I RESPIRATORI DONATI DALLA RUSSIA ALL’ITALIA “SONO PERICOLOSI”
DOPO DUE INCENDI CHE HANNO UCCISO SEI PAZIENTI, VIETATO IN RUSSIA L’IMPIEGO… LA RUSSIA NE AVEVA REGALATI 150 A BERGAMO E MILANO
La diplomazia dei ventilatori rischia adesso di rivelarsi un autogol.
Nello scorso mese la Russia ha vantato le sue capacità di fronteggiare l’epidemia donando apparati respiratori a diversi paesi: all’Italia, alla Serbia e persino allo Stato di New York. Ma adesso Mosca ha sospeso in patria l’uso di questi strumenti, con il sospetto che siano pericolosi.
Ieri infatti c’è stato un rogo in un reparto di terapia intensiva a San Pietroburgo: fiamme e fumo hanno provocato la morte di cinque pazienti, tutti ricoverati per il coronavirus. E sabato scorso un incendio è scoppiato in un ospedale di Mosca, uccidendo un malato con i polmoni aggrediti dal Covid-19. Le autorità russe ipotizzano che in entrambi i casi il fuoco sia scaturito da un malfunzionamento dei ventilatori.
Nel mirino degli investigatori ci sono gli Aventa-M, gli unici strumenti di concezione nazionale prodotti dalla Upz.
Con un comunicato Roszdravnadzor, l’ente statale che controlla il Sistema sanitario, ha annunciato di avere vietato l’impiego dei ventilatori di questo tipo costruiti dopo il primo aprile. La società Radio-Electronic Technologies Concern (KRET), che possiede Upz, ha dichiarato che le sue strumentazioni hanno superato tutte le certificazioni e sono in dotazione agli ospedali russi dal 2012, senza mai avere creato problemi di sicurezza. Ora le indagini cercheranno di capire la natura del malfunzionamento: se è legato a un difetto di fabbricazione o alle reti energetiche degli ospedali.
Ma la sospensione decisa da Mosca sta aprendo gravi problemi. In patria e all’estero. L’operazione “Dalla Russia con amore” ha consegnato circa 150 di questi ventilatori alla Lombardia: sono stati utilizzati nell’ospedale da campo della Fiera di Bergamo e in quello della Fiera di Milano.
Le apparecchiature però sono state trasportate nel nostro Paese con il ponte aereo del 22 marzo: le scatole con la scritta Aventa-M erano visibili durante lo scarico a Pratica di Mare dei grandi cargo volanti Ilyushin.
Non dovrebbe quindi trattarsi dei macchinari colpiti dalla sospensione decida da Mosca, perchè sono stati costruiti prima di inizio aprile. In ogni caso, anche alla luce della ridotta necessità di posti in terapia intensiva, le autorità sanitarie lombarde stanno valutando se rinunciare ai sistemi “Made in Russia”.
Anche i respiratori fatti arrivare a New York dovrebbero appartenere a lotti di produzione anteriori al bando. Doni che non risultano essere mai stati distribuiti ai centri clinici, come ha detto Janet Montesi, portavoce della Fema: “La diminuzione dei ricoveri non li ha resi necessari”.
Il problema principale quindi riguarda la Federazione russa, dove i contagi continuano a salire: ieri si era arrivati a 240 mila casi, il numero più alto a livello mondiale dopo gli Stati Uniti. E dove le terapie intensive faticano adesso a fornire assistenza senza i respiratori “bloccati” dopo gli incendi: trovarne di nuovi sul mercato internazionale in questo momento è praticamente impossibile.
(da agenzie)
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