MINSK, SIGNOR TENENTE: TRA I MILITARI BIELORUSSI CRESCONO LE DISERZIONI, IN MOLTI PENSANO CHE LA GUERRA IN UCRAINA SIA INSENSATA E NON VOGLIONO MORIRE PER LE PATURNIE DI PUTIN
L’ESERCITO NON GRADISCE IL VASSALLAGGIO DI LUKASHENKO NEI CONFRONTI DI “MAD VLAD”: “QUESTA NON È LA NOSTRA GUERRA. SIAMO FRATELLI E QUESTO È UN FRATRICIDIO”
L’obiettivo dell’invasione russa ai danni dell’Ucraina rimane incomprensibile a chi è chiamato a portarlo avanti. Se non lo capiscono i soldati russi, per i soldati bielorussi è ancora più inafferrabile.
Quindi si rifiutano di combattere una guerra che è vista come qualcosa di personale: per Putin per imporre la sua potenza, per Lukashenka la propria sopravvivenza.
Anatoli – nome di fantasia– è un attivista bielorusso che è andato via dal suo paese prima del 2020, prima delle elezioni, prima delle proteste soffocate dal dittatore di Minsk. In questi due anni ha aiutato politici, attivisti, studenti a lasciare la Bielorussia e adesso dice di essere molto preoccupato per i soldati di Minsk.
I soldati si rifiutano di combattere, alcuni hanno attraversato il confine, ma non sono mai arrivati ai posti di combattimento: “Non vogliono scontri”. I motivi sono due. Iniziamo da quello meno idealista: sanno che l’esercito ucraino è più forte, si è allenato in questi ultimi otto anni di guerra nel Donbas, è preparato e anche ben armato. Poi c’è l’altro, quello per cui i bielorussi protestano: “Non c’è nessun motivo per combattere contro gli ucraini”.
Piccole unità dell’esercito di Minsk che erano arrivate in Ucraina sono state rimpatriate, ma tra i soldati c’è chi ha deciso di fuggire e anche gli ufficiali sono divisi. Alcuni sono fedeli al dittatore, altri invece credono che un intervento bielorusso potrebbe essere troppo rischioso.
Sui social nei giorni scorsi girava il video di un tenente colonnello che diceva che i soldati di Minsk non sarebbero mai tornati a casa vivi: “Questa non è la nostra guerra … a volte dire ‘no’ richiede più coraggio”.
Dice Anatoli che uno dei controsensi che trova in questa guerra è che viene venduta come un’operazione per aiutare i fratelli ucraini: “E’ vero siamo fratelli e infatti questo è un fratricidio”.
Se i bielorussi non vogliono combattere la guerra di Lukashenka e Putin, c’è chi invece vuole unirsi agli ucraini, per stare dall’altra parte del fronte: con Kyiv. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha detto che hanno fatto richiesta per entrare nella legione internazionale dell’Ucraina già più di ventimila persone da cinquantadue paesi.
I bielorussi ci sono e sono già più di cento.
(da “il Foglio”)
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