Agosto 13th, 2024 Riccardo Fucile
“ITALIANITA'”: CANCELLATO IL VOLTO E AGGIUNTO IL ROSA AL COLORE DELLA PELLE…L’ARTISTA: “IL RAZZISMO E’ UN CANCRO DA CUI L’ITALIA DEVE GUARIRE”… BASTA BUONISMO, SI APPLICHINO LE LEGGI, VANNO CERCATI FOGNA PER FOGNA, IL TEMPO DELLE PAROLE E’ FINITO
È durato solo un giorno il murale “Italianità” di Laika dedicato alla pallavolista italiana Paola Egonu, fresca di un oro olimpico con la squadra femminile a Parigi 2024. L’opera, realizzata davanti alla sede del Coni a Roma, era stata pubblicizzata dall’artista sui propri canali social lunedì 12 agosto. I vandali hanno cancellato il volto della giocatrice e hanno sostituito il nero, il colore della pelle della pallavolista figlia di genitori di nazionalità nigeriana, con il rosa. La street artist ha commentato con delle storie su Instagram: «Il razzismo è un cancro brutto da cui l’Italia deve guarire».
«Il futuro è nostro. Voi razzisti sarete un brutto ricordo»
Sui responsabili del grave gesto non ci sono ancora notizie. Ma Laika, nome d’arte della graffitista, non ha voluto trascinare chi la segue sui social nello sconforto, anzi, ha rilanciato la sfida a chi ha deturpato il murale con un chiaro intento razzista: «Il futuro è nostro. Voi razzisti sarete solo un brutto ricordo».
Il significato di “Italianità”
Parole d’altronde che si sposano in maniera perfetta con il significato di “Italianità”, l’opera realizzata, e con il messaggio che la writer aveva lanciato in un suo post. Egonu è ritratta mentre compie il gesto di una schiacciata. Le linee vettoriali che accompagnano l’atto atletico hanno i colori della bandiera tricolore, mentre sul pallone c’è scritto «Stop», da correlare alle altre parole «Racism, Xenophobia, Hate». Al collo l’atleta porta il recente oro olimpico vinto nella finale contro gli Stati Uniti. Il messaggio è limpido ed è la stessa Laika a illustrarlo: «Nel nostro paese non c’è più spazio per xenofobia, razzismo, odio ed intolleranza. Il razzismo è una piaga sociale che va sconfitta. Farlo anche attraverso lo sport è importantissimo. Credo in un futuro di inclusività, di accoglienza e di rispetto dei diritti umani. Essere rappresentat* da atlete come Paola Egonu, Myriam Sylla, Ekaterina Antropova è un onore. Vederle con la medaglia più preziosa dei giochi olimpici al collo, mentre cantano commosse l’inno italiano è una gioia immensa. Dedico questo poster a tutti gli Italiani non riconosciuti come tali dal nostro stato». Non è la prima volta per l’artista che una sua opera venga vandalizzata. Era già successo con il murale dedicato a Patrick Zacki.
(da agenzie)
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Agosto 13th, 2024 Riccardo Fucile
STANCA DELL’INVADENZA DEI GENITORI E DELLA POCA ATTENZIONE DEGLI STUDENTI: “ERO INNAMORATA DELL’INSEGNAMENTO, MA QUESTA SCUOLA NON FA PIU’ PER ME”
Di professori come John Keating, per i quali gli studenti salirebbero sui banchi gridando “Capitano, mio capitano”, ne esistono ancora. E se esistesse un grande libro con i loro nomi, sicuramente comparirebbe quello della professoressa di lettere Gabriella Fenocchio, che dal 1987 presso il liceo Copernico ha svolto la sua professione con passione e che oggi, con due anni di anticipo, quella scuola la lascia.
Una vita dedicata alla ricerca la sua, tante pubblicazioni alle spalle e anni di onorato servizio tra i banchi per un mestiere, quello dell’insegnante, che come ci dice è vitale per chi ama lo studio. “Insegnare ai ragazzi, trasmettere il sapere e permettere loro di comprendersi attraverso questo, per me è stato il senso dell’insegnamento”.
Eppure quella donna oggi, dopo tanti anni, lascia la scuola in anticipo. Sembrerebbe un’antitesi, se parlassimo in linguaggio letterario e invece non lo è affatto: “Io della scuola mi sono appassionata e poi disamorata, come succede in tanti ambiti della vita”. Una prof appassionata lascia la scuola quando non si sente più adatta ad un’istituzione in cui i genitori non credono più, gli studenti nemmeno e la società neanche.
“I genitori sono invadenti, vogliono vedere le verifiche e sottoporle ad altri insegnanti, gli studenti a scuola si annoiano, vorrebbero professori showman come ce ne sono tanti online. Questa scuola non fa più per me e con dolore la lascio”.
Non solo docente, ma anche vicepreside per 10 anni, quanto è stato doloroso per lei lasciare la scuola?
