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I MILITARI DORMONO DENTRO IL CONGRESSO: WASHINGTON BLINDATA COME SE FOSSE IN GUERRA

Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile

IL TIMORE DI ALTRE AZIONI TERRORISTICHE RIMANE ALTO

Il Congresso è presidiato anche all’interno da centinaia di uomini della Guardia nazionale che, come documentano numerose foto, dormono o bivaccano in mimetica negli eleganti corridoi dell’edificio dove ieri la Camera ha approvato la mozione di impeachment contro Donald Trump per aver incitato l’insurrezione dei suoi sostenitori contro il Parlamento. All’interno sono stati installati anche dei metal detector
L’intero perimetro del Campidoglio è protetto da alte recinzioni metalliche (come da tempo la Casa Bianca) e dai militari con armi in pugno, quasi fosse un fortino da difendere contro un assalto. Pennsylvania Avenue, l’arteria che porta dalla Casa Bianca a Capitol Hill, è bloccata ad una certa distanza dal Congresso per impedire l’accesso a chiunque.
L’atmosfera, nella città  semideserta, è surreale. Sono scene che lasciano sbalorditi e che fanno il giro del mondo, proiettando la vulnerabilità  del Paese più potente del mondo: mai prima d’ora gli Usa erano stati costretti a misure di sicurezza così estreme per garantire il passaggio dei poteri da un presidente all’altro, trasformando quella che è sempre stata una solenne festa di popolo lungo il National Mall in un evento ad alto rischio.
Anche la residenza del vicepresidente Mike Pence, l’US Naval Observatory, è stata blindata: nella notte i militari hanno innalzato tutto intorno una barriera di metallo.
Del resto la tensione resta altissima dopo l’allarme lanciato dall’Fbi su possibili proteste di milizie armate tra il 16 e il 20 gennaio contro Capitol Hill e i campidogli degli altri 50 Stati Usa. Lo stesso Trump ha dichiarato l’emergenza accogliendo una richiesta della sindaca della capitale Muriel Bowser, che peraltro ha invitato gli americani ad evitare la città .
Il Secret Service ha già  iniziato in anticipo i preparativi per garantire la sicurezza dell’Inauguration day, quando saranno dispiegati 15 mila uomini della Guardia nazionale, anche se sarà  una cerimonia ristretta e in gran parte virtuale, con uno speciale tv condotto da Tom Hanks. Ma sul palco ci saranno pur sempre, oltre a Biden e Kamala Harris, le più alte autorità  civili e militari della nazione, nonchè tre ex coppie presidenziali. E questa volta l’Fbi e le forze dell’ordine non possono permettersi errori.

(da agenzie)

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I RESPONSABILI POSSONO ESSERCI: CHI SONO E QUANTI SONO I SENATORI POTENZIALMENTE DISPOSTI A SOSTENERE CONTE

Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile

OGGI ALLA CAMERA 5 EX M5S SONO PASSATI AL CENTRO DEMOCRATICO DI TABACCI… AL SENATO I 18 SENATORI DI ITALIA VIVA SONO GIA’ COMPENSATI DA 14 SENATORI DEL MISTO CHE VOTANO PER CONTE… I QUATTRO CHE MANCANO POTREBBERO ARRIVARE DAI 4-5 RENZIANI DISSIDENTI, 4 DI FORZA ITALIA   E DA 1 UDC… VERREBBE COSTITUITO UN GRUPPO UFFICIALE CON RELATIVO SIMBOLO

