Aprile 27th, 2024 Riccardo Fucile
SI SMARCANO TUTTI, QUESTO QUANDO SARA’ ELETTO SI FARA’ GLI AFFARI PROPRI (SE IL TRIBUNALE MILITARE NON LO ARRESTA PRIMA PER PECULATO E TRUFFA)
Il più netto a prendere le distanze da Roberto Vannacci è il
ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. A chi gli chiede un commento sulla candidatura del generale alle prossime Europee con il Carroccio, Giorgetti non usa mezzi termini. «Non è della Lega». In un’intervista alla Stampa, Vannacci ha di nuovo rivendicato la sua idea su Benito Mussolini «uno statista come Cavour e Stalin». E ha poi lanciato l’idea di creare «classi con “caratteristiche separate” che aiuterebbero i ragazzi con grandi potenzialità a esprimersi al massimo, e anche quelli con più difficoltà verrebbero aiutati in modo peculiare». Parole che hanno scatenato durissime polemiche e prese di distanza, anche nella Lega. Lo fa tra gli altri lo stesso Giorgetti, a Varese per sostenere una candidata leghista, che a proposito delle dichiarazioni del generale replica secco: «Non condivido».
La nota della Lega su «Vannacci indipendente»
Mentre crescevano gli attacchi contro le parole di Vannacci, la Lega ha dovuto diffondere una nota in cui ha ribadito che il generale «è un candidato indipendente, che potrà portare il proprio contributo e raccogliere voti di opinione fuori dal tradizionale bacino della Lega. Salvini ha chiuso liste competitive, di alto valore dove, ovviamente, non mancano leghisti doc, europarlamentari uscenti ed esponenti della società civile, con un’ampia rosa di candidati. In vista delle europee l’offerta politica della Lega agli elettori è seria e completa, all’insegna delle libertà e del desiderio di cambiare questa Europa».
La posizione del ministro Valditara
È sembrato smarcarsi dalle parole di Vannacci anche il ministro in quota Lega dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che sulle classi differenziate ha rivendicato come dal suo partito siano arrivate «politiche concrete a favore dell’inclusione degli studenti con disabilità». Valditara ha quindi provato a elencare le diverse iniziative del ministero a sostegno degli studenti disabili, dalle assunzioni degli insegnanti di sostegno alla possibilità che anche i precari possano restare al loro posto per tre anni davanti a una richiesta dei famigliari dello studente.
(da agenzie)
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Aprile 27th, 2024 Riccardo Fucile
NON ESATTAMENTE UN ESEMPIO DI EQUIDISTANZA, FORSE SOTTO LA SOGLIA MINIMA DI IMPARZIALITÀ CHE UOMINI DELLE ISTITUZIONI DOVREBBERO MOSTRARE
Il primo scatto di ieri pomeriggio, a Pescara, è emblematico: nella sala Vienna 1683, una delle tre aree di dibattito della conferenza programmatica di FdI, va in scena il dibattito su una politica estera comune e “sulla difesa della libertà europea”.
Sul palco, oltre a tre esponenti di partito come Guido Crosetto – co-fondatore di Fratelli d’Italia – Giulio Tremonti e Isabella Rauti, c’è il capo dell’agenzia per la cybersicurezza Bruno Frattasi e il presidente di Leonardo, ex Finmeccanica, Stefano Pontecorvo. Entrambi si fanno, diciamo così, coinvolgere dall’entusiasmo e non si tirano indietro nel farsi ritrarre con la maglietta che riporta lo slogan di FdI per le prossime elezioni: “L’Italia cambia l’Europa”.
Non esattamente un esempio di equidistanza, forse sotto la soglia minima di imparzialità che uomini delle istituzioni, seppur nominati dalla politica, dovrebbero mostrare. Anche perché sia Frattasi che Pontecorvo ricoprono ruoli delicati o hanno trascorsi di prim’ordine al servizio della diplomazia italiana[
Due figure di prim’ordine, sedotte dall’atmosfera di governo, anche loro pronti a dare il contributo nella manifestazione della Destra che domani ospiterà l’annuncio della candidatura di Giorgia Meloni alle Europee. Quando la premier chiama, rispondono anche i servitori dello Stato. E imbracciano i vessilli di partito.