Sicuramente molto doloroso, soprattutto pensando agli studenti, con cui ho a che fare dal 1987, perché ho fatto il mio lavoro con passione per moltissimi anni. Poi, però, mi sono disamorata ma ciò nonostante la cosa che più mi mancherà è far lezione agli studenti, perché quando ci si appassiona molto a ciò che si studia, come nel mio caso, trasmetterlo è vitale.
Cosa ha significato per lei in questi anni insegnare?
Ha significato molto, fino a che ho sentito, da una decina d’anni a questa parte, una frattura progressiva nel modo di insegnare. Per i vent’anni precedenti di insegnamento la mia vera sfida è stata quella di far passare agli studenti, attraverso la letteratura, soprattutto certi valori, come il senso critico, della responsabilità, permettere loro di farsi un punto di vista sempre diverso sulle cose, e insegnare la capacità di andare a fondo. Tutto questo ad un certo punto si è interrotto, mi sono accorta che la scuola ha perso una sua propria identità e io lì ho sentito che il mio insegnamento non poteva più dare ciò che aveva dato in passato.
Come hanno reagito i suoi ex alunni alla notizia del suo precoce abbandono dell’insegnamento?
Quando è circolata la notizia del mio lasciare la scuola in anticipo di qualche anno, mi hanno scritto degli studenti che si sono diplomati una ventina di anni fa, dicendomi cose bellissime, come: “Ogni volta che devo fare delle scelte nella mia vita penso a cosa sceglierebbe lei”. Degli alunni avuti negli ultimi 10 anni, non mi ha scritto nessuno.
Attenzione, io non penso che gli studenti di adesso siano più ingrati o antipatici, semplicemente è evidente che questo tipo di scuola non mi ha più permesso di trasmettere ciò che un tempo sono riuscita a trasmettere, che va ben oltre alla materia scolastica che ho sempre insegnato, la capacità di dare agli studenti degli strumenti di interpretazione della vita.
Arriviamo al cuore dell’intervista, lei ha amato tantissimo la scuola, perché l’ha lasciata in anticipo?
Innanzitutto la scuola non veniva più incontro a ciò che io credevo, quando dico che ha perso un’anima e un’identità, intendo che non riesce più a rappresentare un punto di vista diverso rispetto al mondo esterno.
La scuola di oggi si è appiattita al mondo esterno, ciò che i ragazzi imparano sui banchi sembra che debba servire solo in un’applicazione immediata, altrimenti risulta inutile.
Io ho sempre cercato di sforzarmi per dare agli studenti uno spettro linguistico ampio, in risposta ricevevo poco interesse dal momento che ormai per cominciare bastano poche parole. E poi non posso non citare l’eccessiva intrusione delle famiglie nella scuola di oggi, non è piacevole, perché così facendo i genitori non riconoscono agli insegnanti e alla scuola tutta una professionalità. I genitori ormai pensano di poter insegnare agli insegnanti il loro mestiere.
Che ruolo hanno oggi gli insegnanti?
I docenti per certi studenti possono ancora essere un punto di riferimento, ma parliamo di una parte minoritaria di alunni. I professori sono persone che lavorano, per gli studenti, in un ambiente che, rispetto al mondo in cui loro pensano di stare meglio, li annoia.
Ovviamente non voglio dire che l’insegnante di un tempo, temuto dagli studenti, fosse la figura di cui i ragazzi avessero bisogno, oggi è tutto capovolto però. Anche perché è ormai comune dire che proprio gli insegnanti creano disagio ai giovani, però è semplicistico scaricare il problema del disagio giovanile sulla scuola.
Io di crisi di panico nei miei ultimi anni di insegnamento ne ho viste molte, ma la scuola è uno dei pochi posti che ormai mette i giovani davanti a difficoltà che non sono in grado di affrontare e nessuno pensa che una buona scuola potrebbe invece aiutarli ad affrontarle tutte queste difficoltà.
Perché i genitori pensano di poter mettere in discussione la professionalità degli insegnanti?
Perché ormai la scuola nell’opinione pubblica è un’istituzione completamente sottovalutata e genitori e famiglie hanno pochissima stima degli insegnanti, senza contare che è aumentato un senso di protezione dei figli. I genitori cercano di trasmettere agli insegnanti l’idea che i figli devono star bene e che se un’insufficienza li fa star male devono intervenire. Ad oggi sono continue le richieste di accesso agli atti delle famiglie che non si fidano degli insegnanti, chiedono di vedere le prove scritte, senza capire che quei documenti astratti hanno alle spalle un preciso percorso, le portano da un altro insegnante, che se dice loro qualcosa di diverso, significa allora che l’insegnante principale sta sbagliando.
Parlava di una soglia di attenzione sempre più bassa riscontrata tra gli studenti, come mai secondo lei?
Può sembrare una semplificazione ma i nuovi strumenti di comunicazione incidono molto sulla capacità degli studenti di stare attenti. Non è un luogo comune che ormai gli alunni abbiano una soglia d’attenzione di pochi minuti, perché non sono in grado di ascoltare un docente che fa loro lezione per una mezz’ora, a meno che questo professore non faccia battute, non li chiami continuamente in causa, facendo un po’ lo showman, perché certi modelli al di fuori della scuola sono più forti. Ma secondo me la scuola non dovrebbe assecondare tutto questo.
