Aprile 2nd, 2014 Riccardo Fucile
“VELLEITARI, MA PERICOLOSI”: ERANO PRONTI AD OCCUPARE PIAZZA SAN MARCO CON UN CARRO ARMATO FUNZIONANTE
Volevano emulare le gesta del commando di otto persone che il 9 maggio del 1997 occupò Piazza San Marco a Venezia con un carro armato artigianale.
Di più: questa volta volevano coinvolgere centinaia di persone, armi in mano, per una azione popolare e sovversiva nella famosa piazza lagunare.
Avevano predisposto tutto: anche un trattore trasformato in un mezzo corazzato e dotato di un cannoncino da 12 millimetri.
Avevano invece abbandonato il progetto di fare degli attentati ai tralicci, mentre progettavano di colpire sedi di Equitalia, la “bestia nera” della protesta anti-fisco veneta e non solo.
Ma prima che l’azione diventasse concreta sono arrivati i Ros dei Carabinieri che hanno eseguito 16 ordini di custodia cautelare in Veneto – 24 nel complesso – e 33 perquisizioni su disposizione della Procura di Brescia.
Così è stato fermato il piano dei Serenissimi, gruppo che da sempre professa la secessione del Veneto.
E infatti tra gli arrestati ci sono proprio due dei condannati per terrorismo che provarono l’assalto a San Marco, Luigi Faccia e Flavio Contin.
“Velleitari ma pericolosi”, ha sintetizzato il comandante del Ros, generale Mario Parente.
Tra gli arrestati anche il fondatore della Liga Veneta, l’ex parlamentare Franco Rocchetta, secessionista della prima ora e fortemente critico con l’eccessiva morbidezza della Lega Nord.
Rocchetta era appena tornato sulle cronache per aver promosso il referendum dell’indipendenza del Veneto.
Tra i fermati c’è anche l’ex leader dei forconi Lucio Chiavegato, presidente degli imprenditori veneti della Life e promotore della mobilitazione del 9 dicembre insieme con il siciliano Mariano Ferro e l’agricoltore pontino Danilo Calvani.
Il sito della Life rende noto che questa mattina alle 5 Chiavegato è stato prelevato dalla sua abitazione e secondo la moglie Barbara sarebbe in stato di arresto.
Con lui tra i fermati anche Patrizia Badii, che a differenza di Chiavegato continuava la militanza nel Coordinamento 9 dicembre e proprio in questi giorni aveva chiesto un incontro con Matteo Renzi a nome dei forconi.
Ora Chiavegato risulta presidente dell’associazione indipendentista Popoli Liberi.
Ma l’associazione sgominata dai carabinieri dei Ros non era composta soltanto da veneti: oltre al gruppo dei Serenissimi e Veneto Stato, gli appartenenti di Brescia Patria e del movimento indipendentista sardo Disubbidientzia
Il commando aveva organizzato la sua base operativa a Casale di Scodosia, nel Padovano, dove sarebbe stato trovato il trattore.
Secondo gli inquirenti, solo problemi tecnici nella messa a punto del carro armato avrebbero ritardato l’inizio dell’operazione.
L’accusa mossa dalla Procura di Brescia è quella di terrorismo (270 bis c.p.). Il gruppo sgominato questa mattina aveva un nome: “Alleanza” e si proponeva “l’indipendenza dallo Stato italiano con il ricorso a metodi violenti e all’insurrezione popolare”. Lo ha spiegato il procuratore di Brescia, Tommaso Buonanno.
Mariano Ferro, leader siciliano dei Forconi, esprime la sua costernazione per l’implicazione di Lucio Chiavegato: “Ci eravamo allontanati perchè Chiavegato ha perso la testa con la sua idea di indipendenza veneta, molto distante dagli obiettivi dei veri forconi. Noi non vogliamo secessionismi, l’Italia è malata ma non dobbiamo farla a pezzi”. Secondo Ferro “negli ultimi tempi molti esponenti dei forconi veneti si erano allontanati da Lucio, che infatti ormai faceva riferimento ad altre organizzazioni”
La competenza è radicata a Brescia in quanto nel Bresciano si sarebbe costituito il gruppo e si sarebbero tenute le riunioni.
Le indagini sono cominciate circa tre anni fa. Il carro armato che è stato posto sotto sequestro a Casale di Scodosia (Pd) era perfettamente funzionante, tanto che erano state eseguite anche delle prove di fuoco.
