russia per la Transnistria si sono intensificate dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca. La regione separatista, delimitata dal fiume Dniester a ovest e dall’Ucraina a est, si è dichiarata repubblica sovietica nel 1990 e si è opposta a qualsiasi tentativo della Moldavia di diventare uno Stato indipendente o di fondersi con la Romania.
Il segretario di stato americano Antony Blinken ha dichiarato nei giorni scorsi che Washington nutre “profonda preoccupazione” per gli sforzi di Mosca di destabilizzare il governo moldavo. Le sue osservazioni sono giunte pochi giorni dopo che il Presidente moldavo Maia Sandu ha accusato la Russia di tramare un colpo di Stato in Moldavia e di trascinare la Transnistria nella sua guerra. Il ministero degli Esteri russo ha respinto le affermazioni di Sandu come “completamente infondate e prive di fondamento”.
“Kiev sta preparando una provocazione armata contro la Transnistria”, ha affermato il ministero della Difesa russo su Telegram, citato da Ria Novosti. “Secondo le informazioni disponibili, nel prossimo futuro il regime di Kiev sta preparando una provocazione armata contro la Repubblica Moldava transnistriana che sarà condotta dalle Forze Armate ucraine, anche con il coinvolgimento della formazione Azov”, ha dichiarato il ministero.
“Come pretesto per l’invasione, Kiev ha in programma di organizzare una offensiva dal territorio della Transnistria. I sabotatori indosseranno uniformi militari russe”, ha detto il dipartimento.
Il ministero della Difesa di Mosca afferma di avere ottenuto prove di un piano in base al quale militari dell’esercito ucraino e del battaglione nazionalista Azov, “vestiti con uniformi delle forze armate russe”, dovrebbero inscenare una falsa invasione dell’Ucraina a partire dal territorio della Transnistria, la autoproclamata repubblica filorussa sul territorio della Moldavia. Ciò darebbe alle forze di Kiev il pretesto per attaccare la Transnistria. Il ministero della Difesa russo avverte che sta monitorando da vicino la situazione lungo il confine fra Ucraina e Transnistria ed è “pronto a rispondere” ad ogni sviluppo. Sul territorio della Transnistria Mosca ha un contingente di circ 1.500 soldati.Vladimir Putin ha stracciato un decreto del 2012 precipitando mezza Europa nell’angoscia. Regolava, tra l’altro, i rapporti con i vecchi ex satelliti dell’Unione sovietica, quelli più minacciati dagli appetiti imperialisti del Cremlino. E la piccola Moldavia si sente sempre più sotto assedio. Tanto più dopo l’ultima indiscrezione su un possibile assalto russo all’aeroporto di Chisinau e le voci su sanguinosi putsch orditi dal Cremlino che non si placano.
Nel decreto si riconosceva la sovranità della Moldavia nella ricerca di una «soluzione pacifica» per la Transnistria, la regione a ovest del Nistro illegalmente occupata da truppe russe da 30 anni.
In vista dell’anniversario di domani di un anno di invasione dell’Ucraina aumentano i timori che il Cremlino possa annunciare qualcosa di clamoroso. Una fonte moldava ragiona sul fatto che «in mancanza di successi militari, forse Putin sarà tentato da riconoscere l’Ossezia del sud e Abkhazia, le regioni della Georgia occupate dalla Russia dal 2008, e la Transnistria, che neanche Mosca aveva finora mai riconosciuto ufficialmente ».
Ma Daniel Voda, il portavoce del neo premier Dorin Recean, getta acqua sul fuoco. Pur ammettendo che «la situazione resta seria » ricorda che «anche il 9 maggio scorso o martedì ci aspettavamo disastrosi annunci da Mosca: non è successo. Quanto al decreto: per ora non ci preoccupiamo. Aspettiamo quello nuovo e lo leggeremo con attenzione. Per ora non abbiamo visto movimenti inusuali di truppe in Transnistria o al confine».
