Agosto 3rd, 2024 Riccardo Fucile
CHI HA COMPRATO IL BIGLIETTO A RIDOSSO DELLA PARTENZA HA PAGATO MENO DI CHI SI E’ MOSSO MESI PRIMA
Per il volo Milano Malpensa-Londra Stansted del 7 agosto la tariffa più conveniente di Ryanair, prenotando una settimana prima, è di 15 euro. Tasse incluse, extra esclusi.
Chi, però, ha comprato il biglietto per lo stesso collegamento tre mesi prima del decollo ha sborsato più del doppio (31 euro). Non è un caso isolato.
Un’analisi del Corriere su milioni di combinazioni tariffarie — sui collegamenti intraeuropei e tra l’Italia e il resto del continente — mostra che in buona parte delle rotte il ticket acquistato a pochi giorni dalla partenza è più conveniente rispetto a tre e sei mesi prima.
La nuova tendenza
Il dato non solo conferma quanto segnalato dal capo della principale low cost europea, e cioè che per riempire di più i propri aerei molti vettori sono stati costretti a ridurre le tariffe «last minute». Ma smonta pure un «caposaldo» del settore secondo il quale chi prima acquista meno paga. Mano a mano che i sedili vengono venduti, infatti, il prezzo per quelli rimanenti sale. Un principio che non sembra valere più per i vettori low cost e quelli leisure (come Tui, Corendon, Jet2): i biglietti acquistati 7 giorni prima del volo — secondo i dati — risultano più convenienti di quelli di tre mesi prima del 10 e del 20%.
L’evoluzione dei prezzi
Chi lavora nel dipartimento di revenue management delle aviolinee europee spiega al Corriere che è nella seconda metà di giugno che la situazione tariffaria è peggiorata (per loro) e migliorata per i passeggeri con prezzi, il giorno della partenza, peggiori persino rispetto al 2019.
I dati forniti dalla piattaforma specializzata Infare lo confermano: nella settimana 17-23 giugno sui voli intraeuropei il costo del biglietto il giorno della partenza quest’anno è stato più basso del 2% rispetto al 2023 e del 3% sul 2019. Da allora il divario è aumentato: nel periodo 22-28 luglio si è pagato il 12% in meno rispetto all’anno passato e il 7% sul 2019.
Vettori tradizionali e low cost
Il Corriere ha analizzato anche le prestazioni per tipo di vettore. I dati delle aviolinee «tradizionali» mostrano che sulle rotte intraeuropee nei primi tre mesi di quest’anno la tariffa media è stata costantemente superiore a quella del 2023. Ad aprile c’è il sorpasso — con i biglietti che sono costati meno dello stesso periodo di un anno fa — ma questo è da attribuire al fatto che Pasqua nel 2024 è capitata a fine marzo. E infatti a maggio i prezzi sono di nuovo tornati sopra quelli del 2023. Ma è a giugno che sono di nuovo scesi, risultando inferiori di oltre il 2% rispetto a giugno di un anno prima.
La novità a giugno
Stessa dinamica (incluso l’effetto Pasqua «anticipata» a marzo) per i vettori low cost nel corso della prima parte dell’anno — qui i valori sono al netto dei servizi extra come l’imbarco prioritario, il bagaglio a mano o in stiva, la scelta del posto —. Ma con un differenziale che a giugno risulta più ampio rispetto alle aviolinee tradizionali: la tariffa media del sesto mese di quest’anno è stata meno cara del 7% rispetto allo stesso periodo del 2023.
Il tempo della prenotazion
Ma come si sono evolute le tariffe nel corso del tempo? Dall’analisi sulle tariffe dei voli di giugno e luglio di quest’anno si nota un atteggiamento più «classico» per i vettori tradizionali (come Ita Airways, Air France, Klm, Iberia, British Airways, Lufthansa): più ci si è avvicinati alla data di partenza, più il prezzo è salito. Per esempio chi ha acquistato un biglietto a 7 giorni dalla partenza ha pagato, in media, il 26% (rotte Italia-Europa) e il 30% (rotte intraeuropee) più della tariffa, per quello stesso volo, disponibile tre mesi prima e il 38-47% meno di sei mesi prima.