“Le prese di posizione di Bruno Frattasi e Stefano Pontecorvo a favore di Fdi sono l’ennesimo brutto segnale di una campagna elettorale in cui sembra smarrito il rispetto della più elementare grammatica istituzionale”, commenta Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva al Senato, annunciando un’interrogazione al Senato.
(da agenzie)
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Aprile 27th, 2024 Riccardo Fucile
LA COABITAZIONE TRA INTELLIGENZE E’ IL PERNO DELLA SCUOLA PUBBLICA ITALIANA
Roberto Vannacci, da due giorni, è ufficialmente il candidato
della Lega in tutti i collegi d’Italia. Con la sua candidatura Matteo Salvini ha tracciato una strada: vuole diventare quella cosa lì, dove già la Lega non lo è pienamente.
E qual è il primo punto del programma europeo di Roberto Vannacci? Qual è stato il biglietto da visita che ha usato per entrare nei cuori neri del suo pubblico di riferimento? La proposta di classi differenziali per bambini e bambine con disabilità.
Aveva iniziato il ministro Valditara, in quota Lega, ipotizzando classi differenziali per alunni stranieri. Ora è stato il generale non antifascista Vannacci a prendere il bandolo della matassa e a dirlo esplicitamente nella sua intervista a La Stampa: “Dobbiamo mettere insieme gli alunni con prestazioni migliori, io non metterei il disabile con uno che corre i cento metri. Gli puoi far fare una lezione insieme, per spirito di apppartenenza, poi però basta”.
L’Italia, negli ultimi decenni, ha avuto una straordinaria tradizione di convivenza; non di integrazione, non di annessione, ma proprio di coabitazione fra intelligenze. Siamo il Paese, e io sono nato proprio nelle sue terre, di don Lorenzo Milani. Una scuola che insegna a essere liberi, non sudditi di un padrone, operai specializzati a soddisfare il mercato
Le parole come strumento di liberazione: è da qui che viene la scuola pubblica italiana, da Barbiana, dagli scioperi delle studentesse e degli studenti nel ’68, dagli scontri con il potere. Ogni atto di ribellione scaturisce da un gesto d’amore, come il pensiero di don Lorenzo Milani quando scrisse: “L’obbedienza non è più una virtù”. O si insegna la libertà o si allevano polli da combattimento. Non ci sono terze vie.
La selezione, il merito spinto, sono spazzatura ideologica: escludere, ghettizzare, separare, non rendere fruibile.
Le classi differenziali sono un danno per i primi della classe, e per tutti gli altri. Se togli la coabitazione fra diversi è la fine della scuola, e smantelli la civiltà. Non c’è società umana, nella divisione fra nobili e plebei. Non c’è insegnamento di libertà nella separazione fra patrizi e figli di renaioli.
Sotto il regime fascista la locuzione “classe differenziale” venne istituzionalizzata col testo unico sull’istruzione elementare e post-elementare; eravamo nel 1928.
L’Italia ha lottato per abolire le classi differenziali. La comunità pedagogica italiana non è un regalo improvviso, l’hanno conquistata generazioni di sognatori concreti. La più importante riforma scolastica della Repubblica italiana è stata l’eliminazione delle classi differenziali nel 1977, ricordiamo le battaglie politiche di Mirella Antonione Casale, già dagli anni ’60.
L’anno successivo la legge Basaglia sancì finalmente la chiusura dei manicomi, riformando il sistema di cura per i pazienti con disagio psichiatrico. In due anni, l’Italia aveva compiuto cento passi da giganti. L’idea che non soltanto la convivenza fosse possibile, ma migliore per ogni parte in causa.
Nei manicomi erano detenuti anche i bambini, e quella era la prima classe differenziale, una delle più violente, dove venivano segregati i reietti, i poveri, gli straccioni, i dislessici, quelli il cui valore non trovava un corrispondente nell’immediata mercificazione fisica del lavoro.
Io credo che oggi esistano due opzioni di scuola: quella che libera, che fornisce la cassetta degli attrezzi per affrontare il mondo come esperienza collettiva, non esclusiva; e quella che forma all’obbedienza, e poi per poche élite anche alla separazione come strumento per emergere. Emergere puntando il tacco sui corpi dei più fragili.
