Luglio 20th, 2020 Riccardo Fucile
LA NUOVA BOZZA DEL RECOVERY PLAN GARANTIREBBE PIU’ AIUTI RISPETTO AL PIANO ORIGINARIO CHE PREVEDEVA 172 MILIARDI… RIUNIONE IN CORSO
Dopo la terza notte di pugni sbattuti sul tavolo, scontri e tensioni tra ben 22 paesi dell’Ue e i frugali capitanati dall’Olanda, i toni dei leader europei sono decisamente più ottimistici oggi sulla possibilità di raggiungere un’intesa sul recovery fund.
Lo è anche Giuseppe Conte, che accoglie con favore l’ultima proposta di compromesso che dovrebbe planare sul tavolo dei capi di Stato e di governo riuniti in una plenaria il cui inizio è stato più volte rimandato in giornata.
Lo riferiscono ad Huffpost fonti di Palazzo Chigi. Perchè, fatti i conti, con la nuova proposta del presidente del Consiglio Charles Michel all’Italia spetterebbero in totale oltre 200 miliardi di euro, tra sussidi (80mld) e prestiti (120-125mld). E, ma questo le fonti di Palazzo Chigi non lo specificano, il governo potrebbe evitare di fare ricorso ai soldi del Mes, circa 36mld.
La bozza, che però ancora deve ottenere l’ok della plenaria e tutte le incognite del caso vanno prese in considerazione alla luce di un vertice difficilissimo e lungo, prevede un ammontare totale del fondo pari a 750 miliardi di euro, 50mld in meno rispetto al piano iniziale della Commissione europea. La parte relativa ai sussidi scende da 500mld a 390mld, 110mld in meno. Quella sui prestiti aumenta, da 250mld a 360mld.
Ma il premier Conte è soddisfatto. Perchè i tagli ai sussidi non toccano nè la Recovery and resilience facility, che nella proposta iniziale ammontava a 310mld, nè la ‘React Eu’, 50mld dal pacchetto ‘Next generation Eu’ più altri 4,8mld dal bilancio Ue.
Si tratta dei fondi dai quali il governo Roma conta di pescare quasi tutte le sovvenzioni, “il 90-95 per cento dei nostri interessi”, dice una fonte di governo ad Huffpost. E sono quelli dai quali le risorse arrivano più direttamente agli Stati, con un tasso di ritorno del 20 per cento.
In effetti, secondo l’ultima bozza d’intesa, la ‘Recovery and resilience facility’ dovrebbe arrivare a 312 miliardi e mezzo, mentre React Eu perderebbe solo due miliardi e mezzo. Insomma, l’Italia ricaverebbe 80mld di sovvenzioni a fondo perduto in totale
Quanto ai prestiti, nella nuova bozza Michel aumentano. Il governo di Roma potrebbe prenderne fino a 120-125 miliardi di euro, rispetto ai 70-80 miliardi che avrebbe potuto chiedere con la proposta iniziale della Commissione von der Leyen.
Significa che, a conti fatti, l’Italia potrebbe fare a meno dei prestiti (circa 36mld) del Meccanismo europeo di Stabilità (Mes) che è ancora oggetto di polemica politica. Ma questo le fonti governative sentite da Huffpost non lo specificano.
Governance delle risorse: è stata esclusa l’unanimità in Consiglio europeo, sulla quale l’olandese Mark Rutte ha tanto insistito in questi giorni per avere un controllo, nonchè potere di veto, sull’uso dei fondi Ue da parte degli Stati membri.
E’ previsto invece un meccanismo di maggioranza rafforzata: un paese membro può sollevare problemi rispetto all’erogazione delle risorse, soprattutto dei sussidi, se non è convinto dei piani di investimento e riforma presentati e può chiedere al presidente Michel di discuterne in Consiglio. Ma l’ultima parola spetterebbe alla Commissione europea tramite l’Ecofin: a maggioranza rafforzata.
