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ECCO I TELEGIORNALI “EQUILIBRATI”: AL TG1 IL PDL HA AVUTO IL 60,07% CONTRO IL 19,59% DEL PD, AL TG5 IL 40,06% CONTRO IL 9,16%

Marzo 27th, 2010 Riccardo Fucile

AL TG2 E TG3 IL 50% CONTRO IL 27%, AL TG4 IL 58,37% CONTRO IL 19,91%…GLI SPAZI DEL PREMIER: 11,13% CONTRO IL 4,25% DI BERSANI, AL TG4 IL 33,19% CONTRO IL 3,28%, AL TG5 IL 21,09% CONTRO IL 2,43%…SEGATI I PICCOLI PARTITI, MA, PER IL PREMIER, CASINI E’ TROPPO IN TV

Abbiamo già  reso edotti i nostri lettori sulla multa di 100.000 euro ciascuno comminata da Agcom al Tg1 e al Tg5 per il perdurante squilibrio di spazi informativi tra maggioranza ed opposizione nel nostro sistema televisivo.
A fronte di questa sanzione, deliberata all’unanimità  dall’Autorithy di controllo, composta, lo ricordiamo, da quattro componenti di maggioranza e altrettanti di minoranza, Rai e Mediaset hanno preannunciato ricorso, parlando di telegiornali “sostanzialmente equilibrati”.
Quindi nessun “perdurante squilibrio tra Pdl e Pd”, unito a una “marginale presenza delle nuove liste”.
Lo stesso premier si è più volte lamentato della par condicio che favorirebbe i partiti minori a scapito del suo che non avrebbe spazio adeguato sui media. Vediamo nel dettaglio i dati raccolti da Agcom nella settimana dal 14 al 20 marzo, la penultima prima della votazione.
Iniziamo con gli spazi dedicati alle parole di Berlusconi, ai suoi interventi riportati dai Tg: 3 ore e 45 minuti, contro 1 ora e 30 minuti di Bersani. Passiamo ai minuti suddivisi per telegiornale: al Tg1 Berlusconi ha parlato per 11,13 minuti contro i 4,25 di Bersani, al Tg2 10,08 contro 4,05, al Tg3 2,50 contro 3,48, al Tg4 33,19 contro 3,28, al Tg5 21,09 contro 2,43, a Studio Aperto 9,05 contro 4,18.
Per un totale di 3 ore e 45 minuti contro 1 ora e 33 minuti di Bersani.
Ma andiamo a vedere il confronto tra Pdl e Pd, come presenze: al Tg1 il Pdl raccoglie il 60,07% contro il 19,59% del Pd, al Tg2 il 52,08% contro il 27,68%, al Tg3 il 50,26% contro il 27,81%, al Tg4 il 58,37% contro il 19,91%, al T5 il 40,06% contro il 9,16%, a Studio Aperto il 52,71% contro il 28,66%. Continua »

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LA DESTRA “FINTA VERTICALE” CHE CRITICAVA GLI “ORIZZONTALI” SI DA’ AL CICLISMO: E’ L’ORA DEI PORTABORRACCE

Marzo 26th, 2010 Riccardo Fucile

DALLA SANTANCHE’ A STORACE, FINO ALLE SIGLE MINORI, E’ UN CORRERE PER PORTARE ACQUA AL CAPITANO CHE LI AVEVA MESSI FUORI SQUADRA…. ORA CHE HA PRESO LA “COTTA”, I GREGARI LO SPINGONO IN SALITA: SE VINCE IL GIRO FORSE HANNO UN GAZEBO GRATIS E UNA POLTRONA FRAU A TESTA

