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ROMA: NOVEMILA ABUSIVI OCCUPANO LE CASE POPOLARI, ALTRI NOVEMILA ASPETTANO UN ALLOGGIO

Luglio 6th, 2017 Riccardo Fucile

UNA GESTIONE POLITICA FALLIMENTARE TRA CASI DI ILLEGALITA’, RACKET DELLA MALAVITA E DISPERAZIONE VERA

Valeria è stata sfrattata pochi giorni fa da un appartamento proprio a Tor Bella Monaca. Giovane. Tre figli, italiana, ha visto arrivare all’improvviso polizia e vigili in casa trattandoli come degli abusivi qualsiasi anche se la famiglia del compagno da trent’anni vive in quelle stanze che erano della nonna, la prima assegnataria dell’alloggio.
Dopo la sua morte il compagno era ancora minorenne, ha commesso un errore nella richiesta di ampliamento del nucleo familiare, fine della casa.
Valeria e i figli hanno dovuto lasciare tutto. Ora hanno chiesto ospitalità  ai parenti, stanno provando ad arrangiarsi come possono. Un mese fa era stato sgomberato un anziano, disabile. Oggi vive in strada sotto gli occhi di tutti gli abitanti del quartiere.
«Forse bisognerebbe utilizzare maggiore flessibilità  e alleggerire invece di esasperare le tensioni», racconta Maria Vittoria Molinari dell’Asia-Usb, sindacato in prima linea questi anni nella lotta agli sfratti.
Ma la flessibilità  deve fare i conti con un ginepraio inestricabile, una situazione che nessuno sa veramente nemmeno come iniziare ad affrontare, figurarsi se si intravede una via d’uscita.
A marzo il Campidoglio ha pubblicato un bando pubblico per la ricerca di fabbri in grado di forzare le serrature di 200 appartamenti occupati.
Effettuato lo sgombero delle famiglie all’interno, compito dei fabbri scelti dal comune è di montare una nuova chiusura.
I romani però si aspettavano qualcosa di diverso.
In un quartiere come Tor Bella Monaca ci sono quasi 800 famiglie che occupano abusivamente alloggi. E vai a sapere, poi, in quanti casi l’abuso è un errore non voluto come nel caso di Valeria o un’illegalità  bella e buona.
Se si considera tutta Roma le famiglie che occupano abusivamente un alloggio di edilizia popolare sono 9mila.
Si tratta di padri madri, figli, persone anziane, spesso malate che pur avendo tutti i requisiti per accedere alle case in modo regolare, hanno dovuto ricorrere a metodi illeciti per procurarsi una casa. In genere sono italiani.
A questi bisogna aggiungere altre 5-6 mila famiglie che hanno scelto una strada diversa, si sono affidate ai movimenti per la casa per assicurarsi un tetto in una delle occupazioni abusive in edifici abbandonati o chiusi.
Mentre sono altre 9 mila le famiglie in lista d’attesa da anni. E sono sempre più numerosi i casi simili a quello di Howlader Dulal che, arrivato a un passo dal sogno di ottenere l’alloggio, è stato costretto a fare una marcia indietro.
In questa miserevole lotta tra poveri non può mancare chi ha trovato il modo per guadagnarci. Tor Bella Monaca è una delle capitali del racket dell’occupazione delle case popolari insieme a San Basilio, Corviale, Primavalle, Tufello.
A chi è in un appartamento in modo regolare vengono offerti soldi per convincerli a andare via. Se rifiutano si passa alle minacce, anche con colpi di pistola come avvenne due anni fa proprio nel quartiere.
E’ anche per questi motivi che nelle strade di Tor Bella Monaca l’idea di un’aggressione di tipo razzista nei confronti di Howlader suona quasi ridicola. «Sono intervenuti subito degli italiani – racconta Marco Marinelli dell’associazione Calpurnia – la gente del quartiere ha una buona coesione e tenuta. Le teste marce saranno al massimo il 2%, purtroppo sono quelle che fanno rumore».
Marco Capitelli, libraio che in queste strade così difficili lavora con alcune associazioni per portare cultura: «Della vicenda di lunedì non si era accorto quasi nessuno».
Nessuno si illude di avere a che fare con un quartiere dove tutto va bene ma il razzismo è l’ultimo dei problemi.
«Siamo in una zona complessa — avverte Filippo D’Alessi, direttore del Teatro Tor Bella Monaca, un piccolo miracolo, un luogo dove in tre anni si sono venduti 150mila biglietti — Siamo riusciti a riempire la sala facendo cultura ma anche seguendo progetti impegnativi con migranti in arrivo dai centri di accoglienza, con spettacoli di compagnie del Marocco. Mai abbiamo avuto il sentore di una protesta. Tor Bella Monaca ha una lunga tradizione di quartiere multiculturale, non può essere razzista».
La pista da seguire per capire che cosa è accaduto in realtà  lunedì scorso è diversa.
«C’è una gestione dell’emergenza case completamente fallimentare — avverte Maria Vittoria Molinari — Non si può pensare di mandare da sole le persone a cercare il nuovo alloggio. La comunicazione dell’indirizzo non può avvenire prima dell’assegnazione ufficiale. Ormai si sa quali rischi si corrono, non modificare la procedura sembra fatto apposta per favorire le occupazioni abusive».

