Aprile 16th, 2024 Riccardo Fucile
RICHARD GERE TORNA A RANDELLARE SALVINI: “CRISTO ACCOGLIEVA TUTTI COME FIGLI DI DIO, NON AVREBBE DETTO: ‘SALVATE SOLO LE PERSONE BIANCHE, QUELLE ITALIANE O QUELLE CRISTIANE’. MI SEMBRA ABBASTANZA RIDICOLO. ABBIAMO LO STESSO PROBLEMA NEGLI STATI UNITI CON SQUILIBRATI COME TRUMP”
Nel 2019, Gere è balzato agli onori della cronaca internazionale per uno scontro con l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, che si era rifiutato di accogliere un’imbarcazione con 147 migranti a bordo bloccata al largo delle coste di Lampedusa.
«Per puro caso», ricorda Alejandra, «quando abbiamo sentito la notizia ci trovavamo in Italia, e lui mi ha detto: “Devo fare qualcosa, chiamerò Òscar, chiamerò Laura…”. Io ero incinta e non ho potuto accompagnarlo, ma gli ho detto di prendere una macchina, e che quando sarebbe arrivato per imbarcarsi sull’aereo per Lampedusa avrebbe trovato i biglietti ad aspettarlo.
Quella notte ho parlato anche con Homer e gli ho detto: “Non vuoi andare lì ad aiutare tuo padre a salvare tutte queste vite?”. Ha risposto di sì e così ho organizzato tutto. Avevamo appena incontrato l’allora cancelliera tedesca Angela Merkel, per cercare di farle capire la gravità della questione, e Richard è riuscito a parlare con Pedro Sánchez dall’imbarcazione per chiedergli aiuto al momento di accogliere tutte quelle persone. Credo sia stato uno dei momenti più emozionanti al suo fianco», racconta Alejandra.
Come ha vissuto la posizione di Salvini in quel momento, signor Gere?
«Per me è molto difficile capire un movimento di estrema destra conservatrice, soprattutto in un Paese che è prettamente cristiano. In quelle ore non smettevo di chiedermi cos’avrebbe fatto Cristo in una situazione del genere, e il fatto è che Cristo accoglieva tutti come figli di Dio, tutti. Non avrebbe detto: “Salvate solo le persone bianche, quelle italiane o quelle cristiane”. Mi sembra abbastanza ridicolo. Sono stato sui barconi e ho incontrato personalmente molti rifugiati e migranti; ho avuto modo di ascoltare le loro storie e penso sia molto difficile non vedere in loro esseri umani uguali a noi. Chiederei, e spererei, che chi ha responsabilità di governo passasse un po’ di tempo con loro, capisse la situazione e non li demonizzasse.
Ovviamente abbiamo lo stesso problema negli Stati Uniti, con persone squilibrate come Trump che sembrano odiare tutti quelli che non sono bianchi e allineati culturalmente con lui, ma non è così che funziona il mondo. Ci siamo dentro tutti insieme. Il nostro senso di sicurezza, la nostra felicità e il nostro successo devono essere universali. C’è una cosa molto bella che ha detto il Papa molti anni fa: “Non costruiamo muri, costruiamo ponti”. Oggi la crisi viene soprattutto da chi arriva dall’Africa, ma prima o poi ce ne saranno altre nella direzione opposta. Tutti avremo i nostri momenti difficili, ed è nostra responsabilità prenderci cura gli uni degli altri. Costa più energia non aiutare che aiutare».
(da Vanity Fair)
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Aprile 16th, 2024 Riccardo Fucile
CHIESTI 237 CHIARIMENTI SUL PROGETTO DALLA COMMISSIONE VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE… DUBBI ANCHE DAL MINISTERO DEI BENI CULTURALI: “ERA CARENTE GIA’ IL VECCHIO PROGETTO”
Una letterina di quarantadue pagine inviata dal ministero dell’Ambiente guidato di Gilberto Pichetto Fratin al ministero Infrastrutture e alla società Stretto di Messina. Una letterina che chiede “solo “ 237 chiarimenti sul progetto definitivo del Ponte sullo stretto approvato di gran corsa dalla società guidata da Pietro Ciucci per rispettare i tempi imposti dal ministro Matteo Salvini che vuole aprire i cantieri della grande opera il più presto possibile.