A chi vuol bene alla scuola, il compito di ampliare i vocabolari, e non lasciare mai una sola parola difficile senza una spiegazione, come diceva don Lorenzo Milani.
La cultura è una cura per tutti, senza differenze fra chi fa cento metri in pochi secondi, e chi si deve portare appresso due ruote.
In definitiva, possiamo concludere così: non si è deficienti perché si hanno tempi personali più lunghi, ma lo si è quando si smette di credere che il tempo lungo possa essere impiegato per diventare migliori insieme.
(da Fanpage)
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Aprile 27th, 2024 Riccardo Fucile
“IDEA ABOMINEVOLE E GHETTIZZANTE”
«Classi con “caratteristiche separate” aiuterebbero i ragazzi con grandi potenzialità a esprimersi al meglio. Un disabile? Non lo metterei di certo a correre con uno che fa il record dei cento metri». Sono le parole di Roberto Vannacci, l’ex generale salito alle cronache dopo lo scandalo suscitato dal suo libro Il mondo al contrario, contenitore di tesi giudicate omofobe e razziste, e ora candidato alle elezioni europee con la Lega di Matteo Salvini.
Affermazioni che non sono di certo passate inosservate e che stanno sollevando sdegno politico e sociale da più fronti. «Lo sfidiamo a competere con i nostri figli gravemente disabili, che frequentano la scuola pubblica, con quelli considerati disabili mentali che si sono laureati anche a pieni voti», commenta Marco Espa, presidente dell’Associazione Bambini Cerebrolesi, o – prosegue – «con il nostro mentore Claudio Imprudente, laurea honoris causa all’Università di Bologna, o con migliaia di altri che pur tra mille difficoltà sono dentro un percorso inclusivo pubblico, fuori da ogni separazione e ghettizzazione, come piacerebbe al generale, la cui vita a quanto pare è stata comoda, accomodante e per nulla selettiva, come lui propugna per giustificare la ghettizzazione delle persone con disabilità».
«Meloni non ha nulla da dire?»
Parole «abominevoli» quelle di Vannacci, secondo il deputato di Verdi e Sinistra Angelo Bonelli. Sono posizioni, ricorda, del tutto «incompatibili con i valori della nostra Costituzione e sono, in modo disgustoso, impregnate della teoria dell’eugenetica che la storia ha sconfitto insieme al nazismo». Non usa mezzi termini Bonelli nel commentare la proposta di Vannacci: «Parla come Bjoern Hoecke, uno dei leader dell’Afd tedesca che ha proposto classi differenziati per disabili e che ha visto una reazione forte a partire dal mondo cattolico e degli insegnanti che hanno ricordato il piano T4 che portò all’assassinio di 200 mila disabili da parte dei nazisti». E si chiede: «Giorgia Meloni non ha nulla da dire a proposito?».
«Rievoca le classi speciali»
All’opposizione è unanime la condanna all’ultima trovata di Vannacci. «Una stupidaggine», la definisce la portavoce di Azione Mariastella Gelmini, «che arriva da chi vive chiaramente sulla luna. La scuola è inclusione, integrazione e pieno sviluppo di tutto il gruppo classe. Generalizzare in questo modo e fare dei passi indietro sarebbe un errore, a danno di tutti i ragazzi». E invita la ministra per le disabilità, Alessandra Locatelli, a prenderne le distanze. Della stessa linea anche il Pd con l’assessora all’educazione di Firenze, Sara Funaro, che considera «preoccupanti e drammatiche» le posizioni dell’ex generale. «Proporre di dividere i ragazzi disabili all’interno delle scuole è come tornare indietro a quando c’erano le classi speciali», chiosa.
(da agenzie)
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Aprile 27th, 2024 Riccardo Fucile
A GUIDARLA, MASSIMILIANO FEDRIGA E DAI “MODERATI” DEL NORD-EST, INCAZZATI NERI CON SALVINI PER AVER PARACADUTATO IL MILITARE IN UN POSTO SICURO IN LISTA (TOLTO A QUALCHE MEMBRO STORICO). IL GOVERNATORE DEL FRIULI ANNUNCIA CHE VOTERÀ I CANDIDATI LOCALI
Il governatore friulano Fedriga, un big come l’ex ministro
Centinaio, un esponente importante come Marcato e tanti altri della Lega non solo dicono che il generale Roberto Vannacci non lo votano ma non lo faranno votare.E’ caos sul Carroccio per la candidatura ovunque – e da toscano nel Centro Italia è capolista – del generale contestatissimo su cui Salvini punta assai. Spera di intercettare […] circa 800mila voti in più per la Lega (ovvero intorno al 3 per cento a livello nazionale, se votassero i 24 milioni delle Politiche 2022), in modo da superare Forza Italia.