Corsa contro il tempo per l’operazione “responsabili”. Giuseppe Conte, archiviato lo strappo di Matteo Renzi, è sempre più intenzionato ad andare alla conta alle Camere, ma per farlo senza rischiare di perdere tutto ha bisogno di avere la certezza (o quasi) che ci sarà  un gruppo di parlamentari pronto a sostenere la maggioranza.
Il problema è sempre lo stesso: l’operazione dovrà  dare contorni “certi e sicuri” alla maggioranza e non potrà  basarsi su senatori disgregati, lo chiede Sergio Mattarella ed è la condizione necessaria sufficiente per blindare il governo.
I movimenti in Parlamento sono tanti e sempre più seri: il rischio di elezioni anticipate preoccupa la truppa di chi sa non sarà  più riconfermato e i numeri, è quello che garantiscono da più parti, ci possono essere.
La prima necessità  è quella di trovare una casa (o meglio un simbolo) che li possa riunire tutti.
Alla Camera si guarda a Centro democratico di Bruno Tabacci dove nelle ultime ore sono arrivati ben 5 ex parlamentari M5s.
Al Senato la faccenda è più complicata: Udc ufficialmente dice che non sosterrà  Conte, ma la senatrice Paola Binetti, dicono fonti di maggioranza a ilfattoquotidiano.it, proprio questa mattina a Palazzo Madama ha fatto sapere ai colleghi Pd-M5s che se necessario non si tirerà  indietro.
Il gruppo potrebbe a quel punto formarsi dentro il gruppo Misto con un proprio simbolo (come già  fa Leu).
Le spinte intanto arrivano da più parti. Fonti dei vertici M5s garantiscono che “ci sono buone possibilità  che l’operazione vada in porto“.
I 5 stelle sono compatti nel sostegno a Conte e chiudono le porte a un riavvicinamento a Renzi. Per questo sono tra i principali fautori della strada dei “responsabili”.
E non a caso, per tutta la mattinata, i big (da Di Maio a Di Battista e Buffagni) hanno rilasciato dichiarazioni dure di chiusura netta per Italia viva e rilanciato invece l’appello ai costruttori dello stesso Beppe Grilo.
Fonti istituzionali invece predicano ancora prudenza: il rischio è che oltre gli auspici non si riesca ad andare. Ma è presto.
Sul fronte parallelo fonti interne ai dem hanno fatto trapelare che “i responsabili non ci sono” e che se continua così “si rischia il voto a giugno“. Un messaggio interpretato come un modo per stringere i tempi e far accelerare le trattative: i parlamentari che vogliono appoggiare la maggioranza devono farsi avanti, ora o mai più.
I NUMERI
Alla Camera la situazione è relativamente tranquilla: la maggioranza ha 346 deputati e senza i 30 di Italia viva, conta su 316 sì che anche se risicati sono sufficienti.
Il problema più urgente è il Senato: il governo finora ha avuto l’appoggio sicuro di 158 parlamentari a Palazzo Madama (92 M5s, 35 Pd, 8 Autonomie, 18 Italia viva, 5 Leu) e senza i renziani, scenderebbe a 140.
Al momento, guardando a chi nel gruppo Misto ha sempre offerto una sua disponibilità  a sostegno della maggioranza, ci sarebbero già  circa 14 senatori. Ma il numero è una stima prudenziale ed è in continuo aggiornamento.
SENATO
Tra i primi indiziati ci sono i senatori del Udc: Paola Binetti, Antonio De Poli e Antonio Saccone. Che ufficialmente smentiscono, ma ufficiosamente sono molto meno compatti. Binetti ha già  fatto capire di essere pronta ad aprire una discussione: lo ha detto oggi parlando con colleghi della maggioranza e lo ha lasciato intuire tra le righe parlando con l’agenzia Adnkronos.
Un altro fronte importante nella conta è sicuramente quello dei componenti del Misto che già  più volte si sono allineati alla maggioranza (il riferimento sono i voti di fiducia e i voti sulla legge di bilancio) e che, a un primo calcolo, sarebbero in totale 14.
I primi responsabili indiziati sono naturalmente gli ex M5s che, proprio per l’antico legame con il Movimento, molto spesso votano già  a favore del governo per segnalare la loro vicinanza a una linea che, dicono, non hanno mai davvero disconosciuto. Si tratta di: Maurizio Buccarella, Saverio De Bonis, Luigi Di Marzio, Tiziana Drago, Elena Fattori, Marinella Pacifico.
Di questi proprio De Bonis lo raccontano molto impegnato nel riuscire a concretizzare la nascita di un nuovo gruppo: avrebbe contattato nei giorni scorsi un altro ex ora a +Europa Gregorio De Falco per una “chiacchierata”. De Falco cambia opinione spesso, anche se ultimamente sembra più possibilista. A lui potrebbe aggiungersi un altro ex incerto: Michele Giarrusso.
Non bisogna dimenticare che la compagine di ex 5 stelle (26 deputati e 16 senatori) non basta per risolvere da sola la situazione, visto che molti di loro ormai hanno aderito ad altre formazioni, dalla Lega ad Azione, e vanno considerati individualmente.