Il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha richiesto 239 integrazioni di documenti alla Società Stretto di Messina S.p.A, nell’ambito della valutazione del progetto del Ponte.
Per la Valutazione di impatto ambientale (Via) sono state richieste 155 integrazioni. Altre 66 integrazioni sono state richieste per la Valutazione di incidenza (Vinca), che verifica le conseguenze di un’opera sui siti Natura 2000, i siti protetti di interesse Ue.
Per il Piano di utilizzo terre (Put) sono state richieste 16 integrazioni, per la Verifica di ottemperanza (Vo) 2. Lo si legge sul sito della Commissione Via-Vas del Mase.
Ciucci: “Le osservazioni del Mase sono congrue”
Il Codacons: ‘Intervenga la Corte dei Conti’
Con la richiesta di integrazione di documenti il Mase evidenzia tutte le criticità del progetto relativo al Ponte dello Stretto. Lo afferma il Codacons, che dopo l’intervento a gamba tesa del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica si appella alla Corte dei Conti affinché verifichi possibili danni sul fronte erariale.
“La Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale del Ministero dell’Ambiente ha evidenziato come il progetto non sia affatto definitivo e ha richiesto un lungo elenco di documenti che toccano i più disparati aspetti, da quello ambientale al tema della sicurezza, nonché un’analisi più approfondita dei costi e dei benefici dell’opera”, spiega il Codacons. “Un intervento che ci preoccupa molto perché sottolinea come qualcosa non quadri sul fronte del progetto sul Ponte che il Governo ha lanciato come definitivo, ma che potrebbe fermarsi qualora i documenti richiesti dal Mase dovessero rilevare incongruenze, carenze, omissioni o errori – afferma il presidente Carlo Rienzi – Uno stop che arriverebbe dopo una spesa da centinaia di milioni di euro già sostenuta dallo Stato per l’opera: per questo, e senza assumere alcuna posizione ideologica sul progetto, riteniamo ci siano gli estremi per un intervento della Corte dei Conti affinché predisponga tutti i controlli necessari tesi a verificare il configurarsi di possibili sprechi di denaro pubblico a danno della collettività, sanzionando gli eventuali responsabili”, conclude Rienzi.
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2024 Riccardo Fucile
BENVENUTI ALL’AVANSPETTACOLO… IL BRACCIO DESTRO DEL GENERALE E’ FABIO FILOMENI CHE, DOPO ESSERE STATO CONTESTATO A LIVORNO, FRIGNA SU FACEBOOK: “SONO FASCISTA, QUATTRO SCAPPATI DI CASA NON DOVREBBERO IMPEDIRE A CITTADINI NORMALI DI AVVICINARSI A UN TAVOLINO DOVE SONO ESPOSTI DEI LIBRI”… I SUOI FOLLOWER APPREZZANO E COMMENTANO: “SONO VIGLIACCHI DI MERDA COME I LORO ANTENATI PARTIGIANI”
Al generale Roberto Vannacci costa un’immensa fatica definirsi antifascista, e infatti si rifiuta di farlo perché, a suo dire, “nei 139 articoli della Costituzione non ve ne è uno che citi fascismo o antifascismo né tale ‘requisito’ è richiesto per occupare una qualsiasi posizione istituzionale, a partire dal Presidente della Repubblica in giù”.
La strana ritrosia del militare “innamorato della Patria” e che definisce Benito Mussolini “uno statista” ha anche un’altra ragione: Vannacci è ampiamente circondato e sostenuto da nostalgici ed estremisti di destra.