(da “Huffingtonpost“)
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Aprile 2nd, 2014 Riccardo Fucile
I GIOVANI FERMI SONO 678 MILA… UN TASSO COSàŒ ALTO NON HA PRECEDENTI… IL PARADOSSO: PER BRUXELLES SONO ACCETTABILI FINO A 2,8 MILIONI DI DISPERATI
Quello che segue è una parte del comunicato Istat sulla disoccupazione. 
In realtà sarebbe più propriamente definibile un bollettino di guerra: “A febbraio 2014 gli occupati sono 22 milioni 216 mila, in diminuzione dello 0,2% rispetto al mese precedente (-39 mila) e dell’1,6% su base annua (-365 mila)”; “il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 307 mila, aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente (+8 mila) e del 9,0% su base annua (+272 mila)”; “Il tasso di disoccupazione è pari al 13,0%, sostanzialmente stabile in termini congiunturali ma in aumento di 1,1 punti percentuali nei dodici mesi”; “il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero la quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 42,3%” (in persone, fanno 678mila giovani disoccupati).
Sui siti, nei Tg e forse oggi sui giornali si leggerà “il dato più alto dal 1977”: è una frase vera solo nel senso che prima di quella data non esistono serie storiche paragonabili.
In realtà , immediato dopoguerra a parte, l’Italia non ha mai avuto un tasso di disocuppazione pari al 13% (che, com’è noto, si calcola al netto di quelli che il lavoro nemmeno lo cercano).
In realtà nel 1977 il tasso di disoccupazione era inferiore al 7 per cento: prima di questa crisi, quel dato è stato superiore al 10 per cento solo tra il 1994 e il 2000, spinto probabilmente anche dalle manovre di austerity sopportate dall’Italia per restare nel Sistema monetario europeo (da cui uscimmo nel 1992) e poi per entrare nell’euro. Come detto, questo dato è senza precedenti. Punto
L’andamento della domanda interna, come sostengono tutti gli studiosi, non lascia nemmeno prevedere che il fenomeno si attenui: l’eventuale, anemica ripresa è tutta affidata alle esportazioni e quindi produce poca occupazione all’interno, mentre le aziende non orientate all’export continuano a morire perchè gli italiani non hanno più i soldi per comprare i loro prodotti.
È una tragedia che coinvolge milioni di persone ed è contestualmente l’esito previsto, fors’anche auspicato, delle politiche comunitarie.
Basti pensare al calcolo dei cosiddetti output gap — la differenza tra i fondamentali di un’economia e quelli che la renderebbero più efficiente — fatto dalla Commissione europea guidata dal portoghese Josè Manuel Barroso (il suo Paese ha un tasso di disoccupazione ben oltre il 16 per cento, per i curiosi).
Quello che riguarda la disoccupazione, per dire, era al 10,4% l’anno scorso e sarà all’11 il prossimo: “In altri termini, secondo questi calcoli, il policy maker italiano potrebbe ritenersi soddisfatto se a partire dal prossimo anno riuscirà a lasciare a casa ‘solo’ 2,8 milioni di lavoratori (anzichè gli attuali 3,3, ndr), in quanto è questo il livello di equilibrio dei disoccupati stimato dalla Commissione”, ha scritto lavoce.info
Il livello di disoccupazione “accettabile” per la Commissione non deve sorprendere nessuno: come dicono gli economisti, e anche politici come Stefano Fassina, “se non si svaluta la moneta, si svaluta il lavoro”.
La disoccupazione è un modo — il più violento — per abbassare i salari e ridare competitività all’industria dei vari Paesi.
Nell’Eurozona ha anche un effetto secondario: diminuendo le importazioni (sempre per il fatto che nessuno ha un euro in tasca) si mette mano con successo agli endemici squilibri di bilancia dei pagamenti che hanno innescato la crisi che stiamo vivendo.
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 2nd, 2014 Riccardo Fucile
PER IL COSTITUZIONALISTA E’ “UNA RIFORMA DA RISCRIVERE”…”SE NON PASSA RENZI SI RITIRA DALLA POLITICA? CE NE FAREMO UNA RAGIONE”
“Semplificare? Purtroppo la riforma del Senato di Renzi fa il contrario: crea un meccanismo legislativo enormemente farraginoso che mantiene le navette, i ping pong e aumenta addirittura la confusione”.
