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GRAN HOTEL VATICANO: LE CASE DA FAVOLA DEGLI ALTI PRELATI

Aprile 22nd, 2014 Riccardo Fucile

MENTRE IL PAPA SCEGLIE UN BILOCALE, BERTONE HA UN ATTICO DA 600 MQ CON 100 DI TERRAZZO E I CARDINALI SI CONCEDONO DAI 200 AI 250 MQ… LA CHIESA HA IMMOBILI PER 2 MILA MILIARDI

Papa Francesco non ha saputo solo due giorni fa che l’ex Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, aveva deciso di vivere in un mega attico con tanto di terrazzo.
Il Papa sa che Bertone non si è accontentato dell’appartamento ordinario dal 20 dicembre scorso, quando il Fatto (a firma Marco Lillo) ha pubblicato la notizia.
Ora Repubblica racconta la reazione di Bergoglio, arrabbiato per la scelta dell’ex sottosegretario di Stato di unire due appartamenti in uno: quello a lui assegnato, dove prima viveva l’ex capo della gendarmeria vaticana, Camillo Cibin, morto nel 2009; e quello di monsignor Bruno Bertaglia, vicepresidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi, deceduto nel 2013.
Totale del super attico: circa 600 metri quadri (riporta Repubblica) con 100 metri quadri di terrazzo.
L’appartamento dove Bertone trascorrerà  la sua pensione si trova nel Palazzo San Carlo, a pochi passi dalla Domus Sanctae Marthae, dove invece risiede Papa Francesco, che ha scelto un bilocale, di 70 metri quadri.
Qui vive anche il Segretario di stato, Pietro Parolin, che si è accontentato di un semplice monolocale.
E nello stesso edificio vivono (sempre in due monocamere) anche i due segretari di Bergoglio, monsignor Alfred Xuereb e monsignor Fabian Pedacchio Leaniz.
Ma non tutti, tra cardinali e alti prelati, hanno fatto la stessa scelta del Papa e dei suoi fidatissimi. Molti vivono in appartamenti molto più grandi di quello di Bergoglio.
Tra gli immobili in ristrutturazione, ad esempio, c’è quello del capo della Gendarmeria, Domenico Giani, intercettato dalla Procura di Roma mentre scriveva su carta intestata agli organi italiani di Polizia per aiutare monsignor Nunzio Scarano (ora sotto processo per aver fatto rientrare illegalmente in Italia 20 milioni di euro) a recuperare 400 mila euro dati all’agente dei servizi segreti Giovanni Zito.
Giani in un primo momento era andato ad abitare in una casa sull’Aurelia, in territorio italiano. Sistemazione temporanea. Infatti stavano ultimando i lavori di ristrutturazione del suo appartamento con affaccio su via di Porta Angelica.
Sopra il terzo piano è comparso all’improvviso un piano nuovo con tre finestre e due ampie vetrate, a cui si aggiungono due bagni con una vasca idromassaggio e una terrazza.
Ma passeggiando all’interno delle mura vaticane , ci sono tanti sontuosi palazzi, con all’interno appartamenti che vanno dai 200 ai 250 metri quadri.
Molti di questi, sono abitati da cardinali, che non li usano del tutto, lasciando molte stanze completamente chiuse.
A Palazzo Sant’Uffizio, accanto a piazza San Pietro, ad esempio, alloggia insieme a due suore, il cardinale Velasio De Paolis, presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede. Il cardinale Giuseppe Bertello, presidente del governatorato dello Stato della Città  del Vaticano, vive all’ultimo piano del palazzo del Governatorato.
Anche in questo caso viene utilizzata solo una parte della casa.
Il cardinal Angelo Sodano, invece, vive in un piano della palazzina che ospita il Collegio Etiopico, dietro San Pietro, dopo aver dovuto abbandonare il più sontuoso appartamento nella Prima Loggia del Palazzo Apostolico.
E questi sono solo alcuni esempi. Appena fuori le mura vaticane — sempre in grandi appartamenti di proprietà  della Santa Sede — vivono altri alti prelati.
Nello stesso palazzo, nella piazza della città  leonina, ci vivono ad esempio il cardinale Walter Kasper, teologo tedesco e il vescovo bavarese Gerhard Ludwig Mà¼ller, che ha avuto il privilegio di abitare nello stesso appartamento che prima era di Ratzinger, e dove si trova ancora parte della sua biblioteca.
Questi citati sono solo alcuni degli immobili di proprietà  del Vaticano.
Non esiste una stima pubblica del valore immobiliare di tutti questi palazzi.
Negli anni scorsi, secondo alcune notizie di stampa, il patrimonio immobiliare disseminato nel mondo di proprietà  del Vaticano ammontava a circa 2 mila miliardi di euro.
Circa la metà  si trova in Italia e si tratta del 20% del patrimonio nazionale.
Con un patrimonio di questa entità , da anni si discute della possibilità  di far pagare l’Imu anche alla Chiesa.
Mario Monti, per evitare la multa europea, nel 2012 stabilì che gli enti ecclesiastici dovevano pagare per la parte commerciale dei loro immobili.
Il regolamento normativo però non è stato emanato prima dei termini delle dichiarazioni. La partita quindi si gioca quest’anno.