La ripartizione delle risorse resta quella della proposta originaria: 70 per cento per il 2021-22, il 30 per cento nel 2023. Ma la prima quota non verrà calcolata in base ai dati della disoccupazione degli ultimi 5 anni, come prevedeva la proposta originaria, bensì in base al calo del pil per quest’anno e l’ulteriore calo nel 2021, computo che verrà svolto entro giugno dell’anno prossimo.
Si tratta di una bozza che soddisfa la delegazione italiana, ma i condizionali sono d’obbligo, a valle di un vertice in corso da venerdì. La questione dei rebates, gli sconti sui contributi al bilancio europeo di cui beneficiano i frugali, è ancora aperta, per dire. Olanda, Svezia, Danimarca e Austria chiedono un aumento dello sconto, il cui ammontare dipenderà dalle dimensioni totali dei sussidi. Se si chiude con 390mld, lo sconto sarà minore. Se si chiude con 400mld, lo sconto sarà maggiore.
Conte si prepara alla plenaria con la determinazione a “chiudere in fretta”. Ne ha discusso con Angela Merkel, Emmanuel Macron, Pedro Sanchez, Antonio Costa in un vertice ristretto nel pomeriggio. Tutti stufi di stare ancora a battagliare con piccoli paesi del nord che stanno bloccando l’intesa da giorni, soprattutto l’Olanda.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 20th, 2020 Riccardo Fucile
PATTEGGIA UNA PENA DI 4 MESI E 3.000 EURO DI RISARCIMENTO… E QUESTO TIZIO E’ VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI VERCELLI
“E questi schifosi continuano imperterriti. Ammazzateli tutti ste lesbiche, gay e pedofili”. Così
aveva scritto un anno fa il vicepresidente del Consiglio Comunale di Vercelli Giuseppe Cannata su Facebook.
Non era la sua prima esternazione sui social carica d’odio, tanto che neanche un mese prima aveva scritto “gay e lesbiche fecce d’Italia” sempre sulla sua pagina Facebook.
La pena patteggiata (per istigazione a delinquere) è di 4 mesi (con sospensione condizionale della pena) e un risarcimento di 3mila euro che andrà all’Arcigay Rainbow Vercelli Valsesia, costituitosi parte civile.
Il direttivo dell’Arcigay di Vercelli ha commentato: “4 mesi sono troppo, troppo pochi, a nostro avviso. Ed è per questo che sabato scorso abbiamo aderito alla manifestazione “Spazza l’Odio”, in sostegno dell’approvazione della legge contro l’omotransfobia che si sta discutendo in questi giorni in Parlamento. Il tutto nel totale silenzio anche delle forze politiche di minoranza della nostra città , con in testa il PD che chissà quando deciderà di esporsi per i diritti di chi è discriminato senza la paura di perdere consenso (…)”.
(da TPI)
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Luglio 20th, 2020 Riccardo Fucile
IL POST RAZZISTA DEL PRESIDENTE DEI COSTRUTTORI EDILI DEL FRIULI CONTRO UN GIORNALISTA A CUI AUGURA CHE VENGA STUPRATA LA FIGLIA
La vicenda del presidente regionale per il Friuli-Venezia Giulia dell’associazione nazionale dei costruttori edili, pescato a augurare via social una violenza sessuale alla figlia del nostro Davìd Puente è tanto grave quanto poco sorprendente.
Chiunque navighi sul web può incontrare molte volte al giorno esempi di cattiveria ferina, di stupidità aggressiva, di volontà di offendere e ferire l’interlocutore, senza freni, senza remore. Puente, che conosce il web meglio di tutti noi, non se ne è stupito. Conosce l’abisso degli odiatori, sa che quel fiele vorrebbe al fondo servire — in modo ignobile, certo — una causa, quella in questo caso anti immigrati.
Al contrario dei tanti pronti a urlare all’offesa ricevuta, Puente fa quello che dovrebbe fare un giornalista attento e curioso di capire: scrive al presidente regionale dell’Ance e gli chiede conto delle sue parole orrende. E quello che fa? Le conferma! Certo, le contestualizza nel “ragionamento” sul pericolo degli immigrati senza lavoro e senza radicamento. Ma questo non sposta niente.
