Aprile 28th, 2017 Riccardo Fucile
I REVISORI DEI CONTI: CRITICITA’ EVIDENTI, DAL FARE CASSA CON MISURE STRAORDINARIE AL BUCO DI 5 MILIONI PER L’OPERAZIONE SULL’AREA EX-WESTINGHOUSE”, I CONTI NON TORNANO
La giunta guidata dalla sindaca di Torino Chiara Appendino si appresta a varare il suo primo bilancio. Lo scorso anno infatti i 5 Stelle hanno avuto la responsabilità solo su metà del bilancio comunale.
La strada verso l’approvazione della manovra finanziaria cittadina però si presenta in salita dopo il parere inviato dai revisori dei conti all’assessore al Bilancio Sergio Rolando. Ad una settimana dall’approvazione del bilancio i revisori hanno chiesto all’Amministrazione di effettuare alcune modifiche sostanziali.
Una decina di giorni fa i revisori avevano già fatto sapere al Comune che il bilancio era stato promosso “con riserva” facendo pervenire alcune osservazioni sull’utilizzo di entrate a carattere straordinario e quindi non ripetitive per pareggiare i conti.
In particolare è stata criticata la volontà di ricorrere alle entrate straordinarie derivanti dal via libera alla costruzione di 14 tra supermercati e ipermercati.
Un’operazione che porterà nelle casse comunale dieci milioni di euro ma che non è strutturale.
Il comitato indipendente di controllo ha anche consigliato alla giunta di “ridurre l’utilizzo degli oneri di urbanizzazione e delle sanzioni da codice della strada a copertura delle spese correnti”.
Sotto accusa qui il piano di Appendino per combattere la malasosta e la già tanto criticata decisione di utilizzare gli oneri urbanistici per finanziare la spesa corrente, 113 milioni derivanti dalle multe e 42 milioni di oneri di urbanizzazione.
Il bilancio insomma non è da rifare, ma bisognerà verificare l’effettiva tenuta finanziaria delle disposizioni approvate dalla giunta.
La settimana prossima il documento finanziario approderà in Consiglio comunale ma nel frattempo i revisori hanno fatto pervenire altre osservazioni che questa volta riguardano l’esposizione debitoria del Comune.
Un altro problema è quello rappresentato dal debito fuori bilancio.
La questione è duplice e riguarda innanzitutto i 5 milioni di euro da restituire a Ream per l’operazione ex-Westinghouse.
Si tratta di denaro che il Comune di Torino aveva ricevuto come caparra dalla cassaforte delle fondazioni bancarie piemontesi che nel 2012 si era aggiudicata l’area poi ceduta alla società Amteco-Maiora.
L’area della ex-Westinghouse continua così a creare problemi all’Amministrazione del MoVimento. Quando nel 2013 l’Amministrazione Fassino aggiudicò l’area ad Amteco per 19,7 milioni di euro ne mise a bilancio solo 14,7 prevedendo di restituire la caparra a Ream.
La cifra però venne radiata perchè il Comune — anche su pressione dei comitati guidati dal M5S — non era certo di condurre in porto l’operazione. Nel 2016 però la giunta Appendino, ansiosa di fare cassa diede il via libera alla costruzione del centro commerciale iscrivendo a bilancio 19,7 milioni e i 5 di Ream che quindi per i revisori sono un “debito fuori bilancio”.
Altra spina nel fianco sono i 29 milioni di euro di rate dei mutui non rimborsate a InfraTo per la costruzione della metropolitana.
In questo caso la colpa non è ascrivibile unicamente ad Appendino. Torino dovrebbe pagare a InfraTo 21 milioni all’anno ma ha smesso di farlo nel 2014 versandone 8 nel 2015 e 7 nel 2016. La responsabilità di Chiara Appendino riguarda “metà ” dei soldi pagati nel 2016.
Nel bilancio preventivo della giunta Fassino erano stati iscritti a bilancio 19 milioni ma a fine anno Appendino (che si è insediata a giugno) ne versò solo 7.