Poi vengono considerati sicuri sì degli esponenti del Maie (il cui fondatore è il sottosegretario Merlo) Adriano Cario e Raffaele Fantetti: in particolare Fantetti negli ultimi mesi si è fatto promotore del think tank Italia23 che, secondo alcune indiscrezioni, vorrebbe essere uno dei progetti embrionali di una ancora fantomatica lista Conte.
Fantetti, raccontano a Palazzo Madama, è tra i più attivi in queste ore ed è dietro molti contatti. Sicuramente a favore, come ha già  dichiarato, Sandra Lonardo, ex Forza Italia passata al Misto a luglio scorso in polemica con la “linea salviniana” del centrodestra. Proprio il marito Clemente Mastella si è già  offerto, più o meno convintamente, per organizzare lui “il gruppo dei responsabili” e nelle varie interviste rilasciate in queste ore ha garantito che “i numeri ci sono”.
Infine vanno considerati a favore i due senatori a vita iscritti al Misto Mario Monti e Liliana Segre, ma anche Sandro Ruotolo, eletto con le elezioni suppletive a fine febbraio scorso e molto vicino a Leu.
Più problematico il sì dell’ex dem, e in passato molto vicino a Matteo Renzi, Tommaso Cerno: è stato tra i primi sostenitori del governo Conte 2, ma oggi dice di non essere disposto a dare il suo voto. “Io dico sì all’idea, ma non al metodo”, spiega a ilfattoquotidiano.it. “Sono tra quelli che credono di più nel progetto Pd-M5s, ma proprio per questo non voglio che sia rovinato dai transfughi del centrodestra”.
Altro bacino in grande agitazione è quello di Italia viva. Fonti della maggioranza assicurano che ci sono almeno 4 o 5 senatori renziani che sarebbero già  pronti a sostenere la maggioranza per timore del voto anticipato.
Una delle più in bilico è sicuramente l’ex azzurra Donatella Conzatti che già  ieri, intervistata dal Corriere della sera, aveva aperto a una mediazione tra Renzi e Conte. E che ora sarebbe sempre più intenzionata a lasciare l’ex premier.
Riccardo Nencini, che associando il simbolo Psi a Iv ha permesso a Renzi di avere il gruppo al Senato, ha smentito di essere pronto alla separazione, ma è al momento tra i più sorvegliati anche perchè ha detto di essere contrario al voto anticipato.
Occhi puntati anche sui renziani che hanno ruoli nelle commissioni: l’ex M5s Silvia Vono, vicepresidente della commissione Lavori pubblici al Senato, o l’ex Pd Annamaria Parente, presidente della commissione Igiene e Sanità . Ma anche Vincenzo Carbone, vice della commissione Lavoro o Leonardo Grimani, segretario della commissione Affari costituzionali.
Nel calcolo non vengono (ancora) considerati esponenti di Forza Italia che potrebbero valutare di dare il loro contributo alla causa. Forse è questo uno dei passaggi più complicati, anche perchè dovranno poi vedersela con le resistenze dei 5 stelle, ma le aperture da parte di alcuni non sono escluse.
E i nomi che circolano sono quelli di Roberto Brunetta, Renata Polverini, Deborah Bergamini e Osvaldo Napoli. L’opzione per i vertici azzurri al momento è fuori discussione e, come raccontato da il Fatto quotidiano, ieri nei vertici in Parlamento hanno minacciato di tenere “fuori dalle liste” chiunque lasci anche solo intuire di essere interessato all’operazione.
CAMERA
A Montecitorio una delle operazioni più interessanti è stata registrata nelle ultime ore e ufficializzata stamattina dal presidente Roberto Fico. Cinque deputati ex M5s hanno aderito alla componente di Centro Democratico — Italiani in Europa guidata da Bruno Tabacci. Si tratta, in particolare, di Marco Rizzone, Fabio Berardini, Mara Lapia, Carlo De Girolamo e Antonio Lombardo.
Ma proprio alla Camera la pattuglia di ex M5s è molto nutrita (in totale sono 26) e in tanti siedono nel gruppo Misto senza alcuna possibilità  di essere ricandidati. Basta questo per farli diventare “responsabili”? Non è assolutamente scontato. Di sicuro però ci sarà  almeno la tentazione.
A scrivere un post molto duro contro Matteo Renzi e, a suo modo, in difesa del governo Conte 2, è stata solo ieri l’ex M5s Silvia Benedetti: “Con tutta la disistima che ho per questo governo, tranne per tre/quattro tra ministri/viceministri/sottosegretari, resto allibita dallo sfacciato teatrino del capetto di Italia Morta”, ha scritto. “Già , un politico così egoriferito può solo far morire l’Italia”.
Troppo poco per parlare di un nuovo gruppo, ma l’ennesimo segnale che qualcosa si muove.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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SUI SOCIAL CONTE STRAVINCE SU RENZI: SU TWITTER SPOPOLA #RENZISENZAVERGOGNA

Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile

GLI ITALIANI SI SCHIERANO CON IL PREMIER, AUMENTA I FANS SU TUTTI I SOCIAL, CROLLO DI RENZI

Nelle concitate ore della crisi di governo circolava tra senatori e parlamentari una battuta di Massimo D’Alema: l’uomo con meno consenso in Italia vuole far cadere quello più popolare. Il riferimento a Renzi e Conte è del tutto scontato, ma lo è meno il fatto che la battuta in questione sia estremamente precisa.
Infatti se andiamo ad analizzare cosa sta succedendo sulla rete italiana ne usciamo con un’importante notizia: gli italiani continuano a fidarsi soprattutto di Giuseppe Conte.
Mentre Matteo Renzi apriva la crisi facendo dimettere i ministri di IV, su Twitter #Renzivergogna diventava il primo argomento di discussione con oltre 22mila messaggi. Ogni singolo tweet contro l’operazione di Renzi, a causa della viralità  della vicenda, è stato visualizzato da circa 1500 persone.
Ma come è stata possibile una vittoria cosi schiacciante da parte di Conte su Renzi?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo ripartire da questi ultimi mesi. Un periodo che ha visto il premier confrontarsi con le dure critiche per una generale impreparazione verso la seconda ondata del coronavirus. Ma anche con gli attacchi per aver chiuso molte attività  durante le feste natalizie nonostante gli sforzi richiesti a inizio autunno.
Per capire come Giuseppe Conte sia riuscito, nonostante tutto, a rimanere così popolare dobbiamo andare a farci un giuro sul web. È soprattutto qui che Giuseppe Conte ha costruito nell’ultimo anno, proprio quello che coincide con la pandemia, una grande dote di consenso che gli permette di avere una lunga luna di miele con gli elettori. Ma anche di guardare dall’alto in basso gli altri leader politici.
Durante il primo lockdown la popolarità  online di Giuseppe Conte è esplosa in maniera esponenziale. Da normale e forse anonimo leader politico i primi mesi della pandemia lo hanno trasformato in una star della rete. Tra marzo e aprile la popolarità  del premier su Facebook è cresciuta del 79,5%, con un aumento di 1.297.412 nuovi follower.
Lo stesso exploit di Conte tra marzo e aprile lo ritroviamo sia su Instagram (+57,91%, 450.001 nuovi follower) che su Twitter (+38,5%, 160.637 nuovi follower).
L’enorme dote di popolarità  ottenuta da Giuseppe Conte si potrebbe spiegare tecnicamente anche con l’utilizzo delle piattaforme social per le sue seguitissime conferenze stampa. Ma a questo bisogna aggiungere che la sua narrazione moderata e asettica ha fatto più colpo di una contraddistinta da toni alti ed esasperati.
Gli italiani, nelle fasi acute della pandemia, sembrano premiare dunque una comunicazione concreta e meno vicina alla propaganda. Questa tendenza è riscontrabile anche in questi ultimi giorni. Durante i mesi della seconda ondata del Covid-19 Giuseppe Conte è riuscito a ribadire il suo predominio sulla rete risultando il leader che cresce di più sui principali social network.
Tra fine ottobre e gli inizi di gennaio Giuseppe Conte ha conquistato su Facebook 108.548 nuovi potenziali elettori crescendo del 3%. Su Twitter è invece avanzato di oltre l’8% ottenendo 73.116 nuovi follower.   Anche su Instagram Conte cresce del 6% convincendo 105.994 nuovi potenziali elettori.
Nessun altro leader ha raggiunto questi numeri.
Anzi, notiamo che proprio Matteo Renzi, insieme a Salvini, risulta essere quello più in difficoltà  con l’opinione pubblica digitale.
Addirittura durante i giorni della seconda ondata del virus Matteo Renzi ha perso su Facebook 2.364 follower e 237 su Instagram. Le cose non vanno bene neanche a Salvini che nello stesso periodo perde su Instagram 640 seguaci.
Se i media mainstream raccontano questa crisi come un duello tra Conte e Renzi di certo l’opinione pubblica digitale non ha dubbi sul vincitore.

(da Huffingtonpost)

