BERLUSCONI PRONTO ALLA MOSSA: “E’ BERSANI L’ULTIMO OSTACOLO, ORA VOGLIO PARLARGLI DI PERSONA”
E INSISTE: “GOVERNO INSIEME O UNO DI NOI PER IL COLLE”…INCONTRO PREVISTO NELLE PROSSIME 48 ORE
Le condizioni che Silvio Berlusconi detta ai suoi ambasciatori per tentare un’intesa col Pd restano pressochè «inaccettabili », per Bersani e i suoi.
E riportano a un esecutivo con tanto di ministri Pdl dentro.
Così, a ridosso dell’incontro tra i due leader – entro le prossime 48 ore, dicono – le distanze tra le due sponde restano immutate.
E per il leader Pdl il voto anticipato, anche il 7 luglio, si conferma l’opzione più probabile.
«La nostra proposta ormai è sul tavolo, sta a Bersani accoglierla o respingerla, a sua scelta» dice un Cavaliere pacato, nei colloqui avuti nel pomeriggio con i parlamentari sentiti e incontrati ad Arcore, prima di imbarcarsi in serata per un rientro anticipato a Roma (che ha fatto sospettare a molti anche l’imminenza del faccia a faccia).
Eccole, allora, le condizioni. «Alleanza di governo col Pd, con nostri ministri dentro, e un presidente della Repubblica condiviso indicato a quel punto da loro» è il primo paletto.
E il nome gradito, non ne fa mistero Berlusconi, sarebbe quello di Giuliano Amato. Oppure, in alternativa, un governo Bersani, o comunque guidato dal Pd, che il leader Pdl potrebbe accettare di sostenere dall’esterno, «ma lasciando a quel punto a noi la scelta del presidente della Repubblica».
È un ritornello, ormai, che Berlusconi ripete a tutti i suoi interlocutori e che ha ripetuto in serata ai dirigenti Pdl incontrati a Palazzo Grazioli.
Una terza via esiste ma, per quanto lo riguarda, è quella che porta dritti al voto, e alla svelta.
Se non potrà essere il 30 giugno, a Villa San Martino hanno cerchiato già di rosso il 7 luglio.
«Speriamo che le parole del capo dello Stato possano ammorbidire Bersani» ragiona il Cavaliere, per nulla fiducioso tuttavia, dopo la lettera di ieri del segretario democratico su Repubblica.
Non a caso, per tutto il giorno gli attacchi dei suoi a Bersani si sono intensificati.
Tutti dello stesso tenore: «Basta con gli psicodrammi Pd, il tempo è scaduto» (Annamaria Bernini), «Italia a bagnomaria per colpa della sua prepotenza» (Licia Ronzulli).
Il fatto è che l’ex premier Pdl considera sempre più Bersani un «ostacolo» sulla via dell’intesa col Pd, «un partito ormai spaccato».
In ogni caso, nella paralisi generale, preferisce parlargli personalmente piuttosto che affidarsi a pontieri e ambasciatori «che non sappiamo per conto di chi trattino».
Alle 19 telefona al Tg4 per rammaricarsi della scomparsa della Thatcher e confermare a viva voce che «finalmente Bersani si è reso disponibile a un incontro, ma la posizione del Pdl resta quella: bisogna dare subito un governo forte e stabile al Paese per adottare i provvedimenti urgenti per l’economia ».
Cita gli otto punti e accusa «l’inedia delle altre forze politiche che hanno già perso 43 giorni col Paese che non può aspettare».
Refrain da campagna elettorale.
Nelle ore che hanno preceduto il rientro a Grazioli i contatti tra i “pontieri” dei due schieramenti si sono intensificati, Alfano, Verdini, Cicchitto, Gianni Letta, da un lato, Errani, Enrico Letta, dall’altra.
Con i primi a rapporto già in serata dal capo.
Resta tutto lo scetticismo di fondo, a sentire i diretti interessati.
La manifestazione di sabato a Bari andrà in una direzione o nell’altra a seconda dell’esito dell’incontro con il leader Pd.
«Perchè è chiaro che se, nonostante l’evidente responsabilità che stiamo dimostrando, continueranno a dirci no – ragiona il pur moderato Maurizio Lupi – se Bersani tenterà il colpaccio con un pugno di grillini, a quel punto la nostra posizione diventerà durissima e ostile».
Renato Brunetta, sulla scia del M5s pronto a occupare le aule da oggi, aveva suggerito a Berlusconi e Alfano di inventarsi qualcosa di altrettanto eclatante, per additare il Pd quale «unico responsabile dell’immobilismo ».
Linea cassata, per ora, almeno fino a sabato.
La Piazza della Libertà di Bari sarà lo spartiacque.
Prova di forza, comunque, a cinque giorni dall’avvio delle votazioni per l’elezione del prossimo inquilino del Quirinale.
A una riconferma dell’attuale, ormai anche il Cavaliere ha rinunciato, a fronte del rifiuto categorico di Napolitano.
Mentre tra i suoi c’è anche chi, come la fedelissima Michaela Biancofiore, lancia un sito (Berlusconialquirinale.org) e comitati pro Silvio per sponsorizzarne la candidatura al Colle.
Alla Presidenza il Cavaliere non guarda più da tempo, preferisce concentrarsi sul voto. Anche alla luce dei sondaggi ultimi consegnatigli ieri da Alessandra Ghisleri.
E che darebbero per esempio Grillo in discesa (al 24), un dato considerato «confortante», mentre la coalizione di centrodestra in vantaggio al 33 per cento, contro il 30 del centrosinistra.
Numeri sufficienti per lasciare accesi i motori.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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