Febbraio 15th, 2012 Riccardo Fucile
ORFEO GORACCI E’ ACCUSATO DI ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E VIOLENZA SESSUALE PER EPISODI RELATIVI AL PERIODO IN CUI ERA SINDACO DELLA CITTADINA…ALTRI OTTO ARRESTI, TRA CUI L’EX VICE-SINDACO
Una giunta comunale trasformata, secondo la magistratura, in associazione a delinquere finalizzata all’abuso di ufficio e altri reati.
Succede nella rossa Umbria, a Gubbio. Dove sono stati arrestati tre componenti della giunta guidata da Orfeo Goracci, ex sindaco eugubino e attuale vicepresidente del consiglio regionale guidata da Catiuscia Marini.
In manette con l’ex sindaco, anche il vicesindaco Maria Cristina Ercoli, l’assessore all’Ambiente Lucio Panfili, l’ex assessore Graziano Cappannelli e il dirigente comunale Lucia Cecili.
Agli arresti domiciliari, invece, sono finiti un altro ex assessore, Marino Cernicchi, l’ex presidente del Consiglio Comunale, Antonella Stocchi, e l’ex segretario comunale, Paolo Cristiano e Nadia Ercoli, funzionario della polizia municipale e sorella dell’ex vicesindaco Ercoli.
Tutti i politici sono espressione del Prc, tolto Graziano Cappannelli che è un esponente dell’Italia dei Valori, l’unico consigliere in carica del partito.
A Goracci è contestato anche il reato di violenza sessuale aggravato dal fatto che sia stato commesso “nella sua qualità di pubblico ufficiale e all’interno del proprio ufficio di sindaco”.
In particolare, si legge nell’ordinanza firmata dal gip di Perugia, “per avere in due distinte occasioni costretto una dipendente, alla quale inviava numerosi sms e pressanti inviti per intrattenere rapporti sessuali, a subire atti sessuali, baciandola, cingendole le spalle e tirandola a sè, contro la volontà della donna, commettendo il fatto nella sua qualità di pubblico ufficiale e all’interno del proprio ufficio di sindaco”.
Sono tutti accusati — nelle loro qualità di primo cittadino, amministratori e tecnici comunali — di aver dato vita e partecipato ad una associazione per delinquere, attiva dal 2002 “ed ancora in essere”, che avrebbe instaurato “un clima di intimidazione e di paura”, emarginando, danneggiando, minacciando le persone “invise o ostili” al sodalizio e “piegando lo svolgimento delle pubbliche funzioni all’interesse privato”. Un’associazione, si legge nel capo di imputazione, finalizzata a commettere “una serie indeterminata” di reati di abuso d’ufficio, concussione, falso in atti pubblici e soppressione di atti pubblici.
I nove, in particolare, avrebbero “stabilmente piegato lo svolgimento delle pubbliche funzioni al perseguimento di interessi privati consistenti in vantaggi politico-elettorali, mantenimento delle posizioni di potere e sviluppo della carriera, vantaggi economici per se stessi e per soggetti loro legati da vincoli di vicinanza politica, amicizia e sentimentali (per il Goracci)”.
Tutto ciò, “con pari ingiusto danno per la collettività , per i dipendenti e i soggetti estranei all’amministrazione ritenuti invisi o ostili al sodalizio”.
Questi, infatti, “venivano stabilmente posti in condizioni di emarginazione, sfavoriti, danneggiati nello sviluppo della carriera, minacciati, estorti ed ingiustamente penalizzati, in un generale clima di intimidazione e di paura instaurato e mantenuto dal sodalizio all’interno del Comune di Gubbio”.
Con l’allora sindaco Goracci, “definito il re o lo zar”, accusato di aver “promosso, costituito ed organizzato l’associazione a delinquere e gli altri nel ruolo di partecipi”.
Gli interrogatori di garanzia sono in programma tra domani e giovedì davanti al gip di Perugia che ha emesso le misure cautelare.