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CONTE E DI MAIO PUNTANO SUI RESPONSABILI, IL PD, LACERATO, FRENA

Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile

I FEDELISSIMI DEL PREMIER SETACCIANO IL SENATO… NEL PD LE QUINTE COLONNE DI RENZI VOGLIONO EVITARE LA CONTA IN AULA

“Sono convintissimo che se Conte andasse di fronte al Parlamento gli potrebbe anche andare bene”. Romano Prodi, che di situazioni simili ha una certa esperienza, vaticina una strada che potrebbe portare Giuseppe Conte a rimanere in sella, in un’equazione che non prevede una maggioranza di cui faccia ancora parte Italia viva.
Un consiglio non richiesto, che tuttavia va esattamente nella direzione che in questo momento ha in testa il premier.
Il rapporto con i renziani è lacerato a tal punto che al momento una ricucitura non è una strada percorribile per il presidente del Consiglio. Che ai suoi interlocutori ha spiegato e rispiegato di aver provato e riprovato a tendere la mano a Matteo Renzi, anche ieri, dopo essere sceso dal Quirinale, ma di aver incassato solamente critiche personali e inaccettabili.
Per questo l’unica strada al momento considerata percorribile è quella di un nuovo gruppo organico che al Senato e alla Camera sostituisca la pattuglia di Iv.
Una linea sulla quale, nonostante le perplessità  malcelate degli ultimi giorni, si sta ricompattando anche il Movimento 5 stelle.
È Luigi Di Maio a uscire allo scoperto: “Mi appello a tutti i costruttori europei che in Parlamento nutrono la volontà  di dare all’Italia la sua opportunità  di ripresa e riscatto. Insieme possiamo mantenere la via”. Traduzione: serve un gruppo omogeneo e non una pattuglia raccogliticcia di voti estemporanei, per dare solidità  alla nuova maggioranza e a rispondere alle perplessità  del Quirinale. Ma non è un dettaglio che la radicalizzazione della crisi ha portato quel pezzo di 5 stelle che già  mal tolleravano la coabitazione con Renzi a irrobustire le proprie posizioni: “Renzi è peggio di Salvini”, picchia duro Alessandro Di Battista, mentre l’ex ministra Barbara Lezzi avverte: “A un nuovo governo con i renziani non darò la fiducia”.
Nel Pd gli umori non sono univoci. La cesura che ieri l’ex segretario ha condotto fino in fondo ha lasciato una ferita. Fonti del partito spiegano che i responsabili non ci sono, che l’ipotesi di un voto a giugno oggi è assai concreta. Insieme al pezzo di partito che in reazione si è saldato intorno a Conte ce n’è un altro che sin da subito scinderebbe il destino del governo e quello del Nazareno dal presidente ancora in carica. “Oggi l’interesse nazionale coincide con la ricostruzione e il rilancio della maggioranza politica che ha governato l’Italia dall’agosto del 2019”, dice il portavoce di Area riformista, la corrente guidata da Lorenzo Guerini e da Luca Lotti. E chiede di “evitare duelli rusticani e ripartire dal Quirinale”, in uno schema che prevederebbe una ricomposizione non necessariamente intorno al nome di Conte.
Perchè il tempo diventa un fattore cruciale nella soluzione della crisi.
Dal tempo passa il buon esito o meno dell’”operazione costruttori”. Mettere insieme in un unico gruppo quelli che potrebbero essere centristi attualmente senza una collocazione precisa, transfughi del centrodestra e ex 5 stelle non è un’operazione complessa.
La girandola di contatti è vorticosa. Da Palazzo segnalano l’attivismo di Mario Turco, sottosegretario a Palazzo Chigi, senatore 5 stelle con un legame fortissimo con Conte, ma sarebbe in campo anche Alessandro Goracci, il capo di gabinetto di Conte, per tentare di trovare una quadra.
Al Senato segnalano l’attivismo di Federico D’Incà  e del capogruppo Ettore Licheri, mentre nel Pd è Goffredo Bettini a tessere la tela, soprattutto con Forza Italia, terreno minato per i 5 stelle, tenendo aperto un canale di comunicazione con Gianni Letta.
Il punto è che l’operazione costruttori sarà  comunque complicato metterla su in una settimana, figuriamoci in una manciata di ore.
Per concedersi un margine di trattativa un minimo più ampio, sia sul versante responsabili sia su quello al momento improbabile di ricomposizione, la maggioranza punta allo shodown non prima del voto sullo scostamento di bilancio, previsto a Montecitorio per il 20 e che il Senato fisserà  non prima del 19.
Chiosa un senatore 5 stelle. “Se Renzi ci ha portato via cinquanta parlamentari non escludo che Conte possa trovare una dozzina di senatori che, pur nel centrodestra, non vogliano consegnare l’Italia nelle mani della destra sovranista”. La partita è aperta.

(da “Huffingtonpost”)

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L’EX MINISTRA BONETTI PUBBLICA SU FB LE FOTO DEGLI SCATOLONI A PALAZZO CHIGI

Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile

SONO QUELLI CHE AVREBBE DOVUTO FARE UN ANNO E MEZZO FA: NOMINATA MINISTRO GRAZIE AL PD, IL GIORNO DOPO PASSO’ A ITALIA VIVA, TENENDOSI LA POLTRONA

Tornerà  a insegnare Analisi Matematica all’Università  dopo aver fatto parte, per quasi un anno e mezzo, del governo.
Le dimissioni Bonetti — annunciate mercoledì sera da Matteo Renzi in conferenza stampa, contestualmente a quelle della ministra Bellanova e del sottosegretario Scalfarotto — diventano oggetto di una melensa narrazione social.
L’ormai ex capo del Dicastero per le Pari Opportunità  e la Famiglia ha pubblicato questa mattina le foto dei suoi ultimi istanti a Palazzo Chigi, circondata da scatoloni i da riempire prima del ritorno alla sua vita quotidiana.
Poche parole e tre fotografie che mostrano il suo ufficio a Palazzo Chigi e il recupero di oggetti e documenti personali.
«È stato un onore servire questo Paese nei palazzi romani delle istituzioni. Torno a farlo nelle aule universitarie milanesi. La politica è servizio».
Faldoni, documenti, disegni di legge, resoconto delle attività  portate avanti nel corso del suo mandato. Poi gli scatoloni.
Così le dimissioni Bonetti diventano una melensa narrazione social da parte della stessa ex ministra per le Pari Opportunità  e la Famiglia. Insomma, proprio come indicato ieri sera da Matteo Renzi in quell’accesa conferenza stampa in cui di annunciava il disimpegno governativo di Italia Viva. Anzi no.
Proprio in quell’occasione, Matteo Renzi aveva criticato l’assiduo utilizzo dei social da parte dei politici, per parlare di qualsiasi cosa (da che pulpito, ndr). E, invece, anche le dimissioni Bonetti (in attesa di conoscere la narrazione che ne farà  Teresa Bellanova) diventano un social-show da condividere.
Gli scatoloni vuoti da riempire e poi portare fuori dall’ufficio e da Palazzo Chigi. Sembra una scena da film o fiction americana. Invece è la politica italiana.