Valeria Pacelli
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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“DISCOUNT? CI TOCCA ANDARE IN PARROCCHIA”

Aprile 22nd, 2014 Riccardo Fucile

GIÙ AL NORD: “ALLA FINE PER AVERE UN TETTO SOPRA LA TESTA ABBIAMO DOVUTO OCCUPARE QUI IN PERIFERIA, AL NIGUARDA”

Non è difficile trovare una famiglia a zero reddito a Milano, neppure a Pasquetta, quando la metropoli si svuota, i parenti si spostano, i figli partono.
Loro restano tutti qui, genitori e figli.
Valentina e Giuseppe Lomoro, tre bambini di 12, 10 e 7 anni, non sono riusciti neanche stavolta a lasciare il dedalo delle case popolari di via Asturie, dove vivono da dieci anni come abusivi “paganti”.
“Siamo stati invitati dallo zio a Pavia, ma il treno ci sarebbe costato 50 euro. Non li abbiamo. La macchina? Un lusso che impari a sacrificare, noi l’abbiamo fatto da un pezzo”.
Zero vuol dire proprio zero, non 500 o 700 euro. Zero.
Pino, 49 anni, ha perso il lavoro due anni fa, Valentina, 38 anni, assiste ogni 15 giorni un anziano del quartiere Niguarda, periferia nord della città .
In una giornata piovosa e fredda aprono la porta di casa per spiegare come si sopravvive senza uno stipendio .
Il forno è spalancato e acceso perchè dal 15 aprile il gestore ha staccato il riscaldamento.
È la loro stufa, perchè di comprarne una vera, a corrente, non è aria.
Loro sono la famiglia-tipo fotografata dall’indagine Istat quando riferisce di 343 mila nuclei familiari al Nord che campano senza reddito, in aumento da due anni a questa parte.
E sono, loro malgrado, maestri di sopravvivenza. “La spesa per noi coincide con la pensione della nonna. Appena la ritira si trasforma in un carrello. Poi c’è il discount, ma anche le catene tradizionali perchè le offerte bisogna inseguirle tutte, mai rifornirsi in un posto solo”.
Oltre ai viaggi i Lo-moro rinunciano a molte cose, oppure si ingegnano.
Perchè la condizione d’indigenza non deve precludere nulla ai figli. Questo il mantra che Valentina e Giuseppe si ripetono ogni sera. Così si usa la rete sociale che c’è a Milano, residuo di quel welfare ambrosiano che ha sostenuto la città  per mezzo secolo e oggi è in crisi anch’esso.
“Per la spesa, non mi vergogno a dirlo, c’è anche la Parrocchia di San Giovanni, a due passi. Ogni 15 giorni riforniscono le famiglie in difficoltà  di generi di prima necessità , latte, uova, pane etc. Serve tutto il quartiere e a volte c’è la fila e non c’è pasta per tutti”.
Per l’estate dei bimbi c’è la casa vacanze del Comune a Pietra Ligure “l’unico treno che prendiamo e l’unica uscita da Milano che ci concediamo”.
E la casa? Quando entrambi hanno perso il lavoro si sono ritrovati senza i soldi per l’affitto e l’hanno fatto: “Abbiamo occupato, non lo avremmo mai detto. Abbiamo fatto richiesta di un alloggio, da dieci anni lo aspettiamo ma uno dei bambini si è ammalato e dargli un tetto, purchè fosse, era nostro dovere”.
A Milano sono oltre 20 mila le famiglie in graduatoria. Per questo vige una pace non scritta tra enti e abusivi.
Se pagano un canone, benchè occupanti senza titolo, lo sfratto è rimandato. A maggior ragione se con minori. “Ma è salito da 200 a 538 euro al mese. Se li ho io ci faccio mangiare i figli”, sbotta Giuseppe.
E gli 80 euro di Renzi? “Un insulto. Dare soldi a chi è ricco è una cosa di destra. Perchè uno che guadagna mille euro al mese per me, per noi, oggi è ricco. Dovrebbe creare lavoro, non elargire mance a chi lo ha”.
La famiglia tipo non rinuncia a tutto. “Qualche volta andiamo al cinema”, quasi confessa Valentina. “Ma a modo nostro. In 5 ci costa 42 euro”.
Così la mamma tipo accumula i bollini del super che con 250 punti regala due biglietti.
Popcorn e bevande se li porta da casa. “Comprarli lì costa 5 euro a confezione. Io li prendo surgelati, li faccio e li metto in borsa insieme alle lattine di Coca da 1,74 che costerrebbe tre euro. Tutto in borsa. È il nostro piccolo segreto”.