(da “La Stampa”)

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BUCCI AMMETTE: BISOGNA PRENDERE PER IL CULO GLI ELETTORI

Luglio 6th, 2017 Riccardo Fucile

“OCCORRE AUMENTARE LA PERCEZIONE DI SICUREZZA DEI CITTADINI, VISTO CHE I REATI SONO DIMINUITI”: L’OPPOSTO DI QUANTO AVEVA DETTO IN CAMPAGNA ELETTORALE…POI BASTA CAMBIARE DUE NEW JERSEY CON DUE PIANTE, ANCHE L’OCCHIO VUOLE LA SUA PARTE

La sintesi sulla sicurezza dello zio d’America, paracadutato a Genova dai poteri forti, è stata esposta oggi dal neo sindaco.
Con un autogol emblematico che dovrebbe far comprendere in che mani sono finiti i cittadini genovesi (uno su quattro) che l’hanno votato.
Gli altri tre su quattro già  avevano capito, quindi non hanno bisogno di “armi di distrazione di massa”.
Dopo averci propinato per due mesi la storiella che Genova era in mano alla criminalità  diffusa, imbeccato in tal senso da nullafacenti e sedicenti laureati che andavano in giro a fare ronde con i dobermann, ovviamente scortati dalla polizia, oggi Bucci cambia spartito e ammette: “Dobbiamo lavorare molto per migliorare la sicurezza percepita dai cittadini, visto che il numero dei reati sta diminuendo».
Come dire “vi ho preso per il culo, ma in fondo è quello che volevate”.
Le altre misure per garantire sicurezza in città ?
“Sostituire gli anti-estetici new jersey di via Garibaldi e via San Lorenzo con blocchi di granito addobbati con piante”.
Magari potremmo anche attaccarci qualche peluche, fa tendenza, che dice sindaco?
Poi un “piano per contrastare il fenomeno delle truffe agli anziani”: è vero, c’è già  la polizia per questo, ma che importanza ha che il sindaco non possa fare una mazza in questo campo, basta farlo credere.
Poi per fare buon peso, un paio di misure mutuate dal suo amico Minniti: multe agli “accattoni molesti” (che non hanno i soldi per pagarle) e bivacchi per strada (che non esistono, ma fa chic).
Come vi sentite ora genovesi?
Avete “percepito” che il vento è cambiato, vi è arrivato il brivido caldo che ora siete più sicuri?
Bene, state migliorando, ancora qualche sforzo e magari “percepirete” anche che vi hanno preso per il culo.

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LA BECERODESTRA SI OPPONE ANCHE ALLA TUTELA DEGLI ORFANI DI FEMMINICIDIO

Luglio 6th, 2017 Riccardo Fucile

NO ALL’ESAME IN SEDE DELIBERANTE DEL DDL, UN VETO DISGUSTOSO

I senatori di Forza Italia, Gal e Lega Nord dicono no all’esame in sede deliberante (cioè senza passare dall’Aula) del disegno di legge che tutela gli orfani di femminicidio.
E questo, spiegano alcuni dei parlamentari che in commissione Giustizia del Senato hanno posto il veto, perchè nel testo si “fa riferimento ai figli delle unioni civili” tentando “di far entrare dalla finestra” un tema ancora caldo e soprattutto “già  affrontato in altra sede”.
I senatori del Pd in commissione Gioustizia commentano: “Il ritiro del consenso da parte del centrodestra alla sede deliberante in commissione Giustizia sul disegno di legge in favore gli orfani di femminicidio è grave, crudele e senza alcuna ragione obiettiva, visto che non è stata neanche svolta la discussione generale”.
“È infatti incomprensibile – aggiungono – il perchè non bisognerebbe rafforzare le tutele per quei minori che sono rimasti orfani in seguito a crimini domestici. Si tratta di bambini che hanno, nella maggior parte dei casi, la madre morta e il padre in carcere accusato di omicidio: cosa si deve attendere per tutelarli? Il presidente Grasso, proprio per la delicatezza e urgenza della materia, aveva assegnato al ddl un iter agevolato e le stesse parlamentari di Forza Italia della Camera avevano fatto un appello affinchè il Senato approvasse rapidamente il provvedimento”.
“È inspiegabile – continuano – la scelta dei senatori di Forza Italia, Gal e Lega che con le firme dei senatori Palma, Di Maggio, Caliendo, Giovanardi, Stefani e Cardiello colpiscono, per pura tattica politica, minori già  ampiamente provati dalla vita”.
Dove c’è un diritto civile da tutelare, questo centrodestra da fogna sta sempre dalla parte sbagliata.
Vomitevole