Ma sono pochi i messaggi di benvenuto al generale. Fioccano i dubbi. Fedriga: «Sono molto contento dei tre candidati del Friuli Venezia Giulia e sono possibili solo tre preferenze»
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è sarcastico: «Una scelta win-win, come si dice. Per lui, per la Lega e per l’esercito». E «Vannacci ha lo stesso senso dello Stato di Salvini». Frase he ha fatto arrabbiare il vice di Salvini, Andrea Crippa: «Visto che Crosetto ha tanto seguito nelle Forze Armate e in un’azienda come Leonardo – si candidi e si misuri in una campagna elettorale difficile e dispendiosa». Pure Vannacci non prende bene le parole di Crosetto: «Il sarcasmo lo lascio al ministro».
Hanno fatto di tutto, i capigruppo Romeo e Molinari, per convincere Salvini a non candidarlo. «Speriamo di candidare anche qualcuno della Lega…», ironizza Paolo Grimoldi, coordinatore del Comitato Nord. «Sono problemi loro, io non ho la tessera della Lega», taglia corto Vannacci, che corre da «indipendente» e immaginava di essere capolista in più di una circoscrizione ma in quel caso sarebbe successo il finimondo.
Ma nel mondo conservatore, e dei no-vax e della destra anche estrema, Vannacci tira. La sua candidatura è diventata trend su X. La sua pagina Fb ha oltre 17mila follower. A curare la campagna elettorale saranno i collaboratori del suo gruppo chiamato «Il mondo al contrario». Lo presiede Fabio Filomeni, colonnello in pensione e con lui il piacentino Norberto De Angelis, ex giocatore di football americano e atleta paralimpico e due calabresi Bruno Spatara, con un passato in Forza Nuova, e Vittorio Gigliotti, anima del filorusso Cantiere Laboratorio.
(da agenzie)
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Aprile 27th, 2024 Riccardo Fucile
L’OSTACOLO ALL’OPERAZIONE È LA STESSA LEGA. SONO USCITI ALLO SCOPERTO DIRIGENTI E GOVERNATORI DEL NORD, ANNUNCIANDO CHE NON VOTERANNO NÉ FARANNO VOTARE IL GENERALE. È L’ANNUNCIO DI UNA RESA DEI CONTI
L’unica cosa chiara, dopo l’annuncio della candidatura del generale Roberto Vannacci, è che per la Lega le Europee potrebbero essere un gioco a somma zero: o vince il partito di Matteo Salvini, o l’«altro Carroccio», quello dei militanti e dei governatori del Nord. Il problema è che se perde il candidato del leader, vorrà dire che l’intero partito si ritroverà ai minimi storici da molto tempo.
D’altronde, se Salvini ha fatto una scelta così divisiva, significa che ritiene finito il vecchio modello leghista. Schierarsi a destra di Giorgia Meloni e di FdI vuole dire accelerare una metamorfosi dell’identità e dei valori, che Salvini ritiene obbligata. Ma la scelta rischia di rivelarsi un azzardo.
L’ostacolo all’operazione è la stessa Lega. Sono usciti allo scoperto dirigenti e governatori del Nord, annunciando che non voteranno né faranno votare il controverso generale, tra l’altro contrario all’antifascismo. Ed è la prima volta che «una» Lega si schiera contro un partito identificatosi finora con Salvini. È l’annuncio implicito di una resa dei conti dopo le Europee. Un gioco a somma zero, appunto, nel quale la parola decisiva non sarà quella del capo né dei suoi avversari interni: a decidere sarà il loro elettorato.
