Settembre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
COSA CAMBIA PER I PAESI DI PRIMO INGRESSO COME ITALIA, GRECIA E SPAGNA
«Missione compiuta, il patto è pronto». Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione Ue, celebra su Twitter l’accordo sul patto sulla migrazione e l’asilo che dovrebbe riformare la Convenzione di Dublino: «Dopo molte consultazioni con tutte le parti, la nostra proposta per un nuovo Patto sulla migrazione e asilo è ora sul tavolo. Presentiamo un’architettura completamente nuova, un nuovo inizio».
Il nuovo patto sui migranti viene accolto anche dalla presidentessa della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: «Oggi proponiamo una soluzione europea per ricostruire la fiducia tra Stati membri e per ripristinare la fiducia dei cittadini nella nostra capacità di gestire come Unione.Ora è tempo di alzare la sfida per gestire la migrazione in modo congiunto, col giusto equilibrio tra solidarietà e responsabilità ».
Gli obiettivi del nuovo accordo: alleggerire il peso sui Paesi di primo ingresso
Uno dei punti cardine del nuovo testo, nonchè tema molto caldo per l’Italia, è quello del ruolo del Paese di primo ingresso.
La commissiaria Ue Ylva Johansson ha spiegato il contributo dell’Unione europea sarà diverso: «Questa proposta chiude le scappatoie e introduce modifiche che consentono una distribuzione più giusta della responsabilità ».
Non si terrà conto solo dell’ingresso ma anche della famiglia e del passato della persona: «Se il migrante ha già un parente nell’Ue, il Paese in cui risiede il congiunto sarà responsabile anche per il nuovo arrivato. Se il migrante in precedenza ha lavorato o studiato in uno Stato diverso dal primo ingresso, quel Paese sarà responsabile».
Non solo. Verrà introdotto anche un meccanismo di solidarietà obbligatorio basato su due fattori: «Tutti gli Stati Ue dovranno mostrare solidarietà verso i Paesi sotto pressione: potranno farlo o con i ricollocamenti, o con i rimpatri sponsorizzati. Sono queste le due componenti fondamentali del meccanismo di solidarietà obbligatorio».
Un percorso che si applicherà anche in tutti i casi di naufragio: «Il meccanismo di solidarietà scatterà in modo automatico per i migranti che vengono salvati in mare». E su questo punto Johansson chiarisce: «Non ci saranno più soluzioni ad hoc per ogni naufragio».
(da agenzie)
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Settembre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
AVEVA 93 ANNI, NELLA SUA LUNGA CARRIERA E’ STATA LA MUSA ISPIRATRICE DI TANTI ARTISTI DA MILES DAVIS E JEAN PAUL SARTRE, DA JACQUES PREVERT A SERGE GAINSBOURG
È morta l’attrice e cantante francese Juliette Grèco. Aveva 93 anni. ![](https://i.postimg.cc/NMLhkbdy/5f6b8e3c280000181a9d3368.jpg)
Icona della canzone francese, celebre anche per il suo ruolo d’attrice in Belfagor – il fantasma del Louvre sceneggiato televisivo.
L’annuncio è stato dato dalla famiglia: “Juliette Grèco si è spenta questo mercoledì 23 septembre 2020 circondata dai suoi familiari nella sua casa tanta amata di Ramatuelle. La sua fu una vita fuori dal comune”.
Nella sua lunga carriera, iniziata a metà degli anni Quaranta nei caffè bohemienne di Saint-Germain-des-Près a Parigi, è stata la musa ispiratrice di tantissimi artisti da Miles Davis a Jean Paul Sartres, da Jacques Prèvert a Serge Gainsbourg.
Settant’anni di musica, figura emblematica dell’esistenzialismo, una giovinezza marcata dall’impegno politico fin da quando giovanissima venne arrestata e picchiata dalla Gestapo nella Francia occupata dai nazisti mentre insieme alla sorella Charlotte cercavano la madre deportata. Aveva solo 15 anni.
Nel 1947 in uno degli stabilimenti di rue Dauphine, Le Tabou, Juliette scopre per caso, grazie al cappotto appoggiato su una ringhiera e caduto da una scala, un’ampia cantina a volta inutilizzata che il proprietario chiama “il tunnel”.
Juliette e le sue amiche lo trasformano nel posto perfetto per fare musica e ballare mentre discutono di filosofia. Ci vuole solo una settimana perchè i curiosi vengano in gran numero ad osservare questa nuova umanità chiamata esistenzialisti.