Piccolo ma indicativo esempio, le parole del tenente colonnello in congedo Fabio Filomeni, uno dei più stretti collaboratori di Vannacci nonché presidente del comitato ‘Il mondo al contrario’. Due giorni fa a Livorno, città con una certa tradizione antifascista, il banchetto dell’associazione è stato oggetto di una contestazione – in una democrazia esistono anche le contestazioni… – e l’ex collega del generale non l’ha presa bene, così sui social si è esercitato con questo testo: “Ebbene sì, forse hanno ragione quelli che ieri ci hanno chiamato fascisti. Sono fascista perché vorrei vivere in uno Stato dove per strada posso fare quello che mi è stato permesso dalle autorità. Sono fascista perché pretendo di promuovere le idee di un libro senza che nessuno cerchi di impedirmelo. Sono fascista perché vorrei che la legge tutelasse gli aggrediti e non gli aggressori. Sono fascista perché chi insulta un disabile merita di finire in cella per il tempo necessario a farlo pentire. Sono fascista perché quattro scappati di casa senza arte né parte non dovrebbero impedire a cittadini normali di avvicinarsi a un tavolino dove sono esposti dei libri. Sono fascista, perché se quelli sarebbero i ‘democratici’ sono fiero di non essere come loro!”.
Ora, si potrà anche dire che si tratta di una provocazione, ma a leggere i commenti dei fans parrebbe proprio di no. Marco Sudati: «L’antifascismo è una piaga della nostra Nazione». Mario Rossi: «Toccherà ancora a noi dare una ripulita a questo paese, che ne dite?». Francesco Nicolosi: «Vigliacchi di merda come i loro antenati partigiani. Viva il generale». Maurizio Di Cesare: «Sono fascista». Vincenzo D’Amico: «Io so’ fascista tout court!». Fabrizio Di Gleria: «Il troppo permissivismo e la troppa democrazia sta permettendo tutto questo. Ci vuole un po’ di sana dittatura», con annesso emoji della manina che negli ambienti sta per il saluto romano. Walter De Pieri: «Infami zecche rosse». Commenti lasciati serenamente lì, senza smentite o appunti.
La coppia Vannacci-Filomeni è in buona compagnia. Il segretario dell’associazione che canta le odi del generale sospeso e funge da sua struttura pre-elettorale, Bruno Spatara, ex parà della Folgore, è anche lui un neofascista con un passato in Forza Nuova, Casapound e Azione Identitaria.
(da La Repubblica)
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Aprile 16th, 2024 Riccardo Fucile
IN AULA L’EX AMBASCIATORE AL CAIRO MASSARI RICOSTRUISCE GLI ULTIMI GIORNI DI GIULIO
Nuova importante udienza stamani al processo per il caso di Giulio Regeni. Il processo alla corte d’assise di Roma si svolge contro quattro 007 egiziani della National Security, il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamal e Uhsam Helmi e il maggiore Magdi Ibrahim Abdel Sharif, nei confronti dei quali la Procura contesta, a seconda delle posizioni, il concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato. Al centro del procedimento anche le torture a cui è stato sottoposto Giulio (scomparso il 25 gennaio 2016) per nove giorni prima dell’omicidio.
In aula presenti, come sempre, i genitori di Giulio, Claudio e Paola Regeni, assistiti dall’avvocata Alessandra Ballerini. Il primo teste interrogato stamani è il professore di geopolitica Giuseppe Dentice che ha delineando il quadro al Cairo in cui si è sviluppato il sequestro e l’omicidio di Regeni: «La National Security indaga su chi è sospettato di essere una spia. Il capo di gabinetto di Al Sisi nel 2018 è diventato la guida del Gis (importante agenzia d’intelligence ). La National Security si muove in maniera autonoma. Il Gis coordina tutto (compresa l’agenzia di intelligence militare). Per ricordare le manifestazioni del 2011 contro il regime di Mubarak, il 25 gennaio è sempre giornata di proteste. Nel 2014 e 2015 ci sono state proteste e scontri in piazza Tahrir, anche con le forze armate. Nel 2015 sono morti anche alcuni attivisti egiziani per diritti umani. Dal 2016 in poi sono state negate le manifestazioni di piazza e le forze armate e di polizia sono scese in strada per impedire proteste contro il regime».
