Destra di Popolo.net

GRILLO BOCCIA LA TAV: “LE STESSE MEDIE SENZA L’ALTA VELOCITA'”

Agosto 5th, 2019 Riccardo Fucile

“LA FLAT TAX E’ MOLTO RISCHIOSA”

Beppe Grillo è arrivato in piazzetta a Portofino con la moglie e alle domande dei passanti sull’alta velocità  ha risposto bocciando la Tav.
Ha ricordato che esiste già  un sistema ferroviario che permette “250 all’ora senza assetto variabile sul binario normale. Hanno eliminato un capolavoro – ha detto – per fare del cemento dritto,   l’alta velocità  è un cemento dritto,   le medie sono le stesse. Infatti le littorine le hanno prese svizzeri e svedesi, si chiama x2000, fanno le stesse medie nostre senza l’alta velocità , fanno eliminare una tecnologia straordinaria   già  pronta”. Ha anche aggiunto che comunque alla fine la Tav si farà .
Rispetto alla flat tax infine ha ribattuto con la sua proposta precisando che “è una proposta, poi vediamo se l’accettano, perchè una diminuzione al 15% è molto rischiosa. Fare quello che dico io potrebbe essere molto interessante,   vai a prendere i redditi delle persone, e fai una media degli ultimi tre anni con qualche modifica”.

(da agenzie)

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MILITARI CONTRO LA SCENEGGIATA DELL’INNO DI MAMELI INTONATO AL PAPEETE TRA SALVINI E LE CUBISTE: “CERTE SCENE DISTURBANO”

Agosto 5th, 2019 Riccardo Fucile

IL GENERALE DI BRIGATA CERAVOLO E IL TENENTE COLONNELLO PAGLIA: “L’INNO VA SUONATO SOLO IN DETERMINATE CIRCOSTANZE”

“L’inno nazionale si suona in determinate circostanze ben previste dal protocollo. E c’è bisogno che tutti si attengano a quelle circostanze”.
Lo afferma all’Adnkronos il generale di brigata Francesco Maria Ceravolo, presidente del Cocer Difesa, dopo che ieri in uno stabilimento di Milano Marittima, alla presenza del ministro dell’Interno Matteo Salvini vicino alla consolle, sono partite le note dell’Inno di Mameli mentre le cubiste ballavano.
Ceravolo si limita a sottolineare che l’Inno di Mameli va intonato “solo in determinate occasioni e con il dovuto atteggiamento”.
“Certe scene disturbano e io non l’avrei permesso”. Lo afferma all’Adnkronos il tenente colonnello Gianfranco Paglia, Medaglia d’Oro al Valor Militare, ferito nel 1993 nel corso di una missione in Somalia, sulle polemiche sull’Inno di Mameli in spiaggia, mentre le cubiste ballavano, davanti al ministro dell’Interno Matteo Salvini a Milano Marittima.
“Non entro nel merito del comportamento dei singoli politici, perchè ognuno interpreta la politica come meglio crede – sottolinea il tenente colonnello Paglia – Ho sempre rispettato tutto e tutti, anche chi mi ha sparato il 2 luglio 1993. Posso dire cosa avrei fatto io. Non avrei permesso mai una cosa del genere. Da cittadino, da ex parlamentare e da uomo che si onora di indossare l’Uniforme, credo nei valori e nelle parole scritte nell’Inno che non è la classifica strofa che si canta prima dell’inizio di una partita di calcio”.
“Quel testo è pieno di simboli che ci rappresenta così come ci rappresenta il Tricolore – continua Paglia – Credo che la politica sia un pò lontana da certe realtà  ed è, ultimamente, lontana da certi valori in cui una parte degli Italiani ancora si identifica. Ripeto il mio è un semplice richiamo alla sobrietà  e all’avvicinarsi ad un mondo, quello militare, in modo diverso”.
“Quando si giura fedeltà  alle Istituzioni o si canta ‘siam pronti alla morte’ non è semplice esibizione, ma qualcosa di più profondo – conclude Paglia – Ed è questo il motivo per cui certe scene disturbano e dico che non l’avrei permesso perchè a differenza di alcuni, quel mondo lo conosco da sempre”.

