Destra di Popolo.net

NE RESTERÀ SOLO UNO: LA STRADA PER LA PACE IN UCRAINA PASSA DAL COLLASSO DI KIEV O DI MOSCA

Febbraio 27th, 2023 Riccardo Fucile

LO STORICO YAROSLAV HRYTSAK: “PUTIN SPERA CHE I PAESI OCCIDENTALI ABBANDONINO KIEV. È PIÙ PROBABILE IL COLLASSO RUSSO E LA DEFENESTRAZIONE DI PUTIN. LA NATO È RIEMERSA POTENTE. SI È TROVATO SPIAZZATO”

Tre considerazioni su questo primo anno di guerra: il fronte occidentale ha tenuto ed è rimasto unito a sostegno degli ucraini; il conflitto si è trasformato nei mesi dal blitzkrieg veloce, sognato originariamente da Vladimir Putin, in lunga guerra d’attrito; l’identità ucraina non è stata forgiata dall’aggressione russa, bensì ha retto proprio per il fatto che era già solida sulle proprie gambe e pronta a combattere per difendersi.
Volodymyr Zelensky non ha fatto altro che interpretare fedelmente la diffusa volontà di resistenza della sua gente, da buon attore è stato capace di raccontare i sentimenti ucraini, ecco il motivo della sua immensa popolarità.
Sono alcuni dei ragionamenti portanti del «Manifesto per una pace sostenibile» che lo storico 63enne Yaroslav Hrytsak, docente all’Università di Leopoli e autore di una «Storia dell’Ucraina» di prossima pubblicazione in Italia per i tipi del Mulino, presenterà il 4 marzo assieme ad altri intellettuali del suo Paese spinti dalla preoccupazione condivisa per cui «il tempo è a questo punto dalla parte di Putin ed è necessaria una vittoria militare relativamente veloce» per cercare di imporre una pace duratura.
Chi collassa prima?
«Contrariamente alle convinzioni che si era fatto Putin negli ultimi anni e alle previsioni degli euroscettici, l’Occidente si è rafforzato con la guerra, la Nato è riemersa potente e unita. Putin s’illudeva di potere negoziare separatamente con Berlino, Roma, Parigi, Washington o Londra, credendo che ognuno avrebbe privilegiato i propri interessi, ma si è trovato spiazzato dalla loro reazione unanime e forte quando hanno condannato in coro l’aggressione. In sostanza, la guerra ha ricreato l’Occidente», spiega Hrytsak.
La via d’uscita? «Il collasso di una delle due parti. Putin ne è consapevole, ecco perché conta sul fattore tempo, spera che prima o poi i Paesi occidentali abbandonino Kiev».
Tradotto in termini contemporanei, l’Ucraina deve fare di tutto per vincere entro il 2023. «L’Ucraina sta sanguinando, deve terminare la guerra, ma non al prezzo di un compromesso territoriale, deve recuperare i suoi territori sino ai confini del 1991, compresi Donbass e Crimea.
Il rischio è altrimenti che la pace sia soltanto una tregua che dia a Putin il tempo per riorganizzare l’esercito e tornare presto ad aggredire più forte di prima. Rischiamo di diventare una nuova Cecenia. Dopo i massacri di Bucha e Irpin, dopo le gravissime violenze russe, nessun ucraino è più disposto al compromesso territoriale».
È più probabile il collasso russo e la defenestrazione di Putin. E l’eventualità che alla guida di Mosca emerga un dittatore ancora più fanatico? «Non credo, come non credo possa prendere il potere un oppositore del fronte democratico come Aleksei Navalny. Penso piuttosto a una figura minore tra i dirigenti attuali al Cremlino destinata a guidare la transizione, un po’ come avvenne nel 1991».
Ma cosa risponde a chi in Europa, e specie in Italia, sostiene che le vere responsabilità dell’attacco russo sono della Nato, la quale dopo il collasso dell’Urss non rispettò i patti e si allargò a est?
«Stupidaggini e falsità. Al momento del disfacimento sovietico i dirigenti di Mosca furono d’accordo nel lasciare che l’Ucraina diventasse indipendente, guidati dalla convinzione per cui poi sarebbero stati gli stessi ucraini a chiedere in ginocchio di tornare alla madre Russia.
Putin ha deciso di invaderci quando ha compreso che volevamo restare nell’Europa libera. Quanto alla Nato, non c’è alcun documento firmato e nessun accordo ufficiale tra le due parti che indichi alcun impegno in quel senso. Inoltre, resta sempre valido il principio sacrosanto di autodeterminazione dei popoli. Dopo la fine dell’Urss furono le nostre popolazioni che in massa chiesero alla Nato di affrancarle dalla minaccia di Mosca».
(da Corriere della Sera)