Con ciò non voglio demonizzare la tecnologia, che nelle aule è importantissima, tantissimi libri di testo oggi hanno contenuti fruibili solo scannerizzando con il proprio telefonino un qr code. Il problema è l’atteggiamento mentale che questi strumenti hanno ormai radicalizzato negli studenti, come l’utilizzo di frasi fatte di pochissime parole o la predisposizione a fermarsi al primo risultato che da loro il motore di ricerca. Basterebbe davvero poco, educare i ragazzi al corretto utilizzo della tecnologia.
Nell’ultima maturità abbiamo visto mazzi di fiori e corone d’alloro portate dai genitori fuori dalle aule dove i ragazzi facevano la maturità, un tempo ci si vergognava dei genitori, cosa è cambiato?
Ci ho molto riflettuto e credo che quanto più certi momenti della vita si svuotano di senso, tanto più aumenta un rituale astratto. Oggi il fatto di fare l’esame di maturità, considerando che la maggior parte degli studenti arriva a sostenere l’esame già iscritto all’università, l’esame di maturità non interessa più a nessuno e dunque si accentuano altri aspetti come la corona d’alloro, i mazzi di fiori e volgarità come lanciare la farina o lo spumante addosso ai ragazzi.
Secondo lei è in corso una crisi del ruolo educativo di scuola e genitori?
Credo proprio di sì, so che si dice spesso che i genitori lavorano tanto e stanno poco con i figli e dunque poi si sentono di doverli proteggere in altro modo. Io penso però alla mia generazione, i miei genitori lavoravano, non mi aiutavano a fare i compiti, ma semplicemente forse mi responsabilizzavano di più. Oggi i genitori scrivono mail all’insegnante alle 21.00 di sera per chiedere di non interrogare il figlio, è un tipo di tutela che diseduca a mio avviso. Davanti alle difficoltà che i ragazzi trovano a scuola sono sgomenti, così poi con quelle che incontrano nella vita.
Questo porta anche agli episodi di violenza contro gli insegnanti?
Sì, penso che sia sempre legato al fatto che ormai per gli studenti gli insegnanti non rappresentino molto e dunque nel caso di ragazzi violenti o genitori violenti, ci si rapporta con gli strumenti che queste persone usano nella scuola e altrove.
Nella scuola che vorrei…
…Bisognerebbe avere la pazienza dello scienziato e la passione dell’artista, come dice il mio maestro Raimondi. Io vorrei una scuola che riesca a trasmettere una disciplina del sapere e non si accosti ad ogni cosa con approssimazione e che dia la passione per le cose che si fanno.
Vorrei anche una scuola che non veda l’orientamento degli studenti come qualcosa di burocratico ma come un’istituzione in grado, grazie alla pratica delle discipline, di permettere agli studenti di conoscersi, che è alla base dell’orientamento. Ho sempre detto agli studenti che non devono pensare che chi vogliono essere nella vita sia un’illuminazione che arriva a un certo punto ma che si costruisce andando a fondo nelle cose che si fanno, che significa scoprire le proprie attitudini. Vorrei una scuola che aiutasse i giovani a fare questo, vorrei una scuola in grado di salvarli da tante vite sbagliate.
(da Fanpage)
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Agosto 13th, 2024 Riccardo Fucile
RINFORZI DA ITALIA E FRANCIA, EVACUATE 11 LOCALITA’, IL FUOCO MINACCIA ATENE
Il cielo rosso, l’aria irrespirabile, il crepitìo delle fiamme sempre più vicino. Sulla sagoma del Partenone stanotte non è calato il buio, illuminata com’era dalla luce del fuoco alle sue spalle: l’incendio scoppiato domenica non è ancora stato domato. Atene ha paura perché, per dirla con Nikolaos Lavranos, che è il presidente della Federazione panellenica dei dipendenti per il servizio antincendi, «il fuoco è incontrollabile ed estremamente aggressivo. Cambia costantemente direzione e questo crea problemi, sia alle forze di terra sia alle risorse aeree».
L’incendio alimentato dal vento
I forti venti che per tutta la giornata di ieri hanno soffiato sulla regione dell’Attica hanno peggiorato una situazione drammatica già da domenica pomeriggio, quando tutto è cominciato in un’area boschiva di Varnavas, proprio nella parte nord-orientale dell’Attica, 35 chilometri da Atene.
Un rogo che si è imposto nel giro di pochissimo tempo creando una linea di fuoco lunga più di trenta chilometri e in alcuni punti alta più di 25 metri, in rapido movimento verso la capitale.
Atene a 35 km dal rogo
I forti venti che per tutta la giornata di ieri hanno soffiato sulla regione dell’Attica hanno peggiorato una situazione drammatica già da domenica pomeriggio, quando tutto è cominciato in un’area boschiva di Varnavas, proprio nella parte nord-orientale dell’Attica, 35 chilometri da Atene.
Isolate, fra le altre, Grammatiko, Dionysos e Patima Vrilissios. Stando ai dati di ieri sera in arrivo dal satellite Sentinel-2, l’area coinvolta dall’incendio è pari a 100 mila ettari.