(da Giornalettismo)

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LE OMBRELLINE DI RENZI: LUI PARLA E LE “SUE” MINISTRE DIMISSIONARIE TACCIONO

Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile

CHE TRISTEZZA VEDERE LA BELLANOVA, UNA DONNA CHE HA COMBATTUTO IL CAPORALATO, CON LA TESTA CHINA DI FIANCO AL CAPORALE

E’ difficile trovare le parole giuste per descrivere il fastidio misto a imbarazzo e compatimento per la scena a cui siamo stati costretti ad assistere ieri, grazie allo sciamano di Rignano: lui, Matteo Renzi, seduto tra le due veline Bonetti e Bellanova come un Ezio Greggio qualunque, che concede loro giusto il tempo di uno stacchetto alla fine, durante i titoli di coda.
Un’immagine che è riuscita a immalinconire il paese più delle piazze vuote durante il primo lockdown, specie perchè proprio Renzi è quello che aveva presentato il suo nuovo partito così: “Sarà  femminista con molte donne di livello alla guida. Teresa Bellanova sarà  la capo delegazione nel governo. Una leader politica, oltre che una ministra. Per me le donne non sono figurine e l’ho sempre dimostrato”.
L’ha dimostrato, infatti.
Ieri le sue ministre (e il “sue” è stato ribadito più volte, come a ricordarne la proprietà , come le tenesse in tasca a mo’ di figurine dei calciatori, appunto) erano il sunto perfetto di quel “Io t’ho creato, io ti distruggo” alla Totò. Della serie: “Io ce l’ho messe, io le dimetto”.
E faceva impressione vederle lì, le ministre, come ombrelline accanto a Valentino Rossi, senza fiatare mentre il loro creatore parlava di dimissioni che formalmente non erano le sue, ma delle comparse lì accanto.
Lo stesso creatore i cui discepoli di Italia Viva scomodano la parola “sessismo” pure se uno scrive che la Boschi ha le meches troppo chiare. Che mestizia vedere Teresa Bellanova, quella che si è fatta le ossa nei sindacati, che ha combattuto una vita contro il caporalato, con la testa china di fianco al caporale.
E poi quei suoi 7 minuti di monologo finale, con le tv che quando lei inizia a parlare interrompono le dirette, monologo in cui tentava di convincerci che si dimetteva perchè le pizzerie nei piccoli paesi non lavorano a pranzo e Conte non le ha tenute in considerazione. Sarebbe stato meno imbarazzante star lì con Paolini alle spalle che reggeva il cartello “Più Viagra per tutti”.
E che tristezza sentire la Bellanova dire che lascia l’incarico di governo in nome della dignità , mentre senza dignità  lascia che il capo blateri per un’ ora, ignorandola.
Per non parlare della Bonetti, la cui collana dal peso specifico di Giove ha annuito silenziosamente tutto il tempo, finchè non arrivano i suoi 5 minuti netti di spazio in conferenza stampa. Cinque minuti consumati deglutendo, proclamando “Siamo donne libere e non ci rendiamo complici di un comportamento inadeguato!”. Libere. L’ha detto davvero, “Libere”.
Per poi aggiungere: “Sono una donna delle istituzioni, il mio percorso da scout e da ministro porta a questo!”. Da scout. Fosse entrata nelle Giovani Marmotte probabilmente sarebbe riuscita a soprassedere, ma da scout no, non si cede. Si fa cadere il Governo.
Ed è così che Renzi riesce nella difficile, quasi impossibile missione di scatenare le folle perfino contro la Bellanova, di renderla invisa al popolo, proprio lei, che il popolo l’ha sempre rappresentato. Se rendere antipatica la Boschi era un’impresa facile, anche perchè lei faceva già  da sola metà  del lavoro, con la Bellanova era un’operazione complessa. E invece Renzi c’è riuscito.
Del resto, sta riuscendo addirittura a riabilitare la figura di Mastella, e, tutto sommato, a far pensare a mezzo paese che in fondo in fondo, un anno e mezzo fa, perfino Salvini, l’ha fatta meno sporca di lui.