Thomas Mackinson
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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ATTENTI ALL’IRA DEGLI ULTIMI

Aprile 22nd, 2014 Riccardo Fucile

OLTRE UN MLIONE DI FAMIGLIE SENZA REDDITO

Campano con qualche aiuto delle famiglie di origine e lavoretti in nero.
Ma il dramma è che la crisi economica ha aperto ferite profonde nel corpo sociale. Ferite enormi, che non si sanano sperando nel lento incremento di qualche frazione di Pil.
Qui ci sono milioni di persone (si badi: milioni) che annaspano mese per mese per restare a galla.
Quattro milioni si mettono in fila per pasti caritativi. È una tragedia in Italia, non in un paese desolato del Terzo mondo.
Domani la notizia sarà  archiviata, ma è urgente fermarsi a riflettere. Lo stato di indigenza e di “fame”, che si annida ormai corposamente nelle pieghe di tante società  avanzate, non si cura lasciando a se stesso il meccanismo economico secondo la ricetta neoliberista in auge da trent’anni.
Ricetta che considera ininfluente l’esistenza di consistenti sacche di povertà .
Ottanta euro di aumento agli stipendi bassi, tagliare sprechi, limitare i superstipendi dei manager statali sono passi.
Però qui serve qualcos’altro.
Un rimodellamento del sistema economico-finanziario (come avvenne nel secolo scorso negli Usa con il New Deal di Roosevelt e la creazione del Welfare in Europa) mettendo al centro la non-accettazione della povertà  strutturale.
Papa Francesco lo sottolinea spesso, mettendo in guardia dal rischio di esplosioni di violenza. Non può rimanere un’esortazione.
Economisti e politici devono tornare a pensare a un nuovo modello di sviluppo. Perchè così non va. Guai a ignorare la rabbia dei poveri.