Navi in arrivo e in partenza deviati da Rafina a Lavrio
Migliaia di persone in fuga; ovunque gente con le mascherine o con panni bagnati sulla bocca per proteggersi dal fumo soffocante; la corrente elettrica interrotta in diverse zone perché le fiamme hanno danneggiato almeno 120 pali della rete di alimentazione a media tensione.
Evacuati un ospedale pediatrico e uno militare, in stato di allerta tutti gli altri; per motivi precauzionali, il ministero del Lavoro, ha emanato una circolare per rendere obbligatorio (oggi) l’immediato blocco del lavoro manuale all’aperto mentre sul fronte del turismo il ministero della Navigazione ha deciso che tutti gli arrivi e le partenze di navi passeggeri da e per il porto di Rafina verranno dirottati verso il porto di Lavrio.
I vigili del fuoco e i loro sforzi sovrumani
Più di 700 i vigili del fuoco sono al lavoro (turni massacranti) con squadre forestali e tantissimi volontari. Ma «nonostante gli sforzi sovrumani l’incendio continua a diffondersi rapidamente e si sta dirigendo verso Penteli» è l’amara considerazione del loro portavoce, Vassilis Vathrakogiannis, quando sta per calare sulla zona la seconda notte di emergenza.
Nelle ultime ore due mezzi dei vigili del fuoco sono stati travolti dalle fiamme: due gli ustionati, uno dei quali in gravi condizioni. E poi si contano una trentina di ricoverati per problemi respiratori.
«Un disastro biblico»
«Siamo di fronte a un disastro biblico», la riassume il sindaco di Maratona Stergios Tsirkas davanti ai microfoni di Skai, mentre il ministro greco per la crisi climatica e la protezione civile Vassilis Kikilias dice che «questo incendio è eccezionalmente pericoloso» e che «le circostanze sono drammatiche».
Gli sfollati nello stadio olimpico e gli aiuti dell’Ue
Per accogliere le migliaia di sfollati le autorità greche hanno aperto lo stadio olimpico di Oaka, nella parte nord di Atene. Interviene anche l’Unione Europea con l’invio di mezzi e uomini sul fronte del fuoco: l’Italia ci sarà con due canadair e 30 uomini.
(da agenzie)
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Agosto 13th, 2024 Riccardo Fucile
IL CT DELLA NAZIONALE TURCA E’ SPOSATO CON LA GIOCATRICE AZZURRA REDUCE DALL’ORO OLIMPICO: “PARLIAMO POCHISSIMO DI PALLAVOLO”
Il grande sogno era di sistemare due medaglie olimpiche nel salotto di casa. Il frutto di una finale Italia-Turchia moglie contro marito, Monica e Daniele, De Gennaro e Santarelli. La medaglia invece sarà solo una, d’oro però. Questioni che possono capitare quando hai sposato la giocatrice che, nel ruolo di libero, è la migliore al mondo e non da ieri. Daniele Santarelli, coach della Prosecco Doc Imoco e ct della nazionale turca, con cui ha vinto l’Europeo dopo aver trionfato al Mondiale con la Serbia, è un tecnico abituato a vincere (tra le azzurre oltre a De Gennaro anche Fahr e Lubian sono sue giocatrici mentre Egonu, Danesi e Sylla lo sono state nel recentissimo passato) ma sa che da una sconfitta si può imparare tanto. Avercene di problemi così in famiglia, a pensarci bene.
Santarelli, che cosa ha detto a Monica dopo la finale vinta contro gli Usa?
«Niente di particolare, non ce n’era bisogno. Le ho solo detto che questa medaglia la stramerita, per tutti i sacrifici che ha sempre fatto».
Come è stato perdere proprio dall’Italia in semifinale?
«Abbiamo perso contro una squadra fortissima, la più forte senza dubbio. Arrivare alle Olimpiadi, in semifinale, per me è stato un sogno realizzato, qualcosa di straordinario. Abbiamo dato il 110% ma lo sport va rispettato sempre, tanto più a questi livelli. Resta l’amaro in bocca, questo sì, ma a mente fredda sono certo che ci saprò trovare tanto di buono».
Lei è uno dei tecnici più vincenti al mondo a livello di club e di Nazionali: un giudizio sull’Italvolley?
«Ho sempre detto che, a mio parere, questa era la squadra più forte al mondo. Velasco, che è un tecnico straordinario, è arrivato dopo un momento di crisi molto profonda, dopo un fallimento, ha saputo ricaricare un gruppo dandogli fiducia totale. Ha portato calma, ordine e serenità. Può sembrare poco da fuori, ma vi assicuro che non lo è. Lo posso dire perché con la Turchia mi è capitata un po’ la stessa cosa, sono arrivato e in un periodo relativamente breve abbiamo vinto il titolo europeo, la Vnl e abbiamo strappato la qualificazione olimpica diretta».
Torniamo a quella semifinale Italia-Turchia, che ha indirizzato le azzurre verso l’oro e ha mandato la sua Turchia alla finale per il bronzo, che poi avete perso contro il Brasile. Quanto è difficile vivere una sfida di un livello così alto tra coniugi?
