Aprile 30th, 2017 Riccardo Fucile
INIZIATIVE IN OLTRE 30 CITTA’… DECINE DI ARRESTI A SAN PIETROBURGO
“Caro Putin, una via d’uscita c’è: la pensione”. Yelena Osipova è pittrice, ha vissuto l’assedio quando Pietroburgo si chiamava ancora Leningrado e tiene in bella mostra il cartello in cui invita il presidente russo a farsi ‘un poco più in là ‘.
In Russia è (ancora) giornata di protesta e passerà alla cronaca come la ‘protesta delle lettere’ – in pieno stile zarista, quella ‘celobitnaya’ in cui il popolo si prostrava davanti al sovrano affidando ai biglietti le sue speranze. La speranza, oggi, è che Putin “si levi dai piedi”.
Le manifestazioni, sparse in oltre 30 città della Russia, sono state organizzate da Open Russia di Mikhail Khodorkovsky, l’ex boss della Yukos che osò sfidare Putin sul suo terreno – la politica – e per questo finì in carcere nel 2004 dopo un processo ad hoc. Putin lo graziò a fine 2013, probabilmente in vista delle olimpiadi invernali di Sochi, palcoscenico in cui presentare la ‘nuova Russia’ al mondo.
Khodorkovsky riparò a Londra e da lì, attraverso la fondazione Open Russia, ha cercato di scuotere le coscienze del suo Paese, sino alle recenti dimissioni da leader del movimento.
Il climax dell’evento di oggi – indetto sull’onda dello slogan ‘siamo stufi!’ – si trova nella consegna agli uffici dell’amministrazione presidenziale di lettere in cui si chiede a Putin “di non correre per il quarto mandato”. “Abbiamo bisogno di un cambiamento, non si può rispondere alle sfide del tempo senza l’alternanza al potere”, dice Alexander Soloviov, sostituto di Khodorkovsky alla guida di Open Russia.
I russi hanno senz’altro risposto alla chiamata dell’ex capo della Yukos, per quanto con numeri ben diversi da quelli di Alexei Navalni, l’indiscusso trascinatore di folle dell’opposizione russa.
A Mosca, secondo la rappresentante Maria Baronova, 1500 persone si sono messe in fila per consegnare le lettere agli uffici del Cremlino. Un conteggio forse fin troppo generoso. Tutto si è svolto senza intoppi e incidenti, in modo pacifico.
A San Pietroburgo, invece, la polizia ha effettuato diversi arresti – per Open Russia una cinquantina – prendendo di mira (pare) anche i giornalisti presenti. Qualche fermo è stato denunciato anche a Kemerovo, in Siberia.
Al di là dei numeri, la giornata è servita a ricordare che in Russia il malcontento serpeggia – ormai su diversi fronti: per la corruzione, vessillo di Navalni, per l’introduzione del pedaggio Platon, spina nel fianco dei camionisti, e per il piano di abbattimento delle vecchie ‘krusciovke’ di Mosca – e dovesse trovare uno sbocco unitario per Putin, che pure continua a godere di alti consensi, potrebbe essere un problema. Navalni ha già indetto un’altra grande giornata di protesta il prossimo 12 giugno. Khodorkovsky, dal canto suo, gli ha già espresso il suo endorsment alle presidenziali. Ubi maior.
(da “La Repubblica”)
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Aprile 30th, 2017 Riccardo Fucile
SFIDA SULL’AFFLUENZA, SI VOTA SINO ALLE 20
Hanno aperto alle 8 i seggi delle primarie del Pd: si vota in bar, bocciofile e in 10 mila gazebo in tutta
Italia, fino alle 20, e il partito spera in almeno un milione di partecipanti.
Nel 2013 furono quasi tre milioni. «Le primarie restituiscono potere ai cittadini» è l’appello di Renzi, che avanza «proposte concrete italiane per cambiare l’Europa». «Non si decide solo quale candidato guiderà il Pd, si decide anche tra centrosinistra o un’alleanza con Berlusconi’, sottolinea Andrea Orlando.
Per Emiliano «non è detto che Renzi vinca», e comunque gli impedirebbe «di votare il prima possibile con questa legge che rende ingovernabile il Paese». Alle 12 l’affluenza ai seggi è risultata essere di 701.373 cittadini.
Niente piazza per Matteo Renzi il giorno prima delle primarie.
L’ex premier ha scelto Internet e il Tg1 per l’ultimo giorno di campagna elettorale. «Dicono che se solo un milione di persone andrà a votare, sarà un flop. Ignorano che un milione di persone rappresentano una forza strepitosa».
È questa l’incognita più grande del voto di oggi, il confronto con i 2,8 milioni che andarono a votare nel 2013.
