Aprile 6th, 2024 Riccardo Fucile
RADIOGRAFIA DI UN ESODO: DAL LAZIO ALLA PUGLIA, DALL’EMILIA-ROMAGNA AL VENETO
E’ una specie di grande esodo. E i numeri iniziano a essere importanti. Un po’ lungo tutto lo stivale va componendosi la liquefazione della Lega salviniana, che perde esponenti, dirigenti e anche semplici militanti. Un fenomeno che avevamo già raccontato a fine dicembre, con il transito in corso verso Forza Italia. Ma che con l’avvicinarsi delle elezioni europee, e con il crescente malcontento accumulato all’interno del partito, ha risentito di una nuova accelerazione.
“Il problema non sono nemmeno le espulsioni come quella di Toni Da Re, ma le decine di persone che se ne stanno andando da sole”, ha raccontato al Foglio l’ideatore della lettera dei 21 dissidenti, Cristian Invernizzi, ex deputato ed ex segretario della Lega nella provincia di Bergamo. Così abbiamo contato e analizzato i casi di fuoriuscita dall’inizio dell’anno. La situazione per Matteo Salvini e i suoi è tutt’altro che tranquilla.
Complice la fronda nordista che ha iniziato a farsi sentire più spesso, con la lettera scritta da 21 leghisti dissidenti e indirizzata a Salvini, si potrebbe pensare che le uscite siano rimaste relegate soprattutto alle regioni settentrionali. Ma a vedere meglio, la dinamica accomuna nord, sud e centro. E ha come minimo comune denominatore l’insoddisfazione per la linea che il segretario ha impresso al partito. La prima a salutare, a inizio anno, è stata la vicepresidente del Consiglio comunale di Perugia Roberta Ricci. Una decisione presa con “dispiacere”, ma resasi indifferibile dopo le divergenze con i vertici nazionali. Sempre nei primi giorni dell’anno ha lasciato la Lega anche Simone Pelloni, consigliere regionale in Emilia-Romagna. Così come Michele Facci, collega di Pelloni sempre in regione. E l’ex assessore alla Sanità dell’Abruzzo Nicoletta Verì, che ha deciso comunque di non far mancare il suo appoggio al presidente Marco Marsilio nella rielezione di inizio marzo. Tanto che, da civica, potrebbe essere riconfermata nella prossima giunta regionale.
Spostandosi a sud, ha lasciato la Lega per andare in Forza Italia l’ex sindaca di Villasangiovanni, in provincia di Reggio Calabria, Maria Grazia Richichi. Altro che entusiasmo per il Ponte sullo stretto. Rumore ha fatto il passo indietro del segretario della Lega a Foggia Daniele Cusmai, secondo cui quello salviniano “non è più il movimento del 2016 né il partito che insieme a Matteo Salvini abbiamo costruito e ciò mi lascia un grande amaro in bocca”. Risalendo la costa adriatica, hanno lasciato la Lega due importanti esponenti nel riminese: Luca De Sio, capogruppo del Carroccio nel Consiglio comunale di Rimini: “Mi sentivo a disagio, ma non me ne andrò in un altro partito”, ha detto comunicando il passaggio al gruppo misto.
E lo stesso ha fatto anche Bruno Galli, vicesindaco a Bellaria. Nelle vicine Marche, ha lasciato la Lega Francesco Totaro, consigliere comunale a Pesaro che ha parlato di un “amore mai sbocciato” con Salvini.
In Toscana la Lega perde esponenti ovunque. Il caso di Cortona
Se c’è una regione più delle altre in cui l’emorragia leghista è evidente è la Toscana. Ovvero la regione di Sussanna Ceccardi, europarlamentare, fedelissima di Matteo Salvini che sarà ricandidata a Strasburgo.