«Non è difficile come può sembrare, almeno per me e Monica. Siamo due professionisti, sappiamo fare bene il nostro mestiere e abbiamo imparato a tenere fuori le tensioni che lo sport agonistico, inevitabilmente, produce. La nostra vita è ben altro».
Anche da avversari in campo?
«Certo, si è avversari in campo come è giusto che sia, siamo sempre due sportivi. E poi l’Italia ha stravinto quella semifinale, direi meritatamente».
Quanto orgoglio c’è, per un allenatore, nel condividere la vita con la campionessa olimpica dello sport che, per entrambi, è anche il raggio di luce professionale?
«Moltissimo. La storia di Monica è straordinaria, gioca al top assoluto ormai da oltre dieci anni, nel suo ruolo è la migliore al mondo e lo dimostra partita dopo partita. Questa medaglia d’oro è per lei, come per tutte le altre giocatrici della nazionale, qualcosa di straordinario. Era alla sua quarta partecipazione olimpica, a Parigi in un certo senso si è chiuso un cerchio».
E adesso?
«E adesso non lo so, di questo non abbiamo parlato molto, sono decisioni sue. Il prossimo anno ci sono i Mondiali, vedremo…».
Apriamo per un attimo la porta di casa: quanto parlate di pallavolo?
«La verità? Molto poco, anzi direi pochissimo. Anche perché casa nostra è disposta su due piani, ci siamo divisi gli spazi, io al primo e lei al piano terra (ride, ndr). Ma è giusto che sia così, io faccio l’allenatore e ho i miei tempi, studio, mi aggiorno, leggo. Lei è un’atleta e a sua volta ha i suoi tempi, i suoi ritmi da seguire. Qualcuno direbbe che facciamo vite separate…».
Oltre allo sport che cosa c’è a unirvi così tanto?
«Amore, rispetto, Monica è una delle persone migliori che esistano al mondo, ha un cuore enorme e non sa che cosa voglia dire essere egoista. Lei prima di tutto pensa agli altri e le compagne di squadra lo sanno e lo capiscono. Basta vedere come l’hanno festeggiata dopo la vittoria contro gli Usa».
Santarelli, se la conosciamo bene adesso qualche giorno di vacanza e poi sotto con la stagione delle Pantere.
«Sì, sono a Istanbul a finire un po’ di cose, poi vacanza e quindi la nuova stagione. Ho tre campionesse olimpiche e tante ragazze che hanno giocato finali e semifinali. È un orgoglio, so di avere una grandissima squadra ma non finisco mai di stupirmi».
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 13th, 2024 Riccardo Fucile
PORTO CESAREO INVASA DAI CAMPER, DETURPATE DUNE E PINETE
Dopo la pausa imposta dal Covid, il turismo cafone rialza la testa, tornando con prepotenza a lasciare traccia di sé sulle spiagge, nei boschi, nelle pinete, tra le dune di sabbia dei gioielli naturalistici del Salento, sfregiandoli con oscene tendopoli abusive e occultandone le amenità sotto una coltre di pattume. Immondizia, teli sospesi per procurare ombra, panni stesi ad asciugare sulle corde tese tra i tronchi di pini d’Aleppo, tendopoli improvvisate in mezzo alla vegetazione, prive di servizi igienici e acqua corrente. Il clou è stato in questa prima metà di agosto: ragazzini in frotte, provenienti da ogni angolo d’Italia in cerca di divertimento a buon mercato e con pochi spiccioli in tasca, si sono avventurati ancora una volta nel Salento, lasciandosi attrarre dal tam-tam delle chat dove l’estremità del Tacco d’Italia viene descritto come il luogo perfetto per la vacanza sotto le stelle a costo zero, con il suo mare cristallino dove ristorarsi dalla calura e la fitta macchia mediterranea a ridosso delle spiagge ideale per offrire riparo durante la notte.
Una vacanza all’avventura, come quelle dei documentari, salvo violare una sfilza di prescrizioni: campeggio abusivo, deturpamento di bellezze naturali, abbandono di rifiuti e via discorrendo. Ragazzi ignari delle regole, sostiene qualcuno. Ma anche se così fosse, sembrano assenti efficaci politiche di prevenzione, mezzi di dissuasione e attività sanzionatorie. Una cosa è certa: il popolo che rispetta le regole è assai più numeroso rispetto a quello che delle norme se ne infischia o, peggio ancora, le ignora. E quel popolo, come accade a Rivabella di Gallipoli, a Porto Cesareo, a Otranto, ma non solo, è sempre più stanco di sentirsi rispondere che gli uffici sono impegnati in altri servizi, che non ci sono mezzi e personale sufficienti.