(da agenzie)

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FRANCIA CANAGLIA: RIMANDA IN ITALIA ANCHE I MINORI VIOLANDO LE CONVENZIONI INTERNAZIONALI

Luglio 6th, 2017 Riccardo Fucile

IL VIDEO INCHIODA LA GENDARMERIA FRANCESE CHE RIMETTE SUL TRENO DUE MINORI DEL CHAD CHE AVREBBERO DOVUTO PER LEGGE ACCOGLIERE… MINNITI, IL “FERMO”, NON HA NULLA DA DIRE

È un collettivo di attivisti francesi, “Roya Solidaire”, a denunciare con immagini girate di nascosto il comportamento della polizia di frontiera del loro paese.
“Sono scene che si ripetono ogni giorno — scrivono nel video diffuso questa mattina ai media di tutta Europa — ai minori non accompagnati che arrivano in Francia non viene concesso di vedere un avvocato, un assistente sociale nè un mediatore, vengono respinti caricandoli direttamente sui treni per l’Italia”.
Secondo il Regolamento di Dublino, i richiedenti asilo devono attendere il riconoscimento dello status di rifugiato o altre forme di protezioni umanitarie nel paese d’approdo.
Diverse le regole per i minori, tutelati dalla normativa europea, dalla Convenzione Onu sui diritti del fanciullo e anche dalle stesse leggi francesi.
L’interesse preminente del minore va considerato superiore alle altre normative, ed è quindi obbligo dei paesi europei dargli accoglienza, sostegno e protezione.
Non potendo quindi riconsegnare i minori alla polizia italiana, come viene fatto quotidianamente con i profughi maggiorenni a ponte San Luigi (Ventimiglia), la polizia francese li caricherebbe sui treni che dalla stazione di Menton Garavan vanno verso l’Italia.
Una denuncia alla quale oggi si uniscono le immagini che documentano il respingimento di due minorenni e una donna incinta in treno, mentre, nell’ambito della stessa operazione i maggiorenni vengono riaccompagnati in Italia e consegnati alla polizia italiana dai colleghi francesi.
“Perchè le autorità  italiane chiedono aiuto all’Europa, ma non denunciano questo comportamento illegittimo della polizia francese che va avanti da oltre un anno?» si chiedono gli attivisti francesi, che denunciano “Violazioni specifiche da parte della Francia del Regolamento Dublino 604/2013, con numerosi casi di respingimenti verso l’Italia di minori non accompagnati e di cittadini stranieri che, giunti in Francia, avevano espresso la volontà  di richiedere asilo”.
Se per i minori si tratterebbe, infatti, di una violazione del diritto internazionale in ogni caso, gli ormai “sdoganati” respingimenti dei maggiorenni sarebbero legittimi solo nel caso questi ultimi non facessero richiesta di protezione internazionale, richieste difficili da formulare in mancanza di mediatori o personale preposto ad accoglierle.
La Francia sta agendo in aperta violazione delle procedure previste da diversi articoli del Regolamento comunitario 604 del 2013., ma Minniti e il governo italiano tacciono vergognosamente.

(da agenzie)

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IL FRONTE DEGLI EGOISMI DEL NORD FA A PEZZI I PRINCIPI DELL’UNIONE EUROPEA