E allora intendiamoci: l’Ance è un’organizzazione seria, radicata, e rappresenta interessi vitali per lo sviluppo nel paese. Ma proprio per questo sarebbe vergognoso se quell’individuo la rappresentasse ancora, sia pure solo per una settimana.
Quello che ha detto, e non ha ritirato, è inaccettabile, e lo sarebbe allo stesso modo se fosse stato scritto per la figlia di qualunque altro essere umano.
Per scrivere quelle cose bisogna essere gente che vive male, ma per rivendicarle a freddo, rispondendo alla persona offesa ci vuole qualcosa di peggio.
Qualcosa di incompatibile con qualsiasi carica rappresentativa, fosse anche quella di una bocciofila dall’altra parte del mondo.
Enrico Mentana
(da “Open”)
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Luglio 20th, 2020 Riccardo Fucile
USARE IL VOTO DISGIUNTO ALLE REGIONALI FACENDO CONFLUIRE I VOTI DEL M5S SUI CANDIDATI GOVERNATORI PD
C’è un patto segreto, talmente segreto che oggi ne parlano i giornali, tra il presidente del Consiglio
Giuseppe Conte, Beppe Grillo e il Partito Democratico per usare il voto disgiunto alle elezioni regionali e fare così “desistenza” contro la destra facendo confluire i voti del MoVimento 5 Stelle sui candidati DEM.
Ne parla oggi Claudio Tito su Repubblica:
Il tutto ha inizio un paio di settimane fa, quando il premier lancia la sua invocazione ad affrontare le urne in modo compatto. Il suo timore è evidente: una sconfitta cocente nelle sei regioni chiamate a rinnovare le giunte equivale a mettere seriamente in difficoltà il suo esecutivo. Le parole pronunciate in quella occasione, però, non sono estemporanee. Nelle ore precedenti il presidente del consiglio aveva sentito il fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo. E ne aveva parlato con il segretario del Pd. Se, però, le intenzioni dei Democratici erano note da tempo, molto meno delineata era — e in una parte del Movimento lo è ancora — la posizione dei Pentastellati.
Il “patto” prevede al momento due step diversi.
Il primo riguarda la Liguria e le Marche. Sul via libera a Ferruccio Sansa, il candidato unitario del centrosinistra contro Toti, ha avuto un peso d determinante proprio Grillo. Ma un’operazione analoga — nelle intenzioni dei contraenti il patto — potrebbe essere effettuata anche nelle Marche.
Si sta infatti svolgendo un tentativo in extremis per coinvolgere un grillino nel ticket con il candidato del Pd Mangialardi.
Il secondo step è quello decisivo. Grillo, infatti, si è impegnato a rivolgere una sorta di “appello” a tutti gli elettori e i militanti del Movimento 5Stelle. Un appello a «non far vincere la destra».
Una promessa che rischia di scardinare il dibattito in corso nei pentastellati. Il confronto tra i vari “colonnelli” grillini, infatti, è già piuttosto burrascoso. È sufficiente ricordare le critiche severe all’esecutivo e al premier di Alessandro Di Battista. E i dubbi di Luigi Di Maio sull’opportunità di sperimentare alleanze per un soggetto politico che aveva concepito le urne come una corsa solitaria e soprattutto come un segno distintivo rispetto ai partiti tradizionali.
L’appello del fondatore, infatti, comporterebbe la necessità di aiutare i candidati di centrosinistra nelle altre quattro regioni in gara. Compresi esponenti, come Emiliano o De Luca, che sono stati sistematicamente attaccati dai pentastellati locali.
Eppure la scelta è compiuta e contiene un elemento fondamentale. Si chiama “voto disgiunto”. Ossia la possibilità di votare la lista M5S dando però la preferenza ad un altro candidato governatore.
Le diverse leggi regionali, infatti, hanno un punto in comune: vince il concorrente, e non le liste, che in un turno unico ottiene più suffragi.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 20th, 2020 Riccardo Fucile
CONTE PREVALE SU BERLUSCONI E PRODI … TRA I PEGGIORI VINCE BERLUSCONI
Ilvo Diamanti riporta oggi i risultati di un sondaggio Demos & PI secondo il quale Giuseppe Conte è il presidente del Consiglio con maggiore consenso dal 1994.