Marco Politi
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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BERLUSCONI E L’INCUBO DEL PARTITO A PEZZI: “SOLO IO POSSO RECUPERARE TERRENO”

Aprile 22nd, 2014 Riccardo Fucile

IL 28 APRILE ESORDIO CON GLI ANZIANI E SILVIO PREPARA UN RAID IN TV

È preoccupato, Silvio Berlusconi. Dalla velocità  di Matteo Renzi e da un partito che perde pezzi.
Angustiato da sondaggi devastanti, eppure pronto a risalire la corrente. Nonostante tutto: «Lunedì prossimo – ha annunciato ai commensali di Arcore – dovrei iniziare i servizi sociali». Il 28 aprile, dunque, si cimenterà  con ogni probabilità  nell’attività  di volontariato in un centro anziani di Cesano Boscone, a due passi da Milano. Entro giovedì, invece, sottoscriverà  all’Uepe il vademecum dei giudici per l’affidamento.
Il sorriso va e viene, nel rifugio del Capo. Ma Pasquetta va onorata al meglio, senza perdere il sorriso: «Vado ai servizi sociali, a fare amicizia con i miei coetanei… », ha giocato in privato. Berlusconi, in realtà , vuole convincere gli elettori più anziani, mostrando un volto rassicurante. Per questo si lascia immortalare – senza trucco – in un selfie con la compagna Francesca Pascale e la fidata eurodeputata Licia Ronzulli, mentre è alle prese con un uovo di Pasqua gigante o stuficato alla scrivania un po’ di documenti.
Proprio sui social network Berlusconi ha bisogno di sfondare. Tutto può servire, anche i tweet della fidanzata in prima linea per sponsorizzare il club Forza Dudù.
Ma la campagna elettorale incombe e le previsioni, almeno per ora, sono cupe come i sondaggi. «Solo io posso recuperare terreno», ripete l’ex premier.
Per correre ai ripari, il leader ha convocato ieri in Brianza Giovanni Toti e Antonio Palmieri, Deborah Bergamini e il fidato uomo immagine Roberto Gasparotti.
Ne è uscito un progetto di occupazione dei media, piani parlamento, fin nei minimi dettagli nell’insolita Pasquetta di lavoro
Il primo si terrà  a Porta a Porta, nel salotto televisivo di Bruno Vespa.
Nel mirino del Cavaliere, infatti, c’è proprio la puntata di giovedì prossimo, anche se l’appuntamento manca ancora della conferma definitiva. Ma non basta.
L’idea è quella di non risparmiarsi, soprattutto sul piccolo schermo, e infatti i telegiornali d’area sono già  mobilitati. In cantiere, poi, ci sono anche video messaggi da distribuire all’occorrenza e una serie di comizi in giro per l’Italia
Questa campagna per l’Eurodia però, presenta un problema in più: Matteo Renzi.
Facendo il punto con i consiglieri per la comunicazione, Berlusconi non ha nascosto le difficoltà  di tenere testa al premier: «È un ottimo presentatore, non dobbiamo inseguirlo».
E però il rischio che Forza Italia finisca terza, sorpassata anche da Grillo e schiacciata nella tenaglia Pd-M5S, incombe.
Non a caso, il Cavaliere cercherà  di rilanciare: «Renzi regala ottanta euro – ha ragionato ieri durante il summit di Arcore – ma ha lasciato fuori pensionati, partite iva, commercianti e artigiani. Sono loro che dobbiamo convincere».
Fosse facile. Il leader azzurro resta un condannato affidato ai servizi sociali, alla testa di una galassia politica sempre più caotica. Eppure Berlusconi non ha alternative, deve lottare. Picchierà  duro su Angelino Alfano, poi punterà  tutte le fiches sul rush finale: «Si decide tutto nelle ultime tre settimane».
La rincorsa partirà  con una kermesse, in agenda per sabato 3 maggio. Doveva tenersi a Milano, ma ora si valuta di organizzarla a Roma, lasciando al capoluogo lombardo l’onore della chiusura della campagna elettorale più difficile.