Mentre le opposizioni contestano alla maggioranza pentastellata la volontà di ripianare il bilancio mettendo le mani in tasca dei torinesi (sia utilizzando gli oneri di urbanizzazione sia con le multe per la malasosta) l’assessore al bilancio Rolando deve trovare una soluzione.
I revisori dei conti infatti hanno bocciato la possibilità di utilizzare, per coprire la rata da 18,5 milioni da versare quest’anno a InfraTo, i 14,5 milioni frutto della vendita dell’ex-Ipab Carlo Alberto.
Quel denaro, frutto della vendita di un ex ospizio, secondo i revisori è vincolato per legge alla spesa socio-assistenziale e non può essere usato altrimenti. Rolando starebbe quindi pensando di accendere un mutuo. Il che vorrebbe dire contrarre nuovi debiti per pagare i debiti attuali.
Il capogruppo del PD Stefano Lo Russo dichiara che il mancato raggiungimento del pareggio di bilancio rappresenta “un fatto di gravità inaudita” dovuto ad un misto di “impreparazione e arroganza della Giunta e del M5S”.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 28th, 2017 Riccardo Fucile
“ALTRO CHE TAXI, IO HO VISTO LA DISPERAZIONE DI QUELLA GENTE, DI MAIO E’ INADEGUATO A GUIDARE IL PAESE”
“La cosa che mi fa rizzare la pelle è lo scarto tra l’uso della parola taxi e la disperazione che ho visto
sui volti dei migranti. Ricordo il naufragio del 2013 a Lampedusa: non c’erano abbastanza bare per i 366 corpi recuperati. Ricordo le facce dei sopravvissuti, i feretri bianchi dei bambini”.
Enrico Letta – da premier – lanciò la missione Mare Nostrum perchè non accadesse ancora.
“Anche quella fu definita un fattore attrattivo, e invece, da quando è stata chiusa, gli sbarchi sono triplicati e sono aumentati i morti in mare”.
Il suo ultimo libro, Contro venti e maree. Idee sull’Europa e sull’Italia, ha un intero capitolo dedicato all’immigrazione. E agli errori della politica, che ne fa tema di polemica elettorale invece di metterla al centro delle sue strategie.
Secondo il procuratore di Catania, alcune ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti con l’intento di destabilizzare l’economia italiana. Che ne pensa?
“Che la magistratura deve svolgere il suo compito, è importante che ci sia il massimo approfondimento davanti a ipotesi del genere, ma il commento geopolitico esula dall’inchiesta. La giustizia parli con i fatti, sono d’accordo con il ministro Orlando”.
Le navi delle Ong che si posizionano nelle acque internazionali davanti alla Libia non sono un “pull factor”, un fattore attrattivo, come le definisce Frontex?
“Questa gente parte in qualunque condizione. C’è una sottovalutazione del grado di disperazione che porta qualcuno a rischiare la vita, e troppo spesso morire, pur di arrivare in Europa. I dati Unhcr parlano di 15mila morti in mare nell’ultimo decennio. Altro che taxi!”
Si riferisce alle parole di Di Maio?
“Sconsiderate, come se stessimo parlando di persone che chiamano il 3570. È una terminologia riprovevole, che mostra l’inadeguatezza di chi si dice pronto a governare. Ma fa parte di una precisa strategia”.
Quale?
“I 5 stelle hanno deciso di solleticare le paure e l’istinto anti-immigrazione degli italiani distinguendosi da Salvini, ma ponendosi sullo stesso livello. Un gioco sporco. Mentre se la prendono con la gente che lucra sull’immigrazione, il messaggio subliminale è: ‘Con noi non ci sarà il buonismo della sinistra, faremo la faccia dura’. Dietro la parola taxi c’è il totale disprezzo di quel che avviene davvero”.
Una tragedia che l’Europa non sembra voler risolvere.