(da Corriere della Sera)
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Aprile 27th, 2024 Riccardo Fucile
E RIVENDICA: “SONO ORGOGLIOSA DI ESSERE QUI COME ITALIANA PER FESTEGGIARE LA RICONQUISTATA LIBERTÀ DOPO LA DITTATURA. DEVE ESSERE UNA FESTA DI TUTTI”
Mercoledì sera, 24 aprile, mi reco per tempo al Parco della
Resistenza per la mia ultracinquantennale partecipazione alla Fiaccolata della Libertà. Nel corso della mia vita le ho fatte pressoché tutte, a piedi e in auto, con tanta o poca gente, con corteo in discesa verso piazza Torino o al contrario, ma stavolta già da lontano s’intuisce una folla più vasta del solito, nonostante il freddo quasi invernale.
Mi avvicino al camioncino ai bordi del parco, l’esperienza m’insegna che di fiaccole non ce ne sono mai per tutti e conviene essere tra i primi per afferrarne una. Ci riesco, l’accendo al braciere, mi volto per posizionarmi nel corteo e mi trovo di fronte una mia ex allieva di quando insegnavo alle medie a inizio anni Ottanta: Monica Ciaburro, da due legislature deputata al Parlamento, sindaca di Argentera, eletta nel partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, di cui è responsabile del dipartimento montagna.
Come me è riuscita ad avere una delle prime fiaccole, avendo presenziato alla manifestazione in posizione defilata rispetto alle altre autorità, vicino al camioncino dei bastoni cerati in compagnia del capogruppo comunale di Forza Italia Franco Civallero e Marco Allocco, presidente onorario del Circolo ‘l Caprissi.
Come suo ex insegnante mi sento orgoglioso di trovarla lì, di averle acceso la fiaccola e le chiedo se è la prima volta che sfila al corteo del 25 Aprile. «Due anni fa partecipai alla fiaccolata di Borgo San Dalmazzo – risponde -, stasera mi ero prefissa di partecipare pur se fino all’ultimo momento impegnata a Roma alla Camera, come vicepresidente della Commissione Difesa dove abbiamo approvato i contributi alle associazioni combattentistiche, comprese quelle partigiane come l’Anpi. Domani pomeriggio (ieri, ndr) parteciperò alla manifestazione di Vinadio».
Ha ricevuto l’input a partecipare dal partito o direttamente da Giorgia Meloni? «Non ce n’era bisogno, sono orgogliosa di essere qui come italiana per festeggiare la riconquistata libertà dopo la dittatura, per il cui obiettivo hanno lottato e perso la vita anche uomini e donne della valle Stura dove io sono sindaca. La riconquistata libertà che ha portato alla stesura e approvazione della Carta costituzionale che ci tutela tutti».
«C’è tanta gente ed è giusto così – commenta la 54enne deputata di Fratelli d’Italia -: è e dev’essere una festa di tutti gli italiani. Semmai noto a malincuore l’assenza di un significativo numero di Tricolori nazionali, dovrebbe essere il colore dominante nel corteo».
(da La Stampa)
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Aprile 27th, 2024 Riccardo Fucile
“COSTRETTE AD ASCOLTARE IL BATTITO DEL FETO IN OSPEDALE, CI HANNO PROMESSO SOLDI”
Il Centro donne contro la violenza di Aosta ha reso noto di aver ricevuto una serie di segnalazioni preoccupanti da parte di donne che si sono rivolte ai presidi sanitari pubblici del territorio regionale per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza. Secondo quanto denunciato, molte di loro sono state raggiunte da alcuni volontari che hanno messo in atto vere e proprie pressioni psicologiche durante la visita con l’intento di dissuaderle dalla scelta di abortire. Tra le pratiche segnalate vi sono l’imposizione dell’ascolto del battito del feto e la promessa di sostegni economici o beni di consumo laddove cambiassero idea, minando così il diritto alla libera scelta e all’autodeterminazione riguardo alla propria salute riproduttiva.