Nel ’49, a 22 anni, Juliette Grèco canta in un ristorante-cabaret alla moda: Le boeuf sur le toit nel quartiere degli artisti e dei poeti. La notano in molti per la sua voce così particolare ma anche per la sua figura esile, il piglio passionale, diventa in breve tempo un’icona imitata e ammirata dalle altre ragazze.
A Saint- Germain ha una stanza all’hotel La Louisiana, è stato Sartre a permetterle di ottenere l’unica camera con l’acqua calda, la numero 10, al 76 risiede un trombettista che si farà strada, è Miles Davis. È il 1949: Grèco e Miles Davis si ameranno per qualche settimana, poi lui tornerà a New York senza neanche salutare.
Dopo Miles arriva il primo marito, l’attore Philippe Lemaire, padre dell’unica figlia, nata nel ’54; vivrà poi una passione con il fondatore della 20th Century Fox, il magnate Darryl Zanuck, 25 anni più vecchio di lei. Le aprirà le porte di Hollywood.
A Hollywood gira, tra gli altri, Le radici del cielo di John Huston, Il dramma nello specchio di Richard Fleischer. Ma il successo sarà televisivo, nel ’65, nella serie Belfagor ovvero il fantasma del Louvre nel quale è la sensuale e ambigua Luciana Borel, che si scoprirà essere il fantasma, una storia a cui rimase sempre legata tanto da tornare in un cameo nel film del 2001 di Jean-Paul Salomè.
Il secondo marito è Michel Piccoli, che lei lascia per noia. Il terzo marito, con il quale è rimasta fino alla fine e più di trent’anni, è Gèrard Jouannest, compositore e pianista di Jacques Brel e Barbara, uomo elegante e non mondano. Insieme si erano ritirati in una bella casa a Ramatuelle, nel sud della Francia dove è morta oggi.
(da agenzie)
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Settembre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
LA LEGA IN UN ANNO SCENDE DAL 32% AL 20%, I PROGRESSISTI SALGONO AL 38,9%… LA LISTA RINASCIMENTO A SORPRESA AL 24,1%
Sarà ballottaggio tra i Progressisti (38,9%) e la lista Rinascimento (24,1%) per la poltrona di sindaco di Aosta. Lo spoglio delle schede ha decretato che gli aostani dovranno tornare alle urne il 4 e 5 ottobre prossimi.
A contendersi la fusciacca tricolore nel capoluogo della Vallèe saranno l’ex dirigente regionale Gianni Nuti, sostenuto da progressisti e autonomisti, e l’imprenditore Giovanni Girardini, a capo di una lista civica che si ispira al movimento fondato da Vittorio Sgarbi.
Fa scalpore l’esclusione dal secondo turno della Lega, che candidava l’architetto Gianni Togni e che si è fermata al 20%.
Aosta e la Val D’Aosta stanno regalando delle perle memorabili all’indomani delle elezioni amministrative del 2020. Così, dopo la notizia della Lega primo partito in regione che, però, probabilmente finirà all’opposizione dopo un accordo tra Union Valdotaine e Progressisti (movimento che unisce anche anime del Partito Democratico), arriva anche quella dell’esclusione dal ballottaggio del Carroccio.
A sorpresa, infatti, al secondo turno andranno un candidato progressista (che fa riferimento sempre all’area del centrosinistra, supportato dagli autonomisti), Gianni Nuti, e un candidato del movimento Rinascimento, afferente a quello di ambizioni nazionali fondato da Vittorio Sgarbi. Il candidato in questione, che ha ottenuto il 24% dei consensi, è Giovanni Girardini, che ha superato l’esponente della Lega Gianni Togni, solo omonimo del noto cantante di Luna (E guardo il mondo da un oblò).
(da agenzie)
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Settembre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
SALVINI RISCHIA LA CONTROMOSSA MILIONARIA DEL LEGALI DI IPSOS PER DIFFAMAZIONE
La Lega ai sondaggi di Pagnoncelli, pubblicati sul Corriere della Sera, non ci credeva: diceva che
erano ‘faziosi’ e aveva anche minacciato querela.
Peccato però che poi sono proprio quei sondaggi ad aver anticipato il risultato delle urne delle regionali in Campania.
