Agosto 9th, 2024 Riccardo Fucile
L’ANNUNCIO DI UN FACCIA A FACCIA SULL’EMERGENZA CARCERI FATTO DAL MINISTRO ALLE AGENZIE DI STAMPA, MA AL QUIRINALE NESSUNO SAPEVA NULLA
Non ci sarà subito, ma a settembre l’incontro al Quirinale che il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva annunciato, mentre riesplodeva lo scontro tra governo e opposizioni sull’emergenza carceri e il bilancio dei suicidi in cella che si aggrava drammaticamente ancora in questi giorni. Un rinvio che rivela una forte irritazione da parte del Capo dello Stato, che ha negato l’incontro al ministro dopo un’uscita considerata del tutto irrituale. Per non parlare del rischio di coinvolgere il Quirinale nello scontro politico, sul dibattito sempre rovente tra giustizia e politica, come spiega sul Corriere della Sera Marzio Breda.
L’annuncio e la Pec ore dopo
Ma l’errore di Nordio che ha irritato Sergio Mattarella è stato innanzitutto di metodo. Il ministro aveva affidato alle agenzie di stampa l’annuncio di aver chiesto un incontro urgente con il Capo dello Stato, dopo l’approvazione del decreto Carceri contestato dalle opposizioni. Nordio aveva detto di voler parlare con Mattarella di come affrontare «a breve e medio periodo» l’emergenza carceraria e la sua intenzione di aumentare i giudici di sorveglianza. Ma come risulta a Open, Nordio aveva lanciato quell’annuncio senza che il Quirinale ne sapesse nulla. E mentre l’annuncio dalle agenzie dilagava sui siti, da via Arenula c’è chi ha aspettato ore perché arrivasse il passo formale. Solo alle 21 di mercoledì scorso, infatti, al Quirinale è arrivata la Pec in cui Nordio chiedeva a Mattarella di essere ricevuto.
Il decreto Carceri
Il decreto Carceri è stato comunque promulgato ieri da Mattarella, mentre crescevano i malumori nella maggioranza per i tempi lunghi presi dal Quirinale sul provvedimento che abolisce il reato di abuso d’ufficio. Come spiega Breda, lo staff presidenziale ha valutato e soppesato il contenuto del decreto, come quello di altri, in particolare sulla presenza di una norma sul «peculato per distrazione». Norma che in parte compenserebbe la cancellazione dell’abuso d’ufficio. Ma dal Quirinale ci si aspetta una riforma della Giustizia più corposa, così come la maggioranza aveva annunciato ormai lo scorso anno.
L’abuso d’ufficio e i richiami di Mattarella
Il decreto sull’abuso d’ufficio sarebbe arrivato sulla scrivania di Mattarella solo oggi 9 agosto, ultimo giorno utile per la firma che dovrebbe quindi arrivare in giornata. Sul tema il Capo dello Stato si era già espresso nel luglio 2023, quando aveva messo in guardia sui rischi, anche nei rapporti con l’Ue, dell’abolizione dell’abuso di ufficio assieme alla riduzione del peso del cosiddetto traffico di influenze. Più che un ammonimento costituzionale, per Mattarella era un richiamo a rimanere in linea con la legislazione europea sulla lotta alla corruzione. Abolire quei reati, secondo il Quirinale, avrebbe potuto complicare i rapporti con Bruxelles. Tensioni in cui la Presidenza della Repubblica non ha alcuna intenzione di farsi coinvolgere.