Una volta esisteva una destra, anzi diciamo varie destre: così potrebbe iniziare la fiaba della nonna moderna.
Negli ultimi anni, alle varie scadenze elettorali, l’elettore di destra poteva scegliere tra quella nostalgica, ultracristiana, tradizionalista, sociale, anticapitalista, antagonista e chi più ne ha, più ne metta.
Spesso sulla scheda è capitato di trovarne anche tre, tutte o quasi destinate allo 0,5% dei voti.
Eppure la volta successiva riapparivano sempre con lo stesso fine di testimonianza.
Solo il cartello elettorale tra la Destra di Storace e la Fiamma tricolore aveva raggiunto il 2,6%, alle scorse politiche, rimanendo comunque vittima dello sbarramento.
Come in tutti gli ambienti dove conta più la dignità  e la coerenza, iniziò subito una lenta diaspora, se non una fuga verso la vittoria (leggi poltrona).
Mirabile fu lo scatto immediato della Santanchè che dopo averci riempito la testa con le arringhe contro colui che le donne le vuole “solo orizzontali”, dopo pochi mesi già  bussava al castello del sire, con il cipiglio della dama ferita in battaglia e pronta alla resa condizionata (dalla ammissione a corte con relative prebende).
Altrettanto ricca di contenuti ideali la tesi del sire che, a chi storceva il naso per la conversione, faceva notare: “la Daniela vale 800.000 voti”.
Un tot a peso la carne, un tot a peso la coerenza, insomma.
Storace non poteva ancora fare istanza di accesso al castello, ma le sue truppe, dopo l’umiliante 0,6% alle Europee dell’anno scorso, ormai mordevano il freno.
La biada per i cavalli stava finendo, come si sarebbe potuta affrontare un’altra battaglia?
Come un buon venditore sa, c’è sempre il momento adatto per vendere il prodotto, basta aspettare.
Ma invece che attendere che si creasse uno spazio elettorale per far crescere la sedicente destra sociale, peraltro già  data in garanzia da Alemanno in passato come pass verso la Frau, Storace non è uomo capace di stare lontano troppo tempo dalle stanze che contano.
E i suoi referenti di periferia ancora meno.
Queste elezioni regionali sono cadute a fagiolo: in alcune regioni la differenza tra le due coalizioni è minima e un apporto anche modesto potrebbe essere determinante.
Basta indossare il saio del penitente, magari di ampia misura, ed ecco anche Epurator in pellegrinaggio a Palazzo Grazioli. Continua »

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IN LIGURIA NON SI VOTA PER BIASOTTI, MA PER IL VICE LEGHISTA: BASTA SAPERLO, COSI’ SI STA A CASA

Marzo 26th, 2010 Riccardo Fucile

PERCHE’ IL PDL DEI “CACASOTTO” PERDERA’ IN LIGURIA: SI RISCOPRE L’OPPOSIZIONE SOTTO ELEZIONI, OGNUNO PENSA PER SE’, MANCANO LE IDEE, APPIATTITI SULLA LEGA….UN LEGHISTA CHE SI PRESENTA GIA’ COME VICEPRESIDENTE, UN ALTRO CHE PIANGE PERCHE’ HA TROVATO I SUOI SANTINI NEL CASSONETTO, SALVO BECCARSI UNA DENUNCIA PER ISTIGAZIONE ALL’ODIO RAZZIALE…E LA SINISTRA RINGRAZIA

