Destra di Popolo.net

RENZI, IL BARO, SI FREGA UN MILIARDO DAI SOLDI DEI CONTI CORRENTI: SALE AL 26% L’ALIQUOTA

Aprile 24th, 2014 Riccardo Fucile

ESCLUSI SOLO I TITOLI DI STATO, SALE DAL 20% AL 26% L’ALIQUOTA PER I CONTI CORRENTI, DI DEPOSITO E POSTALI

I risparmiatori e le imprese si preparino a finanziarie le detrazioni Irap previste dal governo Renzi, che le ha inserite nell’ambito del decreto Irpef che prevede i famosi 80 euro in busta paga (per chi guadagna tra 8 e 24mila euro) a partire da maggio.
Con l’arrivo del decreto definitivo, previsto in Gazzetta Ufficiale per oggi stesso, si mettono nero su bianco le tecnicalità  dei provvedimenti e pure le misure per le coperture.
Tra le misure di maggiore impatto per i comuni cittadini (ma anche per le società ) c’è il passaggio dal 20 al 26% del prelievo su tutte le rendite finanziarie, a partire da luglio, con l’esclusione dei titoli di Stato.
Significa che vi rientrano anche i conti correnti, i conti di deposito e i soldi maturati sulle giacenze lasciate sui conti postali.
Una modalità  che rischia di colpire di nuovo (dopo le mini patrimoniali delle imposte di bollo di Monti) i piccoli risparmiatori sopravvissuti ai chiari di luna della crisi finanziaria.
Quanto sia vasta la platea di possibili interessati è testimoniato dal fatto che nel 2012 gli italiani avevano custoditi nei depositi bancari ben 692 miliardi (di cui 470 nei conti corrente, che però in molti casi sono a rendita zero), mentre nel risparmio postale ci sono 341 miliardi (di cui 27 nei c/c)
Secondo la relazione tecnica di cui dà  conto la ricostruzione del Sole 24 Ore, proprio dall’innalzamento del prelievo sugli interessi per c/c e depositi dovrebbero arrivare 775 milioni nel corso dell’anno prossimo, che saliranno addirittura a 1,1 miliardi dal 2016.
Considerando il complesso degli incassi legati alle rendite finanziarie, quindi anche le cedole delle obbligazioni e gli altri redditi di capitale, per quest’anno gli effetti saranno limitati a 720 milioni.
Ma l’andamento dell’imposizione sconta una netta crescita nei prossimi anni, arrivando a 2,3 miliardi nel corso del 2015, i 2,9 miliardi nel 2016 e poi stabilizzarsi a quota 2,6 miliardi dal 2017 in poi.
Per le azioni, la nuova aliquota del 26% si applica a dividendi e utili incassati dal prossimo luglio. Nel caso di detenzione di titoli di emittenti quotate, la tecnicalità  per armonizzare l’aliquota rispetto al 20% precedente sarà  una “finta” cessione al 30 giugno 2014, con riacquisto successivo, in modo da calcolare il rateo maturato con le due differenti aliquote.
Per i Bot e i Btp, invece, la tassazione resta ferma al 12,5%. Neppure le forme di previdenza complementare, i fondi pensione, subiranno un ritocco al rialzo dall’11% di favore al quale si trovano ora.
Sempre in tema di rivalutazione, perchè di questo si tratta, si conferma infine l’imposta al 26% sulle plusvalenze che le banche – azioniste di Bankitalia – hanno registrato dopo la rivalutazione per decreto delle quote di via Nazionale.

(da “La Repubblica”)

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EUROPEE, SONDAGGIO IXE’: PD 32,1%, M5S 27,4%, FORZA ITALIA 17,5%

