COMITATO PER IL SI’: UN BAR DA GUERRE STELLARI
OGNI VOLTA CHE C’E’ UN REFERENDUM COSTITUZIONALE,SI RESTA INEBRIATI DALLA BELLEZZA DEI COMITATI PER IL SI’
Ogni volta che c’è un referendum costituzionale, si resta inebriati dalla bellezza dei
Comitati per il sì. Accadde anche per la sfida del 4 dicembre 2016, che sancì la fine della carriera politica (anche se loro non se ne sono ancora accorti) di Renzi e Boschi: era un comitato pralinato di geni autentici. Vale lo stesso per i mitologici fondatori del “Comitato per il Sì al Referendum sulla Separazione delle Carriere”, per brevità chiamato
“SìSepara”. Quaranta nomi di livello assoluto, capitanati dal presidente Gian Domenico Caiazzo. Scorrendo la lista, in mezzo a non pochi “Chicazzè?” e “Ma veramente hanno riesumato pure questo/a?!?”, si scorge un tratto in comune: sono quasi tutti profili di seconda e terza fascia (spesso anche settima o dodicesima), che vengono riesumati in tivù ogni volta che c’è da parlare a caso di giustizialismo bieco e magistratura maligna, quasi mai in prima serata e quasi sempre come ospiti di rincalzo perché “prima di voi ci hanno detto di no in 70 ed eravamo alla canna del gas”.
Sono figure puntualmente riconducibili a berlusconismo, renzismo e calendismo, ovvero la stessa cosa. Un “garantismo” carnivoro e ossessionato che cita sempre (a sproposito) il caso Tortora e crede davvero che Gratteri sia Robespierre e Davigo Belzebù. I giornali di appartenenza e/o riferimento sono ovviamente testate autorevolissime – e ancor più vendutissime – tipo Il Foglio e Il Riformista. Qualche nome. Non possono mancare (ex) direttori iper-garantisti come Alessandro Barbano e Franco Cangini (quest’ultimo anche ex senatore Forza Italia e poi Azione). Flavia Fratello, sorta di Gaia Tortora in diesis minore (sic), volto spumeggiante e mai noto di La7 che suole avere fuoriuscite plurime di bile ogni volta che deve curare la rassegna stampa e si trova davanti una prima pagina del Fatto Quotidiano. Pier Camillo Falasca, nel 2013 ultrà montiano e già allora iper-garantista, rimasto ahinoi sempre nell’anonimato, fondatore con tale Librandi del partito (?) L’Italia c’è e direttore
de L’Europeista (fateci caso: Falasca ama dirigere partiti e giornali che di fatto non esistono. Perversione strana, eh). Pierluigi Battista, instancabile e malmostoso Re Mida al contrario. Anna Paola Concia, ex politica di centrosinistra che visse l’apice della notorietà tra anni Zero e Dieci per le sue battaglie contro l’omofobia, scelta a fine 2023 da Valditara come coordinatrice del progetto per le scuole “Educare alle relazioni” (ma durò poco, perché la Lega non accettò quella scelta). Ernesto Galli della Loggia, professione “trombone” (autoproclamatosi tale), presente di recente a quel “convegno degli orrori” che ha partorito tesi abiette su Gaza e Israele. Di quello stesso convegno faceva parte quell’altro genio di Claudio Velardi, che dopo aver contribuito a stroncare (per troppo amore) le carriere di D’Alema e Renzi, ora ci tiene molto a regalare il bacio della morte pure a questa battaglia referendaria. Di pregio anche la presenza di Sofia Ventura, politologa un tempo vicina a Fini e poi folgorata pure lei sulla via della Diversamente Lince di Rignano.
In mezzo a questo sontuoso parterre de roi, spunta un po’ a caso la figura di Antonio Di Pietro, che evidentemente col passare degli anni ha avvertito il bisogno di provare esperienze molto hard. Come per esempio far parte di questo bar di Guerre Stellari travestito da comitato per il Sì, in cui si trova fianco a fianco all’ineffabile Tiziana Maiolo, che ai tempi del primo berlusconismo stava a Silvio come Bocchino alla Meloni. Daje! È un comitato semplicemente fantastico. A questo punto, per essere veramente perfetto, mancherebbero solo Il Canaro, Jimmy Il Fenomeno, Amedeo Minghi, il Poro Asciugamano e Scaramacai. Lì sarebbe proprio apoteosi.
(da ilfattoquotidiano.it)
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