L’ex ambasciatore al Cairo Maurizio Massari è stato sentito, nella seconda parte della mattina, come testimone. Attualmente è il rappresentante permanente d’Italia presso le Nazioni Unite a New York. Intensa e a tratti drammatica la testimonianza in aula dell’ambasciatore il quale rammenta come la sera del 25 gennaio 2016 sia stato avvisato della sparizione di Regeni da un suo amico, il professore italiano al Cairo Gennaro Gervasio, con cui il ricercatore aveva appuntamento per andare a cena alle 20.
Massari ha immediatamente informato sia la Farnesina sia il capocentro dell’Aise (i servizi segreti esteri ) in servizio all’ambasciata. I giorni seguenti l’ambasciatore ha ripetutamente cercato di ottenere un appuntamento con il ministro dell’Interno ma è stato ricevuto solo il 2 febbraio.
Tra il 28 e il 29 gennaio si scoprì che Regeni era stato attenzionato e fotografato per le sue ricerche sui sindacati, queste info provenivano da fonti della società civile che si riferivano a rapporti di loro conoscenza con Giulio: il coinquilino aveva parlato di perquisizioni a casa sua. Per l’ambasciata erano notizie non verificabili ma sorse il sospetto che Giulio fosse stato preso dalla National Security.
La sera del 3 febbraio 2016, durante un ricevimento all’ambasciata in occasione della visita della ministra Federica Guidi (che si trovava al Cairo per una missione alla guida di una delegazione imprenditoriale di alto livello), Massari è stato informato del ritrovamento del corpo di Giulio. Di qui la decisione di interrompere il party. A mezzanotte la tutor egiziana di Regeni, Maha Abdel Raman, informò poi l’ambasciatore che il corpo Giulio si trovava all’obitorio e gli consigliò di vederlo prima che venisse effettuata l’autopsia. «Andai e potei constatare che Regeni era stato ripetutamente torturato – spiega Massari – Ematomi di colore diverso, dal nero al violaceo. (Durante questa descrizione i genitori di Giulio Regeni lasciano l’aula, ndr.) Dita rotte e denti rotti e bruciature di sigarette su tutto il corpo e segni con qualche oggetto sulla schiena, tagli vari. Era nudo a metà, nella parte inferiore».
Il riferimento alla tutor ha indotto i difensori degli imputati egiziani a chiedere all’ambasciatore come mai la professoressa fosse informata del fatto che il corpo di Regeni si trovasse all’obitorio: «Era forse una collaboratrice dell’intelligence britannica?», la domanda. L’ambasciatore ha risposto di non saperlo. In conseguenza di ciò, il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco ha inserito la tutor nell’elenco dei testimoni, augurandosi che venga a Roma a rispondere alle domande dei giudici.
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2024 Riccardo Fucile
“HA VIOLATO GLI STANDARD DELLA NOSTRA COMUNITÀ”. OVVERO HA PUBBLICATO UN VIDEO IN CUI SI MOSTRA UN EPISODIO DI VIOLENZA DOMESTICA IN UNA FAMIGLIA DI ZINGARI PORTOGHESI, DA SEMPRE NEL MIRINO DI CHEGA… I RAZZISTELLI SI LAMENTANO INVECE CHE VERGOGNARSI
Braccio di ferro, in Portogallo, tra Facebook e Chega, il partito dell’estrema destra portoghese che alle elezioni del 10 marzo scorso è arrivato terzo, con più del 18% dei voti. Meta, l’azienda che amministra la rete sociale di Mark Zuckerberg, ha severamente limitato le attività social del partito per i prossimi dieci anni.
“Il tuo account è stato limitato per 3649 giorni. L’attività del tuo account ha violato gli standard della nostra comunità”, è questo il messaggio reso noto dalla stampa portoghese e poi confermato dagli organi del partito, che ora annunciano che ricorreranno alle vie legali.