(da TPI)

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PER PRODI I RESPONSABILI CI SONO GIA’: “CONTE VADA IN AULA, I VOTI LI TROVA”

Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile

“QUESTA CRISI SI DEVE RISOLVERE IN PARLAMENTO E CONTE POTREBBE OTTENERE LA FIDUCIA”

“Per la prima volta sono molto preoccupato. Non è una semplice dimissione, è il Paese intero che si dimette”, a parlare è l’ex premier Romano Prodi, che ipotizza la sua road map per la crisi di governo in un’intervista a Radio Rai.
“Questa storia mi fa tristezza — dice il Professore — Renzi tratta il governo come un suo gioco. Questo è un momento importante, abbiamo il Recovery Fund che sono una quantità  di soldi enorme, la Libia, i profughi nella vicina Bosnia, dobbiamo prepararci per il G20 che è importantissimo. Che cosa vuol dire questa crisi?!”.
“Come se ne uscirà ? Il governo delle buone intenzioni non si può più fare, non è più l’epoca e quello che serve non è un governo tecnico. Secondo me questa crisi si deve svolgere per forza di fronte al Parlamento, come ho fatto anche io per ben due volte. Sapendo bene di essere sconfitto, ma la democrazia è questa. Tra l’altro, secondo i miei calcoli, penso che se Conte andasse in Aula, potrebbe andargli anche bene per la fiducia”.
“Il governo diventa grande se pensa in grande. E se mette all’ordine del giorno il futuro e non il passato”, aveva già  detto l’ex premier questa mattina sul ‘Messaggero’.
Una strada, per il Professore, è sicuramente preclusa, quella di un esecutivo di unità  nazionale: “Non mi sembra una via perseguibile, le tensioni e gli insulti crescono sempre, invece di calare”.
Cosa, invece, si dovrebbe fare? “Ci vorrebbe un partito che indicasse due o tre punti di larghissimo interesse popolare, aprisse un grande dibattito nazionale su questi e si rimettesse così in sintonia con il Paese”, suggerisce.
L’ex presidente del Consiglio non si sottrae a una riflessione sul ritorno in scena di Clemente Mastella, che innescò la fine del Prodi II, come potenziale organizzatore di una ‘scialuppa di salvataggio’ dell’attuale esecutivo: “Forse vorrà  riparare al malfatto. Dio, come diceva il Manzoni, perdona tante cose per un’opera di misericordia”. Tutt’altro discorso per Fausto Bertinotti: “Perdonabile? No, perchè auto-eliminandosi ha reso inutile perfino il perdono”.

(da agenzie)

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QUANDO RENZI TRE ANNI FA SCRIVEVA CHE “E’ INACCETTABILE CHE CI SIANO ANCORA PICCOLI PARTITI CHE METTONO I VETI”

Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile

ORA CHE E’ LUI A METTERLI CON UN PARTITINO DEL 2,5% VANNO BENE?

“Non è accettabile che nel 2017 ci sono ancora piccoli partiti che mettono i veti”, così Matteo Renzi nel 2017, quando — appena rieletto segretario del Pd — durante il governo guidato da Paolo Gentiloni si scagliava contro chi minacciava la crisi dal “basso” di percentuali elettorali risicate.
Ma ora la situazione si è ribaltata e Matteo Renzi, che ieri ha innescato la crisi di governo annunciando il ritiro delle sue ministre dall’esecutivo, si ritrova proprio nel ruolo di quel piccolo partito che mette i veti.
Una situazione in cui, peraltro, si è ficcato da solo quando a settembre 2019, dopo aver contribuito a formare il nuovo governo giallo-rosso, ha deciso di uscire dal Pd, in cui avrebbe goduto ancora di buona percentuali e di formare un suo partito.
I veti di oggi di Italia Viva, che nei sondaggi gode del 2,5 per cento, sono sul Recovery Plan, sull’indisponibilità  del governo di attingere ai fondi del Mes sulla sanità  e in generale su un modo di gestire la pandemia che il leader di Iv ha trovato poco democratico, perchè giocato troppo sui social.
Il tweet del 2017, condiviso durante la trasmissione Porta a Porta, non era il primo in cui il “vecchio rottamatore” si scagliava contro i piccoli partiti. Ben prima di diventare premier, nel 2012, alla Leopolda assicurava: “Se vinciamo noi non ci sarà  più spazio per il potere di veto dei partitini”. E qualche utente oggi scherza: “Per Renzi i veti erano inaccettabili nel 2017, ma forse sono accettabili nel 2020”.

