Luglio 16th, 2017 Riccardo Fucile
A CIVITAVECCHIA SECONDO IL CINQUESTELLE LA ROSA NEI BAR CI SONO TROPPI “NEGRI”… MA SE SPACCIANO, COME SOSTIENE, PERCHE’ UN EX ISPETTORE DELLA POLIZIA COME LUI NON CHIAMA LA QUESTURA?
Rolando La Rosa, consigliere comunale a Civitavecchia e Ispettore Capo di Polizia in quiescenza, è diventato ieri un piccolo caso nella cittadina laziale per questo status scritto su Facebook:
“Nei bar è sempre più difficile trovare gente bianca. Masse sterminati di niger che bivaccano al bar, bevono, chattano, si drogano e vendono droga. Uno schifo totale e una situazione ormai fuori controllo
Il presidente dell’Autorità Portuale di Civitavecchia non si è opposto alla scelta del Governo ed ora saranno guai seri per tutti
Francesco Maria Di Majo sta uccidendo pian piano l’economia di un Porto che, in questi ultimi vent’anni, l’ha fatto diventare un modello, un gioiello da imitare”.
La Rosa si riferisce alla vicenda dell’hotspot provvisorio che il ministero dell’Interno vuole aprire a Civitavecchia per alleggerire la pressione su quelli del Sud.
Il post, nel frattempo scomparso dal gruppo movimentocinquestellecivitavecchia, il consigliere lancia giustamente un allarme doloroso: come si farà a entrare in un bar d’ora in poi se è pieno di gente non bianca?
Ricordiamo per inciso all’ex poliziotto che se è cosi certo che in quei bar “i negri” sono dediti allo spaccio, sarebbe suo dovere chiamare i suoi ex datori di lavoro, come sicuramente avrà fatto quando era in servizio.
Usa così tra i cittadini modello, non ci si volta dall’altra parte.
Se poi non fosse vero e il suo fosse solo una “suggestione”, sarebbe ancora più grave da parte di un amministratore della città diffondere notizie false.
Veda lui.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 16th, 2017 Riccardo Fucile
LA VIOLENZA A UNA MILITANTE DELLA RETE ANTIFASCISTA DI VIA TESTI AD OPERA DI TRE ANTAGONISTI IMBARAZZA LA SINISTRA… TRA OMERTA’ E SQUALLIDI GIUSTIFICAZIONISTI BORGHESI
Tre condanne per un totale di 13 anni e 4 mesi di carcere sono state comminate ieri dal tribunale di Parma nei confronti di tre uomini per aver stuprato una ragazza di 18 anni nella sede della “Raf”, la Rete antifascista di via Testi, a Parma.
Racconta Repubblica in un articolo a firma di Valerio Valesi:
Ieri sera i tre, Francesco Cavalca, 26 anni, Francesco Concari, 30 anni e Valerio Pucci, 25 anni, sono stati condannati dal Tribunale di Parma che li ha riconosciuti colpevoli.
Per Cavalca e Concari 4 anni e otto mesi, 4, invece, per Pucci. A carico dei tre, finiti agli arresti domiciliari nel 2015, il pm Giuseppe Amara aveva chiesto 9 anni, ma i giudici non hanno riconosciuto alcune aggravanti dimezzando la pena.
Per tutti, però, è scattata l’interdizione dai pubblici uffici frequentati da minorenni e il risarcimento per la parte civile di 21 mila euro.
Ma la storia che accompagna questa vicenda è davvero raccapricciante.
La ragazza, presumibilmente dopo essere stata drogata, fu violentata per una notte e lasciata come uno straccio su un tavolo di legno fino al mattino dove si svegliò nuda e in preda al terrore.
Per la vergogna, per tutelare la famiglia e per lo sconcerto di aver subito un oltraggio dai “compagni”, Claudia non dice niente. E nemmeno dicono niente gli altri componenti della Rete antifascista cercando di seppellire sotto una spessa coltre di omertà l’accaduto
Tutto questo accade nel 2010. Tre anni dopo, grazie a un video, i nodi vengono al pettine:
Non dicono una parola nemmeno le “compagne” e tutta quella parte della galassia antagonista che, anzi, reagisce emarginando Claudia.
