Gennaio 20th, 2017 Riccardo Fucile
ESTRATTE MADRE E FIGLIO… PROTEZIONE CIVILE: “NUOVA SPERANZA”… RICERCHE PROSEGUONO IN CONDIZIONI ESTREME PER IL TIMORE DI CROLLI
Ci sarebbero altre persone in vita oltre alle sei persone trovate vive tra le macerie dell’hotel Rigopiano di Farindola, dopo 42 ore dalla valanga che ha distrutto l’albergo. Gli uomini del soccorso li hanno individuati nella zona delle cucine sotto un solaio. Nel gruppo anche una mamma e suo figlio: la donna è la moglie di Giampiero Parete, il superstite della slavina. “Andate da mia figlia è nella stanza accanto”, ha detto la donna ai soccorritori, che ora stanno infatti cercando la bambina.
“Appena ci hanno visto erano felicissime e non sono riuscite a parlare. Dagli occhi si capiva che erano sconvolte positivamente per averci visto”, ha raccontato il vice brigadiere del soccorso alpino della Guardia di finanza Marco Bini.
“Con i quattro ancora da recuperare – spiega Luca Cari, responsabile della comunicazione in emergenza dei vigili del fuoco – siamo in contatto vocale. Sono all’interno di un vano, non facile da raggiungere”.
Il primo contatto con il gruppo è stato poco dopo le 11, grazie ai cani che li hanno individuati. Dall’esterno, infatti, non si sentivano voci: la struttura li ha protetti ma non permette di comunicare con l’esterno, anche a causa della neve che assorbe i suoni.
“E’ stato bellissimo, non credevano ai loro occhi e ci abbracciavano”, ha raccontato il soccorritore che però avverte: “Più di tanto non si può andare avanti perchè c’è il rischio che parti della struttura possano crollare”.
E con l’aumento delle temperature “aumenta il rischio di nuove slavine, un rischio particolarmente elevato nell’area – ha spiegato Bini – dietro l’albergo che rimane molto pericolosa”.
Ad aiutare i soccorritori nelle ricerche c’è un manutentore dell’albergo, Fabio Salzetta. Con lui anche una donna estratta viva. Insieme stanno indirizzando i vigili del fuoco nelle aree dell’hotel dove si trovavano i clienti prima della slavina, per accelerare le operazioni di soccorso.
“Questo recupero di superstiti ci regala ulteriori speranze”, ha detto Titti Postiglione, responsabile emergenze della Protezione civile durante il punto stampa a Rieti. “Saremo tranquilli quando questi saranno tutti adeguatamente assistiti come le prime due persone già soccorse”, ha spiegato Postiglione. “Poi capiremo se si tratta di un episodio isolato o di una serie di episodi, e questo guiderà le operazioni di soccorso. Speranze le abbiamo sempre avute, anche se in questo tipo di operazioni si affievoliscono via via che passa il tempo”.
E’ la prima buona notizia nella catastrofica valanga che ha travolto quello che fino a due giorni fa era un resort di lusso, un’oasi di pace ai piedi del Gran Sasso.
Da ieri si scava nell’ammasso di neve e detriti che era l’hotel Rigopiano di Farindola, per trovare eventuali superstiti in una corsa contro il tempo. C’è stata una tregua nelle nevicate ma le temperature salite al di sopra degli 0 gradi centigradi hanno provocato un appesantimento della neve rendendo più difficoltose le operazioni. Al momento solo tre corpi sono stati estratti. E resta incerto il numero di dispersi tra dipendenti e clienti, nella speranza che i soccorritori possano trovare altre persone in vita.
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 20th, 2017 Riccardo Fucile
LO SCIACALLO A PIEDE LIBERO DALLA GRUBER NON HA AVUTO NEANCHE L’INTELLIGENZA DI INDOSSARE DEI DOPOSCI USATI… COME MAI IN ABRUZZO NON HAI SFOGGIATO UNA FELPA? FACEVA TROPPO FREDDO?
Ieri Matteo Salvini ha voluto dimostrare di essere stato per tutto il giorno in Abruzzo tra i terremotati e gli sfollati.
Prendendo forse un po’ troppo alla lettera l’espressione angloamericana “boots on the ground” Salvini si è presentato negli studi de La 7 per la puntata di Otto e Mezzo con addosso un paio di pratici e comodi stivali doposci noti anche come Moon Boot, pulitissimi e immacolati.
In tasca avrà avuto ancora lo scontrino del negozio dove li ha mandati a comprare d’urgenza.