Il degrado nella notte di san Lorenzo
In un tale contesto, la notte di san Lorenzo, divenuta ormai appuntamento fisso per migliaia di persone che si radunano sulle spiagge per osservare le stelle cadenti, quest’anno ha lasciato inevitabili strascichi: devastazione delle dune, vegetazione sradicata per accendere i falò rigorosamente vietati, brandelli di tende abbandonati, spazzatura disseminata sugli arenili e nel sottobosco. Resti di bivacchi che nessuno ha avuto il giudizio di raccogliere e portare via. Tanto ci penseranno i Comuni, attingendo denari pubblici dalle loro casse. E se non lo faranno loro ci penseranno i volontari.
A Porto Cesareo c’è anche un’altra emergenza: i camper che questa estate hanno preso possesso dei luoghi più panoramici, anche in questo caso trasgredendo i divieti. Immortalati da un drone, schierati uno accanto all’altro per centinaia di metri a ridosso della costa, i camper si trasformano in una invasiva, artificiale linea di confine tra terra a mare. Eugenio Sambati, consigliere comunale di minoranza e già assessore della giunta cesarina, è sgomento: «In questi giorni, come ogni anno, stiamo assistendo inermi al deturpamento della spiaggia e delle dune ad opera di orde barbariche che non possiamo definire turisti, ma teppisti ecologici. Dispiace dirlo, ma si tratta di un vero e proprio turismo criminale».
«In Salento non c’è un modello di sviluppo»
Parole dure arrivano anche dal presidente di Assoturismo Assohotel di Confesercenti Puglia, Giancarlo De Venuto: «Il turismo cafone è un problema delle destinazioni che hanno appeal. Infatti, lo troviamo anche in Costa Smeralda, a Forte dei Marmi, a Venezia. Lì, però, ci sono strategie per contrastarlo che nel Salento non abbiamo. A Capri molti turisti, appena sbarcati, consumavano il loro pranzo, abbandonavano i residui dei bivacchi e ripartivano senza lasciare nulla all’economia locale. Poi si è trovato il modo per bloccare questo andazzo. La verità è che noi non abbiamo un modello di sviluppo. Ed è inutile dirsi la solita storiella che non ci sono uomini e mezzi, perché oggi – conclude Giancarlo De Venuto – i controlli si fanno con l’elettronica, attraverso le telecamere ed i droni. Se non si cambia registro, il turismo maleducato rischia di fare danni a medio e lungo termine».
(da il Corriere della Sera)
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Agosto 13th, 2024 Riccardo Fucile
120,000 CIVILI RUSSI EVACUATI, LE CRITICHE A PUTIN: “HA NASCOSTO LA VERITA’, ALLARME DATO TROPPO TARDI”
«I razzi volano e cadono ovunque. La casa della cultura locale è stata distrutta dalle esplosioni e così anche una scuola e una banca. Gli ucraini stanno colpendo le case, gli edifici vicini a noi. Le persone soffrono», racconta una donna al sito online Novosti per descrivere la situazione attorno al capoluogo di Kursk.
Altri civili russi parlano di problemi nei trasporti, confusione sulle istruzioni per gli evacuati o per coloro che vorrebbero abbandonare le aree più vicine alla battaglia.
Le voci che giungono faticosamente da Kursk descrivono una situazione di paura, caos e soprattutto incertezza. Lo stesso governatore regionale, Aleksei Smirnov, incontrando ieri Vladimir Putin ha sottolineato che 28 centri urbani sono adesso sotto il controllo degli ucraini, i circa 400.000 abitanti del capoluogo sono inquieti. Quando poi ha aggiunto, davanti alle telecamere, di ritenere che gli ucraini siano avanzati almeno per 12 chilometri su di un fronte lungo oltre 40, Putin lo ha interrotto bruscamente sostenendo che i dati sulla situazione bellica se li aspettava da un generale, non da un amministratore civile.
Malcontento crescente tra i civili russi
Ma dai social russi si evince il malcontento crescente. Secondo una donna residente nel villaggio di Korenevo: «Sin dai primi giorni dell’attacco l’esercito ucraino ha colpito le postazioni delle guardie di frontiera. Hanno tremato i muri e le finestre sono andate in frantumi. Le schegge hanno ferito un mio vecchio amico ai polmoni e ai reni».
È stato allora che i servizi d’emergenza hanno ordinato l’evacuazione. Racconta: «Gli autobus passavano ogni ora. Abbiamo attraversato la tangenziale a Rylsk. La strada era sicura, ci hanno distribuito su due bus e a bordo abbiamo ricevuto cibo e acqua, il servizio a quel punto era eccellente». Dato che ormai è evidente che le forze militari russe sono state completamente colte impreparate dall’offensiva ucraina, non sorprende che anche la società civile e i servizi di assistenza pubblici abbiano difficoltà a fare fronte all’emergenza. La censura del regime ha subito serrato i ranghi per nascondere le falle. Non si vuole far conoscere al mondo, e soprattutto agli ucraini, la gravità della situazione.
Ancora secondo Smirnov, al momento sarebbero state evacuate 121.000 persone nella regione di Kursk e 11.000 in quella di Belgorod. Se ne attendono quasi altre 60.000. Ma, dei 2.000 abitanti nei 28 insediamenti presi dagli ucraini, a oggi le autorità russe non hanno alcuna informazione. Persino contro Putin volano parole pesanti. «Vladimir Vladimirovich dica ai suoi ufficiali del servizio informazioni di non nascondere la realtà. Ci sono civili morti sotto le bombe.