L’orrore viene a galla casualmente solo a partire dalla fine di agosto del 2013, quando scoppia una bomba nei pressi di una sede di “CasaPound” e i carabinieri si mettono ad indagare tra i gruppi di anarchici e antagonisti.
Interrogano anche Claudia, che precisa di essere ormai lontana da quel mondo.
Ma i militari sequestrano alcuni cellulari dei militanti e da un vecchio Nokia esce fuori il filmato dello stupro.
Sequenze terribili dove la ragazza è abusata più volte mentre qualcuno riprende.
Le indagini individuano gli autori dello stupro e per Claudia comincia un altro incubo. Il gruppo della Rete antifascista difende gli stupratori, accusa la vittima d’essere una “infame” per aver coinvolto gli “sbirri” nella vicenda ed esercita pressioni nel tentativo di indurla ad alleggerire le accuse.
Un atteggiamento schifoso per chiunque lo metta in atto, da cui nessuno ha preso le distanze, a dimostrazione che anche a sinistra la strada da compiere verso la civlità è ancora lunga.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 16th, 2017 Riccardo Fucile
MEGLIO OCCUPARSI DELLA VENDITA DI UNA CASA DELLA CURIA CHE DELLA “SPIAGGIA FASCISTA”: “SONO 27 ANNI CHE ARRICCHIAMO IL CURATORE FALLIMENTARE”
Oggi il vescovo di Chioggia Tessarolo rilascia un’intervista al Messaggero in cui ribadisce la sua difesa del fascio da operetta Scarpa con argomenti davvero comici.
Il primo è davvero eccezionale: secondo il prete la giustizia italiana dovrebbe occuparsi degli affari giudiziari riguardo le proprietà della Chiesa (dandole evidentemente ragione, anche se qui non lo dice) invece che dei reati:
Eccellenza, però i cartelli che inneggiavano al fascismo, all’ordine e alla disciplina, le immagini di Mussolini e i richiami alle camere a gas,c’erano.
«Gianni Scarpa lo conosciamo da tempo. Usa forme eccentriche, ma siamo lontani dall’aver trasformato quell’arenile in un covo di fascisti o di strumento per la ricostituzione del Partito fascista…»
Davvero sono solo esagerazioni di un eccentrico?
«Viviamo in un mondo di grande confusione,di cose che non funzionano; e discutono leggi come quella sull’apologia di fascismo… Come se non ci fosse altro da fare per i magistrati. Noi di Chioggia ne sappiamo qualcosa».
Sarebbe a dire?
«Sono 27 anni, dico ventisette anni, che aspettiamo che si risolva una vicenda che ci vede impegnati nella vendita di una casa a Feltre. Risultato? Stiamo arricchendo il curatore fallimentare da anni e la soluzione giudiziaria non arriva. E intanto in quella spiaggia…Prefetto, questura, Digos, magistrati, poliziotti!».
Ora, a parte che il vescovo di Chioggia confonde la giustizia civile con quella penale, è quantomeno curioso che secondo Tessarolo sia prioritario che la chiesa venda una casa a Feltre
Così come è incredibile che il vescovo si stupisca del coinvolgemento del prefetto quando è la prefettura l’istituzione deputata alle ordinanze e la Digos che deve indagare su reati di questo genere.
L’ignoranza delle regole base su come funziona lo stato italiano dimostra che il vescovo forse farebbe meglio a stare zitto. E invece lui continua:
Quindi, tanto rumore per nulla?
«Punta Canna non è mai stato un luogo di elaborazione politica. Battute di pessimo gusto sì, tante. Da condannare. Ma è stato messo su un bel cancan».
Eccellenza, come andrà a finire?