Quando sono iniziate le “grandi manovre” in vista delle regionali, i cittadini più informati avevano chiara l’alternativa: o votavano per Claudio Burlando, governatore Pd uscente, un passato da ministro, bersaniano di ferro, o optavano per Sandro Biasotti, deputato del Pdl, già  presidente della Regione.
I due erano dati dai sondaggi sostanzialmente alla pari, con ottime possibilità  per il centrodestra di ritornare a governare la Liguria, nonostante le iniziali incertezze del partito su chi candidare e un’attività  politica di opposizione reale prossima quasi allo zero.
Ricordiamo a tal fine l’epiteto che Scajola rivolse qualche mese fa ai consiglieri pidiellini degli enti locali, definiti “cacasotto” proprio per la loro invisibilità .
Salvo qualche piccola eccezione “movimentista”, la più nota e qualificante attività  dei consiglieri del Pdl è infatti quella di scaldare la sedia.
Ciò non ha impedito loro di ringalluzzirsi in vista della nuova candidatura, foriera di altri 5 anni di prebende, soprattutto in caso di vittoria di Biasotti.
Il quale ha inanellato una serie di errori: in primo luogo ha permesso che nelle liste ricomparisse qualche nome sotto inchiesta da parte della magistratura, rinunciando così a usare tale arma contro gli avversari (che hanno personaggi discussi anche loro).
Poi ha spostato la sua linea su posizioni prone alla Lega che in Liguria prende solo il 9,9%, arrivando a vendersi pure la vicepresidenza al capolista padano, Francesco Bruzzone.
Se avesse resa nota anche la lista degli assessori, Biasotti avrebbe al limite compiuto un atto politico giustificabile, in nome della trasparenza.
Ma limitarsi a indicare un leghista come vice è stato solo un atto di debolezza.
In passato la vicepresidenza era stata assegnata al consigliere che aveva ottenuto più preferenze, un criterio senz’altro più rispettoso della volontà  popolare.
Siamo arrivati al punto che il leghista Bruzzone, caso unico nella padagna del magna magna, pur essendo stato di fatto commissariato nella segreteria della Lega ligure con la Rosy Mauro, per questioni relative a bilanci, pur essendo finito penosamente sui giornali per essere stato beccato a inviare lettere di raccomandazione usando la carta intestata della Regione, nel suo santino elettorale si proclama “Francesco Bruzzone, Vice Presidente” (oddio, intanto il vice andava minuscolo e presidente “di cosa” andava precisato, ma lui le aule scolastiche le frequentava quando ormai i professori le lasciavano libere per le pulizie, non si può pretendere troppo).
Poi Biasotti ha accettato che fossero inseriti in lista soggetti più facili a fare politica nei corridoi degli enti locali che nelle aule, più a chiedere favori alla stampa amica che a gestire il malcontento diffuso tra i cittadini. Continua »

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MULTA A TG1 E TG5 PER UN FORTE SQUILIBRIO INFORMATIVO A FAVORE DEL PDL: ALTRA BRUTTA FIGURA DI BERLUSCONI

Marzo 26th, 2010 Riccardo Fucile

SANZIONE DA 100.000 EURO PRESA ALL’UNANIMITA’ DALL’AGCOM: TROPPA DIFFERENZA DI SPAZI INFORMATIVI TRA MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE, PENALIZZATE ANCHE LE NUOVE LISTE…IL PDL LA FINISCA DI FARE SEMPRE LA VITTIMA: PENSI A FARE POLITICA INVECE CHE OCCUPARE LE POLTRONE E GRIDARE AL COMPLOTTO

Non ci voleva molto a capirlo: basta seguire ogni sera il Tg1 e il Tg5 per essere sommersi dalla presenza delle dichiarazioni del premier, in cui principalmente accusa la stampa e i magistrati di ordire complotti contro di lui.
Ampio spazio alle sue affermazioni e manifestazioni, replica minima della opposizione e poi ancora il Bonaiuti di turno a contestare quello che ha detto la minoranza.
Amen, e così ogni giorno da tempo.
Prima o poi il bubbone doveva scoppiare: è una prassi che non fa parte dello stile di una destra (o di una sinistra) seria.
Chi gode già  del vantaggio di far passare le notizie sull’attività  di governo, non può prevaricare il legittimo diritto delle minoranze di far sentire la propria voce in misura adeguata.
Anche perchè una destra seria, lo ripeteremo fino alla nausea, non vive celando le notizie, le critiche o il dissenso, ma semmai lo affronta, dà  spiegazioni, ama il confronto delle idee.
Se le idee uno le ha. Se ne è privo, cerca di censurare o di prevaricare.
Ma non è questo il nostro senso della democrazia.
Ora si è arrivati al punto che l’Agcom, l’organismo di controllo sulle Tv , composto da 4 rappresentanti della maggioranza e da 4 dell’opposizione, ha approvato all’unanimità , ripetiamo all’unanimità , una multa di 100.000 euro a testa a Tg1 e TG5 per   “lo squilibrio tra Pdl e Pd” e “la marginale presenza delle nuove liste”.
Oltre a un richiamo a tutte le emittenti ad “attuare un immediato riequilibrio” tra le forze politiche in vista delle Regionali.
Questo è quanto ha deciso la commissione Servizi dell’Autortà  garante delle Comunicazioni.
Più precisamente ha scritto che “alla luce dei dati di monitoraggio del periodo 14-20 marzo, si rileva il perdurare di un forte squilibrio informativo tra le forze politiche, in particolare tra Pdl e Pd, e una marginale presenza delle nuove liste che si sono presentate alle elezioni, in violazione del richiamo già  rivolto alle emittenti ad attuare un riequilibrio dell’informazione dei notiziari”. Continua »