A Grosseto, comune amministrato dal centrodestra, in un sol giorno se ne sono andati i consiglieri comunali Alessandra Bragaglia, Alfiero Pieraccini, Ludovico Baldi e l’assessore all’Istruzione Angela Amante, transitati tutti nel gruppo misto. Uno degli ultimi fuoriusciti è Andrea Ulmi, consigliere regionale.
Anche Diego Cinelli, ex sindaco di Magliano, se n’è andato sbattendo la porta. E poi c’è il caso di Cortona, in provincia di Arezzo. Nel 2019 il centrodestra riuscì a espugnare questa storica roccaforte della sinistra. La Lega elesse cinque consiglieri. Fino a qualche settimana fa gliene rimanevano tre (Lucia Ripetti, Arianna Del Treggia e Santino Turchetti) che però hanno stracciato la tessera dopo che il partito ha deciso di non riconfermare il sindaco uscente Luciano Meoni.
A guardare cos’è successo in generale in tutta la regione negli ultimi anni, a Prato la Lega è passata da 6 a 2 consiglieri, a Firenze da 6 a 3. A Livorno da 5 a 2. E a Piombino da 6 a 3. Segno di un partito in declino.
Cosa succede alla Lega nel Lazio
Qualche giorno fa il consigliere comunale di Viterbo Claudio Ubertini ha deciso di uscire dalla Lega e di abbandonare l’incarico istituzionale. Nel Lazio c’è stato anche il passo indietro del consigliere regionale Pino Cangemi. Così come del consigliere comunale di Aprilia, Bruno De Luca, che ha aderito a Forza Italia. E quello di Andrea Orsini, coordinatore della Lega giovani a Latina, anch’egli passato tra le file forziste. Anche l’ex sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, che nel 2022 aveva assunto la guida del dipartimento Protezione civile della Lega, se n’è andato.
(da Il Foglio)
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Aprile 6th, 2024 Riccardo Fucile
SCESA AL MINIMO STORICO LA PROPENSIONE AL RISPARMIO
L’anno scorso, il reddito delle famiglie è aumentato ma il loro
potere d’acquisto è sceso. Allo stesso tempo, è scesa al minimo storico la cosiddetta propensione al risparmio degli italiani, ovvero le famiglie spesso hanno scelto (o hanno avuto la necessità) di spendere la gran parte di quello che guadagnavano, mettendo poco da parte. Lo registra l’Istat con il suo ultimo rapporto sul tema.
L’inflazione ha raggiunto il suo picco alla fine del 2022 e poi ha iniziato a scendere, ma è rimasta alta per buona parte del 2023. Perciò i prezzi di quasi tutti i prodotti hanno continuato ad aumentare in fretta, e le entrate delle famiglie non sono riuscite a tenere il passo. Così, anche se in media gli italiani hanno avuto un reddito più alto dell’anno prima (+4,7%), il loro potere d’acquisto si è ridotto dello 0,5%. Un dato negativo, anche se meno pesante di quello del 2022, quando era stato del -1,8% proprio a causa dell’inflazione altissima.
Dunque, le famiglie hanno dovuto spendere di più per acquistare gli stessi prodotti, e il loro reddito non è bastato a coprire questo aumento. La quantità di soldi spesa dagli italiani per i loro consumi è aumentata del 6,5% rispetto al loro reddito. Questo ha avuto anche un’altra conseguenza: la propensione al risparmio è ascesa al suo minimo storico, almeno per gli ultimi trent’anni. È stata del 6,3%, il dato più basso registrato dall’Istat dal 1995, ovvero da quando ha iniziato a tenere conto di questo dato. Nel 2022, l’anno precedente, era stata del 7,8%.
La propensione al risparmio misura quanti soldi le famiglie riescono a mettere da parte, sul totale del loro reddito. Quando è alto, tendenzialmente significa che gli italiani riescono a soddisfare le loro necessità (in termini di consumi, quindi spesa, affitto, acquisti vari…) e poi a restare con una buona percentuale che viene risparmiata. Al contrario, se è basso può essere perché bisogna spendere troppo nella vita quotidiana, e quindi resta poco che può essere messo da parte. Commentando i dati, Giuseppe Conte ha attaccato: “In tutto questo il governo delle tasse di Giorgia Meloni non ha chiesto neanche un euro alle banche che hanno fatto utili record, mentre i cittadini non riescono nemmeno a pagare i mutui e rischiano di perdere la propria abitazione”.