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BALNEARI: UE A ROMA, VALUTIAMO POSSIBILE INCOMPATIBILITÀ

Febbraio 27th, 2023 Riccardo Fucile

DA BRUXELLES CI TENGONO A RICORDARE LE REGOLE COMUNITARIE SULLA CONCORRENZA, E FANNO CAPIRE CHE L’ITALIA RISCHIA GROSSO (REMEMBER PNRR?)

“Abbiamo appreso dalla stampa che la conversione in legge del decreto Milleproroghe, che prorogherebbe ancora – almeno fino al 31 dicembre 2024 – le attuali concessioni balneari in Italia, è stata promulgata dal presidente della Repubblica italiana con riserva, in particolare in relazione a ‘profili di incompatibilità con il diritto europeo’. La Commissione Ue valuterà ora attentamente il contenuto e gli effetti del provvedimento, che non è stato ancora notificato, per valutare la risposta adeguata”.
Così all’ANSA un portavoce dell’esecutivo Ue, sottolineando la necessità di garantire “trasparenza e concorrenza leale” nel settore. Bruxelles, tramite il portavoce, coglie “l’occasione per ribadire che il diritto Ue” sui servizi “richiede che le norme nazionali assicurino la parità di trattamento degli operatori, senza alcun vantaggio diretto o indiretto per alcuno specifico operatore, promuovano l’innovazione e la concorrenza leale, prevedano un’equa remunerazione degli investimenti effettuati e tutelino dal rischio di monopolio delle risorse pubbliche a vantaggio dei consumatori e delle imprese”.
Il portavoce ricorda inoltre che “come indicato dalle recenti decisioni” legali “prese nei confronti del Portogallo (parere motivato di gennaio) e della Spagna” sulle concessioni balneari, “la Commissione ritiene che le legislazioni nazionali di tutti gli Stati membri debbano promuovere la modernizzazione del settore”.
“La trasparenza e la concorrenza leale – aggiunge ancora l’esecutivo Ue – darebbero certezza del diritto e stimolerebbero gli investimenti e l’innovazione sia per i concessionari esistenti che per i nuovi operatori nel settore chiave del turismo balneare”.
(da agenzie)

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LA SCHLEIN PRONTA A SCHIERARE VOLTI NUOVI: LARGO ALLE DONNE E AI QUARANTENNI

Febbraio 27th, 2023 Riccardo Fucile

“NON HA FUNZIONATO L’UOMO SOLO AL COMANDO, NON FUNZIONEREBBE LA DONNA SOLA AL COMANDO, IO VOGLIO FARE SQUADRA”