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 9th, 2024 Riccardo Fucile
“LAVORANO CON LA PAURA DI ESSERE AGGREDITE”… IL SOLITO SISTEMA DI RISPARMIARE SUL PERSONALE
È successo a Bologna, a Olbia, a Pisa. Si potrebbe fare di tutta l’erba (aeroportuale) un fascio di episodi violenti nel quale metterci anche Orio al Serio. Una valigia gettata addosso ad un’addetta del check-in con il passeggero che imprecava, prendendo nel contempo a calci i bagagli, e ancora le urla isteriche di una signora, invitata a spostarsi di qualche metro, mentre attendeva l’arrivo del marito (e accompagnata in escandescenze dalla polizia), sono gli ultimi due episodi registrati nello scalo bergamasco, bollati come la classica goccia che fa traboccare il vaso. Un vaso dove gli episodi sarebbero ricorrenti e la pazienza degli addetti è al limite, dovendo vedersela quotidianamente con l’insofferenza di viaggiatori pronti a scattare come molle davanti a qualche inghippo o disagio. Sarà questa, con ogni probabilità, l’estate dei record per l’aeroporto, in cui lo score dei passeggeri, proiettato verso i 2 milioni solo su agosto (lo scorso anno furono 1 milione e 600 mila, media di 60-70 mila transiti giornalieri) si spalma su situazioni logistiche fatte di «ritardi continui, cancellazioni e overbooking praticamente su ogni volo, che stanno peggiorando una situazione già compromessa».
È quanto sostengono le lavoratrici dello scalo, un organico di circa 300 addette, che si trovano a tu per tu con situazioni e passeggeri, definiamoli, iracondi. «Sono inc…ti come bisce. Siamo sole al gate a gestire overbooking di anche oltre 15 passeggeri — è una testimonianza raccolta —. Veniamo mandate, sempre da sole, a sbarcare voli di quasi 200 persone arrabbiate, senza mai alcun aiuto dei responsabili».
Insomma, sarebbero mandate a combattere a mani nude sul fronte di passeggeri spesso inviperiti per una serie di motivi, di cui ovviamente loro stesse non hanno la colpa. Anzi, l’unica «colpa» che avrebbero è quella di trovarsi lì, cercando di fare al meglio il loro lavoro. «Abbiamo appreso dai nostri associati che mercoledì scorso si è verificata l’ennesima aggressione ai danni di una lavoratrice dello scalo bergamasco. Riteniamo che non sia più accettabile svolgere la propria attività lavorativa con il timore di essere aggrediti o molestati da alcuni passeggeri — denunciano Pasquale Salvatore e Nicola Priore, della Fit Cisl —. È da diverso tempo che chiediamo la convocazione di un tavolo con Sacbo, Enav, Questura e tutti gli attori per chiedere una discussione sul livello di sicurezza dei lavoratori del Caravaggio che, lo ricordiamo, è uno dei maggiori aeroporti nazionali per traffico di mezzi e persone. I casi delle ultime settimane sono stati la classica goccia, ma le aggressioni sono all’ordine del giorno». Una situazione che si sarebbe incancrenita: «Nulla cambia da anni e non cambierà mai. Non interessa. Si chiede da millenni una guardia fissa al check in e al gate, ma costa, ci dicono», ribadiscono le lavoratrici scoraggiate.
Il sindacato ha mandato una richiesta ufficiale di incontro a Sacbo per attivare un tavolo finalizzato a trovare soluzioni che disincentivino questi comportamenti. «Un’ulteriore richiesta è quella di mettere a disposizione delle persone offese da questi atteggiamenti incivili un supporto sia psicologico che di tutela legale — chiedono Salvatore e Priore —. Diamo la nostra massima disponibilità affinché questo tavolo venga organizzato il prima possibile». La risposta di Sacbo è lapidaria: «Le parti coinvolte si parleranno».
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 9th, 2024 Riccardo Fucile
I COSTI DEI SERVIZI AUMENTATI DEL 10%, QUELLO DEI TRASPORTI DEL 14%
Un’estate calda quella del 2024 non solo per le temperature ma anche per i rincari che hanno colpito le vacanze estive degli italiani. Sia che si scelga il mare o la montagna le “correzioni” sono riviste al rialzo. Secondo le stime dell’Onf – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, i prezzi degli stabilimenti balneari sono aumentati mediamente del +5,2%, quelli per una vacanza al mare del +10% mentre in montagna si registra un +4%. Ma a pesare sulle tasche dei cittadini sono anche i servizi che aumentano mediamente del 10%, con in testa gli incrementi dei costi degli hotel (+17%), specialmente nelle città d’arte.