Da Ryanair a Wizz Air
Per le low cost, invece, non è andata così. E infatti chi ha prenotato un volo una settimana prima del decollo ha pagato — sui collegamenti Italia-Europa e su quelli intraeuropei — il 9-10% meno di chi, invece, il biglietto l’ha acquistato tre mesi prima e l’1% in meno di chi l’ha preso sei mesi prima. Semplificato: chi si è mosso con largo anticipo per il proprio viaggio con le varie Ryanair e Wizz Air ha finito per sborsare di più di chi, invece, ha deciso quasi all’ultimo.
La curiosità
Da segnalare l’andamento ancora più «schizofrenico» dei vettori «leisure» che hanno iniziato l’anno vendendo i voli estivi a prezzi ancora più alti di quelli del 2023. Ma poi, con l’inizio della stagione di picco, sono dovute correre ai ripari. Infatti la tariffa media pagata a 7 giorni dal decollo è stata più cara anche del 30% rispetto a chi ha comprato il posto sei mesi prima del volo, ma più conveniente del 20% in confronto a chi, invece, l’acquisto l’ha effettuato tre mesi prima della partenza.
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 3rd, 2024 Riccardo Fucile
SALVINI NON PERDE L’OCCASIONE PER TACERE, IL CONTRATTACCO DI BONACCINI E DELLA TITOLARE: “DA ME SONO TUTTI IN REGOLA”… GRANDE SOLIDARIETA’ VERSO LA RISTORATRICE CONTRO LA SOLITA FECCIA SOVRANISTA
Da giorni, combatte contro un’ondata di odio: chiamate anonime e piene di insulti, commenti al vetriolo online, recensioni negative arrivate in massa sul profilo Google della sua attività.
La sua colpa? Aver dichiarato in un’intervista che vuole usare il suo ristorante per «fare integrazione»: queste le parole usate dalla titolare della birreria Keller a Modena, Carlotta Bertolini, in un’intervista al Resto del Carlino.
In cui, parlando delle difficoltà legate al reperimento del personale oggigiorno, aveva spiegato che per la sua esperienza gli immigrati dimostrano più costanza e disponibilità rispetto agli italiani. Apriti cielo.
Le reazioni
Il vicepremier Matteo Salvini, per esempio, ha voluto rilanciare le dichiarazioni sulla sua pagina Instagram. «Ognuno è libero di fare quello che vuole, ma questo mi pare razzismo. Italiani tutti svogliati e incapaci?Non sono d’accordo. Che ne pensate?», ha scritto nella didascalia nel post. Presto gli utenti sono accorsi a commentare: «La vera ragione è che le costano meno», si legge tra le riposte con più likes.
Tesi smentita da Bertolini: «Mi attengo alle tariffe statali. Chiunque lavori da me, anche in prova, non prende meno di 8 euro all’ora».
Il sostegno di Bonaccini
Poco importa agli odiatori già scatenati. «Comunisti, spero che il vostro locale bruci»: è una delle tante amenità, a titolo d’esempio, che Bertolini ha dovuto ricevere tra la raffica di telefonate anonime.
Ma c’è anche chi si è schierato dalla sua parte. Oltre ai clienti e ai colleghi (ripresi in un video condiviso dalla stessa Bertolini), anche l’europarlamentare ed ex presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini è intervenuto nel dibattito. «Tieni duro. Sei dalla parte giusta. Di chi giudica le persone da come si comportano, quello che fanno e come lo fanno, per i valori che portano. Non per il colore della pelle, per la lingua che parlano, per la religione che professano. Quelli lasciamoli ai Vannacci di turno».
«Ma Salvini non ha nulla di meglio da fare?»