“Quella disperazione è figlia delle decisioni prese dai Paesi membri, non dall’Europa. Sono state le singole nazioni a non voler dare a Frontex gli strumenti e il mandato necessari ad affrontare la questione. Le Ong coprono un vuoto istituzionale, come spesso accade per il volontariato. Per questo non si può sparare nel mucchio, attaccando tutte sulla base di sospetti che riguardano qualcuno”.
Anche di Mare Nostrum si disse che attirava gli sbarchi. Non era così?
“La risposta è molto semplice. Sono stato attaccato anch’io. Mare nostrum è stata chiusa. Il giorno dopo è cessato l’afflusso dei migranti? No, si è raddoppiato, triplicato, c’è stato il naufragio del 18 aprile 2015 con oltre 700 morti. Si temeva di perdere voti con quella missione, ma, dopo, la situazione è peggiorata. Io non dico apriamo le porte, accogliamo tutti. Per gestire il fenomeno però bisogna farlo uscire dalla polemica elettorale contingente”
Il vicepresidente della Camera ha accusato di ipocrisia chi lo ha criticato. La sinistra è stata ipocrita, nei confronti dei migranti? Ha lasciato che a occuparsi delle paure di chi si sente invaso siano solo le forze xenofobe?
“Sì. Esiste un clamoroso difetto nella percezione del fenomeno da parte delle forze di sinistra. Col risultato che quest’onda ha finito per insistere sui territori della nostra Europa dov’era più facile che nascessero guerre tra poveri. I problemi non sono ai Parioli o nel sesto arrondissement di Parigi o a via Montenapoleone. La presenza dei migranti sta addosso alle classi disagiate”.
Cosa bisognerebbe fare?
“Frammentare il fenomeno. L’unica condizione per integrare è creare piccole comunità di immigrati ripartite in tutto il territorio. Solo così aumentano la conoscenza della lingua, l’accettazione dei costumi. La cattiva integrazione in Europa ha soffiato nelle vele delle forze di destra. In nome di questo disagio, Marine Le Pen prende voti di destra e di sinistra”.
Quel che potrebbe avvenire in Italia con Lega e M5S?
“Salvini usa toni ancora più inaccettabili di Di Maio per dire cose inapplicabili. La Grecia e l’Italia hanno decine di migliaia di chilometri di costa: anche a volerli chiudere tutti, come si fa?”.
Da dove bisogna cominciare per gestire meglio i flussi?
“Finchè non si ha la capacità di distinguere tra rifugiati e migranti economici, non si rispetta il diritto del rifugiato e non si risolve il problema degli altri. Se si guarda agli arrivi dei profughi in Europa, i più vengono da Iraq, Afghanistan, Siria: Paesi dove le responsabilità dell’Occidente sono evidenti. Questi argomenti non possono riguardare una singola campagna elettorale. Se non li affrontiamo seriamente, andiamo verso il disastro. I sindaci in prima linea saranno disperati e i partiti xenofobi avranno benzina nei loro motori”.
(da “La Repubblica”)
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Aprile 28th, 2017 Riccardo Fucile
LO SCRITTORE OSPITE DI “AMICI”: LA STORIA DI KHALED OMAR, MORTO DURANTE I BOMBARDAMENTI IN SIRIA: AVEVA SALVATO UN NEONATO SEPOLTO DALLE MACERIE”
L’audio di un bombardamento in Siria dopo gli applausi, le risate e il tifo.
Sabato 29 aprile ad Amici, su Canale 5, Roberto Saviano porta il rumore della paura e della morte. Nello studio si crea un silenzio irreale. “È proprio questo” spiega “il momento in cui preferisco raccontare le mie storie, perchè quando si è tristi, si è chiusi; quando si è felici invece si è più aperti a sentire”.
Il suo intervento nel programma di Maria De Filippi parte da un frammento dal documentario premio Oscar Caschi bianchi, per parlare della guerra “a tre ore di volo da qui” che in sei anni ha causato oltre 450mila vittime, e dei migranti.