«Non ne verrà fuori un granchè. Si toglieranno i cartelli. Punto a capo. Continuerà a lavorarci la moglie e tutto questo chiasso finirà . Sa, mi hanno scritto alcuni parrocchiani…»
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 16th, 2017 Riccardo Fucile
ORDINI DELL’ARMA E DEI V.D.F. PER GLI “ASSORBITI”, DIRAMATI IN PIENA EMERGENZA
Resta alta l’attenzione anche in Sicilia, ad esser minacciato per ore è stato il centro di Sciacca, con palazzine sgomberate. Idem a Gioia Tauro, in Calabria.
Brucia, soprattutto il Sud, mentre vengono diffusi ordini di servizio di carabinieri e vigili del fuoco — dove sono stati ripartiti gli ex forestali in conseguenza della legge Madia — diramati alla vigilia della grande emergenza.
È del 7 luglio l’ordine del generale dell’Arma Antonio Ricciardi sulle “procedure operative per gli interventi nel caso di incendi boschivi”: “Competenze esclusive dei vigili del fuoco per lo spegnimento degli incendi”, è permesso ai carabinieri ex forestali “soffocare ‘piccoli fuochi’ solo se muniti di mezzi idonei allo scopo e di adeguati dispositivi di protezione individuale”.
È raccomandato, però, di svolgere “attività di prevenzione del fenomeno degli incendi boschivi”.
Negli stessi giorni i comandi provinciali dei vigili del fuoco diramavano note sull’impiego “del personale ex Corpo forestale dello Stato”: “La Direzione regionale — si legge, ad esempio, nella nota del comando di Rieti datata 11 luglio — ha disposto che non avendo i competenti Uffici del Dipartimento fornito indicazioni circa l’utilizzo del personale in oggetto quale componente delle squadre di Aib (anti-incendio boschivo), si deve ritenere che non è possibile utilizzare tali professionalità ”.
Tutto questo significa che, tra i 6400 ex forestali passati ai carabinieri e tra i 360 ai vigili del fuoco, anche quelli che avevano nel Corpo forestale le funzioni di Dos (Direttore operativo spegnimento), cioè le professionalità più qualificate nel coordinamento e nella gestione dell’emergenza, non possono operare servizi di anti-incendio boschivo.
Sembra una barzelletta: il carabiniere ex forestale, non potendo intervenire, telefona per segnalare l’incendio di un bosco al suo ex collega passato ai vigili del fuoco, trovando un altro professionista “disattivato”, con le mani legate da un’asfissiante burocrazia espressa all’ennesima potenza.
Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha provato a giustificare il cortocircuito in questo modo: “Noi vogliamo che i carabinieri siano impegnati nelle indagini”.
Il sindacato Usb dei vigili del fuoco ribatte che “quella dei divieti di operare contro gli incendi in piena emergenza nazionale è una perla, solo l’ultimo misfatto”, come accusa il coordinatore Costantino Saporito.
Nel frattempo il fuoco non aspetta e patrimoni nazionali vengono cancellati per sempre dalla faccia della terra.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 16th, 2017 Riccardo Fucile
IL VISTO E’ PREVISTO DALLE NORME INTERNAZIONALI E SUGGERITO DA TEMPO DA CHI HA UN MINIMO DI CERVELLO: I RICHIEDENTI ASILO POTREBBERO VARCARE I CONFINI E ANDARE IN ALTRI PAESI, ALLA FACCIA DEI GOVERNI EUROPEISTI A PAROLE
Il governo italiano sarebbe pronto a concedere 200mila visti temporanei validi per l’Unione europea a migranti sbarcati sulle coste del nostro Paese e diretti verso il nord Europa.
Lo rivela il Times, parlando di ‘opzione nucleare’ di Roma per risolvere la crisi dei rifugiati di fronte al rifiuto di cooperare degli altri Stati Ue.
Il quotidiano cita il vice ministro degli Esteri Mario Giro e il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione per i diritti umani.
L’Italia, secondo il quotidiano britannico potrebbe sfruttare una direttiva di Bruxelles, la 2001/500, scritta dopo la guerra nei Balcani per favorire il movimento dei profughi. Una norma poco conosciuta che permette di concedere ai migranti un visto per spostarsi in Europa.