«’Tenere duro’ ormai fa parte del mio vocabolario da un bel po’ – ha risposto Bertolini –. Ci state facendo crepare (in riferimento al governo italiano, ndr). Grazie del pensiero».
Il sindaco di Modena Massimo Mezzetti ha invece commentato: «Pongo una semplice domanda: ma il ministro dei Trasporti Salvini, con tutti i problemi di viabilità e disservizi che si stanno registrando in questi giorni in Italia, davvero non ha nulla di meglio da fare che attaccare e mettere alla gogna sui social una ristoratrice di Modena? La sua colpa sarebbe quella di aver detto di assumere molti stranieri per fare lavori umili che gli italiani non vogliono più fare, come i lavapiatti. Massima vicinanza a Carlotta Bertolini e a tutto lo staff del Keller».
(da agenzie)
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Agosto 3rd, 2024 Riccardo Fucile
LA PUGILE ITALIANA MESIANO CHE HA AFFRONTATO IMANE: “E’ BRAVA, MA NON IMBATTIBILE. E’ UN PO’ MASCOLINA, MA CE NE SONO TANTE COSI'”
Il giorno dopo essere stata al centro del mondo, non volendolo affatto, Angela Carini ha deciso che bisognava staccare la spina, da tutto. E ha passato la giornata con la sua famiglia, arrivata a Parigi per sostenerla, in testa il fratello Salvatore. Stremata dagli ultimi formidabili giorni, la pugile italiana ha cercato di ritrovare un po’ di normalità e di pace
In serata, Angela ha voluto tendere la mano all’algerina, attraverso FanPage: «Ciao Imane, mi auguro che arriverai in finale e che vincerai le Olimpiadi». E ha ribadito: «Io penso che in questa situazione io e lei non c’entriamo niente. Noi siamo qui solo per inseguire un sogno, non siamo nessuno per giudicare o dire se questo è giusto o sbagliato. Le persone che devono giudicare tutto questo ci sono e hanno le competenze per poterlo fare. Noi facciamo il nostro compito: combattere. E l’abbiamo fatto. A me è andata così, Imane ha vinto e va bene così».
Angela ha scelto di non andare nemmeno alla North Arena per seguire il match dell’ultimo azzurro rimasto in gara, Diego Lenzi nei 92 kg contro il tedesco Tiafack. Tra l’altro, a conferma che non è stata affatto una buona Olimpiade per il nostro pugilato, anche Lenzi è stato battuto: così degli otto atleti, tra uomini e donne, che si erano presentati a Parigi con una certa baldanza, non ne rimane nemmeno uno in gara.
Nel frattempo sulla povera Carini sono comunque piovuti alcuni dardi mica male. Da parte algerina, e ce lo si poteva attendere, ma anche dall’ambiente del pugilato azzurro.
Il quotidiano algerino “Echoruk” ha definito Angela «il serpente di Roma, faccia ingiusta e parole ingiuste. Angela Carini è maestra delle sceneggiate assurde e così sostiene l’occidente razzista e vendicativo». Secondo il quotidiano, l’azzurra si sarebbe resa protagonista in passato di un altro episodio controverso. Ai mondiali del 2022 avrebbe affermato di essere stata eliminata dalla turca Surmeneli a causa di un tappetino scivoloso, che l’aveva fatta cadere a terra, ferendosi a un piede. Cosa che sarebbe stata smentita dalle ripresa tv, ma vallo a dimostrare.
Non è finita qui. Il parere forse più urticante viene proprio da un’altra pugile azzurra, Alessia Mesiano, che ha partecipato ai Giochi passando un turno, prima della sconfitta contro l’irlandese Harrington.