Luglio 6th, 2017 Riccardo Fucile

SOLIDARIETA’ E DIFESA DEI DIRITTI UMANI STRACCIATI DA GOVERNI DI VIGLIACCHI: MEGLIO PERDERE VITE UMANE CHE VOTI

Ha spazzato via ciò che restava, ben poco per la verità , dell’asse euromediterraneo, portando nel proprio campo la Spagna di Rajoy e la Francia del poco solidale Macron. Non importa il colore politico, ciò che conta è la geopolitica.
Pagato lautamente, con soldi Ue, il “Gendarme di Ankara”, al secolo Recep Tayyp Erdogan, per svuotare la “rotta balcanica”, dell’Africa e della sua moltitudine di disperati che cercano di fuggire dall’inferno di guerre, pulizie etniche, povertà  assoluta e disastri ambientali, attraversando il Mediterraneo per raggiungere le coste italiane (facendo del “Mare nostrum “il mare della Morte”), di queste donne e uomini al “Fronte del Nord” importa poco o niente.
I porti non si aprono mentre le porte vengono sbarrate. Nel nome di un sovranismo nazionalista mai pronunciato ma sempre praticato.
Il “Fronte del Nord”, umilia l’Italia e fa a pezzi quei principi che furono a fondamento dell’Europa comunitaria: la solidarietà , l’inclusione, la difesa dei diritti umani.
La capitale del “Fronte del Nord” è a Berlino, ma le sue diramazioni abbracciano la grande maggioranza dei Paesi dell’Unione: a Nord, con Belgio, Olanda, Austria, per arrivare in Finlandia e Norvegia.
E ad Est, in cui il sovranismo nazionalista si insedia e governa in Ungheria, in Polonia, in Romania, spingendosi fino alle Repubbliche baltiche.
Al vertice di Tallinn, il “Fronte del Nord” gioca in casa. E stravince.
Prova ad addolcire la pillola il ministro dell’Interno italiano, Marco Minniti: “Ma su Ong e Libia accolte all’unanimità  le nostre posizioni”. Sai che sforzo, visto che in Libia, lo Stato fallito dove dettano legge oltre 250 tra milizie e tribù in armi molte delle quali in combutta d’affari con i trafficanti di esseri umani.
Il “Fronte del Nord”, su un tema cruciale come è quello dei migranti, si fa forte del rinnovato asse franco-tedesco, quello rilanciato dalla Cancelliera “a vita” (Angela Merkel) e dal giovane Presidente (Emmanuel Macron).
A dar man forte al duo, Paesi che non ti saresti aspettato.
Un esempio? L’Olanda. Non erano ancora finiti i festeggiamenti europei per la sconfitta nelle recenti elezioni legislative, dei populisti xenofobi di Geert Wilders, che il premier liberale Mark Rutte, soprannominato il “maghetto” (per i suoi occhialetti tondi degli anni scorsi e alla pettinatura simile a quella di Harry Potter), si arruola nel “Fronte del Nord” guardando, anche lui, al Sud come a una minaccia da arginare.
Un altro esempio? L’Austria.
Che sull’apertura ai migranti provenienti dall’Italia è tutt’altro che “felix”. Da Vienna viene una dura lezione: più che destra/sinistra, la nuova dicotomia che crea fronti e fa o disfa alleanze è quella inclusione/esclusione.
Lo testimonia Alexander Van der Bellen, colui che ha salvato l’Austria dall’affermarsi di una destra xenofoba. Anche qui: neanche il tempo di festeggiare che il leader di governo di una coalizione rosso-verde, der Bellen per l’appunto, si schiera col “Fronte del Nord” e minaccia (tornando poi sui propri passi) di schierare 750 soldati e addirittura quattro blindati anti-migranti al Brennero.
L’Austria sostiene che il piano di redistribuzione di 160 mila richiedenti asilo giunti in Italia e in Grecia dal settembre 2015 — quasi duemila dovrebbero andare in Austria — sarà  disatteso perchè Vienna ha già  accolto quasi lo stesso numero di migranti, giunti illegalmente nel paese.
Per la Commissione europea invece nessuno dei quasi 27 mila migranti finora ricollocati è stato accolto in Austria.
E cosa dire allora della Norvegia?.
Il governo di Oslo ha deciso, nell’aprile 2016, di offrire Mille euro ai rifugiati perchè scelgano la via del ritorno: 10.000 corone (1.200 dollari statunitensi) a chi decide di lasciare il Paese. La cifra, però, verrà  pagata solo ai primi 500 che presenteranno domanda, in aggiunta alle 20.000 corone che già  vengono assegnate a chi lascia il Paese: ”
Chi primo arriva — è il principio alla base del provvedimento — primo viene servito”. Nord Europa sempre più off limits per i migranti.
Nel 2016, il ministro dell’Interno svedese, Anders Ygeman, ha annunciato che il Paese si prepara a espellere tra i 60mila e gli 80mila richiedenti asilo, un numero talmente elevato da richiedere speciali voli charter.