Russi e filorussi della Transnistria lanciano su accuse simmetriche su siti e social, ribaltano la versione occidentale e sostengono siano gli ucraini a preparare «provocazioni » per gettare benzina sul fuoco. Osservano diffidenti i rapporti tra il presidente Zelensky e la presidente Sandu, con la promessa di «aiutare la Moldavia in caso di aggressione militare». Bollano come «bugia» la versione di Zelensky secondo cui i russi vogliano l’aeroporto di Chisinau perché «hanno già una buona pista di atterraggio a Tiraspol », in Transnistria, e la presidente Sandu avrebbe avallato la tesi «per alzare l’allarme».
Fantapolitica? Probabile, ma quando volano accuse incrociate è un gioco di cerini su un pagliaio.
(da La Stampa)
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Febbraio 23rd, 2023 Riccardo Fucile
LA REVOCA DEL DECRETO DI SOVRANITA’ E I MILITARI DI MOSCA GIA’ NEL PAESE
Se in Ucraina è il Donbass, in Moldavia è la Transnistria il casus belli di Vladimir Putin.
Dietro la revoca del decreto sulla sovranità di Chisinau c’è una lunga storia di conflitti geopolitici e un’opportunità. Il primo ministro moldavo Dorin Recean ha rivelato l’esistenza di piani russi per prendere l’aeroporto della capitale. Per usarlo come testa di ponte di una nuova invasione. Ma la minaccia velata serve a dare un segnale, l’ennesimo, all’Occidente. Il decreto presupponeva relazioni più strette tra la Russia, l’Europa e gli Stati Uniti. La decisione di revocarlo è stata presa per «garantire gli interessi russi in relazione ai cambiamenti nelle relazioni internazionali».
Nella regione “contesa” sono già presenti un migliaio di soldati russi. E la presidente Maia Sandu ha confermato di aver ricevuto da Volodymyr Zelensky informazioni sui piani russi di creare una crisi. Per prendersi la Transnistria.
Le linee guida
L’intervento di Putin nella ridefinizione della politica estera è conseguente ai «profondi cambiamenti nelle relazioni internazionali», si spiega nel sito del Cremlino. Quelli di un anno fa, ovvero l’”Operazione Speciale” in Ucraina.
Invece a rileggere le istruzioni che il leader russo dava ai suoi diplomatici 11 anni fa sembra di vivere in un altro mondo. Tra le aspirazioni di Putin c’era tra l’altro la creazione con l’Unione europea di «un unico spazio economico e umano dall’Atlantico all’Oceano Pacifico» e lo sviluppo delle «relazioni con la Nato».
Ma anche, appunto, il riconoscimento dell’integrità territoriale moldava. Messa in discussione dai separatisti filorussi della Transnistria, una fascia di territorio lungo il confine con l’Ucraina. Putin ieri è tornato a spiegare l’intervento in Ucraina come una battaglia «ai nostri confini storici, per la nostra gente».
Il presidente ha pronunciato queste parole per infiammare i russi accorsi allo stadio Lushniki di Mosca per un concerto patriottico per la festa dei Difensori della patria, cioè le forze armate.
Cos’è la Transnistria
Un tripudio di bandiere e canzoni contro il governo ucraino alle quali, secondo le stime ufficiali, avrebbero partecipato 200 mila persone, nonostante la temperatura intorno ai 15 gradi sotto lo zero. Un dato difficile da verificare, così come la spontaneità della partecipazione, viste le capacità organizzative delle autorità che hanno convogliato verso lo stadio a bordo di autobus molti dipendenti dello Stato. Chissà se servirà anche a una nuova mobilitazione.
L’autoproclamata repubblica di Transnistria si trova all’interno dei confini della Moldavia, lungo la frontiera con l’Ucraina sud-occidentale. Nel 1990 il Paese si dichiara indipendente in modo unilaterale con un referendum che ottenne quasi il 90% delle preferenze. Nel 1991 la Moldavia incamera tra i suoi possedimenti anche il territorio della repubblica separatista. E scoppia una guerra. Il conflitto scoppiò nei primi mesi del 1992. Tiraspol, con il determinante aiuto dei russi, sconfigge presto Chisinau. Il cessate il fuoco viene mediato da Mosca. Con la conseguente formazione di forze di peacekeeping con contingenti misti di Moldavia, Russia e Transnistria.