«Non ha funzionato l’uomo solo al comando, non funzionerebbe la donna sola al comando». Così Elly Schlein ha sempre detto, dai palchi di questa lunga corsa congressuale, di «voler fare squadra». E al di là delle buone intenzioni di cui è lastricata ogni campagna elettorale — e delle frecciate al concorrente più volte accusato di renzismo, sinonimo di accentramento — Schlein ha tuttavia un motivo in più per insistere sul concetto di squadra.
Lo ha avuto nei giorni della sfida e lo ha ancora di più oggi. E questo perché la squadra dovrebbe essere lo scudo migliore contro il pressing da parte dei tanti big del partito che hanno via via appoggiato la sua candidatura. E di quelli che proveranno all’ultimo a salire sul carro.
È per tutto questo però che Elly Schlein, appunto, punta intanto a mandare avanti la sua, di squadra, che ci si aspetta ad alto tasso di donne e quarantenni.
Quali sono i nomi? In prima fila c’è Michela Di Biase, oggi deputata del Pd, capogruppo in consiglio comunale a Roma ai tempi (difficili) di Raggi. E anche moglie di Franceschini, da molti considerato uno dei padri della candidatura di Schlein.
Poi c’è Stefano Vaccari, responsabile nazionale organizzazione del partito, che pure è legato a Bonaccini da un lungo rapporto. Nella lista ci sono anche le Sardine, il movimento di attivisti nato a Bologna nel 2019, volto noto Mattia Santori. Forse una sorpresa, sicuro una nemesi visto che quell’associazione «dal basso» era stata creata proprio per sostenere Bonaccini nelle elezioni per il seconda mandato come presidente dell’Emilia-Romagna.
Un ruolo lo dovrebbero avere anche tre nomi che vengono dalla sinistra della sinistra, tragitto più volte rivendicato da Schlein.
Il primo è Nico Stumpo, oggi tra i pochi eletti di Articolo Uno, e che nella segreteria di Pier Luigi Bersani era responsabile dell’organizzazione del Pd.
Poi Arturo Scotto, anche lui in Parlamento con Articolo uno, dopo un passato con Sel e Nichi Vendola. Della partita dovrebbe far parte anche Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud nel governo Conte due ma, a differenza di Franceschini e Orlando, non in quello Draghi.
E anche di un’altra generazione, avendo da poco superato i 40 anni. Se però Schlein ha detto più volte di voler una sinistra «ecologista e femminista», è lecito aspettarsi altre donne nella sua squadra.
Un ruolo dovrebbe avere anche Stefania Bonaldi, ex sindaca di Crema, che in questa campagna ha coordinato la rete degli amministratori locali. Ci dovrebbero essere anche Chiara Gribaudo e Chiara Braga.
Tra gli altri nomi il portavoce di Schlein Flavio Alivernini e quello della mozione che l’ha sostenuta Marco Furfaro. Senza contare che sul carro del vincitore si fa spesso la fila e non sempre si trova posto.
(da Il Corriere della Sera)

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DAL VOTO DI OPINIONE AL SUD AL VOLONTARIATO: PERCHE’ NON BASTA “LA DITTA” A SPIEGARE IL FENOMENO SCHLEIN