A ruota segue Finlandia, che prevede di rimpatriare circa 20mila dei 32mila profughi che hanno chiesto asilo nel 2015.
Agli annunci seguono i fatti. A questo variamente colorito “Fronte” sovranista fa parte a pieno titolo, e con un ruolo guida, il padre-padrone dell’Ungheria, l’Edificatore di muri, l’Esaltatore delle frontiere blindate (altro che porti aperti): il primo ministro Viktor Orban.
La parola inclusione non esiste nel suo vocabolario politico, e non parlategli di migranti da ospitare o di quote da alzare: sarebbe come dichiarargli guerra.
Il sovranista magiaro Orban, nella sua politica di chiusura, conta sul Gruppo di Visegrad (oltre l’Ungheria, ne fanno parte Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia).
Lo scontro è in Europa e sull’Europa. È lo stesso Orban a evidenziarlo, quando minaccia di agire legalmente contro la Commissione europea e resistere contro le quote obbligatorie di redistribuzione dei migranti, fino a porre il veto, se Bruxelles non le cancellerà  dalla sua agenda.
Per inciso: il premier ultra conservatore ungherese, è un membro del Partito popolare europeo. Eppure per primo ha sbarrato la frontiera; gli uomini del polacco “Giustizia e Diritto” (il partito di Kaczynski ora al governo) guidano l’opposizione alle politica delle quote.
“Come gruppo Visegraad, non possiamo lasciarci intimidire”, aveva Orban in una recente conferenza stampa con i colleghi Bohuslav Sobotka (Repubblica Ceca), Robert Fico (Slovacchia) e Beata SzydÅ‚o (Polonia), proprio nel giorno in cui in Ungheria è entrata in vigore la legge che prevede la detenzione sistematica di tutti i migranti e i rifugiati in attesa che sia valutata la loro posizione.
Secondo le nuove norme, tutti i profughi che entrano nel paese, insieme a quelli già  presenti, saranno trasferiti in due centri di detenzione allestiti nelle “zone di transito” alle frontiere con Serbia e Croazia, dove saranno trattenuti in attesa dell’esame della domanda di asilo.
La legge, approvata agli inizi di marzo e fortemente voluta da Orban, si applica a tutti i rifugiati e i migranti, compresi i minori di 14 anni.
Il “Fronte del Nord” arruola le Repubbliche baltiche: a dire “no” ai migranti (che provengono dalla rotta mediterranea e dall’Italia) sono la Lettonia, la Lituania, l’Estonia. la Lettonia si è detta disposta ad accettare, se proprio deve, solo rifugiati con bambini e persone qualificate con esperienza e conoscenza delle lingue straniere e condizioni simili sono stare imposte anche da Estonia e Lituania.
Il “Fronte del Nord” è specialista in barriere. Non solo politiche, ma fisiche.
Quella realizzata dall’Ungheria è una barriera alta 4 metri di filo spinato che corre lungo i 175 chilometri della frontiera fra lo Stato magiaro e la Serbia. Così viene spezzata la cosiddetta rotta balcanica, possibile via di fuga dei popoli del Medio Oriente nella morsa della guerra e della povertà . .
In Macedonia, nell’area confinante con la Grecia, c’è un pre-muro, che va di fatto erigendosi nell’area presidiata dai militari della Fyrom ( ex Repubblica Jugoslavia di Macedonia).
Un’altra muraglia è in costruzione sul fianco sud dell’ex-Patto di Varsavia.
La Bulgaria erige uno sbarramento alto tre metri in metallo con tanto di filo spinato che si estenderà  sul confine con la Turchia, per fermare l’ondata di profughi delle guerre mediorientali.
In un periodo di crisi migratorie cui si risponde con muri, la notizia della realizzazione di una barriera sul confine con la Federazione Russa da parte della Lettonia non desta particolare scalpore.
Scopo ufficiale dell’opera, secondo Riga, è impedire il passaggio di immigrati irregolari provenienti dall’Asia. Secondo Evgenij Pozniak, portavoce della guardia di frontiera lettone, la barriera — in costruzione dal 2015 — ha già  raggiunto i 23 chilometri di lunghezza.
A questa recinzione alta 2,7 metri e sormontata da filo spinato si aggiunge una fascia di sicurezza lunga 65 chilometri dalla parte lituana della frontiera con la Federazione. Obiettivo ultimo del progetto — cui saranno consacrati 17 milioni di euro, due dei quali provenienti dall’Unione europea – — è di estendere entro il 2019 la barriera a circa duecento chilometri del confine con l’ingombrante vicino su un totale di 276 chilometri; la parte rimanente è già  difesa da barriere naturali (come zone paludose) . Muri, barriere, soldi se te ne torni a casa, leggi anti-inclusive, porti chiusi: il “Vento del Nord” imperversa in Europa.