Aprile 24th, 2014 Riccardo Fucile

NCD 5.1%, LEGA NORD 5%, TSIPRAS 4,1% SOPRA LO SBARRAMENTO

Matteo Renzi e Beppe Grillo acerrimi nemici. Dopo giorni di scontro infuocato tra il premier e il leader del Movimento 5 Stelle, i sondaggi certificano che la distanza tra Partito democratico e grillini si accorcia minuto dopo minuto.
Tutto a vantaggio dei secondi.
I dati forniti da Agorà /Ixè non lasciano dubbi: in una settimana i democratici sono passati dal 32,8% al 32,1% mentre Grillo sale dal 25,8% al 27,4%.
In questo senso sembra che le intemerate del comico genovese contro il presidente del Consiglio (una per tutte: l’hashtag #figlioditroika) stiano pagando dal punto di vista elettorale in vista delle europee del 25 maggio.
D’altronde è chiaro che la competizione tra le due formazioni politiche sta diventando incandescente.
E ieri ha raggiunto l’apice, con le accuse incrociate su Twitter dove Matteo Renzi – pur senza nominare Grillo – lo ha accusato di essere un milionario incapace di apprezzare gli 80 euro al mese promessi dall’esecutivo ai redditi bassi.
Ad ogni modo la coalizione di centro-sinistra oggi guadagnerebbe il 37,3% dei voti contro il 30,9% del centrodestra.
Lo stesso sondaggio pubblicato questa mattina da Agorà  mostra un ulteriore calo di Forza Italia (dal 18% al 17,5%), ecco perchè il consigliere politico di Silvio Berlusconi, Giovanni Toti, ha affermato che “se Forza Italia arriverà  al 20% sarà  un successo”
Lista Tsipras è invece data al 4,1% – contro il 3,9% dei giorni scorsi. “Tutti hanno perso qualcosa”, ha osservato Roberto Weber, presidente di Ixè, “e quel qualcosa si è indirizzato verso Beppe Grillo. Anche il Pd, per la prima volta in tre mesi ha registrato una battuta d’arresto”.
Scende anche l’astensione, comunque molto alta: dal 45% al 43%. Un italiano su quattro deve ancora decidere se andare a votare o meno, e nessun partito può esultare.

(da “Huffingtonpost“)