Febbraio 27th, 2023 Riccardo Fucile

GLI ELEMENTI MENO NOTI DELLA VITTORIA DI ELLY

C’erano alcuni fattori nel voto di domenica scorsa, che il candiato favorito Stefano Bonaccini aveva previsto e provato a contrastare. Tutti hanno parlato di come il nome Elly Schlein (che poi ha prevalso) sia stato battezzato da Dario Franceschini e la moglie, Micaela De Biase.
O di come praticamente tutta la “ditta” di Pierluigi Bersani, o comunque proveniente dal Pds, si sia schierata con lei, da Andrea Orlando ad Achille Occhetto.
Le contromosse hanno riguardato, per Bonaccini, i rapporti con il nord Italia ma anche l’alleanza con esponenti di spicco al Sud: il sindaco di Bari, Antonio Decaro (che in effetti gli ha garantito la vittoria almeno in città), Michele Emiliano e Vincenzo De Luca.
Il rapporto con l’Europa – nel Parlamento europeo Schlein ha cominciato la sua carriera politica – è stato coperto grazie all’alleanza col giovane capogruppo a Strasburgo, Brando Benifei, oltre che con Enzo Amendola (da sempre fondamentale per i rapporti con le strutture europee), e con Pina Picierno, vicepresidente del parlamento Ue e della stessa classe d’età di Schlein, accanto a Bonaccini per un vero e proprio ticket. Eppure, oltre all’abilità oratoria e di leader “di trasformazione”, Elly Schlein ha potuto contare su alcuni fattori in parte inattesi o sottovalutati forse da Bonaccini, certamente dai principali commentatori.
Primo tra tutti il voto del Sud che ha sostenuto il governatore dell’Emilia Romagna, ma in modo molto inferiore alle attese.
I dati più clamorosi sono Napoli e Palermo: nel capoluogo siciliano Schlein ha prevalso, doppiando lo sfidante: 6487 voti, circa il 63%, contro 3658.
In generale in Sicilia, l’ex parlamentare europea ha avuto 57,3% contro 42,7% per Bonaccini e ha contato anche il risultato di Catania, dove ha avuto il 70%.
In Puglia, l’unica tra le regioni più popolose del Sud ad aver sostenuto il governatore dell’Emilia Romagna, il dato non è comunque abbastanza alto da rappresentare un ostacolo: 56,1% per lui, 43,9% per lei. Solo a Bari e Foggia Bonaccini è andato oltre il 60%.
Vincenzo De Luca ha mobilitato certamente i suoi elettori più fedeli, visto che in provincia di Salerno il governatore emiliano ha preso il 75% dei consensi. Ma già a Napoli il richiamo non è arrivato, visto che a vincere è stata la giovane candidata.
L’associazionismo
A questi dati, in controtendenza rispetto ai pronostici di molti, va aggiunta una galassia di sostenitori, di “influencer” della politica che possono aver avuto un peso nell’orientare quello che è stato un voto decisamente di opinione pubblica tanto che si fa fatica a prevedere quanti di questi consensi – che hanno addirittura determinato la massima carica del partito – poi si trasformeranno in voti.
I maggiori esponenti della Cgil sono stati attenti a non esporsi, anche se localmente qualcuno ha fatto la sua parte, ma nel mondo dell’associazionismo qualcosa si è mosso.
Acli, Arci, ad esempio, anche se informalmente non hanno fatto mancare il loro voto. Cecilia Strada di Emergency, per citare una delle associazioni più “politiche”, si è schierata con Schlein.
Lo stesso ha fatto Anna Falcone, leader del comitato per il No al referendum costituzionale (quello che determinò la fine della carriera da premier di Matteo Renzi): anche nomi come il suo hanno pesato nell’arginare quella che, pure in Calabria, doveva essere una valanga di voti per Bonaccini e che si è invece trasformata in un risultato buono, ma non eccellente, 65% a 35% sebbene il segretario regionale e tutti i consiglieri fossero col governatore emiliano.
È per mille piccoli fattori come questi che ieri Schlein, appena incassato il voto, si è lasciata andare ad una battuta al vetriolo: «Non ci hanno visti arrivare».
(da Open)

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STRAGE MIGRANTI, LA LEZIONE DI MENTANA A PIANTEDOSI CHE MINACCIA AZIONI LEGALI ALL’EX FUNZIONARIO DI POLIZIA CHE SOSTENEVA CHE POTEVANO ESSERE SALVATI

Febbraio 27th, 2023 Riccardo Fucile

“QUESTE MI SEMBRANO MINACCE. RICORDIAMOCI COS’È LA LIBERTÀ”

Potevano essere salvati questi uomini, queste donne, questi bambini? Orlando Amodeo, medico e soccorritore calabrese, a Non è l’Arena, accusa apertamente: «Sono 30 anni che faccio soccorsi e ci sono stati salvataggi con imbarcazioni adeguate anche in condizioni di mare peggiori. Qualche anno fa con un barchino siamo scesi con un mare forza 7-8, in sei uomini, e abbiamo salvato 147 persone».
Un’agenzia riferisce che «il Viminale sottoporrà all’Avvocatura dello Stato le gravissime false affermazioni diffuse da alcuni ospiti in occasione della trasmissione “Non è l’Arena” al fine di promuovere in tutte le sedi la difesa dell’onorabilità del governo, del Ministro Piantedosi, di tutte le articolazioni ministeriali e di tutte le istituzioni che sono da sempre impegnate nel sistema dei soccorsi in mare».
Ribatte Enrico Mentana, ospite di Giletti: «Queste mi sembrano minacce. Facciamo nostre le parole degli ospiti, così se la prendono anche con noi. In una televisione libera, gli ospiti dicono quello che pensano. Ricordiamoci cos’è la libertà».
(da Il Corriere della Sera)

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IL NAUFRAGIO DI CROTONE, PAPA FRANCESCO E IL “CRISTIANESIMO” DI PIANTEDOSI