(da “il Fatto Quotidiano“)

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L’EUROPA SENZA VERGOGNA DEI SEPOLCRI IMBIANCATI

Luglio 6th, 2017 Riccardo Fucile

AUSTRIA E FRANCIA VOTANO CONTRO I RAZZISTI PER POI RITROVARSI UN GOVERNO FOTOCOPIA DEGLI XENOFOBI

Non c’è media che non lo sottolinei: l’Europa che di fronte al problema dei migranti ha lasciato il nostro Paese da solo. Innegabile.
Come innegabile è che l’Europa al di fuori della moneta unica è un teatrino popolato da burocrati che non ha strumenti per imporre nulla ai ventisette riottosi stati membri.
Persino il presidente della commissione europea Jean-Claude Junker di fronte a un parlamento chiamato a discutere sulla situazione lo scorso 4 luglio ha avuto un moto di stizza nel trovarsi praticamente solo in mezzo a decine di poltrone vuote: 32 presenti (tra cui pochissimi italiani) in un’assemblea che ne conta teoricamente 751).
Magari ci fosse un’Europa con un solo parlamento, un solo esercito e un solo bilancio! Ma questa per ora è fantascienza. Sepolcri imbiancati! Questo sono i politici che guidano molti dei Paesi che la compongono.
La liberalissima Svizzera, quella capace di accogliere denaro da ogni parte del mondo (per lo più illegale) lo scorso anno ci ha de-portato più di 8000 migranti che avevano provato a raggiungerla; dispiegati cani, elicotteri attrezzati per la ricerca notturna e boxeur in divisa: ti squadrano come fossi un rifiuto maleodorante appena scendi da un treno proveniente dall’Italia (esperienza vissuta personalmente da uno di noi).
Poi c’è l’Austria. E qui il limite che separa comico grottesco e tragico è sottile.
La coalizione rosso-verde guidata da Alexander Van der Bellen al governo, quella che nel dicembre 2016 sul filo del rasoio ha fermato la destra xenofoba si è detta pronta a schierare 750 soldati e addirittura quattro blindati anti-migranti al Brennero. Pochi giorni dopo l’inversione a U: avevamo scherzato…
Di Mariano Rajoy che chiude i porti del Mediterraneo alle navi delle Ong che battono bandiera spagnola c’è poco da dire: è un leader traballante a casa sua e opportunista all’estero, si è nascosto nell’ombra proiettata dalla super star del momento: Emanuel Macron.
Il fenomeno, la nuova stella mediatica della politica europea e internazionale; giovane, brillante autore di un libro che si intitola Rivoluzione a capo di un non-partito la cui sigla EM (La France en Marche) corrisponde alle sue iniziali.
Lui – così dice – è un liberal i valori della sinistra nel cuore. Macron è quello che ha salvato la Francia dalla deriva lepenista. Però. Alla prima uscita pubblica di rilievo durante lo scorso vertice di Parigi del 2 luglio ha disegnato senza incertezze la sua posizione: porti chiusi nel Mediterraneo e accoglienza solo per rifugiati politici non quelli economici.
Perfetto. Di fronte a un gommone che affonda stendi un verbale per ogni naufrago mentre quello sputa acqua salata… i bambini e le donne a sinistra e gli uomini a destra, in file il più possibile ordinate. Marine Le Pen non avrebbe saputo fare di meglio.
Vorremmo dare umilmente un suggerimento a questo convinto europeista (così si definisce). Appena ha un week end libero ci raggiunga sulle banchine di Pozzallo, Augusta, Catania o Palermo: a sua scelta.
Lì non si usa il photoshop come per i suoi ritratti presidenziali: però le forze dell’ordine italiane sono impegnate a scattare moltissime foto-tessera e a raccogliere le prime informazioni per capire da dove diavolo vengono questi disperati.
Quanto costa in politica la vergogna? Evidentemente molto poco.
I protocolli e i rituali delle cancellerie assorbono e neutralizzano quei sentimenti rapidamente. Le Ragioni di Stato fanno il resto.
Poi magari si candida la Sicilia al premio Nobel per la pace. Così il rosso della vergogna sbiadisce e non si vede quasi più.
Ci vorrebbe una grande voce che dicesse: non vi vergognate?
Una voce che si facesse sentire anche da lontano. Non può essere quella di ciascuno di noi. Deve essere quella dei governi e dei rappresentanti politici. Locali o nazionali. Ma quelli sono impegnati a cercare candidati presentabili per questo o per quell’altro incarico.
Forse è una vergogna anche quella.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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LE FIGARO: “MARINE LE PEN RINUNCIA ALL’USCITA DALL’EURO”