L’Istat ha registrato anche che nel 2023 sono aumentate sia le entrate che le uscite dello Stato, anche a causa dell’inflazione. Le imposte pagate dalle famiglie sono aumentate di 24,6 miliardi di euro, ovvero del 10,7% rispetto al 2022. Questo è dovuto anche al fatto che l’Irpef versata è cresciuta del 10% circa.
Per quanto riguarda la spesa, le varie prestazioni sociali sono costate 19,1 miliardi di euro in più (+4,3%). Entrando più nel dettaglio, le pensioni e le altre prestazioni previdenziali sono costate 21 miliardi in più e gli assegni familiari tre miliardi in più. Ma a compensare c’è stato il taglio dei sussidi per l’esclusione sociale, come il reddito di cittadinanza: 10,8 miliardi di euro in meno spesi.
(da Fanpage)
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Aprile 6th, 2024 Riccardo Fucile
PER SFRUTTARE IL CONSENSO TRA GLI EVANGELICI, HA ANCHE CREATO UNA SUA VERSIONE DELLA BIBBIA, CHE VENDE A 60 DOLLARI… E I CAPI RELIGIOSI GIUSTIFICANO LA SCELTA DI PUNTARE SU UN PLURIDIVORZIATO ACCUSATO DI ABUSI SESSUALI: “DIO HA SCELTO UN UOMO CHE PECCA MA COMBATTE…”
«Buona Settimana Santa!». E poi MAGA, il suo marchio di fabbrica, che diventa Make America Pray Again : un’America che torna a pregare al posto di Great Again . Poi Trump invita tutti a comprare la Bibbia nella versione «God Bless the USA» venduta sui suoi siti a 59,99 dollari.
I riferimenti religiosi dell’ex presidente alla vigilia di Pasqua non sono una novità. Nel 2020, quando alla Casa Bianca fu contestato da Black Lives Matter, sfidò la folla uscendo con una Bibbia in mano. Quando, finito in ospedale col Covid, guarì rapidamente grazie a un farmaco sperimentale e tre giorni dopo era di nuovo in giro per comizi, sui siti MAGA spuntarono commenti del tipo «conosco solo un altro che resuscitò dopo tre giorni».
Negli ultimi tempi, però, il ricorso di Trump alla retorica religiosa si è intensificato. Dapprima l’ha usata per mitigare l’effetto negativo delle incriminazioni: agnello sacrificale, vittima di congiure politico-giudiziarie, martire, perseguitato: «Come Cristo, arrestato da governi corrotti e radicali» dice la deputata, sua ultrà, Marjorie Taylor Greene.
Lui evita di presentarsi come un nuovo Gesù (anche se poi rilancia sui suoi social un articolo intitolato La crocifissione di Trump) ma alimenta la narrativa del «messaggero di Dio» mandato a rimettere in ordine le cose.
I capi religiosi che lo sostengono spiegano così ai loro fedeli la scelta di puntare su un pluridivorziato, condannato per truffe e accusato di abusi sessuali: Dio ha scelto uomo che pecca ma combatte. Ha cancellato l’aborto e consegnato per decenni la Corte Suprema ai conservatori.
Ora Trump accelera: ha messo su Truth Social un video nel quale è il pastore dell’umanità mentre il New York Times ha notato che negli ultimi comizi passa a toni sommessi, ispirati: 10-15 minuti finali di preghiere a Dio per la libertà e la grandezza dell’America mentre molti, tra il pubblico, chiudono gli occhi e alzano le palme delle mani al cielo: la chiesa di Trump.
(da agenzie)
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