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I TAGLI ALLA SCUOLA SPACCIATI PER RIFORMA DALLA GELMINI: 133.000 POSTI E 8 MILIARDI IN MENO

Marzo 25th, 2010 Riccardo Fucile

E’ SOLO IL PRIMO DEI TRE ANNI DEL “RIORDINO” DELLA SCUOLA CHE TAGLIERA’ 87.500 CATTEDRE E 87.000 TRA AMMINISTRATIVI E AUSILIARI….NELLA SCUOLA PRIMARIA 7.000 STUDENTI IN PIU’ E 1.684 CLASSI IN MENO…NELLE MEDIE SPARITE 1.675 CLASSI, NELLE SUPERIORI 10.000 CATTEDRE..E LA CHIAMANO RIFORMA

Quello che era prevedibile si sta avverando, con ragazzini smistati tra le aule, disabili con sostegno dimezzato, classi sempre più affollate , lezioni ridotte, studenti lasciati soli per mancanza di insegnanti e presidi che si sbattono per far quadrare il cerchio.
A pochi mesi dalla chiusura dell’anno scolastico, emergono in tutta evidenza le conseguenze dei tagli previsti dal “riordino della scuola”, spacciato dalla Gelmini per riforma.
Spalmato su tre anni porterà  al taglio di 133.000 posti (87.500 cattedre e 42.700 amministrativi, tecnici e ausiliari) e di 8 miliardi di euro nella scuola pubblica.
Nell’anno in corso, 7.000 alunni in più hanno dovuto trovare posto in 1.684 classi in meno: l’abolizione del modulo di tre insegnanti su due classi e delle compresenze ha portato a 12.426 posti in meno dello scorso anno.
In pratica, quando una maestra si assenta, i dirigenti scolastici devono suddividere gli alunni, così   le altre maestre si ritrovano a gestire anche 35 studenti.
Sono aumentate le classi a tempo pieno a scapito di quelle a tempo normale. Nelle medie si sono invece stipati 18.000 ragazzini per tagliare 220 classi, ma sono diminuite sia quelle a tempo pieno che quelle a tempo normale, in totale 1.675 classi.
Sparite 18.000 cattedre e senza più ore a disposizione per le supplenze, coprire tutte le classi è un terno al lotto.
In talune scuole si sono forniti i ragazzini del piano di emergenza: in caso di assenza di un docente sanno già  in quale classe chiedere ospitalità , con sedia al seguito.
Se si ammala anche l’altro insegnante non rimane che la sosta nei corridoi. Alle superiori invece sono state fatte sparire 10.000 cattedre, se manca il docente i ragazzi spesso vengono uscire, essendo più grandi, altrimenti li smistano in altre classi. Continua »

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SILVIO : “QUALCUNO STA GIOCANDO A PERDERE”, FINI: “HA PERSO IL LUME DELLA RAGIONE”