Luglio 6th, 2017 Riccardo Fucile

BANDERUOLE SOVRANISTE: VA DOVE TI PORTA IL VENTO DELLE POLTRONE

Il Front National sarebbe sul punto di rinunciare all’uscita dall’euro, una delle principali rivendicazioni di Marine Le Pen durante la campagna presidenziale della scorsa primavera contro il candidato, Emmanuel Macron. Stando al quotidiano Le Figaro, dopo la batosta presidenziale, la leader del Front National vuole «cambiare tutto».
E nel partito, scrive oggi il giornale, sono sempre più numerosi a chiedere all’ormai ex “Candidate di Peuple” di rinunciare alla battaglia per il Frexit, sostenuta a suo tempo dal numero 2 del partito Florian Philippot, che però a sua volta non demorde e garantisce che «l’uscita dall’euro non verrà  abbandonata».
Un nodo che verrà  affrontato nel seminario del Front National il 21 e 22 luglio, con sette atelier tematici per riflettere sulle future linee politiche del Fronte, dalla moneta unica all’ipotesi di cambiare nome, in attesa del grande congresso di rifondazione del partito a inizio 2018.

(da agenzie)

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GLI ZOMBIE INVADONO LA AMBURGO DEL G20: “NON SOLO I POTENTI, ANCHE L’INDIVIDUO CONTA”

Luglio 6th, 2017 Riccardo Fucile

UNA PERFORMANCE ART HA INCURIOSITO I PASSANTI E LANCIATO UN MESSAGGIO FORTE

Erano quasi in 1000 a muoversi per le strade di Amburgo, trasformando la città  che ospita il G20 in un set degno dei migliori film sugli zombie.
È stata questa, infatti, la protesta ideata da un migliaio di attivisti e artisti del gruppo 1000 Gestalten, che poche ore prima dell’inizio del meeting tra i venti grandi della Terra ha messo in scena un’opera di performance art con un obiettivo preciso: sensibilizzare al tema dell’impotenza dell’individuo nella società  odierna.
Gli attivisti hanno dipinto facce e vestiti di grigio e hanno avanzato – lentamente ma inesorabilmente – verso Burchard platz, in un’azione dimostrativa che è durata all’incirca 2 ore e ha anticipato l’apertura dei lavori delle autorità  politiche.
Una volta raggiunta la piazza, gli zombie hanno pian piano riscoperto la loro umanità : ogni dimostrante, infatti, ha aiutato gli altri a svestire gli abiti ingrigiti e ha dare spazio al colore della vitalità , in un tripudio di urla e gioia finali.
I manifestanti sono riusciti a suscitare la curiosità  della gente: in molti hanno attivato il cellulare per scattare foto alla “marcia degli zombie”, mentre altri hanno fermato alcuni di loro chiedendo delucidazioni sul significato della protesta: far capire che ogni individuo ha un’importanza fondamentale, nonostante la spersonalizzazione sia sempre più accentuata nella nostra società .
Per il secondo giorno di meeting è attesa un’altra manifestazione altrettanto spettacolare, autorizzata dalle forze dell’ordine e convocata dalla sinistra radicale sotto lo slogan “Benvenuti all’inferno” (l’inferno del “capitalismo e le relazioni patriarcali”).
Gli organizzatori – una serie di collettivi e simpatizzanti del Rote Flora, casa occupata di Amburgo – contano sulla partecipazione di circa 10mila persone.
Ma sono giorni che la città  a nord della Germania ospita proteste spesso violente, quasi tutte sotto l’egida del gruppo internazionale di attivisti Block-G20.
In più di un’occasione, infatti, le manifestazioni sono finite in scontri con la polizia, utilizzo di idratanti urticanti e sgomberi forzati dei campeggi allestiti nei parchi di Amburgo.
Tutti i grandi del mondo, del resto, parteciperanno al summit e l’incontro più atteso, probabilmente, è quello tra Trump e Putin, un faccia a faccia che, dopo le settimane di fuoco del Russia Gate, ancora non c’era stato.
Di sicuro sarà  quindi un G20 di quelli che scotta.