E ora Nando Pagnoncelli, sondaggista Ipsos, dichiara: “Stiamo ancora aspettando la querela da parte dell’onorevole Molteni e stiamo valutando iniziative nei confronti di quegli esponenti, che sui mezzi di informazione, ci hanno diffamato. Valuteremo quando riceveremo la richiesta di danni da parte della Lega, ammesso e non concesso che fosse rivolta a noi e non al Corriere”, dice poi riferendosi all’azienda di cui è amministratore delegato
Dopo l’annunciata querela leghista, con tanto di richiesta di maxi risarcimento nei confronti di Pagnoncelli, il partito di Salvini rischia così la contromossa dei legali di Ipsos, che potrebbe mettere nei guai Salvini e i suoi, a rischio di dover di sborsare cifre molto impegnative, specie per un partito già alle prese con difficoltà economico-giudiziarie.
Un guaio che a via Bellerio cercheranno di evitare a tutti i costi
La vicenda, ricapitolando, ha visto in prima fila il fedelissimo di Salvini, Nicola Molteni, ex sottosegretario al Viminale e ora commissario nella regione Campania, che nelle scorse settimane avrebbe dato mandato all’avvocato Claudia Eccher, con la richiesta di querelare Pagnoncelli per quanto scritto il 29 agosto sul Corsera, quando aveva ‘rilevato’ nella regione di De Luca, una “Lega con il 3,3%, in forte arretramento rispetto alle Europee quando fu il partito più votato con il 19,2%”
Numeri che oggi Pagnoncelli rivendica così: “Il 3,3% è calcolato – spiega – su coloro che dichiarano di voler andare a votare, su un campione più limitato, il 5,5% della Lega in Campania è perfettamente nell’ambito della forchetta prevista” in questo tipo di rilevazioni. “Eravamo – scandisce – nel giusto”
Tornando a Molteni, il deputato brianzolo avrebbe addirittura chiesto un risarcimento da 500mila euro, accusando l’analista del Corsera di presentare dati “inverosimili”, di “stravolgere la realtà ” e di “tentare di condizionare l’opinione dell’elettorato”
Accuse ribadite con durezza dal collega di partito, Claudio Borghi: “Pagnoncelli poverino svolge il lavoro per cui è pagato, ovvero inventare modi camuffati da sondaggi per danneggiare la Lega a favore del potere vigente”, si legge in un post dell’ex presidente della Commissione Bilancio della Camera
Accuse durissime che Pagnoncelli rimanda al mittente: “C’è una cattiva abitudine – replica – di chi pensa che le terze parti non esistano, pensa di poter catalogare tutti in amici o nemici, io faccio un altro mestiere, in 36 anni di professione mi hanno affibbiato qualsiasi casacca politica, ora siamo di fronte alla ripetizione di una cattiva abitudine che molti esponenti politici hanno, per fortuna non tutti”.
Di sicuro i legali sono allertati.
(da agenzie)
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Settembre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
LA MELONI SULLA CATTIVA STRADA DI SALVINI: MA PENSA DI PRENDERE VOTI RACCONTANDO BALLE?
Ma la Giorgia Meloni che è andata da Mario Giordano a intestarsi il merito per i 209 miliardi di euro del Recovery Fund che arriveranno all’Italia è la leader di quel partito che, il 23 luglio 2020 nella riunione plenaria del Parlamento europeo, si è astenuto sulla risoluzione che prendeva atto del Consiglio europeo all’interno del quale il pacchetto d’aiuti era stato approvato?
Uno strano cortocircuito si è verificato nella giornata di ieri, 22 settembre, nel corso della trasmissione Fuori dal Coro.
Mario Giordano, che ospitava in collegamento Giorgia Meloni, aveva chiesto chi bisognava ringraziare per questi fondi europei che dovrebbero arrivare. La risposta della leader di FdI è inequivocabile: «I soldi arrivano grazie a noi, nel senso che arrivano grazie a quelli che non si sono accontentati di quando l’Europa aveva deciso di stanziare 200 milioni per tutta l’emergenza covid e il Pd applaudiva, clap clap».
Giorgia Meloni, poi, ha sottolineato che Fratelli d’Italia è stato il motore di questa indignazione che poi si è diffusa in tutta Europa e ha costretto le istituzioni UE a sedersi allo stesso tavolo e a tirare fuori delle risorse serie.
Occorre fare una rapida analisi delle parole di Giorgia Meloni.
Innanzitutto, la posizione di Fratelli d’Italia sul Recovery Fund è sempre stata altalenante, ma è stata esplicitata in alcune sedute pubbliche del Parlamento europeo (come quella plenaria del 23 luglio, appunto), in cui il partito di Giorgia Meloni ha scelto di astenersi.