Il giurista Gianluigi Pellegrino boccia senza rinvio il progetto di revisione costituzionale su cui il premier sta puntando tutto il suo capitale politico.
E lo smonta punto per punto.
“Il governo dice: per prima cosa dobbiamo semplificare l’iter di formazione delle leggi”.
E invece?
La proposta prevede ben dodici modi diversi per una povera legge di arrivare finalmente in porto.
Per esempio?
In parte è mantenuto l’iter attuale, di bicameralismo puro, che paradossalmente è l’unica parte chiara. Perchè poi c’è un nuovo bicameralismo confusionario: entrano in gioco mille variabili a seconda che il Senato decida o meno di intervenire; e poi, anche quando annuncia di voler intervenire, può decidere poi di non farlo.
Sembra un pesce d’aprile.
Ma non è finita. Perchè se il Senato interviene a quel punto si aprono molte altre ipotesi, differenziate in base ai labili confini delle materie. La Camera a sua volta potrà adeguarsi al Senato, oppure non farlo, oppure ancora farlo in parte. Con esiti diversi in base alle materie e alle maggioranze da raggiungersi. E le navette ripartono…Il caos, così, è garantito
Quindi il Senato mantiene un peso rilevante.
Direi ancora decisivo nel processo legislativo. Ed inoltre confuso.
Ma la Camera, in casi specifici, avrà un ruolo prioritario.
Anche in quelle situazioni un passaggio dal Senato è comunque previsto. E comunque c’è una serie di materie rilevanti nelle quali l’intervento del Senato crea un vincolo per la Camera, perchè essa può resistere alla richiesta del Senato solo con una maggioranza qualificata.
E quindi?
Questo comporta moltissimi problemi. Una delle ragioni per cui si vuole riformare il titolo V della Costituzione è che il riparto per materie non ha funzionato: decidere ogni volta a che materia appartenga un argomento che spesso è trasversale, è cosa complicatissima, dato che i confini delle materie sono in sè labili. E loro cosa fanno? Prendono questo stesso sistema fallimentare e lo usano per decidere quale di questi complicati iter legislativi vada eseguito e se scatta o no il vincolo determinato dall’intervento del Senato. Insomma, riproducono le patologie del titolo V nell’iter legislativo. Poi dicono che il Senato non avrà voce in capitolo sull’approvazione delle leggi di bilancio…
Non è cosi’?
No. Mentono: il Senato avrà capacità d’interdizione anche sulla legge di bilancio. Può creare un vincolo che può di fatto impedire alla Camera di varare la legge finanziaria così come la vorrebbe.
Vede altri problemi, oltre alla confusione?
C’è il paradosso di un Parlamento eletto con una legge incostituzionale che però vorrebbe essere costituente. Nessuno sottolinea che alla Camera stanno tenendo ben nascosto il ricorso contro i 148 nominati con il premio illegittimo; ricorso che dopo la sentenza della Consulta può solo essere accolto facendo entrare in parlamento chi vi ha diritto al posto di chi ci sta abusivamente. È una condizione minima per mettere mano alla Costituzione
C’è una questione democratica anche per quanto riguarda la riforma del Senato?
Sì, perchè tutto questo pasticcio è enormemente aggravato dal fatto che nella primaria funzione legislativa una Camera democraticamente eletta dai cittadini viene interdetta da un Senato non eletto e privo di rappresentanza democratica.
Sarà composto da presidenti di Regione, Sindaci e così via.
Che infatti non sono eletti per legiferare, ma per amministrare gli enti locali. E poi, mentre la Camera avrà una maggioranza politica, il Senato ne avrà una del tutto occasionale, perchè frutto di nomine. Si paralizza tutto con due maggioranze diverse. Un disastro.
Quindi il superamento del bicameralismo paritario non c’è?
C’è solo nel titolo della riforma. Ma è smentito dal contenuto del testo dove è in parte mantenuto e in parte notevolmente complicato.
Il capo dello Stato da’ l’assist a Renzi: “Improrogabile superare il bicameralismo”.
