GENOVA, OTTOMILA SARDINE IN PIAZZA DE FERRARI
NESSUNA BANDIERA E LE CANZONI DI DE ANDRE’ CONTRO IL SOVRANISMO
Le canzoni di De Andrè’, i pesciolini colorati di cartone, ma niente bandiere: le sardine di Genova hanno invaso piazza De Ferrari, l’hanno riempita fino all’ultimo angolo al grido di “Genova non abbocca”: ottomila ragazzi, adulti, anziani, famiglie si sono stretti attorno alla fontana fino a palazzo Ducale, al Carlo Felice, e davanti al palazzo della Regione per sire sì alla solidarietà , no all’odio, al sovranismo e al populismo.
Le sardine nel mare di Genova non sono famose, il pesce azzurro per eccellenza sono le acciughe, anzi, le “ancioe”, così, anche lo slogan nazionale cambia, diventa “ancioe per la solidarietà “.
Studenti, professionisti, anziani, bambini: una folla eterogenea legata da un unico slogan, “Genova non abbocca”.
Ma a cosa non abbocca? “Al sovranismo, al populismo, all’odio, al razzismo, alla discriminazione”, chiarisce Roberto Revelli, uno degli organizzatori della manifestazione che, sottolinea, “è apartitica”.
C’è chi sul cartone delle sardine ha riprodotto anche il volto di Don Gallo, il prete degli ultimi, che ha sempre marciato “in direzione ostinata e contraria”.
Sulla scalinata gremita di palazzo Ducale, di fronte alla fontana di piazza De Ferrari, sono in tanti a passarsi il microfono per lanciare il proprio messaggio. Non sono persone note, ma comuni cittadini.
C’è chi si appella alla Costituzione, che “non è un reato ed è per questo che siamo qua stasera, perchè ci riconosciamo nei valori della Costituzione, che è il nostro unico slogan”.
Oppure chi invoca la difesa dei “diritti umani che sono indivisibili: o valgono per tutti o non valgono per nessuno. Non possiamo pensare di toglierli ad alcune categorie di persone e pensare che le altre stiano meglio”.
E ancora, si ricordano le tragedie dei migranti: “Chiediamo di aprire corridoi umanitari subito perchè non vogliamo più seppellire quei morti a Lampedusa: non vogliamo centri di detenzione per stranieri”.
Poi il discorso si allarga e c’è chi sottolinea l’importanza di garantire “il diritto all’istruzione, alla sanità , al lavoro per tutti”. Ad ogni parola, uno scroscio di applausi, ad ogni intervento una canzone
Non c’è rabbia nella piazza: sembra una festa colorata “per ricordarci di essere comunità “, dicono gli organizzatori, “in nome della solidarietà ” perchè, recita un altro cartello già visto in altre piazze, in altre città , stavolta è Genova che “non si lega”.
(da agenzie)
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