Le vacanze ridotte
Secondo i dati, nel 2024, il 41,3% degli italiani andrà in vacanza (+2,3% rispetto allo scorso anno). Di questi, la maggior parte (52,7%) opterà per un soggiorno “ridotto”, di 3-5 giorni, prevalentemente cercando ospitalità presso amici e parenti. Di conseguenza, molte famiglie trascorreranno più tempo in città, cercando di sfuggire al caldo con brevi escursioni al mare, gite in montagna o giornate nei parchi acquatici.
I parchi acquatici
Questi ultimi, con scivoli, piscine, spettacoli e aree relax, sono destinazioni molto frequentate che offrono divertimento per tutti. Ma quanto costa una giornata in un parco acquatico? L’Onf ha monitorato i costi per una famiglia tipo, rilevando un aumento medio del 30% rispetto all’anno precedente. Una famiglia di quattro persone (due adulti e due ragazzi) spenderà in media 279,18 euro. Il prezzo del biglietto d’ingresso è aumentato del 19% per i bambini e del 15% per gli adulti. Anche i costi accessori, come la colazione, sono aumentati del 17%. Molti preferiscono portarsi il pranzo da casa o acquistarlo prima di entrare al parco, dato che i prezzi all’interno sono spesso più alti rispetto a quelli dei locali esterni. Inoltre, una novità di quest’anno è che alcuni parchi fanno pagare un supplemento per l’affitto di due lettini e un ombrellone, con un costo medio aggiuntivo di 18,83 euro.
Il camping
I rincari non hanno risparmiato neanche i campeggi. Soprattutto per una famiglia con bambini, per la quale il camping era stato finora una soluzione estiva più che abbordabile e che da qualche anno a questa parte ha subito un deciso aumento delle prenotazioni. Quest’anno, per intenderci, la crescita è stata di oltre il 22%. Rispetto ai costi di hotel e appartamenti si risparmia ancora ma, secondo le stime dell’osservatorio nazionale dell’associazione, a fronte di un rincaro medio del 17% del costo per soggiornare in hotel nel periodo estivo, quello per alloggiare in camping è in aumento di un altrettanto significativo 11%. Cresce soprattutto il costo delle piazzole: quella per roulotte/tenda o camper segna +24%, quella per la tenda piccola +21%, quella per la tenda grande +19%. In controtendenza invece il costo per l’ingresso degli animali da compagnia, che scende del 10%.
Servizi e trasporti
Oltre ai servizi l’incremento ha colpito anche i trasporti. Secondo l’Onf i prezzi aumentano mediamente, del +14% (a subire il rincaro maggiore sono i costi dei viaggi di medio-lunga percorrenza in auto, ovvero maggiori di 200 chilometri a tratta, che registrano una variazione del +20% rispetto al 2023, con un aumento notevole dei costi del “servito” per la benzina sulla rete autostradale).
Sui “prezzi pazzi” che caratterizzano le vacanze estive 2024 anche Codacons ha messo sotto la lente gli spostamenti in auto con le tariffe aumentate del Telepass, pedaggi e parchimetri e prezzi dei biglietti aerei nazionali che sono aumentati in un solo mese del 24,4%, e del 7,3% quelli internazionali, mentre i treni segnano un +9,3% sul 2023.
Secondo i calcoli del Codacons, i listini di hotel, case vacanze, b&b e strutture ricettive in genere, sempre per il periodo di agosto, registrano nelle principali località italiane aumenti compresi tra il +15% e il +25%, questo anche per effetto degli algoritmi al crescere della domanda, salgono i prezzi.