Per tutti il giudice ha comunque disposto il divieto di incontro con i difensori.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 15th, 2012 Riccardo Fucile
SONO GARANZIE DI CREDITO PERSONALI EMESSE DALL’EX PREMIER
“Io vengo da un partito che non ha mai avuto bisogno di trucchi sui soldi, perchè ci sono le fideiussioni di Berlusconi e non abbiamo bisogno dei finanziamenti privati”.
Angelino Alfano, domenica sera da Fabio Fazio, ha spiegato in poche parole perchè lui non è il segretario di un partito, ma di una società a responsabilità limitata di proprietà del Cavaliere. D’altronde non ci ha investito mica gli spiccioli del salvadanaio, ma la bellezza di 178,9 milioni di euro in garanzie di credito personali, le quali — è bene che Alfano lo sappia — sono proprio “finanziamenti privati” e funzionarono assai bene già per creare dal nulla (e tenere nel nulla) Forza Italia.
È questo il motivo per cui il partito fondato sul predellino non tiene congressi, non elegge i propri dirigenti (a partire dal segretario “politico” Alfano), nè i suoi quadri locali: la volontà di Silvio Berlsconi vale quasi 179 milioni di volte più di quella di chiunque altro.
Tenendo presente questo, si capisce quale pessimo investimento abbiano fatto i capibastone del PdL e relativi accoliti nello scannarsi per l’acquisto di pacchetti di tessere (parecchie false): il candidato premier, i capi del partito e gli alleati saranno quelli che Berlusconi vorrà , gli altri potranno solo dargli ragione.
Il paradosso è che — nonostante il PdL sia lontanissimo dal “metodo democratico” prescritto per i partiti dall’articolo 49 della Costituzione — viva di soldi pubblici: qualche decina di milioni l’anno in rimborsi elettorali con cui paga spese e debiti, garantendo al Cavaliere di non dover onorare davvero quella montagna di fidejussioni.
Come ciò sia possibile, è abbastanza semplice: i Parlamenti repubblicani non hanno mai votato una legge applicativa per l’articolo 49 (Luigi Sturzo, per dire, ne presentò una già negli anni Cinquanta).
Ora però, sull’onda dello scandalo Lusi, pare che qualcosa si muova: in modi diversi, Bersani, Alfano e Casini hanno promesso una riforma dei partiti che garantisca democrazia interna e trasparenza nella gestione dei soldi.
La novità di ieri è che c’è persino un testo di legge da discutere.
A firmarlo è stato Gianpiero D’Alia, capogruppo dell’Udc in Senato.
Se passerà , i partiti dovranno dotarsi di uno Statuto che garantisca trasparenza e democrazia nelle scelte, tutela delle minoranze interne e della parità di genere negli organismi elettivi, più una quota dei fondi destinata obbligatoriamente alla partecipazione alla politica di donne e giovani. Se la Cassazione non certificherà che lo Statuto è fatto a norma di legge, niente soldi pubblici. Ai bilanci, invece, ci penserà la Corte dei Conti: niente rimborsi elettorali e la restituzione del maltolto per chi non passa i controlli.
Notevole, poi, che queste norme dovrebbero applicarsi anche a fondazioni o società (tipo quelle editoriali) finanziate dal partito con più di 50mila euro.
Non manca una norma diciamo contro i “partiti zombie”: se si cessa l’attività politica — cioè non ci si presenta più alle elezioni — non si possono ricevere soldi pubblici e il patrimonio passa allo Stato.
Il testo è netto anche sulle donazioni private (tracciabilità a partire da 5mila e non 50mila euro) e sul patrimonio: l’intestatario deve essere il partito, che non può investire se non in titoli di Stato italiani (niente più Bot tanzanesi per la Lega).
La sanzione è sempre la stessa: stop ai contributi e restituzione di quelli già presi.
“Il testo — dice D’Alia — l’abbiamo inviato domenica a Bersani ed Alfano: speriamo in una corsia preferenziale in Parlamento per approvarlo prima delle prossime amministrative”.