Ecco le parole di Mesiano: «Imane Khelif? Io non mi posso esprimere più di tanto perché non sono medico. Se il Cio e la commissione medica hanno dichiarato che effettivamente è donna, se ritengono così, effettivamente è così. Più di loro chi lo può sapere? Io ho combattuto contro di lei nel 2021, un match -60kg a Debrecen, in Ungheria. È un’avversaria forte, è brava, ma non da dire che è imbattibile. Insomma, la Harrington per esempio l’ha battuta a Tokyo 2020. Ci sono avversarie più forti. Khelif è brava, è forte come atleta ma ci sono ragazze più brave di lei. Mi sembra una donna a tutti gli effetti. In base agli ormoni e ai valori, io mi adeguo a quello che mi dicono di fare e nel caso ci combatto. È un po’ mascolina, ma ce ne sono tante. Se Angela ha deciso di non combattere e si è ritirata va accettata la sua decisione. Cosa avrei fatto io? Io ci ho combattuto, non mi sono ritirata, anche se mi sembrava mascolina».
(da agenzie)
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Agosto 3rd, 2024 Riccardo Fucile
A 16 ANNI ERA UNA PROMESSA DEL CALCIO… VENDEVA ROTTAMI PER STRADA PER PAGARSI L’AUTOBUS PER ANDARE AGLI ALLENAMENTI
Cosa sappiamo veramente della vita di Imane Khelif? Nulla. Cosa sappiamo cosa c’è realmente dietro la sua storia di ragazza poi divenuta pugilatrice? Nulla. Cosa sappiamo del percorso che l’ha portata a essere una delle più forti al mondo a 25 anni e, suo malgrado, a finire sotto i riflettori perché “donna che è nata uomo”? Nulla. Tutto si riduce al “fa malissimo” pronunciato da Angela Carini che ha gettato la spugna dopo appena 46″, è scesa al ring senza nemmeno fare un cenno all’avversaria.
La narrazione della vera storia della boxeur va ripercorsa a ritroso, tornando a quando aveva 16 anni ed era addirittura una promessa del calcio. A Tiaret, villaggio dell’Algeria Occidentale, una ragazza che praticava sport non era vista di buon occhio. Lei stessa raccontò in un’intervista al sito dell’Unicef (di cui è ambasciatrice) che se ha iniziato a tirare di boxe il merito (o la colpa) è stato dei bulli che la prendevano di mira.
Che ha sfidato anche la reticenza e i pregiudizi della sua famiglia perché aveva scelto uno sport “tipicamente maschile” e suo padre avrebbe preferito coltivasse la sua bravura nel calcio e non coi guantoni. Che se oggi è arrivata in cima è perché ci ha creduto davvero per la tenacia che l’ha aiutata a superare sacrifici personali molto forti: ha venduto rottami metallici da riciclare e sua madre cous-cous per le strade del suo villaggio così da procurarsi i soldi per salire in autobus e recarsi al centro per gli allenamenti.
Che lassù s’arrampicata un gradino alla volta: a 19 anni si è piazzata 17ª ai Campionati del Mondo di Nuova Delhi (2018), l’anno dopo (2019) è giunta 33ª ai Campionati del Mondo in Russia. Quelle in Giappone sono state le prime Olimpiadi della carriera. “Ho iniziato senza niente e ora ho tutto”, ha rivendicato con orgoglio, lo stesso di cui ha fatto professione per se stessa, per il suo Paese che le ha fatto da scudo in queste ore di bufera mediatica in cui ha fatto la storia suo malgrado.
L’algerina è la stessa persona che a Tokyo 2020 s’è fermata ai quarti di finale perché eliminata da un’avversaria più brava e più forte di lei, che picchiava duro e faceva malissimo.
Ma nessuno allora si sognò di gridare allo scandalo sostenendo che la lotta non fosse equa, né di avanzare sospetti sull’identità di genere dell’irlandese, Kellie Harrington, che la rispedì a casa a suon di cazzotti.
Khelif è la stessa che nella finale dei Mondiali 2022 chinò il capo ancora una volta perché battuta da Amy Broadhurst, un’altra irlandese. Poi nel 2023 quel pasticciaccio brutto tra IBA e CIO l’ha messa in mezzo a una storia che è più grande di lei, togliendole la possibilità di competere per l’oro a torneo in corso. La domanda sorge spontanea: perché non se ne sono accorti prima?