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DUE PAPI, DUE SANTI E GLI IMBUCATI: POLITICI IN PRIMA FILA

Aprile 24th, 2014 Riccardo Fucile

DOPO LA SCOMUNICA DI BERGOGLIO ALLA MESSA, I PARLAMENTARI SGOMITANO PER UN POSTO ALLA CANONIZZAZIONE

Ci saranno decine di telecamere spianate, antenne di mezzo mondo, oltre cento delegazioni.
I colonnati di San Pietro ornati a festa, i picchetti d’onore, la distesa di porpore.
Un raduno straordinario di pellegrini per una celebrazione straordinaria: papa Francesco che proclama santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II con l’esposizione in pubblico di un (riservato) pontefice emerito, Benedetto XVI.
E ci sarà  l’effetto dove-mi-si-nota-meglio?
La politica che s’intrufola, che vuole presenziare, che vuole espiare: “Quando in futuro vedranno le immagini, non conterà  la carica che ricoprivi, ma quanto eri vicino al potere”, dice Frank Underwood (Kevin Spacey) in House of Cards.
E ancora viene interpretato il plateale gesto di stima in piazza San Pietro che Karol Wojtyla riservò a Giulio Andreotti, in quegli anni processato per i rapporti con i mafiosi, proprio mentre i fedeli esultavano per la beatificazione di Padre Pio da Pietrelcina (era il ’99).
Ancora immersi in estenuanti penitenze o forse travolti da una profana delusione per la scarsa considerazione — ricordate l’anatema di Francesco durante la messa mattutina dei parlamentari, “i peccatori saranno perdonati, i corrotti no”?   — deputati e senatori cominciano a sgomitare, a comporre nervosamente numeri, a bloccare compulsivamente seggiole per assistere alla canonizzazione di domenica in buona (e fotogenica) posizione.
Il Vaticano ha rinunciato a una proverbiale fiducia istituzionale e vuole spuntare gli elenchi che verranno trasmessi dai cerimoniali di Palazzo Chigi, Madama e Montecitorio, che sopportano le pressioni dei politici per uno strapuntino ben in evidenza e persino le richieste eccessive. Alessandro Pagano (Ncd) e Rocco Buttiglione (Udc) chiedono sei tagliandi ciascuno; tanti spaventati parlamentari pretendono informazioni meteorologiche perchè sostare immobili sotto la pioggia per quattro ore presuppone uno sforzo di fede.
Matteo Renzi non dovrà  correre a formulare prenotazioni, al primo ministro spetta il sagrato, lato sinistro di papa Francesco, assieme a Giorgio Napolitano e consorte, ai presidente Pietro Grasso (Senato), Laura Boldrini (Camera), Gaetano Silvestri (Consulta).
Ma il cattolico praticante Renzi, che di solito di domenica va in chiesa a Pontassieve, vuole condividere l’esperienza con la moglie Agnese e i tre bambini.
Questa è la compagine di rappresentanza tricolore, che sarà  la più prossima a Francesco con i polacchi e gli spagnoli.
Il settore più affollato sarà  il centrodestra, un recinto per duemila preziosi sediolini per le autorità  italiane e straniere.
Anche la truppa di Ignazio Marino ha intasato la distribuzione dei biglietti: dal Campidoglio saranno in 36.
Ma i parlamentari preoccupano gli organizzatori vaticani perchè, dopo una rapida presa di coscienza nei corridoi dei palazzi (“Tu ci vai? Allora anch’io”), le prenotazioni sono lievitate, miracolosamente moltiplicate: ieri mattina erano ducento fra Camera e Senato compresi gli accompagnatori — figli, mogli e parenti di ogni grado — e in serata sono diventati trecento.
E i pellegrini dovranno accamparsi di notte per occupare (in piedi) un po’ di sampietrini.
A differenza dei colleghi, Pier Ferdinando Casini non ha mai indugiato, neanche Paola Binetti e Rosy Bindi.
E come non prevedere Roberto Formigoni: “Certo che ci vado! Non potrei mai mancare”.
E non mancheranno, in ordine alfabetico , Daniela Cardinale, Elena Carnevali, Lorenzo Cesa, Cesare Damiano, Antonio Misiani. I ministri Maria Elena Boschi, Federica Mogherini, Angelino Alfano, Maurizio Martina, Maurizio Lupi; i sottosegretari Mario Giro, Andrea Olivero, Pier Paolo Baretta, assiepati nel girone infernale con i parlamentari italiani.
Sarà  assente il senatore Antonio Razzi, che uscì frastornato da San Pietro dopo la predica di Jorge Bergoglio: “Mi spiace. Devo riprendere mia moglie in Svizzera e poi farò tappa per la partita Teramo-Messina per festeggiare la promozione in Prima Divisione. Il presidente ha invitato anche il mio amico Mimmo Scilipoti: io tifo Teramo, lui Messina. Sarà  bello staccare la testa da Roma, da queste liturgie e divertirci un po’ con gli ultrà ”.
Finale di pezzo scontato: amen.

Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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“ECCO L’INGANNO DI STAMINA”: PAZIENTI USATI COME CAVIE, MINACCE E SOLDI SOTTOBANCO

Aprile 24th, 2014 Riccardo Fucile

CHIUSA L’INDAGINE DI TORINO… I MEDICI CHE DISSERO SI’ AL METODO: “CI VERGOGNIAMO”