Il via libera degli altri partiti però, è bene specificarlo, ancora non c’è: “Diciamo che con Bersani abbiamo parlato e c’è una sintonia — spiega una fonte centrista — con Alfano un po’ meno”.
E qui torniamo al problema dell’articolo 49: per la srl di Berlusconi legare il finanziamento pubblico alla democrazia interna potrebbe rivelarsi un problema insormontabile, almeno finchè il Cavaliere deciderà di rimanere in sella.
Una proposta come quella di D’Alia, però, potrebbe trovare orecchie attente anche in pezzi di opposizione: “Le nostre proposte sono già depositate — fa sapere Antonio Di Pietro — Adesso sono loro che devono passare dalle parole ai fatti”.
Infine, una piccola delusione.
C’è una cosa su cui il ddl dell’Udc e le proposte del Fatto non si incontrano: neanche una riga sul taglio dei rimborsi elettorali, un gruzzolo da 150 milioni nel solo 2013.
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 15th, 2012 Riccardo Fucile
PRIMARIE PER IL CANDIDATO SINDACO A GENOVA, INTERVISTA A DON GALLO: “I PARTITI DEL CENTROSINISTRA LONTANI DAI CITTADINI”
«L’ho saputo direttamente da Marco, al telefono… È qui la politica finalmente!».
Don Andrea Gallo, genovese, fondatore della comunità di San Benedetto al Porto, non nasconde l’entusiasmo per la vittoria del candidato indipendente Doria alle primarie del centrosinistra.
Perchè ha sostenuto pubblicamente Marco Doria?
«È un candidato che interpreta la politica come servizio. Un professore universitario stimato e amato dai suoi studenti, che la mattina dopo le primarie era in classe a tenere regolarmente le sue lezioni».
Dopo Napoli e Milano, il Partito democratico non riesce a esprimere un suo candidato sindaco neppure a Genova. Che cosa sta succedendo?
«Nella nostra città c’è una grande voglia di cambiamento e di partecipazione democratica. Trasversale. Come dimostra l’affermazione di Doria sia nel centro storico che nei quartieri di periferia. I nomi proposti dal Pd, invece – Marta Vincenzi e Roberta Pinotti -, erano espressione del vecchio, della nomenclatura».
Quanto pesa sulla sconfitta del sindaco uscente Vincenzi la criticata gestione dell’alluvione di novembre?
«In quei giorni difesi la Vincenzi perchè sono contrario alla logica del capro espiatorio. Ma ognuno ha le sue responsabilità , che certo hanno influito. In ogni caso, a seppellire il Pd è stato soprattutto il fango morale, la corruzione e la lontananza dagli elettori di un partito che non sa stare in mezzo alla gente, capire i bisogni reali di precari, disoccupati, cassintegrati. Stessa lontananza mostrata da Rifondazione comunista, che alle primarie ha persino scelto di non appoggiare alcun candidato. All’opposto di Sinistra, ecologia e libertà , più calata tra gli elettori e che, non a caso, ha chiesto di poter appoggiare Doria».
Su Twitter Marta Vincenzi si è paragonata a Ipazia, martire per la libertà di pensiero, e l’ha attaccata. Cosa risponde?
«Di recente ho assistito a uno spettacolo teatrale dedicato alla filosofa e matematica dell’antica Grecia. Alla fine ho abbracciato l’attrice che la interpretava. Oggi abbraccerei anche Marta Vincenzi, ma ricordandole quello che penso. Ovvero che già qualche tempo fa le avevo consigliato di non ricandidarsi e di uscire di scena con dignità ».
Doria potrà diventare un nuovo Pisapia?
«Forse a Milano il vento del cambiamento era più forte. La stesura del programma di Doria comincia adesso. Vincerà se da qui ad aprile saprà scriverlo continuando a coinvolgere e ad ascoltare i cittadini. Anche a Genova si sta levando una leggera brezza, con una maggiore partecipazione tra i giovani. Glielo garantisco io che sono stato un marinaio».
Alessia Rastelli
(da “Il Corriere della Sera“)
argomento: Genova, Partito Democratico, PD, Politica, radici e valori | Commenta »