Inoltre, la leader ha parlato anche di un’Europa che inizialmente aveva stanziato soltanto 200 milioni di euro per l’emergenza coronavirus e che soltanto i sovranisti avevano protestato nei confronti di questa scelta.
Ma quando l’Europa aveva deciso di stanziare 200 milioni di euro? Stiamo parlando del 23 febbraio 2020, quando l’emergenza coronavirus non era capillare, nè diffusa e — sebbene già in essere — non aveva ancora avuto un riscontro ufficiale nelle istituzioni che si stavano preparando ad affrontarla.
Successivamente, con l’allargarsi della pandemia, ha predisposto delle risorse maggiori, fino ad arrivare alla soluzione del Recovery Fund, oltre al Mes, al fondo Bei e al fondo Sure.
(da agenzie)
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Settembre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
LA SQUALLIDA STRUMENTALIZZAZIONE POLITICA DI SALVINI VERSO UNA ASSOCIAZIONE CHE ASSISTE TUTTI
A parlare di strumentalizzazione politica — da cui si dissocia — è la stessa associazione che da
oltre un Secolo dà assistenza alle persone malate più povere.
Quella maglia indossata (e sfoggiata davanti alle telecamere che attendevano il suo arrivo al seggio) da Matteo Salvini recandosi alle urne elettorali per votare al referendum è diventata un vero e proprio caso.
Con un comunicato social — in cui non si cita mai espressamente il leader della Lega — la Misericordia Ponsacco ha espresso tutto il proprio malcontento.
«Veniamo a conoscenza dai media che un politico sia andato a votare indossando la maglia identificativa della nostra Misericordia. La nostra è un’Associazione apolitica che come missione ha quella di aiutare e sostenere le Persone senza distinzione alcuna di sesso, etnia e religione», si legge nelle righe consegnate alla loro pagina Facebook. Insomma, quella passerella, non è piaciuta all’ente che opera nella Valdera (in provincia di Pisa) in favore dei più bisognosi.
Soprattutto, non è piaciuta la strumentalizzazione politica che ne è stata fatta. Almeno secondo le accuse da parte della stessa associazione che hanno tratto queste conclusioni vedendo le immagini di Salvini al seggio elettorale.
«Come Misericordia Ponsacco condanniamo questo gesto e prendiamo le distanze da chi abbia fornito impropriamente questo nostro indumento. Si tratta di una strumentalizzazione e uso improprio del marchio per scopi elettorali e questo indipendentemente dal colore politico è un grave errore — si legge ancora sul profilo Facebook dell’associazione -. Valuteremo tutte le circostanze e qualora emergessero responsabilità , non esiteremo a rivolgerci alle sedi opportune».
(da agenzie)
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Settembre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
I RENDICONTI 2013 E 2014 SONO STATI CAMBIATI PER IMPUT DEL TESORIERE DELLA LEGA CENTEMERO
L’inchiesta sui fondi della Lega si allarga. I pm indagano sulla modifica ai bilanci voluta dal tesoriere del Carroccio Giulio Centemero. I rendiconti 2013 e 2014 – si legge su Repubblica – nel 2015 sono stati cambiati, per nascondere il giro di denaro.
Nella caccia alle casseforti leghiste, il procuratore aggiunto di Genova Francesco Pinto e il pm Paola Calleri hanno inoltrato lo scorso 5 marzo alla Camera la richiesta di autorizzazione alla perquisizione di Fabio Massimo Boniardi, deputato salviniano titolare di Nembo e Bonialdi Grafiche.
Sono le società a cui l’associazione maroniana — presieduta da Stefano Bruno Galli, assessore lombardo indagato per riciclaggio — aveva versato 450mila euro per il pagamento di materiale elettorale mai realizzato.
Gli incassi – prosegue Repubblica – vengono registrati nel rendiconto 2013 come “erogazioni liberali”. Il denaro compie il percorso inverso nel 2014: 120mila euro direttamente dal conto Credem, 280mila da un altro conto dell’associazione, aperto alla Popolare di Sondrio, dove erano stati bonificati mesi prima. Si riscrivono così i rendiconti 2013 e 2014.
Nel primo i 450mila euro versati alla Lega diventano “prestito”. Nel secondo, «la dazione di 400mila euro da parte di “Maroni presidente” a Lega Nord,è riqualificata come restituzione parziale del suddetto prestito”.
(da agenzie)
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Settembre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
E CITA UNA VIGNETTA DI ALTAN
Una vignetta per descrivere la situazione e una descrizione accurata dello stato dell’arte. Così
Andrea Scanzi ha attaccato Alessandro Di Battista durante il suo collegamento con Otto e Mezzo, su La7.
