ALTRO CHE DISCONTINUITA’, DI MAIO E CONTE PENSANO DI CONTINUARE A FARSI GLI AFFARI LORO
CONTE CHE SI FINGE “SUPER PARTES” E NON MUOVE UN DITO PER FAR RISPETTARE LA LEGALITA’ SULLA MARE JONIO, DI MAIO CHE NON VUOLE MOLLARE LA POLTRONA
Altro che discontinuità , i padroni del governo restano i 5Stelle. In una sola giornata piombano tre elementi che descrivono alla perfezione il clima che sta portando alla nascita del nuovo governo M5s-Pd.
Il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte, noncurante delle consultazioni ancora in corso, va alla festa del Fatto Quotidiano e da qui rivendica di essere super partes: “Inappropriato – dice – definirmi premier M5s”. Queste parole inevitabilmente costituiscono un assist per Luigi Di Maio, il quale vorrebbe replicare nell’esecutivo il vecchio schema.
Ovvero vuole essere confermato vicepremier e lo pretende a tal punto che neanche risponde alla proposta lanciata dal Pd per uscire dall’impasse: “Nessun vice, nè del Pd nè del Movimento”.
In un quadro pieno di nubi che non si dipanano, si inserisce la Mare Jonio, l’imbarcazione della Ong Mediterranea bloccata da quattro giorni davanti Lampedusa, con il benestare di tutto il governo dimissionario.
Si potrebbe dire quindi che la verità arriva dal mare. E la “discontinuità ” invocata da Nicola Zingaretti, come precondizione per dare vita al nuovo governo, si ferma sulla nave Mare Jonio e su un discorso relativo alle poltrone e ai posti da occupare nell’esecutivo.
Tutta la giornata ruota attorno a quella che viene vissuta come un’ambiguità del premier incaricato. Le parole di Conte, che rivendica di non essere un 5Stelle, impattano sull’impostazione che il Pd vuole dare al rush finale della trattativa, quello più delicato, ovvero quello sui vicepremier. In assenza di un chiarimento politico di fondo la formazione del nuovo governo è ancora ferma qui: Di Maio vorrebbe essere confermato numero due a Palazzo Chigi per non perdere il suo potere dentro e fuori il partito, il Pd alza un muro e considera Conte unico interlocutore in rappresentanza del mondo pentastellato.
In questo contesto il video di Beppe Grillo, nel quale il fondatore di fatto invita tutti a non pensare alle poltrone, ha avuto su Di Maio un effetto devastante.
Basti pensare che Dario Franceschini, con una mossa meditata e concordata con il segretario dem, ha abbracciato il messaggio del fondatore M5s proponendo una soluzione per uscire dall’impasse: nessun vicepremier da affiancare a Giuseppe Conte e rimettere la palla al centro con i temi del programma.
Un “nuovo contributo del Partito Democratico” per superare lo stallo e far decollare il governo Conte 2, sottolineano fonti Pd.
Alla base della scelta, viene spiegato, c’è il ritorno di voci insistenti circa una soluzione con il doppio vicepremier, così come era stato con il governo a trazione Lega-M5s. Uno schema sgradito al Partito democratico che casomai vorrebbe un solo vicepremier targato dem. Se ciò non sarà possibile, il Pd è pronto a rinunciare purchè non ci sia Di Maio vice di Conte. Ecco quindi il ‘sacrificio’ messo sul tavolo delle trattative a distanza fra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle.
Di Maio per adesso ufficialmente tace ma la mossa Pd viene vista con sospetto. Ad esporsi, e sembra quasi parlare a nome del capo politico, è Gianluigi Paragone: “Luigi non piace al Pd perchè sta difendendo quello che di buono avevamo fatto nel precedente governo. Deve restare centrale anche a palazzo Chigi”. Poi lo mette in guardia: “Franceschini vuol far fuori Di Maio”.
Insomma il capo politico ha tutta l’intenzione di vendere cara la pelle. Anche se in queste ore, soprattutto dopo il video di Grillo, il pressing su di lui per un passo indietro sta crescendo.
La tensione sale quindi anche all’interno del Movimento 5 Stelle e nelle chat di Whatsapp frequentate dai parlamentari grillini c’è chi chiede al capo politico di rinunciare al ruolo di numero due di Giuseppe Conte.
I messaggi, secondo quanto riporta l’Adnkronos, spaziano dall’irritazione all’insofferenza per lo stallo politico creatosi. “Se hai incaricato Conte, lo lasci lavorare e non lo indebolisci così. Ha ragione chi pensa che vogliano sabotare tutto per i propri interessi personali…”, attacca un eletto riferendosi a Di Maio e al suo ‘cerchio magico’.
C’è poi un altro elemento che frena la nascita del nuovo governo e che il Pd ha fatto emergere.
In queste ore Giuseppe Conte, premier incaricato per formare il nuovo esecutivo, si muove sostanzialmente come se fosse ancora l’alleato di Matteo Salvini e infatti i trentaquattro migranti sono ancora in mezzo al mare sull’imbarcazione della Ong. Su di loro pesa il divieto di ingresso in acque italiane firmato dal ministro dell’Interno, da quello dei Trasporti Danilo Toninelli e della Difesa Elisabetta Trenta.
Tanto che a un certo punto il segretario del Pd Nicola Zingaretti è costretto a intervenire: “La vicenda della Mare Jonio conferma che in Italia sull’immigrazione bisogna cambiare tutto. Coinvolgere con autorevolezza l’Europa, unire sicurezza, legalità , umanità è possibile”. E poi l’affondo al governo dimissionario e quindi a Conte: “Non faccia finta di niente, stiamo parlando di esseri umani”.
Eccola la fotografia di una scintilla che non scatta in questo matrimonio che ogni giorno sembra più innaturale.
Con il passare delle ore l’insofferenza per lo stallo in casa Pd, che sta per siglare un’alleanza con i 5Stelle, aumenta. E così Marina Sereni della segretaria nazionale twitta: “Ci appelliamo a chi ha l’autorità e la possibilità affinchè si faccia prevalere il rispetto della Costituzione, delle leggi e del diritto internazionale e si facciano sbarcare tutte le persone ancora a bordo della Mare Jonio”.
Quindi, il nodo politico sulla vicepresidenza del Consiglio non è ancora stato risolto ma accanto a questo intanto ne è spuntato un altro di sostanza che riguarda non solo il programma ma il cuore stesso di questo nuovo governo.
Ovvero cosa farà l’esecutivo M5s-Pd sui temi dell’immigrazione. E la nave Jonio dimostra che un’idea comune non c’è e che per adesso a prevalere è quella Conte-M5s.
(da “Huffingtonpost”)
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