Il Times descrive il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni come “furioso” per il rifiuto dei partner europei di accogliere altri migranti.
E questa “ricetta” per cercare di mettere un freno agli arrivi era già stata suggerita qualche giorno fa dall’ex ministro degli Esteri, Emma Bonino che in un’intervista a La Stampa aveva affermato: “L’Italia può pensare a un provvedimento nazionale che richiami quella direttiva: sarebbe un segnale forte nei confronti degli altri Stati in risposta all’atteggiamento tenuto finora. Uno strumento di pressione efficace su cui ragionare”.
Con questa mossa l’Italia potrebbe rilasciare visti temporanei “nel rispetto delle regole di Schengen che in ogni caso prevedono deroghe per motivi umanitari”, ha spiegato la Bonino. Adesso dunque è sfida aperta tra Roma e Bruxelles, ammesso che Gentiloni e Minniti abbiano le palle per andare fino in fondo, cosa di cui dubitiamo.
(da agenzie)
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Luglio 16th, 2017 Riccardo Fucile
DALL’EMILIA A BERGAMO, I GIOVANI ITALIANI PREFERISCONO I SOLDI DI PAPA’… ALTRO CHE “PRIMA GLI ITALIANI”, DENUNCIANO MOLTI IMPRENDITORI, SONO PIENI DI PALLE
L’ultimo servizio è di poche ore fa al Tg2: un ristoratore emiliano racconta di essere in cerca da settimane di due addetti: un aiuto in cucina e un cameriere di sala, ovviamente in regola e con stipendi da 1.300 a 1500 euro al mese. Vista la disoccupazione giovanile si aspettava la fila fuori dal locale, invece si sono presentati pochi giovani e tutti hanno rifiutato con le più assurde motivazioni. “C’è chi voleva entrare non prima delle 9 perchè doveva dormire, chi voleva sabato e domenica libere, chi storceva il naso per dover lavorare la sera, una cosa incredibile”.
Qualche settimana fa è stata la volta di un ristoratore di Bergamo.
Fanno riflettere le dichiarazioni dell’imprenditore Cristiano Gaifa. Veronese, proprietario e fondatore della catena di ristoranti giapponese fusion «Zushi», ventuno locali sparsi per tutto il Nord Italia, tra cui uno a Bergamo, racconta la difficoltà di reperire giovani lavoratori. Si è allora sfogato su Facebook: «Se sento ancora parlare di disoccupazione giovanile racconto gli ultimi colloqui che abbiamo fatto».
A richiesta di camerieri e lavoro di servizio in sala, così come direttori e vicedirettori di ristorante, i giovani capita che mollino ancora prima di iniziare, neanche presentandosi al lavoro.
E il problema è sentito e condiviso da parecchi ristoratori di Bergamo e provincia. «Noi cerchiamo studenti e studentesse che lavorino qualche ora dal venerdì alla domenica. Fino a due anni fa non abbiamo mai avuto problemi poichè fortunati ad incontrare tre giovani studentesse di ingegneria che non ci hanno mai abbandonato: una volta laureate hanno giustamente intrapreso il loro percorso» spiega Nicola Zanini dell’Enoteca Zanini Osteria di Borgo Santa Caterina, che aggiunge: «Da lì è stato un calvario. Non abbiamo più trovato ragazzi che volessero mettersi in gioco».
Il ristoratore spiega meglio;: «Siamo anche disposti ad investire il nostro tempo per la formazione. Qualche anno fa questo mestiere ci ha permesso di fare esperienza di vita all’estero non gravando sul bilancio familiare. Può esserlo anche per i giovani studenti di qualsivoglia facoltà . Purtroppo la risposta è che c’è qualcuno che dopo un paio di servizi sparisce o chi non si presenta addirittura ai colloqui o chi addirittura ti chiama il giorno prima per rinunciare all’incarico con assurde motivazioni. Con la disoccupazione giovanile così alta sono comportamenti che non ci spieghiamo».
Ma se poi assumono lavoratori stranieri, ecco i sovranisti d’accatto gridare: “Prima gli italiani”.
(da agenzie)
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