Davide Vannoni ha creato un’associazione a delinquere per truffare centinaia di persone colpite da gravi malattie somministrando, talvolta a pagamento, farmaci guasti e pericolosi.
E in più, anche se dotato solo di un laurea in psicologia, si è spacciato per medico.
Il pm di Torino Raffaele Guariniello ha chiuso le indagini dei Nas su Stamina scaricando accuse pesantissime sul guru del discusso metodo e su altre 19 persone, tra suoi collaboratori, dirigenti e primari del Burlo Garofolo di Trieste e degli Spedali Civili di Brescia, e pure su un funzionario dell’Aifa, il responsabile dell’ufficio ricerca e sperimentazione Carlo Tomino.
L’inchiesta potrebbe essere la pietra tombale su una cura al centro di polemiche da anni. Anche se Vannoni annuncia di avere molte carte per difendersi dalle accuse.
CELLULE SCONOSCIUTE
«Pazienti trattati come cavie ». Non usa mezzi termini la procura per raccontare come lavorava quella che è ritenuta essere un’associazione a delinquere.
«Somministravano preparati senza conoscerne natura, implicazioni, potenzialità , rischi e senza eseguire test necessari prima dell’impiego del prodotto sull’uomo, così indebitamente trasformato in cavia».
I pazienti rischiavano eventi avversi, in molti casi ci sono state infezioni, crisi epilettiche, emorragie e traumi midollari.
I malati non erano informati sulla natura dei trattamenti. Inoltre il metodo, su cui si vantavano brevetti inesistenti, veniva tenuto segreto, cosa vietata dal codice deontologico dei medici.
Anche per questo cinque dipendenti degli Spedali Civili di Brescia (il direttore sanitario Ermanna Derelli, l’oncologo pediatrico Fulvio Porta, la coordinatrice della ricerca clinica Carmen Terraroli, la responsabile di laboratorio Arnalda Lanfranchi, il direttore di anestesia Gabriele Tomasoni) sono finiti nell’indagine: hanno accettato che pazienti del loro ospedale fossero sottoposti a cure segrete, oltre ad aver, a vario titolo, fatto tra l’altro certificazioni false per dire che il metodo era sicuro. Derelli è anche accusata di essersi spesa per far utilizzare il metodo sul cognato
IL BUSINESS MONDIALE
Nel 2012 Vannoni non si accontenta più di chiedere somme fino a 48mila euro a paziente, ma comprende che Stamina può diventare un business mondiale.
Si appoggia a un nuovo socio, Gianfranco Merizzi (noto imprenditore del settore parafarmaceutico) con cui crea la Medestea Stemcells e altre due società  svizzere. Vengono investiti oltre 4 milioni di euro «finalizzati alla commercializzazione nazionale e mondiale della cosiddetta terapia Stamina».
E la procura sequestra una nota di bilancio in cui si sostiene che «il 2013 è previsto ancora come anno di investimenti, mentre per il 2014 si prevedono i primi importanti introiti generati dall’attività  delle Cells Factories».
Si parla di «contatti avanzati» in corso «in Messico, Hong Kong e Svizzera».
Per il pm, Vannoni «tentava di eludere i divieti imposti dalle norme sanitarie italiane ed europee anche grazie all’aiuto di un farmacista sedicente medico e di una hostess attrice che si qualificava come infermiera, con ambasciatori e consoli per ottenere il permesso di somministrare la cura a Capo Verde».
Vannoni aveva messo in atto una campagna mediatica: all’estero spacciando Stamina per una terapia accreditata e legale, in Italia «inducendo un clima di tensione sociale e di falso allarme mediante conferenze e interviste, ma anche criticando le istituzioni. Sosteneva che potevano morire fino a 18mila persone se il metodo non fosse stato adottato».
LA RETROMARCIA DEGLI ESPERTI
Per accreditare la sua terapia, Vannoni si è fatto aiutare da 15 medici (non indagati) che però «erano privi di una effettiva conoscenza della terapia Stamina ». Il pm li ha interrogati e quasi tutti hanno fatto retromarcia. Un neurologo milanese, Massimo Sher, ha scritto una letteraconfessione per esprimere il suo senso di colpa.
«Mi vergogno di aver avuto la leggerezza di poter alimentare false speranze nella falsa terapia di Vannoni che con la sua abilità  truffaldina pensa tuttora di approfittare della vulnerabilità  dei pazienti».
«Mi sono lasciato ingannare da una cornice di apparente legalità  – ha spiegato ieri il medico – ma Vannoni è un cialtrone e io sono finito nella sua rete. Sono pentito: non voglio che succeda ad altre persone».
«Non conosco nulla del metodo Stamina» e «non ho rilevato nessun miglioramento concreto» sono invece alcune ritrattazioni degli altri medici che hanno firmato certificazioni per i pazienti che si rivolgevano ai vari tribunali del lavoro in Italia per ottenere l’accesso alle cure. E che avrebbero indotto in errore i giudici che in 180 casi avevano dato il consenso all’uso della terapia.
IL COMITATO NON SI RIUNISCE
«Non ci siamo ancora riuniti, aspettiamo indicazioni dal ministero, non detto io i tempi».
Lo dice Michele Baccarani, il presidente del comitato nominato all’inizio di marzo per decidere se fare una sperimentazione pubblica del metodo Stamina.
Il fascicolo da valutare è quello presentato ai tempi del primo comitato da Vannoni che, in base alla ricostruzione di Guariniello, è stato scritto da una studentessa fuori corso di Medicina a Torino.
Dentro, come noto, ci sono interi paragrafi presi da Wikipedia.
Il ministro alla Salute Beatrice Lorenzin ieri ha sottolineato che il lavoro del comitato andrà  comunque avanti: «Si tratta di un percorso diverso da quello della procura».
IL BLOCCO DELLE INFUSIONI
A Brescia è tutto fermo, da mesi non si fanno più infusioni e a non è possibile dire se riprenderanno. Prima di tutto c’è la questione di Erica Molino, cioè l’unica biologa in Italia (fino a poco fa neppure iscritta all’ordine) disponibile a lavorare con Vannoni e dunque insostituibile. Anche lei è finita nell’indagine.
Dai primi di marzo ha sospeso la sua attività . Vannoni ha scritto all’azienda bresciana che Molino sarà  in servizio «presumibilmente » il 5 maggio. Non basterà  per ripartire: dieci medici dell’ospedale, tra cui gli indagati, hanno detto che non vogliono più prestare attività  di supporto alle infusioni.
«Non mi risulta che abbiano cambiato idea», commenta il direttore Ezio Belleri. L’azienda deve anche prendere una posizione sul futuro basandosi sul lavoro di Guariniello. Potrebbe esserci una sospensione.