Renzi mette l’asticella molto in basso stavolta, ma assicura: «Facciamo di tutto perchè si possa superare questa cifra». Su Facebook, poi, si concede un’oretta di faccia a faccia in diretta con gli elettori, affiancato da Dario Franceschini, prima di tornare a casa a Rignano per un pomeriggio in famiglia, interrotto solo dalla registrazione di un’intervista al Tg1, ultimo appello prima del voto di oggi.
Renzi fa gli auguri a Silvio Berlusconi, leggermente ferito per una caduta in casa, e polemizza con M5s che cerca di «lucrare qualche voto» con le polemiche contro le Ong.
Soprattutto, torna a farsi sentire su Alitalia: «Dobbiamo non lasciarla andare in malora, no agli spezzatini, il Pd presenterà una proposta entro il 15 maggio».
Niente attacchi agli avversari, ma una risposta all’accusa più velenosa, quella di puntare all’accordo con Berlusconi: «Fa un po’ ridere, la larga coalizione l’hanno fatta quelli che hanno detto di votare no al referendum. In Parlamento si sbrighino a fare la legge elettorale e lasciamo da parte la fantasie». Oggi voto al circolo vicino casa, prima di rimettersi in macchina per Roma dove attenderà i risultati.
La scelta è secca: con me rinasce il centrosinistra, con Renzi il Pd farà le larghe intese con Berlusconi. Io non ho dubbi su quale sia la preferenza tra i nostri elettori».
Andrea Orlando chiude la sua campagna per le primarie alla mensa della comunità di Sant’Egidio a Trastevere, luogo simbolo dell’Italia concreta e solidale che non dimentica gli ultimi. «Il Pd con Renzi ha raccontato l’Italia che ce la fa, anche nelle eccellenze, e non ha guardato alla sofferenza. Questo viaggio per tutta la Penisola ha confermato quello che pensavo: se non torniamo a occuparci degli ultimi, il Pd perde la sua ragione sociale e lascia campo libero ai populisti».
La mensa dei poveri, dove accanto ai profughi mangiano molti italiani che non arrivano a fine mese, per il ministro è il simbolo di un Pd che «deve tornare a essere il partito dell’uguaglianza, del riscatto, non quello di un leader solitario che cerca una rilegittimazione dopo la sconfitta del referendum».
«Negli ultimi anni il Pd ha avuto un atteggiamento di sufficienza e di arroganza. In questo tour ho trovato un partito prostrato, incapace di dialogo con la società italiana». Il tono è pacato, i concetti durissimi. «Il partito non ha promosso le primarie», «è stata una campagna clandestina, a Modena hanno trovato dei manifesti per le primarie in un sottopassaggio, almeno lì spero che ci sia una buona partecipazione», sorride amaro. «Conto sulla perspicacia dei nostri elettori, che troveranno i seggi in questa specie di caccia al tesoro». Oggi alle 11 lo sfidante voterà a Spezia, poi in serata sarà al suo comitato in corso Rinascimento a Roma.
Sulla sedia a rotelle, perchè il tendine d’Achille lesionato in campagna elettorale non è ancora a posto, ma Michele Emiliano non ha voluto sprecare nemmeno l’ultimo giorno di campagna elettorale per provare a rimontare il distacco accumulato da Matteo Renzi nella prima fase del congresso.
Il presidente della Puglia ha scelto Polignano per l’ultimo comizio delle primarie, la bella città di Domenico Modugno affacciata sull’Adriatico. Da un palco con la bandiera del Pd sullo sfondo, Emiliano attacca Renzi, lo accusa di lavorare ad un nuovo accordo con Silvio Berlusconi: «Vero Matteo che stai pensando di precipitare il Paese al voto, di non cambiare la legge elettorale perchè questa ti dà una scusa perfetta per fare il governo con Berlusconi?».
Renzi, secondo Emiliano, vuole far cadere il governo Gentiloni: «Ci proverà a votare il prima possibile. Ma noi glielo impediremo». Il presidente della Puglia prova a galvanizzare i suoi, li chiama alle urne spiegando che «non è detto che Renzi vinca». In realtà , anche lui sa che la “remuntada” è ai limiti dell’impossibile: «Non so se riusciremo a vincere adesso, ma so che non smetteremo mai di combattere».
Di sicuro, ribadisce, lui non seguirà Pier Luigi Bersani e gli altri che sono andati via: «Io dal Pd non me ne andrò e continuerò a combattere: non lo lascerò a chi vuole strumentalizzarlo al dominio di un uomo solo». Emiliano è pronto a combattere da domani e, come ha detto nei giorni scorsi, «farò impazzire Matteo».
(da “La Repubblica”)
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