(da Fanpage)
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Agosto 3rd, 2024 Riccardo Fucile
IN FRATELLI D’ITALIA ANCHE IL SENATORE BARBANO SI DISSOCIA DALLA LINEA: “CARINI POTEVA COMBATTERE, CACCIA ALLE STREGHE INDEGNA”
«Imane Khelif è una donna. E ha subito una caccia alle streghe indegna». Mentre Angela Carini «avrebbe dovuto combattere, mostrando determinazione e spirito sportivo».
Il caso della pugile intersex e della sua avversaria italiana, sollevato dal ministro dello Sport Andrea Abodi, non vede compatto il partito della premier. Dentro Fratelli d’Italia due esponenti criticano la pugile italiana che «ha detto no» all’incontro e, implicitamente, anche Giorgia Meloni che ha cavalcato la polemica.
Si tratta del senatore di FdI Claudio Barbaro, che ha parlato in un’intervista a La Stampa, e della consigliera comunale di Roma Rachele Mussolini. Che con Repubblica parla addirittura di una «fantomatica dittatura woke» e dice che quando sente raccontare di «complotti di livello planetario per introdurre teorie gender» le cadono le braccia.
Mussolini e Barbano
Rachele Mussolini, nipote del Duce e figlia di Romano, dice di aver «capito che si può essere donna anche con un cromosoma X e Y. Che non è la produzione di testosterone a definire la predominanza sessuale. Né spesso dà vantaggi agli atleti. Khelif è nata donna. Ed è stata sconfitta da altre donne in carriera. Questo vuol dire che non è imbattibile». Mussolini aggiunge che «l’esasperazione con cui la comunità Lgbtq+ promuove la sua causa, che io difendo, può generare delle crisi di rigetto
Sostiene anche che «FdI non è una caserma, siamo liberi di esprimere opinioni dissonanti. Dentro ci sono tanti gay, anche se sono meno esibizionisti».
L’incontro
Mussolini dice anche di non avere gli strumenti per poter dire che l’incontro tra le due sia stato regolare: «Mi devo rifare ai regolamenti del Cio: se Khelif è salita su quel ring vuol dire che poteva farlo. Poi, se c’è stato un errore clamoroso, saranno i medici a dirlo. Ma prima di allora, basta parole senza senso».
Barbano, che ha un passato da dirigente sportivo, va più nello specifico: «Capisco che possa aver subito un pugno molto duro, non ero sul ring con lei. Ma questa è la legge della boxe: i pugni si danno e si prendono. Fa parte del gioco. Guardando il curriculum di entrambe le atlete e in particolare dell’algerina Khelif non mi sembra una campionessa che abbia stravinto o fatto strage di avversarie nel suo cammino. Da un punto di vista prettamente sportivo poteva essere un incontro equo. Poi certo, c’è la vicenda controversa del testosterone, sulla quale però non mi azzardo a fare previsioni perché non ne ho la competenza».
Le fake news sull’atleta transgender
Barbano dice che le fake news che si sono diffuse sulla pugile algerina «siano state espresse di pancia e non le condivido. Confesso che anch’io in un primo momento sono stato condizionato dal clima che si è creato nei giorni precedenti al match, ma poi mi sono informato e ho cercato di ragionare. Vorrei approfondire ancora la vicenda che è molto intricata, e non ho tutti gli elementi per dire ciò che è giusto o sbagliato».
Ma secondo lui «qualsiasi cosa è politica. Anch’io sono un politico. Ho voluto dire la mia solo perché conosco bene il mondo dello sport. Non voglio neanche iscrivermi al partito del politicamente corretto. Sottolineo soltanto che è stato un fatto sportivo vissuto in maniera anomala».