Michele Bocci e Sarah Martinenghi

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IL PD E IL RAS GENOVESE, 40 GIORNI DI MELINA PER NON FARLO ARRESTARE

Aprile 24th, 2014 Riccardo Fucile

LA GIUNTA PER LE AUTORIZZAZIONI A PROCEDERE DELLA CAMERA PRENDE TEMPO… DECISIONE RINVIATA A DOPO IL VOTO

Il caso Genovese imbarazza il Pd e la maggioranza che regge il governo Renzi. Stiamo parlando di Francantonio Genovese, re di Messina, renziano doc e padrone di ventimila voti che possono fare la differenza nel voto europeo.
Per l’onorevole è stato chiesto l’arresto dalla procura di Messina per lo scandalo dei fondi della formazione professionale.
Un business da centinaia di milioni di euro che vede al centro l’onorevole e la sua famiglia, proprietari e gestori di enti, vere e proprie macchine clientelari e mangiasoldi che in Sicilia hanno avviato al lavoro una quota ridicola di giovani disoccupati.
Nei mesi scorsi sono finiti in galera la moglie dell’onorevole, Chiara Schirò, e alcuni suoi strettissimi collaboratori.
Sulla questione dell’autorizzazione all’arresto la palla è nelle mani della Giunta per le autorizzazioni a procedere presieduta da Ignazio La Russa.
Ma il sospetto è che Pd e soci stiano lavorando sottotraccia per far slittare la decisione a dopo le elezioni europee.
“Sospetto sbagliato — ci dice l’onorevole Anna Rossomanno, capogruppo del partito di Renzi in Giunta — abbiamo chiesto una proroga fino al 18 maggio perchè emerge con chiarezza l’esigenza di un approfondimento. Siamo di fronte ad una ordinanza corposa, 380 pagine, più 16 faldoni di documenti che vanno esaminati. Abbiamo fissato due sedute per la prossima settimana…”.
Insomma, deciderete dopo le europee?
“Come giunta sicuramente prima, ma poi toccherà  alla conferenza dei capigruppo fissare la data per la discussione e il voto in Aula”.
Parole chiare, che accrescono il dubbio di uno slittamento a dopo le elezioni.
“Questi parlano di acquisire nuovi documenti, è una perdita di tempo, gli elementi per valutare ci sono tutti, basta leggere gli atti. La richiesta di nuove carte giudiziarie fa parte di una tecnica dilatoria che non è accettabile. Li capisco, Genovese porta voti e il Pd ne ha bisogno”, è l’opinione di Giulia Grillo, deputata M5s eletta in Sicilia e membro della Giunta. Su cosa punta l’onorevole ras della formazione? Sulle decisioni del Tribunale della Libertà  che nei mesi scorsi hanno portato alla scarcerazione della moglie Chiara Schirò e di altri personaggi coinvolti nell’inchiesta.
Um altro modo per guadagnare tempo, secondo i parlamentari grillini. Ricostruiamo la storia delle revoche e delle controrevoche.
Il 22 gennaio il Tribunale di Mesina annulla gli arresti domiciliari per Chiara Schirò, la moglie dell’onorevole Genovese, la Procura della Repubblica fa ricorso e il 3 marzo scorso il Tribunale revoca, sia pure parzialmente, la decisione precedente e stabilisce il divieto di dimora nella città  di Messina per la signora.
Perchè, si legge nel provvedimento, si tratta di un “soggetto che non si è fatto alcuno scrupolo a porre in essere un meccanismo truffaldino per appropriarsi di milioni di euro di provenienza pubblica”.
La signora, si legge ancora, esprime una particolare “versatilità  a delinquere per raggiungere i propri interessi utilitaristici, che appare più che concreto il pericolo che la stessa possa riproporre la sua attività  illecita in qualunque altra associazione o società ”.
Stessa musica per Concetta Cannavò, un passato da militante del Pd, era l’amministrarice del partito a Messina, e per Elio Sauta, presidente di uno degli enti incriminati e stretto collaboratore dell’onorevole.
Per lui, il 24 marzo, sono stati di nuovo disposti gli arresti domiciliari.
Francantonio Genovese, scrivono i pm, è “al vertice di un sodalizio criminale” che negli ultimi anni ha divorato i fondi europei e regionali della formazione professionale. Un bottino di 6 milioni di euro accumulato grazie alla gestione, diretta o occulta, di almeno dieci enti.
Va arrestato, scrive il gip di Messina, perchè “il sodalizio criminale” che lo vede al vertice, è “diffuso, ben avviato e adeguatamente potente: ragionevolmente continuerà  a delinquere”.
L’esigenza cautelare “in carcere”, deriva dalla potenza dell’organizzazione, dall’esistenza degli enti che ancora agiscono nel business della formazione professionale in Sicilia: più di 400 milioni di euro l’anno.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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LE DODICI REGOLE CUI BERLUSCONI DOVRA’ ATTENERSI