La guerra tra Moldavia e Russia
La tregua raggiunta nel luglio del 1992 stabilisce de facto non solo la separazione dei due Paesi. Ma anche la permanenza di 1.500 soldati russi nella base militare del villaggio di Cobasna. Qui sono immagazzinate armi che potrebbero rivelarsi fondamentali in un eventuale attacco verso la Moldavia. Oppure verso l’Ucraina. Negli anni 2000 cambia tutto. Il candidato filo-russo Anatoly Kaminsky perde le elezioni nel 2011. Nel programma, d’accordo con il Cremlino, sosteneva un percorso di indipendenza dalla Russia e dalla Moldavia. L’annessione della Crimea nel 2014 fa partire da Tiraspol la richiesta di entrare nella Federazione Russa. Che Putin rifiuta. L’elezione alla presidenza di Vadim Krasnoselsky, votato per la prima volta nel 2016 e riconfermato nel 2021, avvicina Chisinau a Bruxelles. I cittadini hanno quasi tutta la doppia (o tripla) cittadinanza, essendo la popolazione divisa quasi equamente tra ucraini, moldavi e russi. Dal punto di vista economico circa il 70% dell’export di Tiraspol si dirige verso l’Ue grazie agli accordi tra Bruxelles e Chisinau (Dcfta).
I piani per l’invasione
Ma l’economia moldava dipende da Mosca. Dalla Russia arriva la maggior parte delle rimesse e il Paese ha un ruolo centrale nella fornitura di energia elettrica e di gas. La Russia da parte sua non ha mai riconosciuto l’indipendenza della Transnistria: la strategia del Cremlino prevedeva il reintegro della regione nella Moldavia, uno status speciale per la repubblica separatista e il mantenimento della presenza militare russa nel Paese. Una soluzione ovviamente rifiutata da Chisinau. Nel maggio scorso l’intelligence ucraina raccontò di un piano per l’invasione della Transnistria. All’epoca alcune esplosioni si verificarono vicino al ministero della Sicurezza. All’epoca si pensava che l’istmo tra Moldavia e Russia poteva avere una posizione strategica proprio per la guerra in Ucraina. Oggi potrebbe essere cambiato tutto.
(da Open)
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Febbraio 23rd, 2023 Riccardo Fucile
BASTAVA NOTIFICARE IL VOLANTINAGGIO ALLA DIGOS E NON SAREBBE SUCCESSO NULLA… CHI GOVERNA IL PAESE NON PUO’ VIOLARE LE LEGGI
Chi scrive, di volantinaggi ne ha fatti un centinaio in vita sua e in tempi dove era facile prendersi una sprangata in testa davanti a una scuola.
A quei tempi non era necessario “notificare” alla Digos in via preventiva testo e luogo dell’evento, sia a destra che a sinistra si volantinava “sul momento”, in base spesso ad avvenimenti politici appena accaduti. Diciamo meno burocrazia e maggiori rischi. Regola che valeva per tutti.
Ovviamente le organizzazioni che ricorrevano più frequentamente al volantinaggio era quelle estreme, a destra come a sinistra, quelle che non avevano accesso ai media di allora (oggi ci sono i social).
Regola numero uno era non accettare provocazioni e reagire solo in caso di aggressione fisica. In pratica autocontrollo mentale tipico da militanza politica perchè il fine divulgativo era superiore a ogni altra cosa.
Se vai davanti a una scuola con forte presenza di “avversari politici” dai per scontato che possa nascere una reazione e ti prendi qualche insulto in silenzio. Ma se governi il Paese e monopolizzi l’informazione pubblica sei obbligato a seguirne le regole.