Si renderà conto che non è affatto superato. Ammesso che arrivi la riforma al Quirinale, perchè come il mostruoso Italicum che dà più deputati se prendi meno voti, sembra fatta per non arrivare mai porto. Se sostieni che le leggi le debba fare una Camera sola, poi devi essere conseguente. Altrimenti consenti il saldarsi di resistenze giuste a quelle conservative. Chi fa una rivoluzione a metà si scava da solo la fossa. Nel frattempo non si fa ciò che sarebbe possibile implementare subito, ad esempio, sul fronte delle spese, il taglio delle indennit�
Ma il premier ci crede: dice che se non passa la riforma molla tutto, si ritira dalla politica.
Come direbbe Renzi stesso, “ce ne faremo una ragione.”
Beatrice Borromeo
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Aprile 2nd, 2014 Riccardo Fucile
CORRI, MATTEO, CORRI, NON PUOI FERMARTI, TE LO CHIEDE IL PAESE
“L’Italia deve tornare a correre”, ha detto ieri il premier Matteo Renzi incontrando a Londra il
collega britannico Cameron.
“Ripresa non sufficiente, bisogna correre”, aveva ammonito qualche giorno prima.
E ancora: “Correre con le riforme”, “correre, ce lo chiede il Paese”, “non possiamo fermarci”, “di corsa verso la ripresa”.
Insomma, da quando è entrato (correndo) a Palazzo Chigi, Renzi va veloce, si affretta, scatta e schizza da un briefing a una visita di Stato e, dopo una rapida carezza agli scolari, abolisce il Senato, cancella le Province, raddrizza il Pil, frenetico,fulmineo,repentino tra un’occhiata alle lancette, una spiccia cazziata ai giornalisti verbosi e un sollecito alla placida Boschi che si attarda nell’esposizione delle riforme ‘costituzionali, suvvia.
Renzi turbofuturista contemporaneo attua il manifesto marinettiano “contro l’immobilità pensosa, l’estasi e il sonno” (Enrico Letta?) e quindi ne esalta “il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno”.
In lui l’agire sostanzia il gesto e il gesto sostanzia il fare affinchè nessun dorma e tutti sappiano quando si voterà per le Europee: chè, se il fare non si farà , la colpa ricadrà sui fanigottoni parolai della vecchia politica.
Viene anche in mente Forrest Gump con Tom Hanks che un giorno comincia a correre su e giù per l’America e in tanti gli vanno dietro e le tv gli chiedono perchè lo faccia.
Per la pace nel mondo? I senzatetto? I diritti delle donne? L’ambiente?
E Forrest: “Non volevano credere che qualcuno potesse essere così scemo da correre senza motivo”.
Ma era un film.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 2nd, 2014 Riccardo Fucile
CON 40.000 EURO DI MARCHETTA ALLO STATO, SI PUO’ ANDARE CON MINORENNI: IL CONDONO RATEIZZATO
La soffiata che i munifici clienti delle baby prostitute di Roma potrebbero cavarsela con una semplice multa offre golose opportunità alla parte più esuberante del Paese. In cosa consiste il patteggiamento, se non in una tassa dilazionabile in comode rate? Chi ha pagato per fare sesso con una ragazzina eviterà la galera e soprattutto la gogna mediatica versando altri soldi, stavolta allo Stato.
Un principio che già si applica agli evasori fiscali con qualche variazione: lì si paga qualcosa per non avere pagato, negli anni, molto di più.
Ma se davvero anche il fiorente filone della prostituzione minorile si adeguerà al vangelo nazionale che ha sostituito il perdono con il condono e la logica retributiva con quella contributiva, a un delinquente danaroso risulterà praticamente impossibile finire in carcere o almeno sui giornali.
Il settore degli abusi edilizi è già saldamente sotto controllo.
Di quello fiscale si è detto e anche nei campi promettenti della contraffazione alimentare, sanitaria e ambientale le garanzie di impunità in cambio di una piccola mancia risultano di giorno in giorno più affidabili.
Magari è sempre andata così e le cattedrali sono state costruite con i contributi di peccatori pentiti e recidivi.
A maggiore ragione non posso tacere un’ingiustizia palese.
Qui l’unico benestante e presunto «nipotomane» che rischia di finire ai servizi sociali, peraltro per una banale faccenda di tasse non pagate, è l’uomo che con un patteggiamento come si deve ci risanerebbe in un colpo solo il debito pubblico.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa“)
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Aprile 2nd, 2014 Riccardo Fucile
UNA MAGGIORANZA DI INQUISITI: TANTO VALE, PER CORRERE, PESCARE DIRETTAMENTE NEI GIARDINI DEI PENITENZIARI DURANTE L’ORA D’ARIA
Strano che nessuno abbia ancora fatto una simulazione per immaginare come sarebbe il nuovo
Senato, pardon la “Camera delle Autonomie”.