Una scelta di abbigliamento inusuale quella di Salvini, del resto non c’è neve fuori dagli studi di produzione del programma condotto dalla Gruber ma che dimostra come la camminata tra le nevi dell’Abruzzo fosse una passerella elettorale.
Salvini sa infatti che spesso le inquadrature a Otto e Mezzo sono abbastanza larghe da consentire di vedere le scarpe degli ospiti e ha deciso di sfruttare la cosa per mandare un segnale.
Il problema infatti è che durante la mattinata di ieri Salvini non è riuscito a sfoggiare una delle sue classiche felpe celebrative (ad esempio una di quelle con scritto ABRU-cerniera lampo-ZZO). E allora ha pensato di portare la neve a Roma. Non a caso l’immagine è stata pubblicata sul suo profilo Twitter prima che il programma andasse in onda.
Durante la trasmissione Salvini ha più volte incalzato il Governo criticando la nomina di Vasco Errani a Commissario straordinario e per chiedere lo stanziamento immediato di 100 milioni di euro a favore delle popolazioni colpite.
Ed è fin troppo facile ricordare a Salvini che lui, quando all’Europarlamento si votava per escludere gli investimenti per la ricostruzione post terremoto in Italia dal calcolo del deficit nazionale previsto dal patto di stabilità e di utilizzare tutti i fondi Ue a disposizione per aiutare le zone colpite, se ne stesse a Mantova a fare altro.
Evidentemente durante le sedute dell’Europarlamento non ci si può far inquadrare con addosso i Moon Boot, ad Otto e Mezzo invece sì.
Ed è quindi un peccato che Salvini non possa votare direttamente dagli studi televisivi che frequenta.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 20th, 2017 Riccardo Fucile
IL COMPAGNO DI BANCO DI SALVINI A BRUXELLES DICEVA CHE I TERREMOTATI ABRUZZESI DOVEVANO RIMBOCCARSI LE MANICHE INVECE CHE CHIEDERE AIUTI ALLO STATO… ORA GLI SCIACALLI FANNO IL PUTTANTOUR IN ABRUZZO
Ieri Matteo Salvini è andato in Abruzzo a scattare qualche foto e a girare qualche video da pubblicare
sulla sua pagina Facebook.
Il leader della Lega ha voluto dimostrare in questo modo la sua vicinanza alle popolazioni terremotate nella convinzione che parlare con la gente sia più importante — e risolutivo — che ad esempio essere a Strasburgo quando c’era da votare una risoluzione sullo sblocco dei finanziamenti per il terremoto.
Evidentemente per Salvini fare politica coincide con fare propaganda, e il nostro sciacallo delle nevi si è paracadutato sul Gran Sasso in tenuta da battaglia.
È interessante notare però come pochi anni fa nella Lega Nord la pensassero in maniera proprio diversa: ad esempio Mario Borghezio, collega di Salvini all’europarlamento riteneva che i terremotati del 2009 stessero facendo troppa sceneggiata.
Così Borghezio al telefono con Klaus Davi ci faceva partecipi delle sue riflessioni sull’Abruzzo e sul terremoto che ha devastato l’Aquila nel 2009 spiegandoci che quella parte del Paese è “un peso morto per noi come per tutto il Sud”.
Era il 10 gennaio del 2011 e Borghezio paragonava la situazione dei terremotati con quello del “popolo veneto” in seguito all’alluvione del 2010:
Questa parte del Paese non cambia mai, l’Abruzzo è un peso morto per noi come tutto il Sud. Il comportamento di molte zone terremotate dell’Abruzzo è stato singolare, abbiamo assistito per mesi a lamentele e sceneggiate. È stata un po’ una riedizione dell’Irpinia: prevale sempre l’attesa degli aiuti, non ci sono iniziative autonome di ripresa. Si attende sempre che arrivi qualcosa dall’alto, nonostante dall’alto arrivi molto”
Borghezio insiste nel dire che “nel meridione” stanno sempre ad aspettare l’intervento dello Stato Centrale e non si rimboccano le maniche.
Ed è singolare che in questi giorni il più feroce critico dell’inerzia e della lentezza della ricostruzione sia proprio il leader della Lega Nord, Matteo Salvini che del resto è noto per aver definito in modo spregiativo i napoletani “colerosi e terremotati” intonando un coro da stadio.
Dal quando è Segretario della Lega (2013) Salvini ha fatto di tutto per rendere il partito un movimento nazionale, però non tutti hanno dimenticato quel periodo recente in cui gli abruzzesi per i leghisti erano “terroni” e dei parassiti dello Stato.
Salvini ha avuto, a Bruxelles, l’occasione per aiutare le popolazioni terremotate e non l’ha fatto perchè non ha votato perchè come al solito era assente.