«Avvieremo controlli a tutela della 194»
«La struttura, in sinergia con i centri antiviolenza della rete nazionale D.i.Re, avvierà azioni di monitoraggio della corretta applicazione della legge 194/1978 nel territorio regionale, e azioni di sensibilizzazione e resistenza, sostenendo le donne e valutando con esse, qualora ne ricorrano le condizioni e nel rispetto della loro volontà, ogni iniziativa utile a tutela delle stesse», annuncia il centro antiviolenza di Aosta. Che condivide, inoltre, «le preoccupazioni da più parti espresse per la scelta del governo di prevedere, con un emendamento alla legge 194, la possibilità per i consultori, presidi pubblici di accoglienza e tutela della salute della donna, di concordare la presenza delle cosiddette associazioni pro-vita, non solo a supporto dei percorsi di maternità difficile dopo la nascita, ma anche nella delicatissima fase di maturazione della decisione di interrompere, o meno, la gravidanza». Lo scorso 23 aprile, infatti, c’è stato il via libera definitivo alla norma che dà la possibilità alle Regioni di «avvalersi del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità» all’interno dei consultori. Tradotto: i “pro-life” potranno accedere nelle strutture dove si fa il maggior numero di certificazioni per l’aborto.
«È inaccettabile: violenza istituzionale»
Quanto denunciato dal Centro donne è del tutto «inaccettabile» agli occhi di Antonella Veltri, presidente di D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, che vede nelle denunce di Aosta una conferma ai timori tornati a galla in queste settimane con il dibattito politico sull’accesso di gruppi anti-abortisti nei consultori. «Oggi siamo alle prese con la violenza istituzionale esercitata sulla scelta delle donne sulla maternità consapevole, attraverso azioni patriarcali inaccettabili», commenta Veltri. Sulla stessa linea anche Alleanza Verdi e Sinistra con la capogruppo alla Camera, Luana Zanella, che definisce «gravissimi» i fatti di Aosta. «Spero che la vicenda verrà affrontata adeguatamente dalle autorità, intanto non c’è dubbio, e credo che nessuno possa smentire, che tutto questo è anche frutto del clima voluto da questo Governo che ha attaccato frontalmente la 194», conclude.
(da La Repubblica)
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Aprile 27th, 2024 Riccardo Fucile
LA CANDIDATA A VICE DI TRUMP SI VANTA DI AVER AMMAZZATO LA SUA CAGNOLINA: “LA ODIAVO, ERA INDISCIPLINATA E INSOPPORTABILE”… KRISTI NOEM UCCISE ANCHE UNA CAPRA “PERCHE’ SPORCA E PUZZOLENTE”
Kristi Noem è una dei contendenti al ruolo di vicepresidente
se Donald Trump dovesse vincere le prossime elezioni negli Stati Uniti. L’attuale governatrice del South Dakota, però, ha una caratteristica che la distingue dai suoi concorrenti: aver ucciso la sua cagnolina e averlo ammesso nel suo ultimo libro ottenuto in anteprima dalla redazione del Guardian: The Truth on What’s Wrong with Politics and How We Move America Forward, uscita prevista il prossimo mese.
Noem offre ai lettori un misto di autobiografia, visioni politiche e invettive rivolte ai democratici, mentre si racconta come un politica che all’occorrenza sa destreggiarsi in situazioni «difficili, brutte e caotiche», esattamente, racconta la 52enne, come uccidere il proprio cane. Noem descrive la cucciola di 14 mesi come un animale indisciplinato e difficile da controllare.
«Un cane impossibile da addestrare»
Un giorno, la politica repubblicana aveva deciso di provare a calmare Cricket portandola con sé e altri cani esperti in una battuta di caccia al fagiano. Ma – scrive nel suo libro Noem – Cricket aveva altri piani. Arrivata l’ora di individuare i volatili, la cagnolina era andata «fuori di testa dall’eccitazione, inseguendo tutti quegli uccelli e divertendosi come una matta».
L’uccisone
«Odiavo quel cane», scrive Noem, aggiungendo che Cricket si era dimostrata «impossibile da addestrare», «pericolosa per chiunque vi entrasse in contatto» e «meno che inutile… come cane da caccia».
«In quel momento», scrive ancora Noem, «capii che dovevo sopprimerla». Così Noem prese la sua pistola e portò Cricket in una cava di ghiaia. «Non è stato un lavoro piacevole», scrive, «ma andava fatto». E dalle pagine del libro si apprende che Cricket non è l’unico animale ucciso solo per essere stato considerato troppo fastidioso: la stessa sorte è toccata infatti anche a una capra «sporca e puzzolente»
(da agenzie)
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