Marzo 25th, 2010 Riccardo Fucile

SILVIO PREPARA L’ALIBI PER LA SCONFITTA   E DAL CILINDRO POTREBBE USCIRE IL BONUS BEBE’ E LA CARTA FISCALE…FINI: “DOPO LA SOLITA LITANIA SUI GIUDICI, ORA PURE LE RIFORME COI GAZEBO: COSI’ SI PRENDONO IN GIRO GLI ITALIANI”

Fini, dietro l’algida espressione “uso media”, è furente per il modo in cui Silvio Berlusconi sta conducendo questa campagna elettorale: “Ancora questa litania sui giudici che hanno la sovranità  popolare ed ora anche le riforme col gazebo. Qui si prende in giro non solo il Parlamento, ma anche gli italiani”. Dall’altro capo della contesa il premier insiste: “E’ solo un politicante, un autolesionista, mette sempre il bastone tra le ruote e fa perdere voti, il suo tempo è scaduto”.
Si scontrano non solo due personalità , ma anche due modi di concepore il partito.
Per Fini le decisioni devono maturare all’interno del partito, dopo un dibattito. Per il premier basta che lo decida lui e gli altri si devo adeguare agli ordini.
Il problema è che questa prassi andrebbe in teoria bene di fronte a una “mente illuminata, moderata e colta”, ma quando ci si trova di fronte solo alla presunzione di un politico che non ne azzecca una da tempo e che dà  l’immagine di pensare solo ai suoi processi, la via della sconfitta si avvicina.
E come tutti coloro che non hanno l’umiltà  di ammettere i propri errori, pensa che la radicalizzazione dello scontro con tutto il mondo che lo perseguiterebbe sia la strada verso la vittoria, magari condita da qualche bonus bebè o carta fiscale, cui pare stia pensando per le ultime ore prima del voto.
Fino all’appello finale del “giudizio del popolo” che ormai però si è accorto del bluff.
Fino alla ricerca del capro espiatorio cui addebitare la sconfitta.
Qualche forzaitaliota ogni tanto ci pone la domanda: “se Fini non era d’accordo, perchè è entrato nel Pdl?”, senza però porsi mai la domanda opposta: “Perchè Berlusconi ha voluto fare il Pdl?”.
Perchè i due, non dimentichiamolo, sono co-fondatori del partito, non esistono soci di maggioranza e di minoranza.
Se Forza Italia fosse rimasta da sola, navigherebbe al 26-27% e sarebbe solo il secondo partito italiano.
Che poi Fini abbia fatto bene o male a fondersi con Forza Italia è altro discorso, su cui non abbiamo mai nascosto la nostra posizione.
Secondo aspetto: nessun organo statutario del Pdl ha mai messo a verbale che il partito dovesse diventare la copia dellla Lega.
Quando il Pdl è nato, le differenze erano chiare ed evidenti, ora non lo sono più. Continua »

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AVVISO AI NAVIGANTI: LA TV PUO’ SPOSTARE IL 10% DEI VOTI

Marzo 25th, 2010 Riccardo Fucile

E’ IL RISULTATO DELLA RICERCA DI UN DOCENTE DELL’UNIVERSITA’ DI BERKELEY, ESPERTO IN PERSUASIONE COMUNICATIVA… CITATI I DATI SU “FOX NEWS”, CANALE CONSERVATORE USA: NEI PICCOLI CENTRI DOVE ARRIVAVA VIA CAVO, AUMENTAVANO LE PERCENTUALI REPUBBLICANE