In causa c’è un video, postato nei giorni scorsi, in cui si mostrava un episodio di violenza domestica in una famiglia di zingari portoghesi, spesso fatti bersaglio delle campagne denigratorie di Chega.
Lo stesso video si presentava in montaggio alternato con un discorso di André Ventura in Parlamento, nel quale il fondatore e presidente del partito denunciava l’alto tasso di violenza domestica all’interno della comunità dei “ciganos”.
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2024 Riccardo Fucile
DAL CONCETTO DELLE TASSE COME “PIZZO DI STATO” ALLE MARCHETTE A CHI FREGA GLI ITALIANI ONESTI
Una Repubblica fondata su condoni e sanatorie. La Cgil mette in fila i 18 provvedimenti emanati dal governo Meloni che, in nome della ‘pace fiscale’, favoriscono chi non paga quanto dovuto allo stato o alle amministrazioni locali con palese ingiustizia nei confronti di chi paga regolarmente e di vantaggi non ne riceve.
Cristian Perniciano, economista che per la Cgil nazionale si occupa di politiche fiscali, sottolinea al gran parte dei provvedimenti nella prima legge di Bilancio del 2022 che contiene 12 tra condoni e sanatorie. Un messaggio politico chiaro da parte del governo Meloni appena insediato: la lotta all’evasione fiscale è una delle ultime priorità dell’esecutivo e della maggioranza. Le promesse in campagna elettorale in questo caso sono state mantenute. In quella legge di Bilancio viene approvata la “rottamazione quater” delle cartelle esattoriali emesse tra il 1° gennaio 2000 ed il 30 giugno 2022, in modo che il debitore beneficiasse dell’abbattimento di sanzioni e interessi, interessi di mora, sanzioni civili e somme aggiuntive e anche l’aggio in favore dell’agente della riscossione.
Poi c‘è la rottamazione delle multe stradali, l’annullamento automatico dei debiti fino a 1000 euro con l’Agenzia delle entrate dal 2000 al 2010. Poi una sanatoria per i guadagni in criptovalute, oltre a un ribasso della tassazione. Poi ci sono le agevolazioni per gli avvisi bonari, con sanzioni ridotte al 3% invece del 10%, una sanatoria delle irregolarità formali, cancellate con un pagamento di 200 euro per ciascun periodo d’imposta e la riduzione delle sanzioni sugli atti di accertamento. Non è tutto.
Dalla manovra sono arrivati anche lo sconto per la conciliazione agevolata delle controversie tributarie, con una sostanziale riduzione delle sanzioni e una dilazione dei pagamenti sino a 5 anni, poi la definizione agevolata delle liti pendenti, per chiudere le controversie con il fisco con sconti e dilazioni sino a 54 rate e infine “il salva calcio”, vale a dire la possibilità per società e associazioni sportive di rateizzare in 5 anni il pagamento dei versamenti sospesi per l’emergenza Covid.
È di questo governo anche la rinuncia agevolata dei giudizi in cassazione, con la riduzione delle sanzioni a un diciottesimo del minimo previsto dalla legge oltre allo scudo penale per alcuni reati tributari, introdotto nella legge che stabiliva misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali. Lo scudo penale dei reati tributari hanno dovuto infilarlo in una legge che stabiliva misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali. Troppo complicato metterlo nella legge di Bilancio. Ancora: la riduzione delle multe per chi non emette scontrini e fatture. La delega fiscale ha seguito la stessa linea don due provvedimenti: la rateazione “ordinaria” degli importi dovuti sino a 10 anni e la cancellazione automatica dopo 5 anni delle somme inesigibili.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva parlato delle tasse come un “pizzo di Stato” durante un suo comizio a Catania il 27 maggio dell’anno scorso. Sommersa dalle critiche aveva poi parlato di “evasione come terrorismo”. Aveva capito perfettamente che le cose bastava farle senza bisogno di dirle e quei 18 provvedimenti puntellati durante il suo governo sono molto di più dei due indizi che fanno una prova.