(da agenzie)

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SALVINI SCAPPA (COME SUO COSTUME) PER NON RISPONDERE AL GIORNALISTA DI REPORT

Agosto 5th, 2019 Riccardo Fucile

INVECE DI SPIEGARE PERCHE’ HA MENTITO SU SAVOINI, FUGGE DANDO DEL MALEDUCATO AL CRONISTA

Matteo Salvini continua a scappare per evitare di rispondere sull’incontro al Metropol e sui suoi rapporti con Gianluca Savoini: lo fa anche davanti alle telecamere di Report.
E sceglie il modo più sporco: dando a Giorgio Mottola del maleducato perchè gli fa domande. Il tutto è accaduto ieri sera a Cervia dopo un comizio elettorale.
Nel video si vede Mottola che domanda e la giornalista del Tg2 Spadorcia che interviene con un’altra domanda
Salvini si ferma a parlare con alcuni cronisti:
“Sono Giorgio Mottola di Report”, si presenta uno di loro. “Cosa si è detto con Savoini il 17 ottobre?”, chiede riferendosi all’ormai noto e più che discusso viaggio a Mosca di un anno fa cui ha partecipato anche l’ex portavoce del leader leghista, nonchè presidente dell’associazione Lombardia-Russia (ndr, Salvini l’11 luglio ha detto: “Savoini non era invitato dal ministero dell’Interno, non so cosa ci facesse”).
“Siamo al 3 agosto, amico mio. Ci sono altre domande?”, replica il ministro dell’Interno, che su questo non ha voluto rispondere in Parlamento.
Mottola insiste: “C’è un’inchiesta in corso per corruzione internazionale. Lei ha mentito, ha detto ‘non sapevo che Savoini fosse a Mosca’. Come mai ha mentito pubblicamente, lei è un ministro dell’Interno”.
E la replica: “Sei un maleducato”.
Sigfrido Ranucci, curatore e conduttore di Report, ha commentato l’episodio con l’Ansa: “Credo che un politico, soprattutto quando ha tantissimi consensi, abbia l’obbligo di rispondere alle domande, perchè non risponde a un giornalista, ma al pubblico”.
“Oggi i politici sono abituati a monologhi su Facebook: se trovano qualcuno che fa domande, specie se ruvide, si sentono a disagio”, ha continuato Ranucci. “E sono mesi che inoltriamo le nostre domande all’ufficio stampa e allo stesso Salvini, che però non ci rispondono. E quindi l’unica maniera di porre al ministro i nostri quesiti è quella di andare dove si trova lui, anche se è scomodo e spiacevole, perchè gli scambi si risolvono spesso con battute che non portano alla formazione della verità . E invece un politico dovrebbe aiutare il giornalista a non sbagliare”.

(da agenzie)

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GIOVANNI FAVIA, EX GRILLINO, SUL CASO BUGANI: “DI MAIO E’ AL CAPOLINEA, GRILLO PUNTERA’ SU DI BATTISTA”

Agosto 5th, 2019 Riccardo Fucile

“SONO TALMENTI DISPERATI DALLA PROSPETTIVA DI TORNARE A LAVORARE CON STIPENDI NORMALI CHE TENTERANNO QUESTA ULTIMA CARTA”

Quando la nave affonda i topi scappano. Di Maio sta giungendo al capolinea e quando Salvini tirerà  lo sciacquone Gigino finirà  in una tonnellata di merda.
Il vecchio scaricherà  prontamente il suo enfant prodige di Pomigliano e proclamerà  Cuoredipanna nuovo leader stellare.
Bugani, scaltro politico sempre un passo dietro il leader giusto del momento, ha già  fiutato l’aria e dopo aver speso per anni parole d’amore, molla Di Maio con un tempismo perfetto prima che si concretizzi la crisi.
Provoca la frattura facendo un’intervista in favore di Dibattista proprio mentre lo stesso e di Maio sono mediaticamente ai ferri corti. Nulla è casuale
Alle prossime elezioni m5s andrà  da solo con Dibba premier.
Non guardate i sondaggi di oggi, spostare dieci punti in 4 mesi è roba da ridere, specie per una macchina elettorale come quella dei 5 stelle che alle politiche da il meglio di sè. Il centrosinistra unito andrà  al 30% e il nuovo m5s cercherà  di rifare la stessa operazione post voto che ha fatto con la Lega, ma questa volta con il PD (con cui Bugani ha ottime relazioni).
Lo chiameranno il governo di resistenza, la scusa sarà  quella di fermare l’onda nera (ma a loro interessa un’altra cosa che si chiama poltrona) Bugani la vede così.
Si realizzerà  questo scenario? Nessuna certezza ma questi disperati hanno troppa paura di dover tornare a lavorare a stipendi normali e questa è ormai l’unica carta che gli è rimasta da giocarsi. Ora sono quasi pronti a votarsi al nuovo leader.
Negli anni Bugani è passato dal “grande Favia!” al “Grande Luigi” per prepararsi ora al “Grande Dibba”. Lo conosco bene e come me tutti quelli che hanno avuto a che fare con lui nei primi 5 anni di vita del movimento.
Per la sua capacità  di riciclarsi con ogni nuovo capo assomiglia a Conrado Sol della serie El Chapo.