L’influenza del mezzo televisivo sull’orientamento elettorale è ormai assodato: non a caso in questi giorni la presenza del premier sta diventando assordante, tra chiamate in diretta, apparazioni varie, sintesi di discorsi ai Tg. La partita elettorale ormai si gioca più sui media che sulle piazze, più a favore di chi buca lo schermo rispetto a chi magari bada più ai contenuti.
Ed è chiaro che ha maggiori chance di vittoria che riesce ad “apparire” di più, salvo la controindicazione, da tenere pur sempre presente: che alla fine non diventi un’ossessione e determini la reazione opposta nel telespettatore. Tempo fa avevamo citato un’indagine del Censis che rivelava come il 69,3% degli italiani, ancora incerti se e per chi votare, si orientano attraverso l’informazione dei Tg, il 30,6% con i talk show informativi e solo il 2,1% con internet.
In una interessante intervista rilasciata al Secolo XIX,   Stefano Della Vigna, dottorato ad Harvard, oggi docente alla università  di Berkeley, in California, dove studia la persuasione comunicativa, parla del suo libro presentato alla Banca mondiale di Washington: “The Fox News Effect: media, bias and voting”.
Il lavoro che fanno le tv come “Fox News”, una via di mezzo tra comunicazione e show, rivela Della Vigna, ha un impatto sul voto.
Questo canale via cavo, vicino ai conservatori, è stato aggiunto alla programmazione nel 1996.
Ha favorito lo studio perchè era un canale molto localizzato, in quanto negli States, ogni cittadina ha al massimo due canali cavo, quindi non poteva raggiungerle tutte.
La ricerca pertanto ha preso in esame quelle località  che dal 2000 vedevano Fox News ed è risultato uno spostamento di voti a favore di Bush dello 0,5%. Non sembri un risultato esiguo, visto che allora Fox News raggiungeva solo il 5% di americani: calcolato in proporzione sulla platea complessiva, la percentuale diventerebbe del 10%. Continua »

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BERLUSCONI BALLA SUL TITANIC DOPO AVER SBAGLIATO LA ROTTA: IL PREMIER HA CENTRATO TUTTI GLI SCOGLI POSSIBILI

Marzo 24th, 2010 Riccardo Fucile

LA COSTITUZIONE SI CAMBIA NEI GAZEBO, INSULTI ALLA BRESSO, AI MAGISTRATI, ALLA STAMPA…INTERE REGIONI ABBANDONATE AL PROPRIO DESTINO, ERRORI GROSSOLANI FATTI PASSARE PER COMPLOTTI, PRESUNZIONE…SE LA BRESSO SI DEVE GUARDARE ALLO SPECCHIO, SILVIO SI GUARDI IL CIARPAME LEGHISTA CUI HA VENDUTO L’ITALIA….LA DESTRA E’ ALTRA COSA