Aprile 24th, 2014 Riccardo Fucile

IL TESTO DELLE PRESCRIZIONI PER L’AFFIDAMENTO

Visti gli atti relativi a Berlusconi Silvio affidato in prova al Centro di Servizio Sociale impone al suddetto le seguenti prescrizioni:
1. a) se detenuto, l’affidato sottoscriverà  le prescrizioni dinanzi al Direttore dell’Istituto penitenziario e appena posto in libertà  dovrà  prendere contatti con l’Uepe incaricato di affiancarlo nell’opera di adattamento alla vita sociale; b) se libero, entro dieci giorni dalla notifica della presente ordinanza si presenterà  al Direttore dell’Uepe di Milano, piazza Venino l davanti al quale sottoscriverà  il verbale di prescrizioni e manterrà  contatti (…) con il Centro Servizio Sociale relazionando con l’assistente sociale designato con la frequenza che l’Uepe stabilirà ;
2. Dovrà  mantenere contatti con l’Uepe secondo quanto dallo stesso ufficio indicatogli;
3. Dovrà  fissare la propria dimora in Arcore, Villa S. Martino;
4. Non potrà  abbandonare la Regione Lombardia, salvo quanto previsto al punto 8;
5. Non potrà  compiere viaggi notturni nè viaggi all’estero;
6. Non potrà  frequentare pregiudicati e tossicodipendenti, omettendo altresì di frequentarne gli ambienti;
7. Potrà  lasciare la propria dimora alle ore 6 del mattino (…) e dovrà  farvi ritorno entro le 23, con divieto di uscire fino al mattino successivo, se non per comprovate gravi necessità , preventivamente comunicate alle Forze dell’Ordine e da documentare tempestivamente all’Uepe;
8. È autorizzato, come da sua richiesta, a recarsi in Roma, presso il domicilio in via del Plebiscito 102, dal martedì al giovedì, fermi restando gli obblighi orari di cui al punto 7, e con rientro al domicilio di Arcore entro le ore 23 del giovedì stesso, previo avviso all’uepe e alle Forze dell’Ordine;
9. Dovrà  predisporre tutti gli accorgimenti necessari per agevolare i controlli da parte delle Forze dell’Ordine;
10. Dovrà  adempiere agli obblighi di assistenza familiare;
11. Dovrà  svolgere attività  socialmente utile/volontariato, presso l’Istituto Sacra Famiglia, Unità  San Pietro, con impegno di almeno una volta alla settimana e per un tempo non inferiore a quattro ore consecutive;
12. Dovrà  portare sempre con sè copia del presente provvedimento. Dovrà  richiedere almeno un mese prima, salvo sopraggiunte e comprovate necessità , ogni modifica alle prescrizioni. Gli spostamenti in giornata fuori dal territorio per motivi di lavoro o salute o familiari, gli ampliamenti di orari per contingenze specifiche, gli eventuali eventi luttuosi o particolarmente gravi familiare, la partecipazione alle udienze sarà  autorizzata dal direttore dell’Uepe. Avverte l’affidato che, in caso di violazioni di legge o delle prescrizioni, modificabili dal magistrato di sorveglianza, la misura potrà  essere sospesa e revocata.