Nei giorni della feroce polemica sul ruolo delle Ong (con il vicepresidente del Senato Di Maio che ha definito “taxi del Mediterraneo” le navi impegnate nel salvataggio), Saviano mette al centro del racconto due storie esemplari, quella di Khaled Omar, 31 anni, volontario dei caschi bianchi che ha salvato centinaia di vite — ed è stato ucciso durante un bombardamento — e quella di Ileana Boneschi, 28 anni, l’ostetrica di Medici senza frontiere che fa nascere i bambini in situazioni estreme. Sotto le bombe, stremate dalla fame.
La vita vince su tutto. Bella, sorridente, Boneschi ospite nello studio del talent show, racconta che fino a qualche anno fa, quando guardava Amici dopo la scuola, voleva diventare anche lei una ballerina.
“Pensavo di entrare in Accademia. Poi ho capito che la mia vera passione era un’altra. Sono diventata un’ostetrica e ora lavoro in Paesi in guerra per aiutare le donne a diventare madri. Sono tornata dall’Iraq poche settimane fa. Ogni notte c’erano bombardamenti e a ogni esplosione mi chiedevo cosa pensassero le donne incinte sotto quelle bombe, tra una contrazione e l’altra, quando iniziava il travaglio. Se riuscivano a raggiungere il nostro ospedale, cercavamo di tenerle il più a lungo possibile fuori dal raggio dei mortai. Se invece non riuscivano ad arrivare, partorivano da sole, al freddo, senza niente per tagliare il cordone ombelicale se non pezzi di lamiera”.
“Il loro coraggio” continua Ileana “mi ha ricordato quello delle donne che in Sud Sudan, da anni, di notte, si nascondono nella palude per proteggersi dai soldati. Devono tenere i bimbi piccoli in braccio perchè l’acqua arriva alle spalle, con il rischio di essere attaccate da serpenti e coccodrilli. Sono donne esauste, malnutrite, ma fortissime. Nonostante le difficoltà che queste mamme sono costrette a vivere in guerra, dopo il parto la prima espressione che vedi suoi loro volti e sui volti di tutte le persone che sono lì, è sempre di gioia. Perchè è nato un bambino. È nuova vita e una speranza”.
“Qui a casa abbiamo bisogni, ma abbiamo molte più risorse per soddisfarli. Mentre lì ci sono solo bisogni” risponde con semplicità a chi le chiede cosa la spinga a partire. “Quando sento che con il nostro lavoro riusciamo a fare la differenza, è lì che arriva l’energia per aiutare le mamme e i bambini. In guerra ancora più che altrove, sono veri eroi”. Prima di entrare in scena era intimidita, poi appare, così minuta, forte di una forza vera.
Il pubblico, commosso, non smette di applaudire.
Era un eroe anche Khaled, casco bianco che riporta alla luce, tra le macerie, un neonato di dieci giorni rimasto intrappolato. Scava a mani nude.
“Dopo 16 ore, questo è quello che accade” dice Saviano e sul maxi schermo appare Khaled Omar con il bambino. E’ salvo, come se fosse nato la seconda volta. Tutto il pubblico ha le lacrime agli occhi. “C’è una domanda che spesso viene posta ai migranti quando vengono soccorsi dai naufragi in mare: ‘Ma lo sapevi che avresti rischiato la vita affrontando un viaggio del genere?'”, spiega lo scrittore “e la risposta è quasi sempre la stessa: ‘Tentando il viaggio sapevo di rischiare la vita, ma restando nel mio Paese ero sicuro di perderla’. C’è una frase che sentiamo ripetere quando si parla di immigrazione: ‘Aiutiamoli a casa loro’. È diventata una specie di scudo per chi vorrebbe impedire l’arrivo degli immigrati, come dire: ‘Non dico di non aiutarli, ma di aiutarli a casa loro’. È una frase che di per sè non sarebbe negativa, anzi. In fondo stiamo parlando di dare aiuto. Il problema è che nella stragrande maggioranza dei casi rimane una frase vuota, dietro a cui non c’è nulla. Ma aiutare significa collaborare, occuparsi del problema. Per capire cosa sta succedendo ‘a casa loro’, bisogna conoscere le storie”.