La legge oggi impone di notificare il testo del volantico alla Questura di appartenenza e indicare ora e luogo dell’iniziativa, altrimenti rischi la denuncia in ogni caso, anche se ti accogliessero con lancio di petali di rosa. Allora bisogna avere il coraggio di dire che chi non lo fa è un imbecille nella migliore delle ipotesi. O che cerca l’incidente nella peggiore. Fermo restando che non giudico chi cerca l’incidente, ognuno fa quello che ritiene giusto, ma poi non pietisca giustificazioni o solidarietà. Chi sbaglia paga, questa è la regola.
Se è plausibile che l’autorizzazione non la chiedano gli anarchici (faccio un semplice esempio) che hanno una legittima visione politica di non riconoscimento dell’autorità statuale, che a farlo sia l’organizzazione giovanile del maggiore partito di governo, con una visione si presume “legalitaria” della società, fa sorridere o incazzare (a voi la scelta).
In altri tempi chi ha mandato quei sei giovani (di cui tre minorenni) a volantinare senza autorizzazione sarebbe stato cacciato a calci in culo dai vertici del loro partito di appartenenza. Oggi assistiamo o al silenzio nel condannare la violenza che ne è scaturita o alla loro difesa d’ufficio, in spregio a ogni logica.
Sarebbe bastato rispettare le regole, la polizia sarebbe stata presente e nulla sarebbe successo.
Se poi qualcuno, invece che “fare politica” pensa di fare il bullo, frequenti i giardinetti o gli stadi, non le scuole.
E non si qualifichi “di destra” perchè è solo un povero imbecille.
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Febbraio 23rd, 2023 Riccardo Fucile
LA DIRIGENTE SCOLASTICA: “DI FRONTE A FATTI COME QUESTI IL SILENZIO E’ PIU’ SORPRENDENTE DELLA PAROLE”
La sua lettera agli studenti è uscita dal liceo scientifico Da Vinci di Firenze ed è rimbalzata in rete, diventando virale sui social network. Annalisa Savino è la dirigente scolastica che martedì ha inviato una circolare ai suoi studenti, dopo il pestaggio fascista avvenuto davanti al liceo classico Michelangiolo sabato 18 febbraio.
Preside Savino, cosa la ha spinta a scrivere la lettera che è divenuta virale in queste ore
“Spesso scrivo ai ragazzi, parlo con gli studenti. Mi ha spinto il dovere dell’esempio e il bisogno di coerenza che i giovani chiedono al mondo adulto e quindi anche alle istituzioni. Non mi sentivo di lasciare soli gli studenti in questa loro reazione. Loro sono andati alla manifestazione. Trovo che il silenzio sia più sorprendente delle parole di fronte a fatti come questi. Al Michelangiolo, nel metodo calci e pugni a chi la pensa diversamente, ho riscontrato consonanza con tratti del conflitto politico degli anni Settanta e reminiscenze di squadrismo tipico del Ventennio”.
Cosa la ha colpita di questa vicenda?
“L’episodio mi ha colpito come cittadina, come preside e come madre. Sono indignata per l’accaduto, impaurita dalle scene che ho visto girare. Ho tanta fiducia in tante ragazze e in tanti ragazzi che vedo nel mio liceo e che non sono indifferenti, reagiscono e lo fanno con modalità corrette”.
Si aspettava la risonanza mediatica, i plausi e le critiche che hanno avuto le sue parole?
“No. Se le scuole lavorano ordinariamente sulla memoria, sulla Storia, sulla Resistenza, sulla Costituzione, sul valore della diversità con tanti progetti e attività, con l’educazione civica, perché sorprendersi delle mie parole e non invece del silenzio rispetto al pestaggio selvaggio di studenti operato per motivi politici? Abbiamo studiato. Siamo in una scuola. Abbiamo una sufficiente cultura per chiamare le cose con il loro nome. Il fatto che siano le mie parole a creare scalpore non può non farci riflettere”.