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 9th, 2024 Riccardo Fucile
ITALIA-TURCHIA E’ STATA ANCHE DE GENNARO-SANTARELLI… MOKI IN CAMPO PER LE AZZURRE DEL VOLLEY, IL MARITO ALLENAVA LE RIVALI
«É tutta una catena di affetti, che né io né lei possiamo spezzare…». L’alto dirigente del Coni, euforico in tribuna per la vittoria che finalmente ci garantisce una finale negli sport di squadra, si affida alla dotta citazione cinematografica, con una battuta da Amici miei.
Ma funziona, per spiegare il crocevia di affetti privati e pubblici che ha rappresentato questa partita. Al centro di tutto c’è l’eroina meno celebrata di una squadra che sembrava persa e che nel giro di qualche mese ha ritrovato la propria identità, grazie sempre senior Velasco.
All’età di 37 anni appena compiuti, Monica De Gennaro detta Moki, nata a Piano di Sorrento ma ormai coneglianese ad honorem, è ancora considerata uno dei liberi più forti del mondo. Sua sorella giocava, lei andava a vederla agli allenamenti, e così il volley è diventato la sua vita. E non per modo di dire. Dal lontano 2006 ha giocato 332 volte in Nazionale. Questa è la sua quarta Olimpiade, dopo Londra 2012, Rio de Janeiro 2016 e Tokyo 2020. Ma non è solo questione di numeri.
Ieri, sulla panchina della Turchia sedeva suo marito, il formidabile coach Daniele Santarelli, che in Italia allena lei a Conegliano e ha allenato mezza Nazionale italiana, a cominciare da Paola Egonu. Con la partita di ieri, da quando si sono sposati, siamo cinque a uno per Moki. «Mia moglie è il mio tabu» scherza lui, che nonostante la sconfitta non perde un aplomb da gentiluomo inglese.
Non hanno mai incrociato lo sguardo. «É la regola che ci siamo dati» raccontava nei giorni scorsi Moki. «La prima volta è stata la più difficile. Poi, non dico che sia diventato normale, ma da avversari abbiamo trovato un equilibrio. Cerco di non guardare sulla panchina avversaria, ma solo dall’altra parte della rete. Credo sia più difficile per lui che deve impostare la tattica. Ha il vantaggio di conoscere benissimo me e le mie compagne, ma una volta in campo è sempre un’altra storia».
L’incrocio di destini non si ferma a una vicenda coniugale. In un certo senso, il coach della Turchia ha avuto un ruolo anche nella ricostruzione della Nazionale italiana che lo ha battuto. Erano i mesi crepuscolari dell’agitata gestione del commissario tecnico Davide Mazzanti. A Tokyo le sue dichiarazioni sulle ragazze che stanno sempre sui social avevano creato una crepa nello spogliatoio.
L’esclusione di Paola Egonu e Moki, abbinata alla sensazione che la squadra non lo seguisse più, davano l’idea della fine di un percorso. Santarelli è uno dei migliori amici di Mazzanti: è stato il suo secondo allenatore a Conegliano, lo considera un maestro. Ma nel mondo del volley non si parlava d’altro. Dovette schierarsi. Non parlò di sua moglie, ma del vero pomo della discordia, Egonu. Nel settembre del 2023, dopo aver sconfitto l’Italia in semifinale all’Europeo, disse che Paola era l’attaccante più forte del mondo. «E mi piange il cuore vederla fuori. Immaginare una Nazionale senza di lei mi sembra una follia».
Un mese dopo, Mazzanti non era più l’allenatore dell’Italia. L’8 novembre venne annunciato il ritorno di Julio Velasco. Nel febbraio di quest’anno, il coach venuto da La Plata venne intervistato a «Un giorno da pecora». Quando i conduttori lo incalzarono su quale giocatrice potesse somigliare a Giorgia Meloni, il nuovo vecchio commissario tecnico disse che De Gennaro era «un libero con una forte personalità, molto aggressiva». La fine è nota.
Moki venne convocata alla prima occasione. «Lasciamo stare il passato» ha sempre tagliato corto lei. «A Tokyo eravamo troppo convinte di noi stesse, eravamo sicure che saremmo andate come minimo a medaglia. E andò male. Qui a Parigi siamo partite umili, senza dare nulla per scontato. Ma dentro di noi, sapevamo. Julio ci ha detto di credere in noi, e tanto ci è bastato».