(da agenzie)
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Agosto 3rd, 2024 Riccardo Fucile
PER LUI “E’ COME SE AVESSE VINTO L’ORO”: SEMPRE PIU’ EVIDENTE LA STRUMENTALIZZAZIONE SOVRANISTA DIETRO IL CASO… E’ COLUI CHE HA DEFINITO I GIOCHI OLIMPICI “UNA SODOMIA”
Angela Carini si è ritirata ieri dopo 46 secondo dal match con Imane Khelif. Ciononostante, riceverà il premio stabilito dall’Iba prima delle Olimpiadi di Parigi per coloro che conquistano l’oro nei giochi: 100mila dollari in totale, di cui la metà finirà direttamente nelle tasche dell’azzurra.
Lo ha stabilito proprio l’International Boxing Association, ente che gestisce il pugilato Elite (ex dilettantistico) ma non quello delle Olimpiadi. La decisione di premiare Carini «come se fosse diventata campionessa olimpica» parte dal presidente dell’ente, il russo Umar Kremlev.
L’Iba aveva annunciato, prima dell’inizio dei giochi, la sua iniziativa di distribuire premi in denaro ai primi classificati nella categoria della boxe, ma anche ai secondi e ai terzi classificati (a differenza del ‘World Athletics’, che premia tutte le categorie, ma solo gli ori).
Il premio che riceverà Carini, quello pensato dall’Iba per chi sale in vetta al podio, consiste come detto in 100mila dollari (netti). 50mila andranno a lei, 25mila al suo allenatore e 25mila alla federazione di appartenenza. E quindi alla federazione pugilistica italiana (Fpi), nonostante di recente abbia lasciato l’Iba per confluire in un nuovo ente, ‘World Boxing’.
Un caso politico
L’Iba ha annunciato che ha intenzione di «tutelare» anche l’uzbeka Sitora Turdibekova, che ieri ha regolarmente combattuto e perso ai punti contro l’altra boxeur iperandrogina, la taiwanese Lin Yu Ting. Tuttavia, non ha ancora spiegato come ha intenzione di intervenire in questo caso. Sembra comunque che attraverso lo sport stiano ancora una volta viaggiando messaggi politici.
Innanzitutto per il profilo di Kremlev: oligarca vicino a Vladimir Putin, e nemico giurato del Cio (che ha dato il via libera alla partecipazione di Khelif nonostante l’esclusione dell’algerina dai mondiali di boxe). Aveva già espresso parole di biasimo nei confronti dei Giochi, che a suo dire «rappresentano una sodomia, sono la distruzione dei valori tradizionali in tutto il mondo e Thomas Bach (presidente del Cio, ndr) ne è responsabile».
(da agenzie)
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Agosto 3rd, 2024 Riccardo Fucile
IL SEGRETARIO LEGHISTA SUI SOCIAL NON FA ALCUN RIFERIMENTO A DISSERVIZI E LAVORI CHE FUNESTANO L’ESTATE ITALIANA: PREFERISCE DISQUISIRE DI KAMALA HARRIS E DEI LADRI DI PANCHINE
C’è un ministro dei Trasporti forse a sua insaputa, nel nostro Paese. La folle estate dei disservizi fra treni e aerei ha un protagonista indiscusso per demerito, cioè Matteo Salvini. Sui suoi social è tutta una polemica, un’invettiva, un’irrisione, l’annuncio di un mirabolante successo e le foto delle vacanze.
Di ciò che invece succede per davvero in Italia nel suo teorico campo di azione, invece, poco o nulla si sa, anche perché lui si trova sempre serenamente altrove. Giusto ieri, munito di gilet giallo, eccolo a fare un sopralluogo a Roma Termini e seguire l’andamento dei cantieri ferroviari.