(da La Repubblica)
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Febbraio 23rd, 2023 Riccardo Fucile
PERQUISITI I SEI MILITANTI DI AZIONE STUDENTESCA
Sono stati perquisiti i sei studenti di Azione studentesca responsabili dell’aggressione avvenuta fuori dal liceo classico Michelangiolo di Firenze sabato mattina.
I giovani, tre minorenni e tre maggiorenni, sono tutti indagati per lesioni aggravate dai futili motivi e per aver agito in più di cinque.
Questo reato sarebbe contestato in modo “esplorativo” perché ancora non risultano denunce da parte degli aggrediti. Se queste non arrivassero, le accuse potrebbero cadere del tutto. Ad occuparsi delle indagini è la Digos. I giovani colpiti appartengono al collettivo Sum del liceo.
La polizia si è presentata questa mattina a casa dei giovani di destra, su richiesta sia della procura ordinaria che quella dei minori. A tutti sono stati sequestrati i cellulari. Verranno tutti sentiti dalle procure la prossima settimana. Si continuano a cercare di identificare gli altri due possibili aggressori.
E questa mattina è apparso uno striscione, poi rimosso, fuori dal Leonardo da Vinci, il liceo la cui preside Annalisa Savino ha scritto una lettera a studenti e genitori sui rischi di un ritorno al fascismo che è stata attaccata dal ministro Valditara. La firma è di Blocco studentesco, associazione neofascisma. “Non ci fermerà una circolare, studenti liberi di lottare”, la scritta.
Su twitter Blocco studentesco ha messo una foto dello striscione e scritto: “Un’intera generazione di cosiddetti ‘docenti’, in realtà propagandisti politici in servizio permanente, dovrebbe finalmente andare in pensione anticipata. Sono loro la causa principale del disastro del sistema educativo italiano. Rottami del 68”. Nelle immagini si vedono anche persone che bruciano la lettera della preside.
(da La Repubblica)
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Febbraio 23rd, 2023 Riccardo Fucile
VALDITARA: “USO IMPROPRIO E POLITICIZZAZIONE, PRENDEREMO PROVVEDIMENTI”… LE REAZIONI: “SI VERGOGNI”… GLI STUDENTI: “SI DIMETTA”
Tace per un giorno, il ministro all’Istruzione, sulla lettera della preside del liceo Da Vinci di Firenze ai suoi studenti per spronarli a non essere indifferenti alla violenza che portò al fascismo.
Così come non aveva detto nulla sull’aggressione di Azione studentesca ai liceali del Michelangiolo. Poi l’affondo che scatena una tempesta sulla scuola e che porta alla richiesta, da più parti, delle sue dimissioni. Giuseppe Valditara parla in diretta questa mattina, al programma Mattino 5. E attacca: “È una lettera del tutto impropria, mi è dispiaciuto leggerla, non compete a una preside lanciare messaggi di questo tipo e il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà: in Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista, difendere le frontiere non ha nulla a che vedere con il nazismo. Sono iniziative strumentali che esprimono una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole; se l’atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure”.
Una dichiarazione pesantissima contro la preside del liceo Da Vinci Annalisa Savino che dopo il pestaggio fascista avvenuto davanti al liceo classico Michelangiolo di Firenze sabato 18 febbraio ha scritto ai suoi studenti. Una lettera diventata virale, condivisa e sostenuta dal mondo della scuola e arrivata a spaccare la politica con la solidarietà e il plauso a sinistra e gli attacchi da destra, Fratelli d’Italia in testa. “Mi ha spinto il dovere dell’esempio e il bisogno di coerenza che i giovani chiedono al mondo adulto e quindi anche alle istituzioni” aveva spiegato la dirigente scolastica.
Nella lettera la preside ricorda che il “fascismo in Italia è nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti”.
Un invito ai ragazzi a reagire contro l’indifferenza. Ma il ministro Valditara attacca brutalmente: “Di queste lettere non so che farmene, sono lettere ridicole, pensare che ci sia un rischio fascista è ridicolo. Trovo ci sia sempre più un attacco alla libertà di opinione e un alzare i toni trasformando la polemica in una campagna di odio, delegittimazione e falsificazione talvolta della realtà. Chiedo ai partiti dell’opposizione maggiore responsabilità. E intanto mi aspetto solidarietà anche dalla preside che ha scritto la missiva”.