È il concetto che ieri hanno espresso tutte le sue compagne. «Ce lo meritavamo, dopo tante delusioni» ha detto Alessia Orro, la palleggiatrice. De Gennaro sa che questa potrebbe essere la sua ultima Olimpiade. Ieri ha attraversato la mixed zone senza parlare con nessuno. Agitava le mani, come a dire magari dopo, quando tutto sarà detto e fatto. Perché va bene il gioco delle coppie, ma domenica sarà il giorno dei giorni. Per Moki, e per il volley italiano. Quindi, anche per suo marito.
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 9th, 2024 Riccardo Fucile
LE COSTE SI ASSOTTIGLIANO: CROLLI, PERICOLI, LAVORI… SI SPENDONO DECINE DI MILIONI DI EURO PER RIMPINGUARE LA SABBIA
Scarse. Le spiagge sono scarse, nonostante il governo provi a dimostrare il contrario per non dover rimettere in ballo le concessioni balneari. A Maruggio, in provincia di Taranto, c’è la spiaggia di Piri Piri: a luglio, come mostra la foto nella pagina qui accanto, era per metà interdetta. Le testate locali ne annunciano la “scomparsa” con cadenza sostenuta: va via durante le mareggiate invernali e in estate torna di nuovo in vita, ma decimata. In mezzo, c’è l’erosione della costa e dunque la sicurezza del costone, caratterizzato da un dislivello di dieci metri tra la spiaggia e il piano strada che viene percosso da acqua e vento. Difficile attribuire la responsabilità della sua messa in sicurezza. Nel dubbio, il Comune ha emesso una ordinanza che ha interdetto la possibilità ai bagnanti di piantare l’ombrellone su metà della già ridotta striscia di sabbia. Nel tempo le mareggiate sono diventate così forti e frequenti da sbriciolare le falesie. Il rischio di crolli è reale. A pochi chilometri di distanza c’è Torre Ovo, un’antica torre saracena che, già in parte crollata qualche anno fa, ora porta su uno dei lati i segni delle onde che si infrangono con violenza, una sorta di arco rientrato nella parete che potrebbe, senza intervento umano, far collassare tutta la struttura.
E ancora: a Livorno, a fine luglio, nella Baia del Rogiolo la spiaggia è stata interdetta per alcuni giorni per accumulo massi. A Procida, un bagnante che ha violato il divieto di oltrepassare i nastri di interdizione ha rischiato di essere travolto dalla frana di un costone. Insomma, non solo la spiaggia libera è un conclamato bene raro, ma pare lo stia diventando la spiaggia in generale, sotto i colpi di mareggiate e innalzamento del livello del mare. Lo dicono i dati.
Qualche settimana fa, infatti, l’Ispra (l’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale) ha certificato che in Italia la superficie complessiva delle spiagge misura meno del territorio del solo municipio di Ostia, a Roma: 120 chilometri quadrati. “Si tratta di una superficie che comprende le grandi spiagge di Rimini o della Locride, fino alle piccole e suggestive pocket beach tra le scogliere dell’Asinara o alle spiaggette che sopravvivono tra i porti, i lungomare o le scogliere artificiali davanti le nostre città di mare” spiega l’Istituto. Mediamente le spiagge italiane sono profonde circa 35 metri e occupano circa il 41 per cento delle coste, quindi circa 3.400 chilometri su un totale di più di 8.300.
La distribuzione della superficie per lunghezza di costa occupata dalle spiagge non è uniforme tra le varie Regioni. I due terzi sono quelle del Sud e le isole maggiori mentre regioni come Liguria ed Emilia-Romagna gestiscono il resto. Le proporzioni con cambiano se si considera la superficie: le regioni del sud da sole valgono metà della superficie nazionale. La sola Calabria ha il 20 per cento del totale.