(da lanotiziagiornale.it)
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Aprile 16th, 2024 Riccardo Fucile
UNA BELLA LOTTA TRA UN NOTO TRASCINATORE DI FOLLE E UN SEGRETARIO BOLLITO
Lui dice che scioglierà la riserva sabato prossimo, 20 aprile, durante il Consiglio nazionale di Forza Italia. Nel partito, invece, è dato per certo che Antonio Tajani si candiderà alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno. C’è fibrillazione per l’annuncio e i preparativi dell’assemblea all’hotel Parco dei principi di Roma sono gli stessi delle grandi occasioni. Qualche dirigente azzurro sostiene che potrebbe esserci, per l’occasione, un messaggio della famiglia Berlusconi. I rapporti sono «più che ottimi», Tajani più volte al mese sentirebbe al telefono gli eredi del Cavaliere, soprattutto Marina. C’è condivisione sulla traiettoria assunta dal partito dopo la morte di Silvio Berlusconi e il tutto è facilitato dai sondaggi: i più generosi danno gli azzurri oltre il 10%. Gli esponenti di ogni rango, ormai, non nascondono più il vero obiettivo elettorale di Forza Italia: la doppia cifra percentuale fa piacere, ma l’ambizione prioritaria è quella di tornare a occupare la casella di seconda forza del centrodestra. Ai danni della Lega.
La ramificazione nei congressi territoriali
Tajani darà notizia della sua candidatura al Consiglio nazionale per una ragione: è molto osservante della regole di partito e della dignità dei suoi organi. Vuole che siano i passaggi formali a definire la sua leadership e questo processo, certamente più lungo, gli sta garantendo una solidità monolitica dell’apparato azzurro. La rivalità con la corrente ronzulliana? Una questione che, nel giro di un anno, si è dissipata. Anche nella Lombardia di Licia Ronzulli, Alessandro Cattaneo e Fabrizio Sala, adesso, a tenere le redini azzurre è Alessandro Sorte, vicinissimo a Tajani. Nessuna guerra di veline e dichiarazioni scomposte, nessuna epurazione: il segretario attuale è riuscito a far ramificare il suo sostegno interno tramite le procedure tipiche dei partiti più tradizionali, ovvero i congressi territoriali.
Alleanze e apparentamenti
Per trainare le liste, è probabile che Tajani si presenterà come capolista in tutte le cinque circoscrizioni. Un’operazione che va di pari passo con la tela di alleanze di lista che i forzisti stanno tessendo. Prima è stata suggellata l’intesa con Noi moderati di Maurizio Lupi. Oggi, 16 aprile, è stato definito l’apparentamento con il Südtiroler Volkspartei, che agevolerà la quarta elezione a Strasburgo dell’eurodeputato Herbert Dorfmann. All’altro estremo dell’Italia, gli azzurri stanno cercando di chiudere l’accordo con il Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo: Tajani ha respinto con forza l’ipotesi di una collaborazione con Totò Cuffaro, ma è consapevole dell’importanza che ricopre la popolosa Sicilia nel meccanismo elettorale delle Europee. Nella circoscrizione Isole, i tre frontman del rilancio azzurro dovrebbero essere Edi Tamajo, Marco Falcone e Caterina Chinnici.
L’operazione sorpasso europeo
Per gli equilibri a Strasburgo, il sogno di Tajani è quello di formare una maggioranza con Popolari, Conservatori e liberali, la stessa che lo elesse nel 2017 a presidente del Parlamento europeo. Restano fuori dal disegno i sovranisti di Identità e democrazia, guidati dalla Lega. Al Nord-Ovest, poi, Forza Italia ha reclutato e candidato un pezzo da novanta della vecchia Lega, l’ex capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni. Nella stessa circoscrizione, Forza Italia ha iscritto in lista Paolo Damilano, l’ex candidato sindaco di Torino che era molto vicino al Carroccio. Tuttavia, il sorpasso azzurro su Salvini passa anche dalla campagna squisitamente locale di nuovi ingressi nel partito. L’innesto più recente è quello del consigliere regionale umbro Stefano Pastorelli, che ha lasciato il Carroccio. Smottamenti anche nel gruppo leghista nel consiglio regionale del Lazio: con il passaggio di Angelo Tripodi in Forza italia, la Lega è arrivata ad avere solo due consiglieri regionali, mentre Tajani può contare su sette. Un divario che non giustifica lo stesso numero di assessori in giunta, due a testa. Per cui, dopo le Europee, i forzisti scommettono che riusciranno a strappare un assessorato a Salvini. Ma questa è una partita che si giocherà quando e se sarà riuscita l’operazione sorpasso europeo.