(da agenzie”)

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MILANO, LA CORSA AI BIGLIETTI GRATIS DI POLITICI E ASSESSORI PER I CONCERTI: SALVINI NE HA ARRAFFATI 14, IL MASSIMO CONSENTITO

Luglio 6th, 2017 Riccardo Fucile

SETTE DATE E 486 TAGLIANDI OMAGGIO, UN ELETTO SU DUE NON SI E’ PERSO UN APPUNTAMENTO… SOLO SALA, MAJORINO, DE BERTOLE’ GELMINI, PARISI E I CINQUESTELLE HANNO RINUNCIATO

La corsa per vedersi i concerti di San Siro, anche quest’anno, non ha visto soltanto cittadini affannati in coda o attaccati al pc per aggiudicarsi l’ultimo posto disponibile. Anche i biglietti istituzionali, infatti, sono andati a ruba: in totale, tra membri del Comune, personale amministrativo a vario titolo e associazioni, 2223 persone sono andate ai concerti gratis.
Sono soprattutto i consiglieri, gli assessori, i dirigenti comunali e i presidenti di Municipio a non essersi fatti mancare la loro poltronissima gratuita: da Davide Van De Sfroos ai Coldplay passando per Tiziano Ferro e i Depeche Mode, la richiesta di ticket è stata molto alta.
Ai 48 consiglieri comunali, che hanno diritto a due biglietti a testa per evento, sono stati assegnati in tutto per le sette serate della stagione 486 biglietti.
Gli 11 assessori più la vicesindaca, invece, ne hanno richiesti complessivamente 72, mentre 56 ticket sono stati stampati per il gabinetto del sindaco Sala, il quale invece ha deciso di farne a meno.
Anche i nove presidenti di Municipio che, a differenza dei loro consiglieri, hanno diritto agli ingressi gratis, si sono fatti assegnare 110 posti.
Tra i consiglieri di Palazzo Marino, più della metà  (27 per l’esattezza) ha fatto l’en plein, portandosi a casa cioè tutti i biglietti disponibili, 14 a testa.
La febbre da concerto ha contagiato un po’ tutti, in maniera decisamente bipartisan: da Matteo Salvini della Lega a Paolo Limonta di SinistraXMilano, da Diana De Marchi, Angelica Vasile e Bruno Ceccarelli del Pd a Fabrizio De Pasquale, Silvia Sardone e Gianluca Comazzi di Forza Italia.
Da Enrico Marcora ed Elisabetta Strada della Lista Sala a Manfredi Palmeri di Io corro per Milano. Da Basilio Rizzo di Milano in Comune a Matteo Forte di Milano Popolare.
Un po’ più morigerati sono stati Elena Buscemi del Pd (6 biglietti), Sumaya Abdel Qader (4 )e Laura Molteni della Lega (4).
A rinunciare, invece, a qualsiasi benefit sono stati, oltre a tutti e tre i rappresentanti del Movimento 5 Stelle (Gianluca Corrado, Patrizia Bedori e Simone Sollazzo), Carlo Monguzzi del Pd, Stefano Parisi e Maria Stella Gelmini.
Per quanto riguarda gli assessori, a richiedere tutti i ticket disponibili sono state la vicesindaca Anna Scavuzzo e l’assessora alla Sicurezza Carmela Rozza.
A restare a casa, o a pagarsi tutti i biglietti, sono stati invece Filippo Del Corno (Cultura), Lorenzo Lipparini (Partecipazione), Pierfrancesco Majorino (Welfare)e Cristina Tajani (Attività  produttive).
Anche il sindaco Sala e il presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolè non hanno chiesto nulla, mentre al Gabinetto del sindaco sono andati 56 posti.
Tra i nove presidenti di Municipio nessuno ha rinunciato al posto gratis: il più parsimonioso è stato Santo Minniti del Municipio 6 con “soltanto” sei biglietti. Mentre a fare piazza pulita, con 14 richieste a testa, sono stati Fabio Arrigoni (Municipio 1), Caterina Antola (3), Paolo Guido Bassi (4), Alessandro Bramati (5), Marco Bestetti (7).
Comune in senso stretto a parte, a poter usufruire del posto gratis sono anche i vigili del fuoco (che hanno richiesto soltanto 35 biglietti) e dirigenti e membri dell’amministrazione penitenziaria (168 ticket).
Altri 490 posti, poi, sono stati assegnati al personale. Infine, un capitolo a parte, è quello delle associazioni benefiche e ai centro socio ricreativi, dove il biglietto gratuito rappresenta un premio per l’attività  svolta.
Qui, tra chi si occupa di anziani, di malati, di bambini e di persone in difficoltà  sono stati distribuiti più di 800 biglietti.
Preferenze per gli artisti? Nessuna in particolare, complice un palinsesto attrattivo, più o meno la richiesta è omogenea. Il pienone lo hanno fatto Tiziano Ferro, richiestissimo in tutte e tre le serate del 16, 17 e 19 giugno e i Coldplay sia il 3 sia il 4 luglio.

(da “La Repubblica”)

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