Un sussulto avrà risvegliato i 5 milioni di fan su Facebook: ah eccolo, vero, è lui che nel governo si occupa di queste cose. Il 22 luglio scorso è una giornata particolarmente terribile per migliaia di viaggiatori, con cancellazioni e ritardi dei treni dappertutto. Il Salvini social che attraverso quelli comunica direttamente con il popolo, invece, forse vive altrove: se la prende col figlio di George Soros che sostiene Kamala Harris, contesta l’annullamento di un ergastolo della Cassazione, denuncia i ladri di panchine a Palermo. Dei disagi si sa nulla? Una parola, un conforto, un aggiornamento… Macché. Comunque fa sapere di aver inaugurato due stazioni della metropolitana a Catania.
Il 19 luglio è sempre caos per un guasto elettrico sull’alta velocità a Firenze, ma soprattutto per il bug che blocca i voli di mezzo mondo. Il ministro è a Piacenza, sarà lì in una qualche centrale operativa? Figuriamoci, a fine giornata pubblica un video destinato ai giornalisti per dire «vergognatevi », colpevoli di aver raccontato che quel giorno […] il suo volo di linea da Roma per Milano decollava. Per caso però almeno aveva dato aggiornamenti sui disservizi e le risoluzioni? No. Attacco d’ordinanza a Ursula von der Layen rieletta
Altre 24 ore di passione, è il 21 giugno, inizia l’estate. Treni in ritardo, cancellazioni, foto dei tabelloni sui social con 60-80-120-300 e passa minuti di ritardo. Ma Salvini è felice, al mattino è a Milano Centrale per presentare «l’Academy di FS Security » e al pomeriggio va a Montecchio Maggioreper festeggiare l’autonomia assieme a Luca Zaia. Magari qualche informazione per i poveri viaggiatori disperati la dà. Invece no, rimuove la cosa: arringa i fan contro il Mes, fa una diretta per parlare dell’autonomia, pubblica una clip di una trasmissione tv sull’intolleranza.
(da la Repubblica)
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Agosto 3rd, 2024 Riccardo Fucile
IL MINI-BOOM DELLE EUROPEE SI DEVE SOLO AL SUD, DOVE I VOTI LI PORTA IL TRIO SCHIFANI (SICILIA), OCCHIUTO (CALABRIA), MARTUSCIELLO (CAMPANIA)
Antonio Tajani non è un tipo facilmente irritabile, ma questa volta è dovuto intervenire con molta nettezza.
Ha chiamato Giacomo Caliendo, uno dei probiviri, per fermare le sospensioni di Edy Tamajo e Ottavio Zacco, portatori di voti in Sicilia, bottini elettorali a cui il segretario non può certo rinunciare né può permettersi una frana siciliana.
Ci sono infatti due regioni forti, nel senso di super azzurre. Ma il problema è che sono poco “tajanee”.
In Calabria Forza Italia ha ottenuto il 18% alle ultime europee e in Sicilia ha sfiorato il 24%. Sono i potentati locali, leggi il calabrese Roberto Occhiuto, presidente regionale, e il suo collega Renato Schifani oltre lo Stretto molto aiutato dai notabili delle contrade isolane, i titolari dei consensi forzisti.
Stesso discorso vale per Fulvio Martusciello in Campania anche se qui Forza Italia ha “solo” l’11%, che è pur sempre una percentuale al di sopra della media nazionale.
In particolare se si considera che nel Lazio, regione di Tajani, FI si è fermata al 4%. La questione legata a Tajani è sempre più avvertita nel centrodestra, specialmente dai suoi avversari esterni, come Matteo Salvini, ma anche interni come l’ala Mulè-Ronzulli che al Congresso non ha dato battaglia ma non può dirsi allineata e coperta rispetto all’attuale leadership.