Il Capo di stato maggiore a Mosca dice che la situazione è sotto controllo, eppure ci sono tuttora pesanti combattimenti nel distretto di Suzhansky». Alcuni residenti della zona hanno scritto un appello al presidente russo chiedendo per quali motivi siano rimasti senza rifugi e senza soldi. Le loro sono accuse dure: «La nostra città è stata trasformata in macerie. I nostri uomini sono stati chiamati a difendere il Donbass, abbiamo perso le case e siamo in fuga sotto le bombe. Chiediamo aiuto, ma siamo abbandonati, con i nostri bambini piccoli, ma senza ripari. I nostri figli la notte hanno paura del buio, non vogliono dormire».
«L’allarme è arrivato tardi»
Altri criticano le amministrazioni locali e ringraziano invece i social, come Telegram, che hanno suggerito subito di trovare rifugio nelle cantine. «Dal tam tam sui cellulari abbiamo compreso la gravità della minaccia. Sapevamo che l’esercito stava predisponendo le armi pesanti, però l’allarme è giunto troppo tardi: molti hanno lasciato i genitori anziani nelle cantine, non hanno neppure preso soldi e documenti personali».
Un racconto più articolato arriva da Olga e Nikolai, due profughi ucraini fuggiti in Russia dal Donbass durante la guerra del 2014. Dal 2022 anche loro vivevano in un centro di accoglienza a Korenevo, dove avevano trovato lavoro. I primi tre giorni dell’attacco ucraino sono rimasti nascosti in una cantina, ma poi hanno scelto la fuga. Raccontano: «Non si poteva neppure uscire per fare la spesa o salire in casa per prendere le proprie scorte. Infine, è arrivato un militare russo, ha preso tre donne malate e ci ha ordinato di seguirlo. Ci hanno caricato su di un’auto per evacuare, da soli non ce l’avremmo mai fatta». Adesso Olga e Nikolai stanno in un campo di tende nel centro del capoluogo di Kursk, ma contano di partire presto per Mosca.
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 13th, 2024 Riccardo Fucile
LA SCUSA E’ CHE HA GIA’ FATTO TRE MANDATI? MA ALLORA PERCHE’ PER BARELLI (FORZA ITALIA) LO STESSO PRINCIPIO NON E’ STATO APPLICATO?
Giovanni Malagò non sarà riconfermato al vertice del Coni per un quarto mandato: lo affermano Fratelli d’Italia e Forza Italia, che non lasciano molti margini all’ipotesi di una deroga sul tetto dei tre mandati per garantire la continuità alla guida del Comitato in vista delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina.
Sulla vicenda, raccontata da Repubblica, si accende così il dibattito tra i partiti. Ecco la posizione di FdI: “Malagò ha dimostrato negli anni le sue competenze e la sua professionalità ricoprendo, per ultimo, l’importante ruolo di guida del Coni. Un suo avvicendamento, come peraltro impone la legge, rientra nell’ambito del normale ricambio dei vertici che riguarderà anche le stesse federazioni sportive. Qualsiasi sarà il suo ruolo sono convinto che confermerà le sue capacità anche in altre sedi. Il mio auspicio è che Malagò possa continuare a ricoprire un ruolo di primo piano nel mondo dello sport italiano”, afferma il senatore meloniano Paolo Marcheschi, responsabile sport del partito, contattato da LaPresse.
E anche Paolo Barelli, capogruppo alla Camera di Forza Italia e presidente della Federazione nuoto, a chi gli domanda se i successi olimpici spianino la strada al rinnovo di Malagò, dà una risposta inequivocabile nell’attribuire i meriti: “I successi sono ascrivibili in primo luogo alle società sportive che hanno formato e allenato gli atleti, alle federazioni che con gli staff tecnici hanno organizzato la partecipazione degli atleti alle attività internazionali mettendo a disposizione le condizioni migliori di preparazione. Il Coni – sottolinea – ha il merito e l’onore di rappresentare nella sede olimpica le federazioni nazionali protagoniste di successi importanti per l’immagine del nostro paese”.
Critica la linea dei partiti di maggioranza il dem Mauro Berruto, che sottolinea come lo stesso Barelli abbiamo ottenuto una deroga al limite dei mandati: “Una norma sul limite dei mandati è doverosa e sacrosanta ma deve valere per tutti. Nel momento in cui qualcuno fa una contro norma che elimina quel limite, questo fatto politico evidenzia che quella norma, voluta da Forza Italia il cui capogruppo alla Camera è Paolo Barelli, è una norma che ha nel sottotesto il nome di chi la può usare e il nome di chi non la può usare e quindi risponde a un principio evidente di conflittualità aperta, che qualcuno che ha la possibilità di sedere in Parlamento esercita”.
Matteo Renzi, leader di Italia viva, nel proporre la candidatura di Firenze a ospitare le Olimpiadi 2040, dichiara: “Bisogna evitare che il governo dei cognati provi a mettere le mani anche sul Coni. Lo sport è e deve restare indipendente”.