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2024 Riccardo Fucile
IL REGIME ORBANIANO TRA POCO RESTERA’ CON I SUOI (POCHI) SERVI SULLO SCHERMO
Dopo l’addio, Amadeus su Instagram è adagiato su una poltrona di super lusso firmata da Fornasetti e sorride sornione al sound del brano “Relax, take it easy” di Mika. Meno zen l’umore dei dirigenti Rai. Per viale Mazzini perdere Amadeus dopo Fabio Fazio non è cosa da poco, non solo per il “valore” (sia di share che di entrate pubblicitarie), ma anche per l’effetto imitazione che si sta innescando. Un po’ come il gioco del castello di carte, dove una porta via l’altra; e a volare verso Discovery potrebbero essere altre star della casa, come Sigfrido Ranucci, Francesca Fagnani e Federica Sciarelli.
Con Sigfrido Ranucci il malumore è antico per una trasmissione, Report, che scava nelle opacità del potere. E con il governo Meloni ha scavato a fondo con inchieste che hanno dato molto fastidio, soprattutto quelle sulla famiglia La Russa e il padre di Giorgia Meloni. Il giornalista ha dovuto rispondere in commissione di vigilanza Rai, subire le minacce di querela fatte da esponenti della maggioranza, e la denuncia di Maurizio Gasparri annunciata sui social con un post scritto in terza persona.
Adesso l’ultimo tentativo di metterlo a tacere mandando in onda questa estate non l’intera serie del programma ma solo cinque puntate (ed è facile immaginare quali puntate saranno archiviate). Ipotesi che ha sollevato le proteste dei grillini in commissione vigilanza Rai.
Poi c’è il caso Francesca Fagnani, corteggiata dalla concorrenza. Non solo Mediaset (Piersilvio Berlusconi sarebbe un suo fan) ma anche dalla Nove che, approfittando delle acque agitate in cui naviga la Rai, vorrebbe fare l’en plein portandosi a casa tutti i campioni di share “pubblici”.
E tra questi anche Federica Sciarelli, volto storico di Chi l’ha visto?, complice il fatto che il prossimo anno compie 67 anni, età in cui scatta la pensione.
Quindi o si deve fare un patto col diavolo, complice l’azienda, per bloccarla, oppure vedremo. Anche la giornalista ha qualche malumore in tasca, soprattutto per il fatto che sia stata messa in onda sulla stessa rete una trasmissione che ha dei punti in comune con la sua, come anche delle citazioni della scenografia, ossia Far West condotta da Salvo Sottile che in molti vedono come il naturale successore alla zarina della cronaca nera.
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2024 Riccardo Fucile
LA LETTERA DI DENUNCIA DI NOTI CATTEDRATICI
La lettera pubblicata oggi sul Fatto quotidiano, firmata da alcuni tra i maggiori professori di Ingegneria, dovrebbe suscitare scalpore tra i cittadini e sollevare un dibattito tra le forze politiche. Dibattito fondato su questioni tecniche e non su chiacchiere in libertà.
In pratica gli illustri cattedratici, sulla cui competenza tecnica nessuno può avanzare sospetti, hanno osservato che finora nessuno ha mai realizzato un ponte a campata unica di 3300 metri: il più lungo (solo stradale) finora realizzato raggiunge solo i 2000 metri. Più difficile e complesso è farci passare un treno, tanto è vero che il ponte a campata unica più lungo che è in corso di realizzazione e sarà di 1480 metri. Il problema ferroviario risiede sul fatto che questi ponti sono soggetti ad oscillazioni con il vento e che un treno pesa più di 600 tonnellate.