Febbraio 27th, 2023 Riccardo Fucile

PAPA FRANCESCO PREGAVA PER I MIGRANTI MORTI MENTRE IL MINISTRO LI RIMPROVERA PER ESSERE PARTITI DA PAESI IN GUERRA

Già all’Angelus di ieri, prima di ringraziare quanti hanno prestato soccorso, papa Francesco aveva detto: «Stamattina ho saputo con dolore del naufragio avvenuto sulla costa calabrese presso Crotone. Già sono stati recuperati 40 morti tra cui molti bambini. Prego per ognuno di loro, per i dispersi e per gli altri migranti sopravvissuti».
Stride enormemente questa preghiera “per ognuno di loro” con quanto detto dal ministro dell’interno italiano Matteo Piantedosi: “Io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa devo chiedere io al luogo in cui vivo, ma cosa posso fare io per il Paese in cui vivo per il riscatto dello stesso”.
Viene così anche da chiedersi se ci sia una logica nel Pantheon della destra italiana. Infatti il ministro Sangiuliano ha detto che il primo intellettuale di destra è stato Dante. Ma Dante non scelse come sua guida Virgilio, l’autore dell’Eneide? Ed Enea chi era se non un fuggiasco? Non fece, come dice il titolare dell’Interno. Fuggì con il padre Anchise sulle spalle, senza avvertire quel dovere di fermarsi a fare ancora qualcosa per Troja in fiamme. Era dunque un vile, oltre che un clandestino, visto che fuggì senza visti.
Ma è troppo facile entrare nel caotico Pantheon della destra italiana, troppo facile commentare la “tesi” di Pantedosi parlando di fuga dai lager, di deportazioni di massa, di territori desertificati, di pulizie etniche feroci, prolungate e taciute.
Ma quando si arriva a condannare i morti bisogna riflettere.
Come si spiega davanti ad un evento simile, il naufragio, che il capo di un partito di opposizione, Giuseppe Conte, inviti a mettere da parte gli slogan e impegnarsi perché l’Europa gestisca davvero i “flussi migratori”? Con Frontex?
(da Globalist)

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ALDO CAZZULLO: “È UN CATACLISMA PER LA SINISTRA ITALIANA MA È POSSIBILE CHE ELLY SCHLEIN SIA DESTINATA A SORPRENDERE ANCORA UNA VOLTA”

Febbraio 27th, 2023 Riccardo Fucile

“ORA PUÒ SUCCEDERE DI TUTTO. CHE IL PARTITO SI RICOMPATTI, O CHE I CENTRISTI EX RENZIANI RAGGIUNGANO IL LORO VECCHIO CAPO, CHE IL RAPPORTO CON I CINQUE STELLE RINASCA O CHE AUMENTI LA COMPETIZIONE”