Diamanti spiega che ci sono ragioni storiche dietro questo risultato:
Conte è, ovviamente, favorito da ragioni “storiche”. In quanto è il premier del presente. In carica da oltre due anni. Ha, infatti, presieduto due diverse coalizioni. In particolare, è il più apprezzato dagli elettori del M5s, che lo hanno espresso, dopo le elezioni del 2018. E confermato,
dopo la crisi e la formazione del nuovo governo, poco meno di un anno fa. Ma è valutato con favore dagli elettori di tutti i principali partiti. Di maggioranza e di opposizione.
Non solo perchè ha governato coalizioni diverse. Anzi, questo potrebbe costituire un fattore negativo, per chi oggi sta dall’altra parte. “Conta”, soprattutto, il ruolo di riferimento comune che ha assunto durante l’emergenza del Coronavirus. Quando è divenuto la guida di un“governo di emergenza”.
Un altro dato significativo è che l’altro premier che “conta”, dopo l’avvento di Berlusconi, è Berlusconi stesso. Il “migliore”, secondo gli elettori di Centro-Destra. In primo luogo, di FI. Quindi, della Lega e dei FdI.
Segnalato “fra i migliori” perfino dalla base del M5s. Che, peraltro, lo sceglie come “il peggiore”. L’unico elettorato che non lo riconosce è quello del Pd. E non potrebbe essere diversamente. Visto che il Pd è sorto in alternativa a Berlusconi e al berlusconismo. Al modello del “partito personale”. Il Pd è stato fondato come casa comune del Centro-Sinistra.
Un soggetto politico guidato, a lungo, da Romano Prodi. Per questo, nella classifica dei migliori Presidenti del Consiglio, Prodi segue — a distanza — Berlusconi. E supera tutti, fra gli elettori del Pd.
Per la stessa ragione è considerato uno fra i peggiori dagli elettori di Destra. Lega e FdI.
Dopo Prodi, nella classifica generale dei “migliori”, incontriamo Paolo Gentiloni. Seguito da Enrico Letta. E, quindi, da Mario Monti e Matteo Renzi. Due premier che ritroviamo nella classifica dei “peggiori”.
(da agenzie)
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Luglio 20th, 2020 Riccardo Fucile
LE OCCASIONI MANCATE NEGLI ANNI ’90: PRIVATIZZAZIONI DELUDENTI, CORRUZIONE, PROFITTI VERSO L’ESTERO
La crisi siamo noi. Il declino dell’Italia, o per meglio dire il suo impoverimento in confronto ai paesi vicini, ha soprattutto ragioni interne. Per la diagnosi credo occorra guardare meglio alla nostra storia.
Siamo andati in cerca di colpevoli esterni quando la spiegazione era hidden in plain sight, sotto gli occhi come la lettera rubata del racconto di Edgar Allan Poe.
Da quasi trent’anni, da ben prima dell’euro, il livello di benessere degli italiani non cresce (il reddito disponibile delle famiglie, nei dati). Dunque è stato qualcosa negli anni ’90 a cambiare il corso degli eventi. Guarda caso, nel 1992 lo Stato italiano ha sfiorato la bancarotta e il vecchio sistema politico è crollato.
Avevamo sperato, allora, che dal patatrac si sprigionassero energie nuove.
Ma dalla società civile emerse Silvio Berlusconi. L’austerità del 1992-93, inevitabile per pagare i debiti sconsiderati degli anni ’80, spinse a riorganizzarsi tutti i privilegiati a cui si era chiesto di contribuire al bene comune.
Mancò la capacità di cambiare le leggi per togliere incentivi alla corruzione, cosicchè nell’arco di un decennio i nuovi partiti hanno ripreso a comportarsi come i vecchi.
Si era sperato nel 1993-94 che l’economia colpita potesse riaversi esportando, grazie alla caduta a picco della lira. L’accordo con i sindacati garantiva salari fermi mentre il cambio scendeva. Ma i profitti così raccolti finirono perlopiù nell’immobiliare o all’estero.