La distribuzione della superficie per lunghezza di costa occupata dalle spiagge non è affatto uniforme tra le varie rregioni; sono quelle del sud e le isole maggiori a costituire oltre due terzi delle spiagge italiane, mentre Regioni come Liguria o Emilia-Romagna si trovano a dover gestire una risorsa relativamente ridotta. Le condizioni non cambiano di molto se si passa a considerare i valori della superficie delle spiagge italiane, con le Regioni del sud che da sole valgono metà della superficie nazionale e la Calabria che, da sola, vale il 20% del totale. L’Ispra, insomma, ha realizzato, anche con tecnologie e immagini satellitari, un vero e proprio censimento delle spiagge che, a conti fatti, va in direzione opposta rispetto alle prospettive del governo che vorrebbe provare a convincere l’Ue del fatto che le spiagge “sfruttabili” in Italia non siano una “risorsa scarsa” da mettere quindi a gara.
L’erosione costiera intanto è implacabile. Secondo dati del Rapporto Spiagge 2023 di Legambiente, tra il 2006 e il 2019 sono stati modificati 1.771 chilometri di costa naturale bassa e si contavano 10.500 opere rigide lungo le coste italiane, quasi 3 ogni 2 chilometri di costa: barriere e frangiflutti per cercare di trovare una soluzione. Intanto, si opera con ripascimenti e piattaforme “sostitutive”, i cui interventi si moltiplicano soprattutto dopo le mareggiate (anch’esse in aumento): nel 2022, in Emilia Romagna c’è stato un maxi-intervento di ripascimento della spiaggia su un tratto di oltre 11 chilometri di costa che ha interessato sette località romagnole: Lido di Dante, Milano Marittima, Punta Marina, Misano Adriatico, Cesenatico, Igea Marina e Riccione. Una operazione di “alimentazione e riprofilatura della spiaggia mediante l’apporto di circa 1, milioni di metri cubi di sabbia provenienti da giacimenti off-shore individuati a circa 40 miglia al largo della costa regionale”. A Ostia, per il 2024, la Regione Lazio ha stanziato 5 milioni di euro per il ripascimento della costa dopo le ultime mareggiate. In Puglia, la commissione tecnica per le valutazioni ambientali della Regione ha dato parere positivo per altri interventi di ripascimento di un ampio tratto della costa di Barletta. Il costo: 1,5 milioni di euro.
(da ilfattoquotidiano.it)
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Agosto 9th, 2024 Riccardo Fucile
LOBBY SENZA VERGOGNA: NON HANNO NEANCHE IL CORAGGIO DI RINUNCIARE A UNA GIORNATA DI INCASSI
Primi bilanci dello sciopero degli stabilimenti balneari, che stamane, per due ore hanno tenuto gli ombrelloni chiusi (quando i turiti fanno ancora colazione). La categoria protesta da un lato contro la direttiva Ue (confermata da sentenze della magistratura) che impone di mettere a gara i lidi e le spiagge in base al principio della concorrenza; dall’altro contro la mancata risposta del governo il quale – dopo aver ripetutamente promesso che le gare non sarebbero scattate – sembra ora rassegnato a seguire le indicazioni di Bruxelles.
In Versilia, secondo i dati diffusi poco dopo le 9.30 ha aderito allo sciopero un imprenditore su 4, ma con punte del 100% al lido di Camaiore. Più basse le percentuali a Viareggio, Forte dei Marmi, Pietrasanta. Chi è arrivato in riva al mare durante la «serrata» ha comunque potuto aprirsi l’ombrellone da sè e l’assistenza dei bagnini è stata garantita.
Nelle Marche circa il 50% degli operatori ha incrociato le braccia. «Ma le prossime due agitazioni in programma potrebbero essere revocate» fa sapere Marco Scarpetta, vicepresidente dei balneari di Civitanova Marche.