Quindi abbia il buon gusto di tacere.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 20th, 2017 Riccardo Fucile
MENTRE CI SONO ITALIANI SOTTO LE MACERIE, IL LEGHISTA FA IL TURISTA GUARDONE
Primo piano con la giacca a vento e la neve sullo sfondo. Selfie dai monti del dramma. Che vedano tutti che Matteo Salvini è andato sul posto, collegamento telefonico dal Teramano con Myrta Merlino e poi, la sera, a Otto e 1/2 da Lilli Gruber. Nel mezzo, dirette con Radio Padania da Montesilvano, Penne, Atri, Isola del Gran Sasso.
E mentre si estraggono i corpi dall’hotel di Rigopiano dichiarazioni beffarde sul Pd che affida l’emergenza ad “un ex governatore fallito”.
Salvini non ce l’ha fatta a simulare un senso dello Stato che non ha, a rispettare la regola non scritta, ma universalmente riconosciuta, che suggerisce di non fare becera polemica nel giorno in cui le famiglie coinvolte nella tragedia attendono una sentenza di vita o di morte.
È andato dove c’erano le telecamere e da lì, guardando spalare “i volontari cui sono vicino”, si è preso la scena. E chi se ne frega se gli danno dello sciacallo.
Sull’onda dell’hashtag #salvinisciacallo è montata la polemica sui social.
C’è chi lo insulta apertamente: “Sciacallo padano”.
Chi lo invita ad andare a spalare la neve: “Ma perchè non prendi anche Tu una pala e ti dai da fare, O Panzuto?”
Chi commenta infine la miseria e lo squallore della sua comparsata: “Salvini che va a ottoemezzo coi doposci per far vedere che è stato in Abruzzo è la cosa più triste del 2017. E siamo solo al 19 gennaio.”.
(da agenzie)
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Gennaio 20th, 2017 Riccardo Fucile
NON ANCORA ESTRATTI, MA I SOCCORRITORI SONO IN CONTATTO CON LORO
Ci sono sei persone vive all’hotel Rigopiano. 
Gli uomini del soccorso li hanno individuati nella zona delle cucine ma non ancora estratti. I pompieri hanno individuato i sopravvissuti sotto un solaio e ci stanno parlando.
Il primo contatto con i sei è stato poco dopo le 11. Due elicotteri, uno della Guardia costiera con a bordo personale del 118 e uno dei Vigili del fuoco stanno sorvolando la zona dell’hotel in attesa che da terra diano indicazioni per far scendere i medici e dare soccorso ai sei superstiti.
E’ probabile che i sopravvissuti, dopo la primissima assistenza, siano trasferiti in ospedale con gli stessi elicotteri.
E’ la prima buona notizia nella catastrofica valanga che ha travolto quello che fino a due giorni fa era un resort di lusso, un’oasi di pace ai piedi del Gran Sasso.
Da ieri si scava nell’ammasso di neve e detriti che era l’hotel Rigopiano di Farindola, per trovare eventuali superstiti in una corsa contro il tempo.
C’è stata una tregua nelle nevicate ma le temperature salite al di sopra degli 0 gradi centigradi hanno provocato un appesantimento della neve rendendo più difficoltose le operazioni. Al momento solo tre corpi sono stati estratti. E resta incerto il numero di dispersi tra dipendenti e clienti, nella speranza che i soccorritori possano trovare altre persone in vita.
“Mai visto nulla del genere”. “Qui uniamo due scenari diversi: la valanga, che affrontiamo sempre e una catastrofe naturale come un mini terremoto. Non ho mai visto nulla del genere”, ha detto il portavoce del Soccorso alpino Walter Milan. Poi spiega la situazione in quota: “Al lavoro ci sono oltre sessanta persone tra i vari enti. Arriveranno nuovi mezzi e con gli elicotteri porteremo le squadre. Via via arriveranno dei mezzi meccanici che devono lavorare insieme con gli uomini, prima si fa un’ispezione nella neve e poi si toglie tutto”.
“Condizioni meteo difficili”. Le ricerche dei dispersi proseguono senza sosta, anche se con il passare delle ore le speranze di trovare qualcuno vivo diminuiscono. “In teoria anche in queste condizioni meteo molto difficili, se si sono create delle ‘sacche’ di aria dove ripararsi nell’albergo spazzato via, potrebbero sopravvivere 2 forse 3 giorni, ma è difficile”, ha spiegato Milan. La difficoltà nel fare previsioni è data dal caso eccezionale di una valanga con una così grande quantità di detriti, essendosi combinata con un terremoto. Per i soccorritori c’è il rischio di nuove valanghe. “Tra poco un elicottero si alzerà in volo per monitorare la zona – ha detto ancora Milan – la strada è pericolosa e potrebbero staccarsi anche micro-slavine”.