Delusero le privatizzazioni non perchè si sia “svenduto”, come sostengono i neo-dirigisti di adesso, ma perchè i capitalisti italiani, impreparati alla globalizzazione, cercavano guadagni sicuri in settori protetti dalla concorrenza.
Infine, con il gran balzo tecnologico già in corso, lo spettacolare calo del costo del denaro donatoci dall’euro fu vissuto più come una penosa scomparsa di rendite sicure (dai BoT) che come incentivo a investire con maggior coraggio.
Sia il ristagno economico sia le accresciute disuguaglianze datano dagli anni ’90.
La pressione fiscale dopo le emergenze non cala perchè ogni margine di spesa serve per il consenso alla politica.
Di nuovo nel 2011 l’Italia ha sfiorato l’abisso del default, e di nuovo dimentica come c’è arrivata. E si continuano a cercare capri espiatori mentre con misure irresponsabili come quota 100 scarichiamo sui figli un futuro di tasse ancora più alte.
(da “La Stampa”)
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Luglio 20th, 2020 Riccardo Fucile
LA LEGGE VERGOGNOSA VOLUTA DALLA LEGA USATA COME ARGOMENTO CONTRO L’ITALIA CHE SPUTTANA SOLDI… 48 MILIARDI BUTTATI DALLA FINESTRA PER FAVORIRE POCHI PRIVILEGIATI E POI VOGLIAMO 70 MILIARDI A FONDO PERDUTO
Quota 100, ovvero la legge del governo Lega-M5S confermata dall’esecutivo M5S-PD, la materia
del contendere tra Italia e Olanda. O meglio: è questo l’argomento che utilizzano i paesi frugali, con in testa il premier Mark Rutte che trova la sponda del suo ministro delle Finanze Wopke Hoekstra.
Spiega oggi Repubblica:
Quota 100, approvata dopo una furiosa battaglia della Lega, consente dal 2019 di andare in pensione a 62 anni con 38 anni di contributi. «L’Italia — commenta l’Ocse già in un documento della fine dello scorso anno — ha fatto retromarcia rispetto alle misure approvate in precedenza». L’indicatore più comunemente utilizzato per scovare i meccanismi che molti paesi introducono per favorire i pensionamenti anticipati è piuttosto semplice: la differenza tra l’età di pensionamento legale e quella alla quale si va effettivamente in pensione.
Ebbene, siccome l’età di pensionamento legale in Italia è di 67 anni e dopo l’introduzione di quota 100 è scesa a 62 anni, la differenza è salita dai tre anni ante-riforma a cinque anni.
È l’indicatore più alto tra i paesi dell’Ocse: e i “frugali”, se si guardasse solo questo aspetto, avrebbero ragione a lamentarsi: in Olanda si può uscire dal lavoro solo 2 anni prima dell’età legale, in Austria 3 anni, in Danimarca 1,3 anni e in Svezia addirittura si va in pensione più tardi dell’età legale.
Alberto Brambilla, il già leghista oggi autore dei rapporti di Itinerari Previdenziali, spiega:
Nel recente “Quo vadis quota 100?” ha detto che l’effetto Covid peserà come un macigno: fino ad oggi le richieste sono state minori del previsto ma nei prossimi due anni la crisi e i possibili licenziamenti, potrebbero aumentare la propensione degli italiani a prepensionarsi.
Nonostante il taglio permanente del 10 per cento dell’assegno ci potrebbero essere 100 mila uscite in più. Con un aumento dei costi, già previsti a 48,5 miliardi. Per ora il governo, con il viceministro del Tesoro Misiani (Pd), ha detto che quota 100 rimarrà in vigore fino al 2021 perchè agirà da ammortizzatore sociale. Dichiarazione che Wopke Hoekstra avrà potuto leggere nel suo perfetto italiano.