(da “La Repubblica”)

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STRAGI DI STATO: “RENZI PROMETTE VERITA’ SENZA AVERNE IL POTERE”

Aprile 22nd, 2014 Riccardo Fucile

NON C’E’ MAI STATO UN “SEGRETO DI STATO”, MA PIUTTOSTO ATTI CHE NON SONO STATI RESI PUBBLICI… E A QUELLI DELEGATI ALL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA NON SI PUO’ ACCEDERE

Il presidente del Consiglio ha dato l’annuncio: desecretare gli atti relativi alle stragi e trasferirli all’Archivio di Stato.
Da Piazza Fontana a Piazza della Loggia, dalla Stazione di Bologna a Ustica fino alle bombe di mafia del 1993.
Tutto, dice Matteo Renzi intervistato domenica da Repubblica , sarà  accessibile: annotazioni, informative, veline. Ma la decisione presa venerdì scorso in una riunione al Comitato per la sicurezza nazionale (Cisr), non ha ancora una pianificazione concreta. Esattamente quella che chiedono le associazioni delle vittime di queste stragi.
Qui non si tratta di segreto di Stato, che per queste vicende non è mai stato messo, si tratta, invece, di tutti quei documenti riservati chiusi negli archivi militari e in quelli dei Servizi segreti. Per Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione delle vittime di Ustica, la parola chiave è una sola: “Aprire tutti gli archivi, di tutti gli apparati dello Stato, senza esclusione, per confrontare quello che ci è stato riferito in aula con quello che fu realmente redatto, solo così avremo finalmente la verità ”.
Un’operazione trasparenza che trova d’accordo anche Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione delle vittime per la strage di Bologna del 2 agosto 1980: “Una buona percentuale degli apparati dell’epoca che depistarono e occultarono, sono ancora in pista”. Certo Andreotti non c’è più, ma l’idea che Renzi su questa strada potrà  trovare molta resistenza è ben chiara a Bolognesi: “Staremo a vedere, ma per avere normali livelli di trasparenza, bisogna disporre degli archivi militari, del ministero degli Esteri e di quello dei carabinieri”. Anche perchè, in certi casi, come avvenuto per l’inchiesta sulla strage di Piazza della Loggia (28 maggio 1974), alcune informative rilevanti non sono mai arrivate sul tavolo della magistratura. Spiega Manlio Milani presidente dell’Associazione delle vittime della strage di Brescia: “È capitato con una velina redatta dal generale Gianadelio Maletti inviata alla magistratura e mai arrivata, per essere poi ritrovata nel 1996 in un magazzino abbandonato lungo la via Appia Antica a Roma”.
Perchè la domanda è: quanti documenti riservati non sono mai arrivati all’autorità  giudiziaria? “Anche per questo — ragiona Milani — nel momento in cui gli archivi saranno aperti, la gestione deve essere separata da chi li ha prodotti”.
Un punto sul quale è d’accordo anche Bolognesi. “Chi controllerà  questi atti non dovrà  certo rendere conto al generale di turno”.
Ben si capisce che in questa partita storica il segreto di Stato c’entra poco.
Spiega Felice Casson, segretario dell’organo di controllo dell’intelligence (Copasir): “Non c’è nessun segreto di Stato sulle stragi. Ma ci sono ancora una serie di atti che possono riguardare polizia o carabinieri che, se resi pubblici, possono contribuire a fare luce sui fatti”.
Staremo a vedere, anche se un investigatore che si occupò delle bombe di Cosa Nostra resta scettico sulla possibilità  di accedere a tutti gli atti: “Molti — ci dice — sono stati delegati dall’autorità  giudiziaria, i servizi segreti non c’entrano, e su questi, che sono i più rilevanti, non c’è possibilità  di accesso”.