(da agenzie)
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Agosto 13th, 2024 Riccardo Fucile
IN AUTUNNO SI VOTA IN EMILIA-ROMAGNA, LIGURIA E UMBRIA. TRE REGIONI NELLE QUALI IL CENTROSINISTRA SEMBRA DESTINATO A VINCERE… IL GOVERNO VUOLE ACCORPARE I TRE VOTI IN UN’ELECTION DAY IL 17 E 18 NOVEMBRE. MA IN QUEI GIORNI LA FINANZIARIA SARÀ NEL PIENO DELLA DISCUSSIONE. E IN FDI A QUALCUNO È VENUTO IL DUBBIO CHE NON SIA UNA GRANDE IDEA
L’ultima parola ancora non è stata pronunciata. Sull’election day per le Regionali d’autunno c’era chi si attendeva la decisione definitiva dall’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva, mercoledì scorso, ma così non è stato. Eppure, nel centrodestra ne sono tutti arciconvinti e accettano scommesse: in Emilia-Romagna, Liguria e Umbria si andrà a votare il 17 e 18 novembre.
L’idea sembrava già definitivamente acquisita, fino a quando tra alleati (a partire da Fratelli d’Italia) è venuto qualche dubbio: in quei giorni la finanziaria sarà nel pieno della discussione. E tutti sanno bene che non sarà affatto facile condurre in porto la legge di Bilancio. Se le elezioni fossero in date diverse, le discussioni pre-elettorali potrebbero in qualche misura essere condizionate dalle prevedibili polemiche sulla futura manovra.
Ma appunto, alla fine tutti ne sono convinti. Il 17 e 18 novembre l’Emilia-Romagna ha già fissato l’appuntamento con le urne. Per contro, il presidente facente funzione della Liguria, Alessandro Piana, ha già indetto le elezioni per il 27 e 28 di ottobre. Ma il governo con un decreto potrebbe decidere appunto di accorpare tutti gli appuntamenti. Mentre l’Umbria una data ancora non l’ha fissata.
Il fatto è che per il centrodestra la tornata elettorale entrante non è semplice. C’è l’Emilia-Romagna che resta la «roccaforte rossa» di sempre. Qui, il centrodestra ha anche la candidata: Elena Ugolini è la rettrice delle scuole Malpighi di Bologna, vicinissima a Comunione e liberazione e già sottosegretaria all’Istruzione nel governo Monti. Ma se la dovrà vedere con il politicamente assai agguerrito sindaco di Ravenna Michele de Pascale (Pd).
E poi c’è l’Umbria, a sua volta «roccaforte rossa» fino a quando la leghista Donatella Tesei – con Matteo Salvini oltre il 30% – non l’ha espugnata. Ma la navigazione della presidente con la sua maggioranza non è stata sempre serena: per rimanere allo scorso 31 luglio, la Lega si è ritrovata in Aula senza alleati ed è mancato il numero legale.
E infine c’è la Liguria. In cui il presidente uscente Giovanni Toti è stato agli arresti domiciliari per tre mesi e avrà la prima udienza del processo il 5 novembre, al centro geometrico della campagna elettorale, un paio di settimane prima dell’apertura delle urne. Qui, ancora manca il candidato da opporre all’ex ministro pd Andrea Orlando.
Nella maggioranza di governo non se lo nasconde nessuno, il rischio di uno slam del centrosinistra è alto. E così, un leghista pone la domanda in questo modo: «Meglio un tre a zero secco oppure due, o addirittura tre, uno a zero?».
(da agenzie)
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Agosto 13th, 2024 Riccardo Fucile
LO STUDIO PLANNIX: LE FAMIGLIE HANNO SPESO ANCHE 500.000 EURO IN UN ANNO PER LA FORMAZIONE UNIVERSITARIA DEI FIGLI
Nel 2023 le famiglie italiane hanno speso 135 mila euro per fare studiare i loro figli, in media. I costi sono arrivati anche a 500 mila euro in alcuni casi, e l’anno scorso sono cresciuti in media del 3,7% rispetto al 2022. Lo rileva l’Osservatorio sui costi associati all’istruzione della piattaforma di consulenza finanziaria Plannix.
Lo studio
Il report ha rielaborato i dati diffusi dal ministero dell’Istruzione e del Merito e riguardano il percorso di formazione completo di un ciclo universitario dei figli. Nel 2023 la spesa è cresciuta del 3,7%, passando da 130 a 135 mila a famiglie. Considerando le università più prestigiose al mondo, come la London School of Economics o la Columbia University di New York, l’investimento può arrivare fino a mezzo milione.
L’impatto sulle famiglie
Cifre simili hanno un impatto significativo sui genitori che, secondo la società di consulenza finanziaria, in media dovrebbero pianificare la formazione universitaria dei figli ancor prima della loro nascita. Luca Lixi, fondatore e ad di Plannix, suggerisce di affrontare la progettazione « con 18-20 anni di anticipo», con risparmi oltre che investimenti mirati.
(da agenzie)
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