A Rimini l’agitazione ha avuto toni soft. Come preannunciato, più che una serrata è scattato un happining, con gli operatori che hanno dato appuntamento alle 12 ai turisti: verrà offerto loro un brindisi per compensare il disagio provocato. «Aderiamo alla protesta ma in una maniera più vicina al nostro spirito» dice il delegato di Sib-Confcommercio Riccardo Ripa. Alla resa dei conti, i disagi per la clientela sono stati ridotti ai minimi termini.
Anche in Liguria gli imprenditori parlano di uno «sciopero gentile». Il rappresentante della categoria Enrico Schiappapietra parla di una adesione del 90%, «ma c’è chi ha offerto la colazione, chi ha accolto i bagnanti spiegando le ragioni della protesta, chi ha lasciato un fiore sui tavolini».
Situazione sui generis invece a Genova, dove tanti ombrelloni sono rimasti aperti: «Qui hanno già fatto le gare, quindi i giochi sono fatti – spiega Rodolfo Baratti, titolare dei Bagni Oasis dal 1996 – proprio perché la situazione è questa, siamo esentati, ma comunque sposiamo le motivazioni dello sciopero».
La protesta è stata pressoché totale invece a Ostia, secondo quanto informano gli imprenditori locali. «Il governo va in ferie e noi chiudiamo gli ombrelloni» proclama il rappresentante locale della categoria Edoardo Moscara.
Come prevedibile è subito partita la «guerra dei numeri» tra i rappresentanti delle varie categorie. Confesercenti parla di «grande adesione»: «una partecipazione quasi totale, con punte dell’80% in Toscana e in Romagna». Per il Codacons la protesta si è già rivelata un flop: «Le adesioni sono sotto le attese e la categoria è divisa» è il giudizio formulato a caldo dall’associazione dei consumatori.
La disparità di vedute stavolta potrebbe avere una spiegazione: la quasi totalità dei concessionari condivide le ragioni della protesta ma la modalità con cui è stata espressa variano. La chiusura degli ombrelloni per due ore di primo mattino è stato un gesto poco più che simbolico e in più località – come si è visto a Rimini – si è cercato di contenere il più possibile gli effetti pratici per la clientela.
(da agenzie)
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Agosto 9th, 2024 Riccardo Fucile
E LA MAGGIORANZA DEGLI STABILIMENTI NON ADERISCE NEPPURE PER PAURA DI PERDERE QUALCHE EURINO
Oggi diversi stabilimenti balneari in tutta Italia hanno incrociato le braccia per due ore, a partire delle 7.30 fino alle 9.30, contro il mancato intervento del governo sullo stop alla proroga delle concessioni.
A proclamare lo sciopero Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti mentre Assobalneari ha preso le distanze dall’iniziativa.
«Prevediamo un’adesione sostenuta, dell’80% e oltre dei nostri iscritti, alla mobilitazione in programma domani nel comparto balneari che prevede l’apertura ritardata degli ombrelloni», ha dichiarato a LaPresse la FIBA-Confesercenti. Un’azione fatta per «evitare lo stato di confusione che si sta generando nel comparto balneare italiano e, ancora di più, nelle famiglie e nelle imprese che hanno investito e creduto in un regime legislativo che riconosceva dei diritti che oggi non ci sono più».
Assobalneari non condivide invece lo stop. «Non è giusto penalizzare migliaia di consumatori che hanno scelto gli stabilimenti balneari italiani per le loro vacanze, riconoscendone qualità e funzionalità. Per questo migliaia di aziende associate ad Assobalneari e La Base Balneare con Donnedamare, le organizzazioni maggiormente rappresentative degli operatori balneari italiani, si asterranno dallo sciopero convocato da alcune sigle sindacali per venerdì 9 agosto», hanno dichiarato Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari, e Bettina Bolla, presidente di La base balneare con Donnedamare.