(da “Il Fatto Quotidiano“)

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RENZI: “PER OGNI DUBBIO, MANDATEMI MAIL”. NESSUNA RISPOSTA

Aprile 24th, 2014 Riccardo Fucile

ABBIAMO INVIATO A MATTEO@GOVERNO.IT   20 MESSAGGI: SENZA DIRETTA TV TUTTO TACE

Renzi ottiene la fiducia del Parlamento e il giorno dopo è a Treviso, in una scuola dove i bimbi degli immigrati sono integrati e la tecnologia è di casa: “Cari ragazzi, se ci sono problemi scrivetemi tutto: la email è matteo@governo.it  ”.
Da quel 26 febbraio il comune cittadino ha trovato un indirizzo sicuro cui rivolgere le domande più pressanti.
Un riferimento per amici vicini e lontani, come ha specificato il premier nella lettera di commiato da Palazzo Vecchio lo scorso 24 marzo: cari fiorentini, care fiorentine, sappiate che “ho cambiato email. L’indirizzo adesso è matteo@governo.it  . Vi leggerò la sera, da Palazzo Chigi”.
Ebbene: quanti e quali messaggi sono giunti alla casella email?
Soprattutto, quante risposte il solerte comunicatore ha voluto battere sui tasti del suo portatile?
Un modesto tentativo di contatto l’abbiamo lanciato anche noi del Fatto mandando 20 domande da 20 indirizzi email diversi: tutti attivi, intestati a persone di nostra diretta conoscenza, che hanno mantenuto copia dell’invio.
Gli argomenti erano vari, dal lavoro alla procreazione assistita fino alla politica internazionale.
Tipo: “Caro Matteo, a certe cose non ci credo, ma tu sei diverso e lo dico sempre a mio marito. Quindi ti scrivo perchè voglio sapere una cosa: non riusciamo ad avere figli, e per colpa della Chiesa in Italia è tutto proibito. Per questo dobbiamo andare in Spagna e costa molti euro. Tu pensi di fare qualcosa? Grazie comunque per quello che stai facendo per noi”.
Oppure: “Salve signor Matteo, sono una madre di tre figli. Due stanno finendo la scuola ma il più grande è già  tre anni che cerca lavoro. Io penso che sia un bravo ragazzo, ma quanto è difficile per una madre stargli dietro e non essere preoccupati. Lei parla tanto di lavoro ma non potrebbe fare qualcosa di più preciso?”.
I 20 messaggi sono partiti il 2 aprile, e al momento non hanno ottenuto alcuna risposta.
Meglio, forse, puntare sui tweet in favore di telecamera: quando il cittadino ti guarda in diretta tivù è più bello rispondere e fargli sapere che ti interessano molto le sue domande.