Il centrodestra, tenendo i toni bassi e concilianti, avrebbe stravinto le elezioni regionali di domenica: sulla base dei sondaggi di alcuni mesi fa, avrebbe confermato l’indicazione arrivata dalle elezioni europee di un anno fa, anche se i dati già  erano in flessione rispetto alle politiche del 2008.
Era prevedibile se non un 10 a 3, sicuramente una vittoria in 9 regioni contro 4 al centrosinistra.
In poche settimane il comandante del Titanic, centrando tutti gli scogli possibili, ha condotto il bastimento del Pdl al naufragio: ora sarebbe un successo vincere in 4-5 regioni e perdere in 8-9.
Tutto è iniziato con la raffica di leggi ad personam, quando sarebbe bastato fare quello che fa il comune cittadino: presentarsi in tribunale e difendersi.
Poi l’immobilismo del governo di fronte alla crisi economica e occupazionale. Quindi le eterne promesse mai mantenute, gli spot quotidiani, le accuse a tutto il mondo, dalla stampa italiana a quella estera, dai magistrati talebani alle Tv (che in gran parte peraltro controlla).
Un’immagine sempre più irosa, velleitaria e narcistista che viene ormai recepita come un delirio di onnipotenza.
I grossolani errori nella presentazione della lista in Lazio fatti passare per complotto, gli otto pronunciamenti negativi di Tar e Consiglio di Stato definiti come torbide manovre per togliere il diritto di voto all’elettore ( quando chi l’ha tolto è invece è la stupidità  di certi dirigenti di partito).
Escono frasi sconvenienti a Trani e si arriva alla rivendicazione di “non aver detto nulla di male”, come se in un altro Paese fosse una prassi normale che un presidente del Consiglio minacci il dirigente di un’Authority per far cessare un programma giornalistico sulla Tv di Stato.
Lo ribadiamo: negli Usa un presidente sarebbe stato costretto a dimettersi. Ieri siamo arrivati alla rivendicazione di voler cambiare la Costituzione in senso presidenzialista: cosa possibilissima, basta avere il voto dei due terzi del Parlamento.
No, secondo il premier, sono sufficienti i gazebo, i suoi ovviamente.
Anche se ci andasse il 10% degli italiani sarebbe sufficiente.
Non contento va a Torino a sostenere il leghista Cota e insulta l’avversaria Bresso: “Se al mattino si guarda allo specchio, la Bresso si è già  rovinata la giornata”.
Ma non era lui che aveva detto “nulla di inelegante può essere successo a Palazzo Grazioli alle mie feste, perchè io sono una persona elegante”?
E così che si vincono le elezioni?
E’ questo lo stile di un uomo di destra?
E ancora: il Veneto non solo è stato regalato all’esperto in marchette Zaia, ma pure abbandonato.
Dov’è finito La Russa che aveva detto: “Mi impegnerò personalmente in Veneto e il Pdl prenderà  più voti dellaLega”?
Se la Lega vincerà  forse si dimetterà  anche Nosferatu? Continua »

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INDAGATO PER OMICIDIO PER I CROLLI ALL’AQUILA, HA AVUTO APPALTI PER LE NEW TOWN

Marzo 24th, 2010 Riccardo Fucile

SOTTO ACCUSA PER IL CROLLO DI UN PALAZZO CHE HA CAUSATO 10 MORTI, SI SCOPRE CHE L’IMPRENDITORE FREZZA HA OTTENUTO APPALTI PER 15 MILIONI DI EURO DALLA PROTEZIONE CIVILE.. HA REALIZZATO 5 NUOVE PALAZZINE PER I TERREMOTATI E HA OTTENUTO ANCHE APPALTI PER IL G8

L’imprenditore e costruttore Armido Frezza, uno dei principali protagonisti della ricostruzione della città , avendo ottenuto dalla Protezione civile appalti per 15 milioni di euro per il progetto C.a.s.e. e per il G8 all’Aquila, ha ricevuto un avviso di garanzia per omicidio colposo, disastro colposo e lesioni dalla Procura della Repubblica che sta indagando sulle cause dei crolli di diversi edifici della città .
L’accusa riguarda in particolare il crollo di un palazzo che, la notte del sisma, ha causato la morte di dieci persone.
L’edifico si trovava di fronte alla Casa dello Studente, in via XX Settembre 79: secondo alcuni superstiti, il palazzo tremava già  da mesi, in seguito a lavori in un edificio vicino, e la cosa era stata segnalata alle autorità , senza che nessuno prendesse provvedimenti.
I lavori alle fondamenta del palazzo costruito da Frezza avrebbero indebolito, favorendone il crollo, un’ala intera dell’edificio.
Il nome di Frezza emerge poi anche nelle indagini per i crolli dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, dove l’imprenditore aveva vinto nel 2007 l’appalto per ristrutturare un’ala del complesso, poi gravemente lesionata dal sisma. All’indomani del terremoto, la società  di Frezza era quindi finita al centro delle polemiche sui crolli, finendo oggetto di indagini giudiziarie.
Nonostante questo, La Protezione civile pensò bene di affidargli 15 milioni di euro per realizzare 5 palazzine che fanno parte delle nuove case per i terremotati volute dal governo.
Quelle per cui Letta assicurò che “nessuno degli imprenditori della cricca ha mai lavorato e preso un euro”. Continua »

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