Giovanni Favia
(da FB)

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MAX BUGANI MOLLA DI MAIO E SI DIMETTE

Agosto 5th, 2019 Riccardo Fucile

UNO DEGLI ESPONENTI STORICI DEL M5S, MOLTO VICINO A CASALEGGIO E GRILLO, MOLLA DI MAIO AL SUO DESTINO

“Mi dimetto da vice-caposegreteria di Luigi Di Maio a Palazzo Chigi, e lascerò anche i ruoli di referente del Movimento in Emilia Romagna e dei sindaci”: Max Bugani annuncia al Fatto che ha rotto con il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle: rimarrà  consigliere ma offre anche il suo posto nella fondazione Rousseau.
Lo annuncia oggi a Luca De Carolis, facendo sapere che la mossa è una conseguenza dell’atteggiamento del vicepremier e bisministro nei suoi confronti:
“È iniziato tutto dopo la mia intervista al Fatto del 19 giugno, in cui auspicavo unità  nel Movimento e sostenevo che Di Maio e Di Battista non sono alternativi ma complementari. Poche ore dopo mi chiesero di non rilasciare più interviste. E non capisco perchè, visto che io non volevo certo mettere in difficoltà  Luigi. Ritenevo doveroso richiamare alla compattezza in un momento difficile, e invitare a non puntare il dito contro Di Battista o altri, perchè le diverse anime del M5S vanno tenute assieme”. Ma il leader l’ha presa malissimo.
“In quella circostanza ho capito che il mio ruolo veniva messo in discussione e che non c’era più fiducia in me. E nel giro di qualche giorno mi hanno fatto sapere che il mio stipendio da vice-caposegreteria sarebbe stato dimezzato per contenere le spese”.
Da lì inizia il grande freddo tra Bugani e Di Maio.
Ma tutto si spezza un paio di settimane fa, quando il socio di Rousseau attacca a muso duro il ministro dei Trasporti Toninelli e il sottosegretario Dell’Orco, invocandone la cacciata per il sì al Passante di Bologna.
“Lo ridirei mille volte, ho dato 14 anni di vita al Movimento e alle sue battaglie per la tutela dell’ambiente, contro opere inutili e costose come l’allargamento di un’autostrada”, rivendica Bugani.
E qualche giorno dopo gli è arrivato il conto:
“Il suo caposegreteria Dario De Falco, persona per bene, mi ha invitato a dimettermi e io ho replicato che Luigi poteva rimuovermi. Poche ore dopo mi hanno mandato un provvedimento con cui riducono il mio stipendio da 3800 a 1600 euro. Io non sono aggrappato ai contratti, e allora ritengo doveroso dare le dimissioni. Anche per il bene che voglio a Di Maio, nonostante in questi mesi non abbia condiviso molte sue scelte”. Nessun contatto con il vicepremier? “Non ultimamente”.

(da agenzie)

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COME SALVINI HA FREGATO I PASTORI SARDI