Il riferimento è alle minacce ricevute ieri dal ministro, sulle quali indaga la Digos, apparse quattro giorni fa sui social. In particolare si tratterebbe di un post con scritto “Ho sognato questa notte le barricate in via Bologna. E la Digos qua non entra più, Valditara a testa in giù”. L’accenno sulle barricate sarebbe un riferimento ad un fatto accaduto due settimane fa a Torino, quando venne occupato, da un collettivo studentesco vicino al centro sociale Askatasuna, il liceo Einstein.
“Non mi preoccupano le minacce, ritengo si stia creando un brutto clima, occorre abbassare i toni della polemica” dice Valditara. Alzando, al contrario, i toni. Ed ora la polemica è ancora più infuocata, lo strappo con il mondo della scuola consumato.
Le reazioni: “Valditara si vergogni”
Le reazioni politiche, di sdegno e di solidarietà alla preside rispetto all’attacco di Valditara, non si fanno attendere. Enrico Letta lancia su twitter un hashtag: #GraziePresideSavino.
“Valditara si scusi o si dimetta” tuona il sindaco di Firenze Dario Nardella che oggi si è recato al liceo Da Vinci per incontrare la preside. E così Simona Malpezzi, presidente dei senatori del Pd: “Valditara si mette a censurare il pensiero di una dirigente scolastica? Un atteggiamento grave che lede la libertà di insegnamento”.
“Quello dell’antifascismo dovrebbe essere un valore condiviso, tanto più all’interno delle nostre scuole e tanto più a seguito dell’aggressione squadrista avvenuta ad opera di azione studentesca, vicina a Fratelli d’Italia. Mai come oggi Valditara dovrebbe solo vergognarsi” dichiara la capogruppo del movimento 5 Stelle in Senato Barbara Floridia.§
Attacca in un post Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria Pd e governatore dell’Emilia-Romagna: “Il governo resta in silenzio sull’aggressione di militanti fascisti fuori dal liceo di Firenze sabato scorso, in compenso minaccia provvedimenti contro la preside che ha scritto agli studenti dopo quanto accaduto”
Sulla stessa linea Elly Schlein, che alla primarie sfida Bonaccini per il dopo Letta: “Un governo che tace di fronte alle aggressioni squadriste a scuola e minaccia una preside che scrive di antifascismo a studentesse e studenti sceglie di legittimare quegli stessi metodi. Vergogna. Valditara ha giurato sulla Costituzione antifascista, non dovrebbe essere ministro”
Per Nicola Fratoianni, Sinistra italiana, le parole di Valditara “non sono degne di un ministro”. E aggiunge: “Di un liquidatore della scuola pubblica come lui il nostro paese e il mondo della scuola non sanno che farsene”.
“Scandaloso, esprimo vicinanza e sostegno alla preside Annalisa Savino che ha subito dal ministro un attacco indecente e contro la Costituzione” scrive in una nota Angelo Bonelli co-portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra.
Gli studenti: “Si dimetta”
“È una dichiarazione di una gravità inaudita – dichiara Paolo Notarnicola, coordinatore della Rete degli Studenti Medi – È grave perché fa propri i riferimenti ideali di una Destra nazionalista ed apertamente reazionaria e, soprattutto, perché il ministro Valditara ha preferito esprimersi sulla lettera di una preside piuttosto che condannare la violenza squadrista che a Firenze si è consumata”.
Per questo gli studenti chiedono le dimissioni del ministro. “Non si può pretendere di governare il mondo della scuola a colpi di dichiarazioni autoritarie e colpevolizzanti – conclude Notarnicola – perché il confronto con gli studenti viene negato in ogni spazio. Adesso basta: Valditara dimettiti!”.
(da La Repubblica)
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