(da “Il Fatto Quotidiano“)

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ECCO IL DECRETO: GLI 80 EURO CI SONO SOLTANTO PER IL 2014

Aprile 24th, 2014 Riccardo Fucile

IL GOVERNO CREA UN FONDO CHE SARà€ USATO PER RENDERE STRUTTURALE IL TAGLIO DELL’IRPEF, MA PER ORA NON HA LE RISORSE NECESSARIE DAL 2015 IN POI

I maligni, a cominciare da Renato Brunetta di Forza Italia, cominciavano a pensare che ci fosse qualche problema serio: è passata quasi una settimana dal Consiglio dei ministri in cui il premier Matteo Renzi ha deciso il bonus fiscale da 80 euro in busta paga e ancora il decreto legge non è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
E così ecco che ieri è stata fatta filtrare l’ultima bozza dettagliata del provvedimento che oggi dovrebbe essere firmato dal capo dello Stato ed entrare in vigore (basta un piccolo ritardo ulteriore e si rischia che i soldi non arrivino nelle buste paga di maggio).
Nelle mille riscritture di queste settimane, l’unica certezza è rimasta che i soldi ci sono soltanto per il 2014: i lavoratori dipendenti che guadagnano fino a 24 mila euro riceveranno 80 euro al mese, 640 in tutto, un bonus che decresce fino ad arrivare a zero per chi supera i 26 mila euro.
Agli incapienti — quelli che stanno sotto gli 8 mila euro e non pagano tasse — ai pensionati e agli autonomi vanno solo le promesse di interventi futuri.
“Non si tratta tecnicamente di detrazione Irpef, ma di un bonus di 80 euro. A regime sarà  intervento sui contributi sociali”, ha detto ieri Renzi, chiarendo, ma non del tutto, il meccanismo di erogazione.
In pratica: nel 2014 il datore di lavoro che agisce come sostituto d’imposta restituisce al dipendente parte delle tasse che gli ha trattenuto per conto dello Stato che a sua volta compenserà  all’impresa scontando il bonus dalle imposte dovute o, se necessario, anche dai contributi previdenziali.
Dal 2015 invece il meccanismo dovrebbe basarsi soltanto sui contributi, per evitare fastidiosi effetti collaterali con le aliquote marginali: il datore di lavoro darà  i soldi al dipendente, li recupererà  dai versamenti all’Inps e l’istituto di previdenza, a sua volta, se li farà  restituire dallo Stato.
Proprio per garantire che questo meccanismo funzioni, la versione finale del decreto prevede la creazione di un apposito fondo da cui arriveranno le risorse necessarie (in modo da non dover cercare ogni volta le coperture tra le pieghe del bilancio).
Il fondo deve avere circa 10 miliardi all’anno, al momento ha soltanto una parte di questi soldi per i prossimi: 2,7 miliardi per il 2015, 4,7 per il 2016, 4,1 per il 2017 e 2,0 dal 2018 in poi.
Questo è il meccanismo e le coperture, almeno quelle che per il momento ci sono, da dove arrivano?
La novità  dell’ultima ora è che i ministeri dovranno contribuire anche più del previsto, 240 milioni di euro di risparmi sugli acquisti contro i 200 delle prime bozze.
Sono misure dall’impatto quasi simbolico, ma è previsto anche un taglio alle consulenze e al ricorso ai contratti co.co.co. per la Pubblica amministrazione (e chissà  come saranno redistribuite quelle mansioni, visto che c’è anch e il blocco del turnover), mentre per limitare a 5 le auto blu di ogni ministero servirà  un ulteriore provvedimento, un decreto di Palazzo Chigi.
Poi ci sarà  da luglio l’aumento della tassa sulle rendite finanziarie dal 20 al 26 per cento che riguarderà , e non era scontato, anche gli interessi maturati sul conto corrente e sui libretti di risparmio postali.
La Rai dovrà  trovare 150 milioni di euro, nel primo anno vendendo le torri di Raiway. Ben 2 miliardi derivano dalla lotta all’evasione.
O meglio: dal far pagare sanzioni più elevate agli evasori che verranno scoperti.
Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, da Madrid, dice che il bonus da 80 euro “avrà  ripercussioni positive sul Pil in quanto le famiglie potranno spendere di più e le imprese saranno stimolate a investire e, di conseguenza, a creare maggiore lavoro” e si spinge a ipotizzare che questo possa far crescere il Pil dell’Italia anche più dello 0,8 indicato nelle previsioni ufficiali.
Peccato che il Documento di economia e finanza del Tesoro (Def) indica l’impatto sul Pil delle misure: bonus e tagli praticamente si compensano, il risultato netto è zero. Ma il saldo dovrebbe essere positivo per il Partito democratico di Renzi alle elezioni europee del 25 maggio.

Stefano Feltri
(da “il Fatto Quotidiano”)

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