Agosto 5th, 2019 Riccardo Fucile

LE PROMESSE NON SONO STATE MANTENUTE, RICOMINICIA LO STATO DI AGITAZIONE

La Sardegna ha eletto un governatore appoggiato dalla Lega, Matteo Salvini aveva annunciato il suo personale impegno per il latte a un euro allo scopo di fare campagna elettorale sulla pelle dei pastori sardi, e loro preparano la replica delle violente manifestazioni di febbraio quando le strade dell’isola vennero messe a ferro e fuoco dai produttori di latte che protestavano per i prezzi troppo bassi pagati dai produttori di Pecorino Romano (50-60 centesimi contro almeno l’euro richiesto).
In piena stagione turistica, la replica delle proteste di febbraio (latte sversato nelle strade e blocchi stradali, paralisi di alcuni porti) potrebbe avere ricadute disastrose per l’intera regione.
Spiega oggi Il Messaggero:
I produttori in inverno avevano cessato le proteste a fronte di tre impegni: il governo avrebbe ritirato il prodotto in eccedenza per fare alzare i valori; un nuovo regolamento del consorzio,attualmente sbilanciato a favore dei caseifici; una anticipazione immediata ai pastori di 72 centesimi al litro con conguaglio a novembre.
La delibera sul ritiro — dopo mesi di sollecitazione — è arrivata solo questa settimana: il ministero dell’Agricoltura — in accordo con i ministeri del Lavoro e degli Affari sociali — ha stanziato 14 milioni per ritirare le eccedenze tramite aste pubbliche.
Ma passeranno altri mesi per l’operatività  prima che l’Agea stili i regolamenti con i criteri per comprare e poi per donare in beneficienza (e a chi?) il pecorino.
In alto mare anche la questione delle anticipazioni. Anzi c’è il rischio che sia un boomerang perchè il pecorino sardo dop continua ad essere venduto a valori ben lontani dagli auspicati 8,20 euro al chilo che avrebbero consentito ai caseifici di portare a 1,02 al litro il prezzo del latte
Nelle maggiori borse merci di venerdì il formaggio sardo è stato venduto mediamente ad appena 6,65 euro al chilo.
Quindi a novembre gli allevatori potrebbero trovare la cattiva sorpresa di dover restituire gli anticipi ricevuti. Infine — ed è il capitolo più controverso — l’approvazione mercoledì delle nuove norme del consorzio della Dop
Gli allevatori se da un lato annunciano un pacifico ricorso all’Autorità  garante della concorrenza e del mercato, dall’altro minacciano nuove pesanti proteste.
Eppure nel consorzio ogni loro voto varrebbe quanto quello dei produttori: con 12mila allevamenti e 2,6 milioni di pecore garantiscono una produzione di 3 milioni di quintali di latte, che dopo la trasformazione in pecorino romano dop, vale 250 milioni di euro e per il 70% è esportato nel mondo.

(da “NextQuotidiano”)

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SBARCATI A MALTA I 40 PROFUGHI A BORDO DELLA ALAN KURDI, VERRANNO REDISTRIBUITI IN EUROPA

Agosto 5th, 2019 Riccardo Fucile

SENZA TANTE CAZZATE COME FA IL GOVERNO ITALIANO, E’ BASTATO IL COORDINAMENTO DELLA GERMANIA E IL CASO E’ STATO RISOLTO… E’ CHE IN ITALIA QUALCUNO SPECULA SULLA VITA DI ESSERI UMANI

Sono sbarcati a Malta i 40 migranti che erano a bordo della Alan Kurdi. Dopo l’annuncio del via libera allo sbarco, arrivato nella serata di ieri dal premier Joseph Muscat, i migranti sono stati trasferiti sulle motovedette delle forze armate maltesi in acque internazionali e trasferiti nel porto di La Valletta.
Restano invece ancora in mare i 123 migranti soccorsi in due distinti interventi da Opens Arms, la nave della Ong catalana che sta navigando tra Lampedusa e Malta. “Ancora una notte a bordo e continuiamo a non avere l’autorizzazione allo sbarco. E’ urgente e prioritario avere un porto sicuro” ha scritto in un tweet l’organizzazione umanitaria sottolineando che le storie dei migranti soccorsi “sono devastati”. Racconti raccolti dalla giornalista spagnola Yolanda Alvarez, che si trova a bordo.
“Abbiamo passato 9 mesi in un centro di detenzione, subendo anche violenze sessuali” ha detto una donna, mentre un nigeriano di 35 anni ha raccontato che, dopo esser fuggito alle violenze di Boko Haram, è stato costretto a lavorare gratis in Libia. “In Libia lavori e non ti pagano, non puoi essere felice, in Libia esiste ancora il commercio di schiavi”.
Consentire lo sbarco dei 40 migranti a bordo della Alan Kurdi è stato “un segno di buona volontà ” e di “buon senso comune”. Lo ha detto il primo ministro maltese, Joseph Muscat, durante un’intervista telefonica all’emittente privata maltese
One Radio dopo che ieri sera lo stesso premier aveva annunciato via Twitter che “in seguito alla richiesta della Germania, Malta permetterà  ai 40 migranti della Alan Kurdi di entrare in porto”.
“Ho sentito che dovevamo accettare” la richiesta tedesca a carattere umanitario, ha specificato Muscat. La Alan Kurdi non è entrata nelle acque territoriali maltesi.
Il governo della Valletta ha disposto che i migranti fossero trasportati alla Valletta con un mezzo della Afm, le forze armate maltesi. Attorno alle 12 di oggi la nave della ong tedesca Sea Eye, secondo i dati del sito marinetraffic.com, risulta in navigazione da circa due ore alla velocità  di 7 nodi verso est, in allontanamento da Malta.