La distruzione dell’hotel. E’ stata una valanga devastante, che ha pressochè sepolto gran parte della struttura, facendosi anche strada all’interno dei vari ambienti che la costituivano e poi spazzato via quello che trovava sulla sua strada, così come aveva già fatto con un fronte ampio di alberi che era a monte dell’albergo. Anzi, quell’ammasso di tronchi è stato il di più che ha portato distruzionei perchè l’onda d’urto è stata ancor più forte.
Un evento-killer innescato probabilmente dalle 4 scosse sismiche di magnitudo tra 5,1 e 5,4 della giornata di mercoledì con epicentro l’area dell’Aquilano ma fortemente avvertite in questo versante della regione abruzzese dove il rischio valanghe era già classificato 4 (su una scala di 5) a causa dei grandi apporti di neve per diversi giorni di seguito.
Una valanga che ha inoltre provocato una sorta di ‘traslazione’ dell’edificio, vale a dire lo ha spostato di una decina di metri in avanti e non è escluso che alcuni dei dispersi siano stati travolti e trascinati fuori dal perimetro dell’edificio. Non a caso le ricerche dei vigili del fuoco con le squadre specializzate in questo tipo di attività ed anche quelle condotte dai componenti del Soccorso alpino e speleologico riguardano anche la zona estera all’hotel, cioè il fronte in pendenza della valanga nevosa.
Soccorsi ai limiti del possibile. “Uso un’espressione un po’ impropria: al Rigopiano vi è stata un’implosione verso l’interno – ha spiegato ieri il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio – L’intervento all’hotel Rigopiano è ai limiti del possibile – ha aggiunto evidenziando anche la precaria sicurezza in cui operano i soccorritori – Abbiamo parlato con tutti gli operatori sul territorio e l’idea è supportare chi sta lavorando sul posto. E’ uno scenario critico”.
L’attesa dei famigliari. È nel paese di Penne, in provincia di Pescara, che si consuma intanto l’angoscia dei familiari di ospiti e dipendenti dell’hotel Rigopiano. Atmosfera di tensione all’ospedale dove, in un’ala della struttura, aspettano aggiornamenti. Con loro ci sono i volontari dell’associazione onlus ‘Psicologi per i popoli’. Attraverso conoscenze, competenze e abilità della psicologia dell’emergenza, questi professionisti si attivano per portare assistenza a persone, famiglie, gruppi e comunità colpite da calamità , disastri, gravi incidenti, così come per la scomparsa improvvisa di familiari.
Penne, la neve sfonda il tetto dell’ipermarket. E’ crollato, sotto il peso della neve il tetto dell’ipermercato Lidl lungo la strada provinciale 81, non lontano dal palazzetto dello sport che ospita il coordinamento delle attività di ricerca e soccorso per l’hotel Rigopiano. Al momento non si può accedere al parcheggio dell’ipermarket. Un tecnico sta cercando di capire come intervenire, mentre sulla provinciale continua il viavai di camion dei vigili del fuoco, ambulanze e jeep dell’esercito.
Indagini. Intanto ci si interroga sulle cause che potrebbero aver determinato la valanga e sul ruolo che potrebbero aver esercitato le scosse sismiche degli ultimi giorni. Sulla vicenda il pm di Pescara Andrea Papalia ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo. Già nella giornata di ieri gli investigatori hanno ascoltato come testimone Giampiero Parete, uno dei superstiti della valanga. Molto probabilmente, non appena le operazioni di ricerca delle persone sarà completata, la struttura sarà posto sotto sequestro. Si cerca di capire tante cose, a cominciare, forse, dalla scelta di localizzare la struttura in quel punto che in tanti in queste ore hanno definito “completamente esposto”.
In queste ore i carabinieri forestali di Pescara sono in Provincia per acquisire tutte le carte relative ai piani di emergenza e soccorso dell’area Vestina, da Penne verso la montagna, predisposte e attuate dalla Provincia. Richieste, movimenti, organizzazione di spalaneve, turbine, richieste di soccorso e quanto riguarda la viabilità di quella zona. Il tutto è alla luce degli allerta meteo e valanghe che hanno interessato i giorni scorsi l’intera regione Abruzzo. Le acquisizioni servono per fare chiarezza sull’operato del settore, precedentemente all’istituzione del Coc di Penne e successivamente alla collaborazione con questo.
(da “La Repubblica”)
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