IL PROBLEMA DI RENZI SONO I NUMERI, NON I GUFI
L’OCCUPAZIONE CRESCE SOLO TRA GLI OVER 50 A CAUSA DELLA LEGGE FORNERO, ALTRO CHE JOBS ACT
E ora chi lo dice a Renzi e al Pd che nel 2015 l’occupazione è cresciuta solo tra i lavoratori over 50 di 359 mila unità , mentre solo a gennaio hanno perso il posto 31 mila giovani tra i 15 e i 24 anni, portando il relativo tasso al 39,3%, +0,7% sul mese precedente?
L’Istat nella stima preliminare sul primo mese del 2016. È la conferma uno dei dualismi costitutivi del mercato del lavoro italiano: quello tra «giovani» e «anziani».
Senza contare che aumentano i disoccupati nella fascia di età tra i 35 e i 49 anni: 69 mila in più senza lavoro nella parte più produttiva della forza-lavoro attiva. è la fotografia della Riforma Fornero sulle pensioni quattro anni dopo: l’estensione dell’età pensionabile oggi favorisce il «riciclo» dei vecchi contratti precari in quelli «a tempo indeterminato» finanziati dagli sgravi contributivi predisposti dal governo.
Altro che Jobs Act, è la riforma del governo Monti a diminuire il numero degli inattivi (-63 mila) soprattutto tra i 50-64enni.
Più a lungo al lavoro e presumibilmente spremuti come limoni, questi lavoratori partecipano involontariamente all’uso politico delle statistiche sull’occupazione condotto dal governo al gran completo e dal suo partito di riferimento.
Renzi ha scritto su twitter: «Con questo Governo le tasse vanno giù, gli occupati vanno su, le chiacchiere dei gufi invece stanno a zero».
Il premier si riferiva al dato generale sulla disoccupazione, ferma all’11,5% e invariata da agosto 2015.
A questo ha aggiunto il dato sull’aumento di 70 mila unità degli occupati. Anche qui si torna sui livelli di agosto.
L’Istat ha registrato una ripresa della quota dei dipendenti a tempo indeterminato a partire da settembre pari a 99 mila persone.
Si tratta della «coda lunga» di dicembre, quando le imprese hanno fatto la corsa per aggiudicarsi il «bonus» da 8 mila euro per ogni neo-assunto.
Da gennaio, infatti, lo sgravio sarà più che dimezzato: a 3 mila euro. è probabile che, a partire da febbraio, questo dato sarà molto più contenuto e seguirà l’andamento ciclotimico del mercato del lavoro, drogato dagli incentivi renziani.
A riprova che il Jobs Act non è servito a produrre nuova occupazione, e non solo a contribuire al gran ballo dei contratti, c’è il tasso di occupazione: fermo, drammaticamente, al 56,8%, uno dei più bassi dell’Eurozona, in misero aumento dello 0,1% rispetto a dicembre, nonostante la pazza corsa all’incentivo.
Le riforme del governo hanno consolidato il dualismo anche in questo indicatore.
A gennaio, infatti, l’occupazione tra i giovani è rimasto fermo alla percentuale dello stesso mese del 2015: 15,4%.
Per il resto della popolazione è invece aumentato dell’1,5%. Dai dati emerge anche lo stallo del tasso di disoccupazione femminile al 54,3%, mentre quello maschile è al 74,5%. Ecco un altro dualismo.
Il problema di Renzi è con i numeri, non con i gufi.
Roberto Ciccarelli
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