(da agenzie)

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CARABINIERE UCCISO, IL MISTERO DELLE TELEFONATE E DEL BORSELLO CON OMISSIS DI BRUGIATELLI

Agosto 5th, 2019 Riccardo Fucile

PERCHE’ SI CONTINUA A NEGARE CHE BRUGIATELLI FOSSE UN INFORMATORE DELLA POLIZIA?

Ci sono ancora troppi misteri nella storia dell’omicidio di Mario Cerciello Rega. La vicenda della pistola dimenticata da parte del carabiniere di Somma Vesuviana ucciso a Roma in via Pietro Cossa, accuratamente tenuta nascosta dai carabinieri fino al giorno dopo il funerale, non contribuisce a spiegare le altre contraddizioni o stranezze presenti nel racconto.
Una di queste è la curiosa assenza di video dell’omicidio nonostante le telecamere piazzate in zona e le prime dichiarazioni contraddittorie dell’Arma sul tema.
Un’altra, spiega oggi Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, è la questione delle telefonate fatte quella sera.
Sotto la lente c’è l’accordo tra il mediatore dei pusher Sergio Brugiatelli e i due americani accusati del delitto. E soprattutto quelli con i carabinieri.
Rimane infatti tuttora oscuro il motivo che ha spinto i militari ad assecondare le richieste di Brugiatelli, nonostante fossero consapevoli che lo scambio prevedesse la consegna di un grammo di cocaina.
Già  quel particolare era infatti sufficiente a dimostrare che l’uomo era al centro di un traffico illecito. E dunque non si comprende perchè – invece di denunciarlo – si sia deciso di pianificare un intervento per recuperare il suo borsello. Un’operazione alla quale Cerciello ha partecipato pur non avendo con sè la pistola d’ordinanza.       Ricarica la tua Postepay.
Il gip sottolinea che «una delle telefonate effettuate da Brugiatelli alla presenza dei carabinieri Andrea Varriale e Cerciello Rega, fu registrata». Ma poi dà  conto di altri contatti effettuati da diversi telefoni.
E soprattutto evidenzia le chiamate al 112 specificando che a un certo punto «Cerciello venne contattato sulla propria utenza cellulare dall’operatore della centrale del Comando del gruppo Roma». Perchè tanto impegno?
Che cosa c’era di così prezioso in quel borsello da determinare prima la mobilitazione dei carabinieri fuori servizio che si trovavano in quella piazza di Trastevere e poi l’operazione della pattuglia in borghese che dopo aver partecipato alla trattativa decise di andare nel quartiere Prati per effettuare lo scambio?
Particolarmente curiosa è poi la circostanza che nella conferenza stampa del comandante provinciale dei carabinieri Francesco Gargano e dei magistrati si sia negata l’esistenza di un omissis nell’ordinanza del giudice.
L’omissis sembra riguardare proprio il contenuto del borsello di Sergio Brugiatelli, che nel frattempo ha smentito quanto dichiarato dai carabinieri, ovvero che sia stato lui a mettere in giro la voce dei maghrebini come autori del furto (un comunicato poi sparito dal sito dei carabinieri li indicava anche come autori dell’omicidio).
Anche senza la smentita la storia continua ad essere curiosa proprio in virtù della registrazione su Whatsapp — effettuata proprio dagli uomini dell’Arma ma ancora non comparsa tra le prove — della telefonata tra Brugiatelli e Natale-Hjorth (che sapeva l’italiano) in cui i due si accordano per il cavallo di ritorno: dall’accento non si capiva che non erano nordafricani ma americani?
Nei prossimi giorni i pubblici ministeri coordinati dal procuratore Michele Prestipino valuteranno la sua posizione e analizzeranno la sequenza delle telefonate di quella notte.
I«punti oscuri» di cui ha parlato lo stesso magistrato non sembrano affatto chiariti. Compresa la dinamica dell’aggressione terminata con le 11 coltellate che Lee Finnegan Elder ha ammesso di aver inferto al vicebrigadiere. E soprattutto il punto focale: nel “cavallo di ritorno” di solito le forze dell’ordine mandano la vittima ad effettuare lo scambio e registrano tutto per avere la prova del ricatto: perchè nell’occasione sono stati mandati Rega Cerciello e Varriale?
Per quanto riguarda l’omissis, l’ipotesi più semplice è che Brugiatelli abbia dichiarato che nell’agendina del telefonino “marca Nokia, modello Ovetto” ci fossero contatti con i carabinieri. Ma questo presupporrebbe che Brugiatelli fosse un informatore. Circostanza negata sia da Brugiatelli che dai carabinieri.