La Sicilia, come spesso avviene, è la spia delle tensioni politiche in corso. Ed è nell’isola che stava per succedere il collasso, che ha costretto Tajani, come si è detto, a fermare tutto. I probiviri di Forza Italia avevano deciso di sospendere Edy Tamajo e Ottavio Zacco dal partito per aver apostrofato proprio Giorgio Mulè, che con Tajani non si può dire che vada a nozze, con l’epiteto di “cameriere”, pur non citandolo mai, in un comizio rilanciato sui social lo scorso 7 maggio. Ma Tamajo è campione di voti con le sue 122mila preferenze incassate alle ultime Europee
Le parole di Schifani sulla vicenda sono quanto mai esaustive: “Tutta Forza Italia siciliana è fiduciosa e vicina a Tamajo e Zacco, che incarnano pienamente i valori del nostro partito e che in più occasioni hanno avuto modo di dare un contributo proficuo e sentito a tutta Forza Italia”. Tradotto significa voti.
E cifre alla mano è partito in pressing in direzione Roma. Una crisi nel partito siciliano, una guerra Palermo contro la Capitale significa, per Tajani, perdere una delle poche certezze che ha e che deve difendere, soprattutto in un momento in cui il voto delle europee e i sondaggi danno il partito in risalita ma artriti interni e soprattutto la presenza della famiglia Berlusconi sempre più pungolo nei confronti del segretario che, a parer loro, deve pensare di più ai diritti affinché FI “torni ad essere il riferimento per i moderati” cambiando anche classe dirigente.
Una strigliata che ha richiesto un chiarimento ad Arcore, dove in stile molto berlusconiano, nel senso di papà Silvio, si aspira ad avere un partito molto più smart, più incisivo, più dinamico di quello costituito da Tajani e soprattutto meno ancorato ai signori delle tessere meridionali. Per questo il segretario considera Letizia Moratti, l’ex sindaca milanese forte di risorse finanziarie in proprio, una risorsa ma anche un’insidia.
Un Tajani dal doppio volto. Nel momento in cui è assediato da tutti questi problemi è anche rincorso dagli ex alfieri del Centro che, nel naufragio del progetto di Calenda e Renzi, guardano con interesse a Forza Italia come scialuppa di salvataggio. E se Enrico Costa di Azione è ormai considerato un azzurro di ritorno, e Maria Stella Gelmini ha chance di rientrare nella casa madre, è molto più difficile il tragitto di ritorno di Mara Carfagna anche perché non è voluta dai notabili campani
Il sud [croce e delizia di un leader che pensa di aver resuscitato Forza Italia. E la battaglia del vice segretario Occhiuto contro alcuni aspetti della riforma dell’Autonomia, su cui Tajani è molto titubante per non rompere gli equilibri con Meloni e Salvini, è un movimentismo che al leader azzurro dà molto fastidio. E non c’è solo questo a preoccuparlo.
(da agenzie)
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Agosto 3rd, 2024 Riccardo Fucile
UNA VOLTA ENTRATI IN UNGHERIA, GLI “OSPITI” DI ORBÁN POTRANNO MUOVERSI LIBERAMENTE NELL’AREA SCHENGEN, CON IL RISCHIO CHE QUALCHE SPIA DI MOSCA SI INFILTRI NELLE CAPITALI EUROPEE
Sulle elezioni in Venezuela Viktor Orbán sembra aver cambiato idea – dopo aver bloccato, guardando a Mosca, la prima dichiarazione di condanna dell’Ue – ma la vicinanza tra la sua Ungheria e Vladimir Putin diventa ogni giorno più pericolosa.
La recente decisione del governo magiaro di estendere ai cittadini russi e bielorussi i visti di lavoro biennali è stata accolta a Bruxelles con grande irritazione. A parlare per primo è stato il leader del Ppe Manfred Weber che ha espresso «serie preoccupazioni» al presidente del Consiglio europeo Charles Michel per il rischio-spionaggio legato allo strappo di Budapest. «Dobbiamo proteggere – ha aggiunto – la nostra sicurezza».
È chiaro infatti che, una volta entrati in Ungheria, i nuovi «ospiti» di Orbán potranno muoversi liberamente nell’area Schengen in uno scenario che vede la Russia impegnata a rafforzare quella rete di informazioni clandestine e attività illegali nell’Ue alla quale è stato inferto un colpo dopo l’invasione dell’Ucraina.
(da agenzie)
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