Come si possa riuscire a raddoppiare la lunghezza del Ponte più lungo in corso di realizzazione non è dato sapere perché un progetto esecutivo non esiste. Ma quello che è più rilevante è l’osservazione dei professori sul fatto che manca del tutto il coinvolgimento del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, della Commissione Valutazione Impatto Ambientale e soprattutto dell’Ansfisa (Agenzia Nazionale della Sicurezza Ferroviaria). Cioè, in buona sostanza, la politica discute sul nulla dal punto di vista tecnico. E nonostante tutto si procede con gli espropri dei terreni senza avere in mano un progetto esecutivo, validato integralmente e definitivamente dai competenti organi pubblici che ne certifichino la fattibilità. È come andare a comprare le piastrelle di una casa non ancora progettata. Una follia!
Tenuto conto che queste importanti osservazioni critiche provengono da illustri professionisti di indiscusso valore, mi aspetterei un’immediata eco sull’opinione pubblica ed una obbligatoria risposta (tecnica) da parte del governo e del Ministero dell’Infrastruttura.
E mi aspetto anche che qualche giornalista illuminato faccia le domande giuste al ministro, usando gli argomenti sviluppati dai tecnici
Alla Facoltà di Ingegneria della Sapienza, i professori Remo Calzona e Franco Purini sono stati protagonisti di uno straordinario dialogo su “Progettare e costruire, dall’antichità persiana all’epoca contemporanea”. Vogliamo soffermarci sull’opera di cui si parla da un secolo e che da 50 anni viene indicata come prossima a partire.
Nel dibattito tra cattedratici a Roma è emerso che, per i ponti stradali-ferroviari, l’esperienza acquisita suggerisce di non spingersi oltre i 1500-1600 metri di luce unica. In particolare, il professor Fabio Casciati, dell’Università di Pavia e oggi docente dell’Università di Zehjiang ad Hangzhou in Cina, ha ricordato quali siano le caratteristiche dei ponti sospesi, costruiti come ponti stradali, stradali-ferroviari e ferroviari soltanto. Mentre quelli stradali hanno ormai raggiunto dimensioni di 2000 mt nella campata maggiore, i ponti ferroviari si sono fermati a campate principali di lunghezza massima di 1408 mt. Ciò perché i ponti sospesi essendo posti in aria, soggetti a venti molto forti, possono far deragliare i treni, specialmente quelli destinati all’alta velocità. In Cina, dove si sono realizzati negli ultimi 20 anni circa 20 ponti sospesi, si sta realizzando nella provincia dello Zhejiang il ponte autostradale e ferroviario Xihoumen, di campata massima lunga 1488 mt, che quando verrà ultimato nel 2026 stabilirà il nuovo record mondiale di categoria. I tentativi di inserire linee ferroviarie sul ponte giapponese di Akashi non si sono realizzati per i pericoli citati. Il prof. Aurelio Misiti ha evidenziato altresì come sia necessario più che mai ricorrere alle strutture di controllo italiane (Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e Commissione di valutazione di impatto ambientale Via) prima di accreditare un’opera di tale impatto, così da scongiurare l’inevitabile impressione negativa dell’Italia sul piano internazionale che altrimenti ne deriverebbe.
Infine, l’ing. Giovanni Saccà, ha sottolineato il fatto che il sistema ferroviario italiano è sottoposto al controllo dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture Stradali e Autostradali (Ansfisa), ma per il ponte sullo Stretto non risulta ancora il ricorso a tale organo. Dunque, anche un preliminare avallo alla progettazione dovrebbe tornare condizionante prima di cimentarsi in iperbolici tracciati che, triplicando i dati oggi plausibili, fanno ritenere improbabile e azzardato il salto di scala ipotizzato.
prof. ing. Aurelio Misiti, prof. ing. Fabio Casciati, dott. ing. Giovanni Saccà
(da Il Fatto Quotidiano)
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