Davvero lei è certa di vincere?
«Ne sono assolutamente convinta. Lo sento. Avverto una mobilitazione incredibile. Lei non ha idea di quanta gente voglia partecipare. Giovani che non avevano mai fatto politica. Anziani che mi dicono “non prendevo la tessera da trent’anni”, quindi non erano mai stati nel Pd».
Elly Schlein l’aveva detto al Corriere con una sicurezza impressionante , ma ci credevano in pochi, oltre a lei e al suo mentore Franceschini («una come Elly nasce ogni dieci anni»).
A guardare la vittoria di Elly Schlein con gli occhiali della politica, la si potrebbe definire un regalo a Renzi e Calenda: il voto palesemente antirenziano di ieri apre spazio al centro e quindi all’odiato Renzi. Neppure Giorgia Meloni è dispiaciuta: il presidente dell’Emilia Romagna appariva un avversario più solido e sperimentato di una giovane priva di esperienza amministrativa.
Eppure mai come stavolta a guardare la vittoria della Schlein con gli occhiali della politica si rischia di non capire nulla.
Il segno del nostro tempo è la rivolta contro l’establishment, il sistema, e tutto quanto è percepito come «vecchio».
Certo, la Schlein era sostenuta da una parte della nomenklatura del Pd, a cominciare appunto da Franceschini. Ma rispetto al «comunista emiliano» Bonaccini, una giovane donna che al Pd sino a poco fa non era neppure iscritta ha rappresentato il Nuovo.
Il Pd non è più il partito delle coop, dell’asse tosco-emiliano, degli artigiani rossi. È un partito della piccola borghesia metropolitana, attento ai diritti civili, alle ragioni della piazza e dei movimenti. Elettori che l’aggressione di Firenze ha motivato , e che non hanno perdonato a Bonaccini le parole con cui riconosceva alla Meloni una certa capacità. [
Ora può succedere di tutto.Che il partito si ricompatti, o che i centristi ex renziani raggiungano il loro vecchio capo. . Che il rapporto con i Cinque Stelle rinasca o che aumenti la competizione a sinistra. Che gli elettori liberali, moderati, cattolici guardino altrove o che la nuova segretaria sappia avvicinare alla politica una nuova generazione, che in parte si è mossa – per la prima volta – già ieri.
L’esperienza del passato è che non esiste un posto più precario della segreteria del Pd. Eppure una segretaria come Elly Schlein il partito non l’ha mai avuta; e non solo perché non ha mai avuto una leader donna.
Finora il Pd è stato retto da ex democristiani o da uomini formatisi nel Pci ma navigatori di lungo corso, ben noti all’opinione pubblica .
Elly Schlein è una novità e un esperimento. Se la gente percepirà che dietro di lei ci sono i soliti, non sarà una novità e non sarà un esperimento lungo. Eppure è possibile anche che Elly Schlein sia destinata a sorprendere ancora una volta.
Aldo Cazzullo
(da Il Corriere della Sera)

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CHI CRITICA PUTIN, MUORE: È SCOMPARSO ALL’ETÀ DI 71 ANNI GLEB PAVLOVSKY, GIÀ CONSIGLIERE DEL CREMLINO DURANTE I PRIMI DUE MANDATI DI PRESIDENZA DI “MAD VLAD”

Febbraio 27th, 2023 Riccardo Fucile

DAL 2000 AL 2008. DOPO ESSERE STATO LICENZIATO, HA INIZIATO A CRITICARE LE POLITICHE DEL PRESIDENTE, DI CUI È DIVENTATO UN DURISSIMO OPPOSITORE DOPO L’INVASIONE DELL’UCRAINA

Il politologo russo ed ex consigliere del Cremlino Gleb Pavlovsky, che negli ultimi anni aveva assunto posizioni critiche nei confronti del presidente Vladimir Putin, è morto a Mosca all’età di 71 anni.
Ne dà notizia il quotidiano economico Vedomosti, citato dal Moscow Times.
Pavlovsky era stato un personaggio influente durante i primi due mandati di presidenza di Putin, dal 2000 al 2008. Successivamente era stato licenziato dall’amministrazione presidenziale, una decisione che secondo il Moscow Times è legata all’appoggio dato a Dmitry Medvedev per una sua rielezione nelle presidenziali del 2012, che invece segnarono il ritorno al vertice proprio di Putin.
Da allora l’ex consigliere ha criticato più volte la politica di Putin, compresa la decisione di lanciare la cosiddetta ‘operazione militare speciale’ in Ucraina un anno fa.
Nato a Odessa, Pavlovksy era stato un dissidente durante l’era sovietica e aveva trascorso un periodo in esilio nella repubblica di Komi, nel nord della Russia.
(da agenzie)

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PERCHE’ L’ELEZIONE DI ELLY E’ UN FATTO POSITIVO PER LA POLITICA ITALIANA

Febbraio 27th, 2023 Riccardo Fucile

QUELLO  CHE A DESTRA MOLTI NON CAPISCONO O FINGONO DI NON CAPIRE… RIFLESSIONI DI CHI LA SEGUE DA TEMPO E AVEVA COMPRESO CHE AVREBBE VINTO CONTRO OGNI PRONOSTICO INTERESSATO