(da agenzie)
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Luglio 20th, 2020 Riccardo Fucile
LA DESTRA OLANDESE CONTRO IL NOSTRO PAESE
Il tiro alla fune tra il premier Giuseppe Conte e il primo ministro olandese Mark Rutte sul Recovery Fund è una notizia di primo piano anche sui giornali olandesi, con articoli che danno conto del mancato accordo nonostante i giorni di negoziati al Consiglio europeo
Una posizione molto netta in favore dei paesi “frugali” di cui l’Olanda di Rutte è capofila” e contro i paesi mediterranei è quella del settimanale sovranista Elsevier Weekblad, che definisce “surreale” il vertice.
In un articolo di opinione pubblicato sul settimanale di destra, il corrispondente Jelte Wiersma sostiene che il fondo proposto è così esiguo che “non fa alcuna differenza” e che “il vertice riguarda una questioone di principio: i paesi possono scaricare i loro fallimenti sull’Unione europea (Ue), e quindi sui paesi forti, oppure no?”. Per il giornalista i fondi ci sono, ma i paesi non riescono a spenderli correttamente. “La Germania è a malapena in grado di migliorare le infrastrutture a causa della mancanza di ingegneri qualificati”, scrive.
“L’Italia non è in grado di trasferire aiuti di emergenza nazionali alle vittime sul conto bancario. Piuttosto che sfruttare l’energia politica per risolvere questo fallimento interno, la cancelliera Angela Merkel (CDU) e il primo ministro italiano Giuseppe Conte (senza partito) stanno usando le loro energie per spingere l’Ue a creare un fondo di ricostituzione e un bilancio Ue più elevato”: una stoccata alla linea sostenuta non solo da Conte ma anche da Merkel e Macron sugli aiuti.
Lo stesso giornale, alla fine di maggio ha pubblicato una copertina offensiva nei confronti dei cittadini dell’Europa del Sud (raffigurati a godersi il sole in ozio mentre gli olandesi lavorano). In senso opposto la posizione della testata olandese de Volkskrant, vicina all’area di sinistra, che sostiene che la linea di Rutte può avere conseguenze controproducenti in Europa, mentre il giornale olandese in lingua inglese NL Times ricorda che negli ultimi mesi il primo ministro è stato accusato spesso di non mostrare alcun senso di solidarietà nè empatia verso le difficoltà che i paesi Ue più colpiti hanno vissuto durante l’emergenza Coronavirus.
(da agenzie)
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Luglio 20th, 2020 Riccardo Fucile
SCOPERTO DALLA GDF A LANCIANO… LA MISURA NON ANDAVA DISTRIBUITA SENZA CONTROLLI PREVENTIVI SOLO PER FAR CONTENTO IL M5S… E’ GIUSTA SE SERVE AD AIUTARE CHI HA VERAMENTE BISOGNO NON PER CREARE CONSENSO POLITICO… NON SI RICONOSCE AI SENZATETTO E SI DA’ AI MAFIOSI E AD APPROFITTATORI SERIALI
Titolari di 40 unità immobiliari, eppure lui percepiva il reddito di cittadinanza, nonostante la
famiglia incassasse oltre 120 mila euro l’anno per una quindicina di affitti. Protagonisti marito e moglie.
La Guardia di finanza di Lanciano (Chieti) ha denunciato l’uomo, 84 anni, che aveva chiaramente omesso nella domanda per il beneficio gli ingenti ricavi provenienti dalle locazioni, riconducibili a una società intestata ai familiari: ora rischia fino a sei anni di reclusione.
Naturalmente, la sua posizione è stata segnalata all’I.N.P.S. competente ai fini della revoca del beneficio con conseguente disattivazione della relativa carta di pagamento elettronica e per il recupero delle somme indebitamente percepite da parte dell’ente erogatore. L’uomo è R. D.C.: oltre al reddito di cittadinanza (nomen omen), percepisce anche la pensione sociale.
“L’azione investigativa posta in essere dalle Fiamme Gialle a tutela della spesa pubblica — spiega il comandante della Compagnia di Lanciano, Alessandro Spada — ha il fine di prevenire gli sprechi di denaro e di controllare il corretto impiego delle risorse, assicurando che l’accesso ad agevolazioni e sussidi avvenga a favore di coloro che ne hanno effettivamente bisogno”.
(da Fanpage)
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