I 148 componenti, com’è noto, non sono più eletti: 42 sono membri di diritto (i presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano, i sindaci dei capoluoghi di regione e di provincia autonoma), 80 cooptati (2 consiglieri regionali scelti da ogni consiglio regionale e 2 sindaci selezionati dai colleghi di ogni regione), 21 nominati dal Quirinale (“cittadini che abbiano illustrato la Patria per altissimi meriti”), e i 5 attuali senatori a vita (Cattaneo, Ciampi, Monti, Piano, Rubbia).
Ora facciamo finta che la riforma Renzi fosse entrata in vigore da un paio d’anni.
E vediamo la formazione tipo della nuova “Camera Alta”.
Governatori: il valdostano Rollandin (pregiudicato a 16 mesi per abuso d’ufficio, rinviato a giudizio per un appalto di parcheggi), il piemontese Cota (indagato per peculato con mutande verdi), il ligure Burlando (arrestato in passato e più volte indagato, sempre assolto), il lombardo Formigoni (rinviato a giudizio per corruzione), il veneto Tosi (pregiudicato per istigazione all’odio razziale), il bolzanino Durnwalder (indagato per peculato), il trentino Dellai (incensurato), il friulano Renzo Tondo (indagato per peculato), il toscano Rossi (indagato per falso), l’emiliano Errani (imputato per falso, poi assolto), l’umbra Marini (incensurata), la laziale Polverini (indagata per illecito finanziamento), il marchigiano Spacca (incensurato), il campano Caldoro (indagato per epidemia colposa), l’abruzzese Chiodi (indagato per truffa, peculato e falso), il molisano Iorio (condannato a 16 mesi e poi prescritto per abuso, indagato per uno scandalo di rifiuti), il pugliese Vendola (imputato per abuso e concussione), il lucano De Filippo (indagato per peculato), il calabrese Scopelliti (condannato in primo grado per abuso), il sardo Cappellacci (indagato per abuso e imputato per due bancarotte), il siciliano Lombardo (imputato per concorso esterno in associazione mafiosa).
Due anni fa, su 21 governatori, solo 4 erano intonsi da problemi giudiziari.
Anche fra i sindaci dei capoluoghi regionali, i guai con la giustizia (penale o contabile) si sprecavano: dal torinese Chiamparino (poi prosciolto) alla genovese Vincenzi, dal bolognese Merola al romano Alemanno all’abruzzese Cialente, dal potentino Santarsiero al napoletano De Magistris, dal palermitano Cammarata al cagliaritano Zedda.
Per non parlare dei sindaci degli altri capoluoghi (mitico De Luca, collezionista di indagini e ras di Salerno).
Poi ci sono i consiglieri regionali: lì, essendo 18 interi consigli regionali su 20 sotto inchiesta per Rimborsopoli, è quasi impossibile trovarne uno immune da imputazioni. Restano i 21 cittadini che hanno illustrato la Patria, a scelta di Napolitano, ed è facile immaginarli: Violante, Amato e un esercito di corazzieri presi di peso dalle liste dei “saggi” annata 2013 (i 10 incaricati ad aprile di scrivere il programma del nuovo governo e i 42 precettati per riscrivere la Costituzione).
Quelli almeno, come pure i senatori a vita, dovrebbero essere immuni da avvisi di garanzia e rinvii a giudizio, a meno che il Colle non ricada nella tentazione di nominare gli indagati per i concorsi universitari truccati.
Così il nuovo Senato vanterebbe una maggioranza schiacciante di inquisiti.
Roba da far impallidire quello di Tangentopoli (che ne aveva solo un quarto) e da riabilitare perfino la Camera (che ne ha appena una sessantina).
A questo punto però, siccome Renzi va di fretta, potrebbe risparmiare altro tempo prezioso affidando la selezione dei senatori alle questure e alle procure: si prendono i mattinali dei ricercati e i registri degli indagati, e si tira a sorte.
O, ancora meglio: ci si porta avanti col lavoro e si pesca direttamente nei cortili dei penitenziari durante l’ora d’aria, con appositi ponti aerei verso Palazzo Madama. Alleviando, fra l’altro, il dramma del sovraffollamento delle carceri.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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