Qualche anno fa, a diversi mesi dalle Presidenziali francesi, quando uno sconosciuto Emmanuel Macron era dato quarto nei sondaggi con un misero 8%, pronosticammo che sarebbe arrivato perlomeno al ballottaggio: divenne presidente. Seguire la politica non vuol dire solamente comprenderne i meccanismi di vertice, ma saper anticipare la “voglia di cambiamento” degli elettori o di parte di essi.
Sarebbe bastato seguire negli anni il percorso politico di Elly Schlein e i mutamenti sociali del nostro Paese, per comprendere che la marea montante di dissenso verso le politiche sovraniste da un lato e la incapacità dei vertici Pd di interpretare la voglia di cambiamento di metà abbondante degli italiani, avrebbe creato la “tempesta perfetta” per l’ondata travolgente che ha portato all’affermazioni di Elly.
Cosa la distingue da altri politici? Intanto la coerenza. E’ giusto uscire da un partito quando non se ne condivide il percorso, lo abbiamo fatto anche noi.
Si può fare politica anche fuori da schemi precostituiti, evitando i compromessi e mantenendo la rotta valoriale e ideale.
Politica vuol dire rappresentare e diffondere “una visione del mondo” non assicurarsi poltrone e potere.

Gli iscritti al Pd avevano preferito Bonaccini alla Schlein? Non avevamo dubbi, così come sul fatto che quando dal voto di 150.000 iscritti si sarebbe passati a circa un milione di elettori delle primarie, Elly avrebbe ribaltato il risultato. Perchè in ogni partito gli iscritti vivono nel loro mondo nel migliore dei casi, sono parte di cordate interne nella peggiore delle ipotesi. Quando si amplia la forbice prevalgono le tendenze presenti nella società che quel partito rappresenta. E vince la “voglia di cambiamento”, mai come in questo momento necessario nella sinistra italiana.
Argomento interessante è anche il tifo dei media sovranisti per Bonaccini, argomento già di per sè sufficente a indirizzarsi verso la Schein.
I comici media al servizio dell’internazionale sovranista che da mesi ci propinavano l’immagine dei “salotti buoni” che votano Elly, della sinistra da Ztl, della pasionaria dei diritti civili e dell’ambientalismo che “produce disoccupazione”, volevano scegliere pure il segretario del maggiore partito di opposizione. Non ci sono riusciti.

I pappagalli reazionari che parlano da mesi “se vince la Schlein meglio, sarà la fine del Pd” manifestano solo paura . Paura che chi non si è piegato alla propaganda sovranista e quel 60% che ormai diserta le urne possa tornare a votare. Perchè il centrodestra già raccoglie appena il 45% di meno della metà dell’elettorato, è già minoranza attualmente se il 55% non fosse rappresentato da presuntuosi megalomani, incapaci di allearsi. Se in prospettiva solo che la metà degli astenuti trovasse una ragione per tornare a votare, sentendosi rappresentato da qualcuno, i giochi sarebbero sconvolti. Questa è la scommessa di Elly che ha la capacità per riuscirci, chi la sottovaluta non l’ha studiata a fondo.
C’e un mondo di “incazzati”, precari, sfruttati, emarginati, delusi, con un futuro incerto, anche nel ceto medio, che cambiano voto facilmente o non votano, che guardano al leader e alla fiducia che trasmette. C’è un mondo sensibile ai diritti civili, al futuro del pianeta, alla parità di genere, alla cultura, all’istruzione, alla gestione umana dell’immigrazione, al volontariato che oggi non ha rappresentenza.
Perchè una destra sociale non esiste e perchè la sinistra è confluita al centro, intenta più ai giochi di potere che a tutelare diritti e lavoro.
Elly rappresenta una novità positiva, comunque vada, perchè innoverà la sinistra.
In ogni democrazia una opposizione forte è garanzia contro tentativi autoritari e violazione delle regole. E stimolo per la partecipazione alle scelte elettorali.

Senza dimenticarci che siamo il Paese che si è genuflesso in pochi anni a Renzi, Conte, Salvini, Draghi (prossima la Meloni) salvo poi abiurarli.
Segno che gli italiani non sono meglio di coloro da cui “pretendono” coerenza.
Come diceva il Guicciardini “convenne rege aver che discernesse della vera cittade almen la torre”: auguriamo a Elly di individuare quella torre.

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