Davide Milosa

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EVASORI ED EVASIVI

Aprile 22nd, 2014 Riccardo Fucile

SULLA LOTTA ALL’EVASIONE BOCCIATURA TOTALE DI   RENZI

Ha fatto il giro del web la foto dell’immigrato arrestato a Roma in piazza del Pantheon e trascinato in manette come un boss mafioso sotto gli occhi esterrefatti della gente impegnata nello shopping pasquale.
Non aveva ucciso nè picchiato nè stuprato nè scippato nessuno: vendeva borse taroccate. Naturalmente nessun garantista un tanto al chilo ha protestato contro la “gogna mediatica” e le “manette facili”, come avrebbe fatto se fosse toccato a qualche frequentatore di un palazzo lì vicino: Montecitorio.
Intendiamoci: nessuno giustifica i contraffattori e i loro complici, che vanno perseguiti con severità , visto che sottraggono risorse non solo alle griffe della moda, ma anche al fisco e dunque alla collettività .
Ciò che stona non è l’arresto del venditore abusivo: è il mancato arresto di chi fa le stesse cose, frodando il fisco con i più svariati raggiri, ma resta a piede libero.
C’è qualcosa di mostruosamente sbagliato in un paese che porta via in catene l’immigrato delle borse farlocche e intanto manda un frodatore incallito, condannato per 7,3 milioni evasi e miracolato dalla prescrizione per altri 300, a fare il volontario in un ospizio per 4 ore alla settimana per 10 mesi fra una campagna elettorale, un Italicum e una riforma costituzionale. Abbiamo dato volentieri atto a Matteo Renzi delle cose buone annunciate nel Def: gli 80 euro in più nelle buste paga più sottili, anche se escludono incapienti e pensionati, sono meglio di un calcio nel sedere; il tetto ai compensi dei manager pubblici e anche dei magistrati è sacrosanto; l’aumento delle tasse alle banche sul regalo miliardario delle quote Bankitalia è un’inversione di rotta dopo anni di bancocrazia (anche se era meglio evitare tout court quel pacco dono).
Ma sulla lotta all’evasione la bocciatura è totale.
L’altro giorno, intervistato da Repubblica , il premier ha dichiarato che l’evasione “non si combatte con nuove norme”, bensì con “la volontà  politica di incrociare i dati” e “perseguire i colpevoli” con l’“uso massiccio della tecnologia”. La solita supercazzola.
Per punire i colpevoli, occorrono pene severe e figure di reato efficaci che oggi non ci sono. Infatti il neocommissario anti-corruzione Raffaele Cantone le chiede eccome: prescrizione, falso in bilancio, autoriciclaggio e veri poteri alla sua Authority, oggi ridotta a ente inutile perchè non può sanzionare le amministrazioni che non rispettano le regole.
Si spera che Renzi sia così evasivo perchè non conosce la materia e non perchè teme di perdere voti alle prossime elezioni europee (i 10-11 milioni di evasori votano e fanno votare).
Nel primo caso, può rimediare informandosi con qualcuno che ci capisca.
Nel secondo, è in malafede e non c’è niente da fare. Come ricorda il pm milanese Francesco Greco, “il sommerso del Pil ammonta a 420 miliardi con mancate entrate fiscali per 180 all’anno”.
Cifre spaventose che imporrebbero — dice Greco — “una spending review che riduca i costi della criminalità  economica, anche con tagli lineari”.
Ma nessuna delle slide delle televendite renziane dice niente sulla prima emergenza nazionale: basterebbe grattarne il 10% per far recuperare decine di miliardi, anzichè elemosinare le briciole con le spending à  la Cottarelli, le pochade delle auto blu su eBay e le false riforme del Senato e delle Province.
Per farlo, occorrono proprio le “nuove norme” che Renzi non vuole.
La prima è sull’autoriciclaggio, per punire finalmente chi reinveste in proprio il bottino dei suoi delitti e per garantire che il prossimo decreto sul rientro dei capitali dall’estero non diventi l’ennesimo scudo-condono.
La seconda è sulla prescrizione, che garantisce l’impunità  a qualunque colletto bianco che derubi la collettività .
Ma, per approvarle, ci vuole una maggioranza diversa da quelle del governo (avete presente l’Ncd?) e delle riforme istituzionali (col partito dell’evasore e dell’evaso).
I 5Stelle, anch’essi finora piuttosto evasivi, si facciano avanti e sfidino Renzi a presentarle, garantendo i loro voti.
Tutto il resto è frottola.

Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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