Il giornalista de Il Fatto Quotidiano — come accaduto già nei giorni scorsi con Marco Travaglio — ha aspramente criticato la posizione tenuta dall’ex deputato del Movimento 5 Stelle sulle Regionali e le sue ultime dichiarazioni sulla sconfitta pentastellata. Scanzi contro Di Battista usa parole molto dure e cita anche una vignetta di Altan.
Il giornalista ha definito Alessandro Di Battista un talebano — nel senso di integralista non aperto al dialogo — citando sotto questa etichetta anche l’ex ministra Barbara Lezzi e la candidata pentastellata in Puglia Antonella Laricchia (che non ha seguito le indicazioni di Conte che chiedeva al M5S di convergere su un candidato unico con il Pd, Michele Emiliano). E sull’ex deputato dice: «Cannoneggia il governo, non capisco la sua posizione».
Poi Scanzi contro Di Battista cita una vignetta di Francesco Tullio Altan: «Mi piacerebbe sapere chi è il mandante di tutte le cazzate che faccio».
Insomma, per utilizzare un eufemismo, il giornalista non riesce a comprendere i motivi di questo posizionamento dell’ex deputato (uomo molto apprezzato tra gli elettori pentastellati) contro il Movimento 5 Stelle e contro l’Esecutivo.
Poi la sentenza finale di Scanzi contro Di Battista: «Non può stare nel Movimento 5 Stelle che dialoga col Partito Democratico. È inevitabile, come fa a stare dentro a un Movimento che vuole dialogare, come hanno indicato anche le consultazioni su Rousseau? Potrebbe fondare un nuovo partito e diventare leader dei talebani. Il PTI, Partito talebano italiano, insieme a Lezzi e Laricchia.
(da agenzie)
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Settembre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
SALVINI: “AL SUD CANDIDATI SBAGLIATI”… TOTI: “MATTEO PENSA SOLO PER SE'”… MELONI: “NON SA FARE SQUADRA”
Sono passati due giorni dalla chiusura dei seggi elettorali per le Regionali. Per il centrodestra — che ha perso le sfide in Toscana, Puglia e Campania — è tempo di bilanci.
Per Matteo Salvini vale sempre lo stesso detto, quello del comunque andrà sarà un successo. E mette subito le cose in chiaro per come le vede: il centrodestra che perde è il centrodestra non leghista.
«Al Sud, in Puglia e in Campania, è stata l’offerta del centrodestra in generale a non essere all’altezza», dice in un’intervista al Corriere della Sera.
Frecciatine a Fratelli d’Italia e Forza Italia? «Non commento gli errori degli altri, men che meno degli alleati», dice.
D’altronde in Puglia c’era Raffaele Fitto, presentato da Giorgia Meloni, e in Campania a sfidare Vincenzo De Luca c’era Stefano Caldoro di Fi. «Posso dire che in Puglia e in Campania non abbiamo intercettato la richiesta di cambiamento che veniva dai cittadini», specifica ancora.
Ma non è certo l’unico a guardare agli errori degli altri commessi alle Regionali. Anche Meloni, che la sera del 21 settembre si è catapultata nelle Marche per festeggiare la vittoria del suo Francesco Acquaroli, dice a La Stampa che quello di Fdi è un risultato ottimo — e anche Vittorio Feltri in un editoriale su Libero la definisce «la più brava». «Noi abbiamo fatto la nostra parte, in Puglia come in Toscana — dice Meloni -. Se fosse stato così per tutti, se fossimo tutti cresciuti, avremmo vinto nonostante tutto il clientelismo di Michele Emiliano».
Anche Giovanni Toti, reduce dal successo della riconferma al 56% in Liguria, entra a gamba tesa nel gioco delle colpe e dei meriti, prendendo di mira il segretario della Lega. «Per essere il capo, servono due cose», dice al Corriere. I numeri e la capacità di gestire la coalizione. I primi ci sono, la seconda per ora no. Matteo si concentra solo sulle sue battaglie — accusa — e va per conto suo. Non ascolta chi gli vuole bene».
«A forza di dare spallate — continua Toti — finisce per rimediare una lussazione dopo l’altra. Dovrebbe gioire anche se vince un candidato di Fratelli d’Italia, aggiunge. Da lui e dai suoi mi aspettavo sorrisi e brindisi, non i musi lunghi di questi giorni».
(da agenzie)
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