(da TPI)

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IN EUROPA NESSUNO CAPISCE RENZI

Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile

CON 209 MILIARDI DA ASSEGNARE ALL’ITALIA, IN EUROPA COMINCIANO A PORSI INTERROGATIVI… PPE, SOCIALISTI E VERDI: “ATTO IRRESPONSABILE”

Quando in giornate ‘particolari’ come queste arrivano messaggi dalle cancellerie estere del genere ‘Come va?’, si capisce che si tratta del ‘diplomatichese’ per chiedere: ‘Che diavolo sta accadendo in Italia?’.
Perchè in questi giorni ai responsabili di governo ne stanno arrivando tanti di messaggi del genere ‘Come va?’. La crisi politica italiana genera stupore nei palazzi delle istituzioni all’estero.
Stavolta fanno davvero fatica a capirla, con l’aggravante che mai come stavolta la crisi non è solo affare italiano, ma europeo, visto che l’Italia ha la gran parte della responsabilità  sulla riuscita del Next Generation Eu, sforzo inedito europeo di 750mld per affrontare la crisi da covid.
Per ora, l’unica rassicurazione per gli europei è che il piano italiano di ripresa è ‘salvo’, approvato in consiglio dei ministri.
Per il resto, aspettano ma non comprendono le ragioni del caos, perchè il caso italiano è ben diverso da Olanda ed Estonia, paesi dove pure si è aperta una crisi di governo ma per motivi precisi.
Giovedì prossimo intanto Giuseppe Conte dovrebbe partecipare alla videoconferenza con gli altri leader europei per un aggiornamento sulla pandemia. I giornali stranieri mettono a fuoco il suo avversario: Matteo Renzi.
“Assoluta irresponsabilità  di Renzi”, twitta la presidente del gruppo dei Socialisti&Democratici europei Iratxe Garcia Peres. “Nel mezzo di una pandemia globale, la stabilità  e la sicurezza del governo sono essenziali per rispondere alle preoccupazioni sanitarie, sociali ed economiche — continua — Spero che l’Italia esca da questa situazione al più presto”.
“Non vediamo come questo dramma politico sia di qualche aiuto ai cittadini e alle imprese italiane che stanno soffrendo molto per le conseguenze della pandemia”, commentano dal Ppe.
“In Europa ci aspettiamo un atteggiamento costruttivo dal capo del governo Conte e da Renzi. Come maggiore beneficiaria del Next Generation Eu, l’Italia ha una grande responsabilità ”, dice l’europarlamentare dei Verdi tedeschi Alexandra Geese, che parla italiano e conosce bene il panorama politico italiano.
“Dall’Europa, osservo con preoccupazione la crisi di governo — aggiunge – l’Italia ha bisogno di un governo stabile per superare la crisi sanitaria e per presentare al più presto un buon piano economico all’Europa per uscire dalla crisi con un’economia più forte, sociale e verde”.
Enrico Letta, primo premier a fare le spese delle azioni del rottamatore nel 2014, sottolinea sull’americana Cnbc che “la crisi provocata dal partito più piccolo, 2,5 per cento nei sondaggi, è un record persino in Italia”.
Mai come stavolta la crisi è affare internazionale, nello specifico europeo. L’Italia ha la più grossa responsabilità  del recovery fund, 209 miliardi di euro di responsabilità . Certo, l’Europa si è assicurata il recovery plan italiano, approvato dal consiglio dei ministri alla vigilia della crisi aperta ieri da Renzi con il ritiro degli esponenti di Italia Viva dal governo. E, certo, ora c’è tempo fino a quando arriveranno i nuovi fondi europei, raccolti sul mercato dalla Commissione: bisogna aspettare le ratifiche dei 27 Stati membri della parte relativa all’introduzione di nuove risorse proprie (web tax, carbon tax, ecc). Ma la crisi al buio provoca stupore all’estero e comunque non tranquillizza, visto il bottino di soldi che l’Italia deve gestire.
Le esigenze diplomatiche di non ingerenza negli affari politici di un paese straniero impongono il ‘Come va?’ e frenano i messaggi. Ma non tutti. Il ministro agli Affari europei Enzo Amendola ne riceve di espliciti: “Se le faccio vedere tutti gli sms che sto ricevendo farebbe degli scoop incredibili — dice ospite a Skytg4 – Tutti i colleghi europei mi hanno scritto, sono molto preoccupati. L’ultimo messaggio l’ho ricevuto dal ministro svedese”.
I media stranieri intanto mettono a fuoco il problema. Se fino a una settimana fa parlavano dei venti di crisi in Italia come di una conseguenza delle tensioni sul piano di ripresa, oggi puntano i riflettori su Renzi, l’attore che ha aperto la crisi, pur approvando il piano di ripresa del governo (astensione di Italia Viva in Consiglio dei ministri). E allora si scatenano. Fanno fatica a comprendere la vera ragione del caos.
Giovedì Conte parteciperà  alla videoconferenza dei leader europei per un aggiornamento sulla pandemia.

(da “Huffingtonpost”)

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