Le storie parlano, i ragazzi ascoltano. De Filippi li ringrazia per il rispetto che dimostrano. Saviano saluta: “Per questo è bello rivolgersi ai più giovani e continuo a venire qui”.
(da “La Repubblica”)
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Aprile 28th, 2017 Riccardo Fucile
NELLA TRAGEDIA CI FURONO 368 VITTIME: OGGI CORTEO IN LORO MEMORIA CON I RAGAZZI ARRIVATI DA TUTTA ITALIA
Dal centro del paese fino alla Porta della vita che guarda verso quell’Europa che a Lampedusa sembra
sempre più lontana.
I 25 superstiti del naufragio del 3 ottobre 2013 che sono tornati a Lampedusa nel terzo anniversario di quella tragedia che fece 368 vitfime e diede la spinta all’Operazione Mare nostrum, sfileranno tenendosi per mano seguiti da 300 ragazzi delle scuole italiane portati a Lampedusa dal ministero dell’Istruzione e da decine di studenti provenienti da tutta Europa che hanno trascorso il weekend nell’isola a scuola di accoglienza.
Oggi, infatti, per la prima volta dopo l’approvazione della legge fortemente voluta dal Comitato 3 ottobre, in Italia si celebra, con manifestazioni di diverso tipo, la giornata della memoria e dell’accoglienza.
Davanti alla Porta della vita, a prendere la parola a nome di tutti i migranti che quasi quotidianamente si avventurano nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere la Sicilia, don Mussie Zerai, il sacerdote eritreo che vive in Europa ed e’ punto di riferimento di chi arriva.
All’Europa, a nome di chi e’ ancora in Africa, i superstiti del naufragio chiedono l’apertura di corridoi umanitari, mentre al governo italiano chiedono di sbloccare le procedure che, a distanza, di tre anni, impediscono ancora di riportare nei paesi d’origine le salme riconosciute di alcune delle vittime sepolte a Lampedusa e in diversi cimiteri siciliani.
Alla fine della mattinata il lancio da bordo di una motovedetta della Capitaneria di porto di una corona di fiori nello specchio di mare dove avvenne il naufragio che conclude le celebrazioni della giornata alla quale è presente anche il presidente della Regione Crocetta.
(da agenzie)
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Aprile 28th, 2017 Riccardo Fucile
“SODDISFATTA DI AVER DIMOSTRATO LA FUNZIONE SOVRANA DEGLI ISCRITTI, ORA PENSO A GENOVA”
La decisione è presa: Marika Cassimatis corre da sola e ha presentato la sua “lista Cassimatis Genova”.
Ci sono 33 candidati al Consiglio comunale e l’insegnante è capolista oltre che candidata sindaco.
Il logo è un’araba fenice. «Abbiamo chiuso con il M5s, andiamo avanti con i cittadini», ha detto Cassimatis.
«Il contenzioso giudiziario per noi e i nostri assistiti finisce qui – commentano i legali Alessandro Gazzolo e Lorenzo Borrè – e lo riteniamo concluso con l’ordinanza del presidente Braccialini. La rinuncia alla candidatura sotto le insegne del M5s da parte di alcuni componenti della lista fa venire meno la possibilità di portare avanti l’iniziativa giudiziaria per vedersi riconosciuto il diritto di utilizzare il simbolo del Movimento. La Cassimatis e gli altri ricorrenti escono a testa alta dall’agone grazie all’ordinzanza cautelare che ha riconosciuto in pieno le loro ragioni e la funzione sovrana degli iscritti».
(da “il Secolo XIX”)
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