(da “NextQuotidiano”)

argomento: Giustizia | Commenta »

PATRICK CRUSIUS, IL SUPREMATISTA BIANCO DELLA STRAGE DI EL PASO

Agosto 5th, 2019 Riccardo Fucile

IL RAZZISTA DI 21 ANNI CHE HA UCCISO 20 INNOCENTI E’ IL PRODOTTO DELLE BALLE CHE IN ITALIA FANNO CIRCOLARE I SOVRANISTI

Patrick Crusius, giovane suprematista bianco di 21 anni è entrato da Walmart a El Paso armato di un kalashnikov AK-47 e ha cominciato a sparare: i morti sono stati almeno 20, 26 i feriti. Poi si è arreso alla polizia.
L’Fbi sta studiando un manifesto di 4 pagine, intitolato “The Inconvenient Truth”, che si ritiene sia stato scritto proprio dal 21enne: fa riferimento al massacro a marzo, a Christchurch, e alla Teoria della Grande Sostituzione.
L’attacco sarebbe una risposta all’invasione ispanica del Texas e il killer si dice ispirato dal suprematista bianco Brenton Tarrant, autore della strage nelle moschee nella città  neozelandese. “Probabilmente oggi morirò”, scriveva il giovane che ha postato il manifesto in un forum che raccoglie posizione estremiste, 8Chan, appena 20 minuti prima della prima telefonata di allarme alla polizia di El Paso:
Il manifesto proclama l’odio per immigrati e ispanici, illustra un piano dettagliato per separare le minoranze etniche in un zone recluse del Paese, illustra il timore che presto i bianchi saranno “etnicamente sostituiti”, accusa gli ispanici e gli americani di prima generazione di portare via il lavoro e annacquare la cultura statunitense.
L’attacco è una risposta — si legge — “all’invasione ispanica del Texas: loro sono quelli che istigano e non io. Io sto semplicemente difendendo il mio Paese dalla sostituzione etnica e culturale portata da un’invasione”. L’autore insiste che non e’ razzista e che le sue opinioni “sull’automazione, sull’immigrazione e su tutto il resto anticipano Trump e la sua campagna elettorale”.
Il giovane, di cui c’è una foto mentre entra nel locale — maglietta con le maniche corte, pantaloni lunghi color chiaro, occhiali e cuffie per proteggersi dal rumore degli spari, un fucile automatico imbracciato e pronto a far fuoco — si sarebbe fermato solo quando sono finite le munizioni ed e’ stato catturato dalla polizia senza opporre resistenza.
Tra i feriti, 9 sono in condizioni critiche ma stabili: ci sono anche due minori, tra i quali un bambino di due anni. Intanto la polizia ha perquisito la casa di famiglia, ad Allen, in Texas, a circa mezz’ora di auto da Dallas e oltre 9 ore da el Paso.
Tarrant è solo uno dei tanti che crede all’esistenza di un fantomatico piano segreto per sostituire le popolazioni native europee con i migranti provenienti dall’Africa. Quel piano si chiama “Piano Kalergi” ed in Italia ne hanno parlato tra gli altri Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Gianluigi Paragone.
Non deve sorprendere poi così tanto: Tarrant è tutto tranne che un pensatore originale. Quello che scrive lo ha letto altrove, su Internet, e non fa altro che ripetere una lezione ben assimilata. Quella secondo la quale i “bianchi” e “gli europei” sono in pericolo perchè gli immigrati di religione musulmana traghettati sulle nostre spiagge dalle ONG fanno più figli e ci stanno lentamente sostituendo.
Cose già  sentite? Senza dubbio, visto che sono il nucleo della propaganda della quasi totalità  dei partiti sovranisti europei (in Italia abbiamo Lega e Fratelli d’Italia).
E’ impossibile ignorare come tra la propaganda omicida di Tarrant e quella dei patridioti ci siano numerosi punti di contatto.

(da “NextQuotidiano”)

argomento: Attentato | Commenta »

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