(da agenzie)
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Agosto 9th, 2024 Riccardo Fucile
L’ITALIA NON CONTA UN CAZZO, NEANCHE DI FRONTE A UNA RAPINA SA MOSTRARE MUSO DURO… ONORE AI NOSTRI PALLANUOTISTI DERUBATI
Tutto il mondo della pallanuoto ha condannato le decisioni dell’arbitro montenegrino (non a caso balcanico) che ha falsato la partita Italia-Ungheria nei quarti di finale olimpici della specialità.
Riepiloghiamo i fatti: il nostro atleta Francesco Condemi porta in vantaggio l’Italia con un tiro preciso, la sua mano a conclusione del tiro colpisce casualmente il difensore ungherese che cerca di opporsi, una normale azione di gioco come se ne vedono tante in acqua. Interviene l’arbitro del Montenegro che giudica “azione violenta” il tiro di Condemi, ne decreta l’espulsione definitiva, annulla il gol, ne regala uno agli avversari, assegna un rigore agli ungheresi e decreta l’inferiorità numerica per quattro minuti all’Italia.
In pratica l’Ungheria passa da meno uno a più due. Il risultato finale sarà di parità, poi l’Ungheria vincerà la lotteria dei rigori e l’Italia è stata eliminata.
Per chi ha una certa dimestichezza con questa disciplina (come noi liguri) una decisione vergognosa dove si può solo parlare di malafede.
Seguono tre ricorsi dell’Italia, tutti respinti dagli organismi preposti che però ammettono che non c’e’ stata alcuna azione violenta di Condemi, quindi di fatto dando torto all’arbitro. Se non c’e’ stato “il reato” andava quindi convalidato il gol, annullato il gol dato all’Ungheria, non era valido neanche il rigore ai nostri avversari e neppure i 4 minuti in inferiorità numerica, lapalissiano.
Mentre tutto il mondo della pallanuoto internazionale appoggiava il ricorso degli Azzurri, scandalizzato dalle decisioni degli arbitri, gli organismi preposti ad esaminare il ricorso hanno però negato la ripetizione dell’incontro per manifesto errore arbitrale.
Uno sconcio nello sconcio. Il tutto nel silenzio di un governo di “patrioti della domenica” che non ha avuto neanche le palle di intervenire, minacciando il ritiro della nostra delegazione a Parigi. Inbelli e complici dell’amico Orban.
Di fronte a una presa di posizione forte a tutela dei nostri atleti siamo convinti che la partita sarebbe stata ripetuta (anche se in realtà doveva essere assegnata la vittoria all’Italia per 11 – 9).
Neanche dopo due giorni il governo ha dato segnali di vita, nessuno sugli spalti neanche oggi, i pallanuotisti hanno dovuto protestare da soli.
Onore ai nostri atleti, loro almeno hanno mostrato dignità e coraggio.
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Agosto 9th, 2024 Riccardo Fucile
DOPO LO SCHIFOSO FURTO DEGLI ARBITRI CONTRO L’UNGHERIA, L’ITALIA ONESTA SI CHIEDE: DOV’E’ IL GOVERNO DEI PATRIOTI? INCAPACI DI TUTELARE LA NOSTRA NAZIONALE PER NON URTARE ORBAN?
Ancora proteste dell”Italia della pallanuoto, dopo i due appelli respinti dalla World Aquatics sulle decisioni arbitrali nella partita persa ai quarti contro l’Ungheria.
Gli azzurri hanno ascoltato l’inno dando le spalle al tavolo degli arbitri prima della partita contro la Spagna, valida per la classifica dal quinto all’ottavo posto. Subito dopo il via del match, il ct Campagna ha chiesto un time-out per permettere a Francesco Condemi – l’azzurro espulso contro l’Ungheria – di ricevere l’applauso dei compagni e del pubblico.
Azzurri fermi in acqua
La protesta è proseguita poi in acqua. Gli azzurri hanno giocato volutamente per quattro minuti in inferiorità numerica, con un giocatore che si è disinteressato sistematicamente dell’azione, rinunciando anche ad attaccare. Durante quei minuti la Spagna si è portata avanti 3-0.
(da agenzie)
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