Febbraio 19th, 2021 Riccardo Fucile
REPORT SVELA GLI OMISSIS
Report svela in esclusiva gli omissis del contratto tra l’Unione europea e AstraZeneca. E dal primo accordo in assoluto tra Bruxelles e le case farmaceutiche per i vaccini contro il Coronavirus emerge che il prezzo “no profit” c’è, sì, ma solo fino a luglio.
Dopo quella data l’azienda potrà eventualmente aumentarlo. Emerge anche che entro giugno 2021 erano attese 300 milioni di dosi: una scadenza assai difficile da rispettare a questo punto.
Nel contratto però non sono previsti automatismi per eventuali penali. Gli omissis riguardavano le regole per i pagamenti, la misura economica del contratto (certamente oneroso: ben 870 milioni di euro per 300 milioni di dosi) e le scadenze per la distribuzione del vaccino anti-Covid.
Il contratto, ricorda Report, firmato a fine agosto scorso, fino all’inizio dell’anno era avvolto da una totale segretezza, «nonostante le richieste di trasparenza provenienti da molti parlamentari europei, dal mondo dell’informazione e dalle associazioni della società civile» Ma poi è arrivato il contrasto tra la Commissione europea e la casa farmaceutica, causato da un calo delle quantità di siero attese. Da qui la pubblicazione del contratto da parte dell’Ue. Con la persistenza però di molti omissis.
I costi
I costi, spiegano ancora sul sito della trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci, sono distribuiti tra Ue e stati membri. «Bruxelles paga 336 milioni di euro per i costi di base, che — a quanto si evince dal contratto — sono stati integralmente versati, in due tranche, ancor prima della consegna delle prime dosi. Gli stati contribuiscono invece con circa 534 milioni, da versare alla consegna». Ogni dose viene quindi pagata con 1,12 euro dall’Ue e 1,78 dagli Stati. Si tratta del prezzo “no profit” di cui sopra, che a quanto emerge dagli omissis svelati, da luglio potrà aumentare per decisione autonoma di AstraZeneca. Non solo: se i costi dovessero aumentare entro il 20%, l’incremento del prezzo sarà automatico. Per eventuali ristori invece in caso di costi più bassi servirà una commissione ad hoc.
I risarcimenti
Tutti destinati agli stati membri in caso di effetti collaterali, tranne che nell’ipotesi in cui il danno sia causato da un difetto nel vaccino derivato dal mancato rispetto da parte di Astrazeneca delle attuali buone pratiche di fabbricazione o delle normative di farmacovigilanza Ema.
Le consegne
Le prime dosi dovevano essere consegnate entro la fine dello scorso anno: dai 30 agli 80 milioni. La deadline non è stata rispettata anche a causa dei tempi di approvazione del siero da parte dell’Ema. Le 300 milioni di dosi erano attese entro giugno: 40 milioni per gennaio, scrive ancora Report, 30 a febbraio, 20 a marzo, 80 ad aprile, 40 a maggio e 60 a giugno. Scadenze impossibili da rispettare con l’annunciata riduzione dei tempi di consegna. Non ci sono penali automatiche, si diceva, ma c’è la possibilità per l’Europa di interrompere il contratto nell’eventualità di una mancata consegna.
(da agenzie)
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Febbraio 19th, 2021 Riccardo Fucile
ERA IL 22 FEBBRAIO 1931…TRA VELE, CIME E PENNONI SONO PASSATI CENTINAIA DI GIOVANI E GENERAZIONI DI UFFICIALI DELLA NOSTRA MARINA MILITARE
Era il 22 febbraio 1931 quando venne varata presso il Regio Cantiere di Castellamare di Stabia. C’erano le autorità militari, civili e religiose così come il progettista, l’ingegnere Francesco Rotundi, un tenente colonnello del Genio navale, e la madrina del varo, la signora Elena Cerio.
Consegnata alla Regia Marina il 26 maggio 1931, entrò in servizio come nave-scuola il successivo 6 giugno, aggiungendosi alla gemella Cristoforo Colombo, di tre anni più anziana, e costituendo con essa la Divisione Navi Scuola al comando dell’Ammiraglio Domenico Cavagnari.
Il motto originario era Per la Patria e per il Re, ma venne modificato successivamente con l’avvento dell’Italia repubblicana e la caduta della monarchia, nel 1946, in Saldi nella furia dei venti e degli eventi.
Oggi, tutti i cadetti dell’Accademia Navale di Livorno che varcano la scaletta del veliero si ritrovano a centro nave, sul ponte di coperta, davanti all’attuale motto Non chi comincia, ma quel che perservera. Assegnato nel 1978 è un’esortazione all’impegno e alla perseveranza, a non mollare nei momenti difficili. Un richiamo per coloro che sono chiamati a salpare ogni anno e vivere per circa tre mesi un’intensa fase di addestramento durante la campagna d’istruzione.
Il “battesimo del mare” avviene in quei 101 metri, tra la poppa e l’albero di bompresso. Qui i futuri comandanti delle “navi grigie” prendono dimestichezza e confidenza con le regole e gli strumenti della tradizione marinara. Bussola, sestante, calcolo del punto nave, la sfida dei venti e delle onde, ma anche conoscere quei segreti che solo un nostromo, ossia il nocchiere più anziano ed esperto di bordo, può rivelare.
Insomma una “scuola” galleggiante a tutto tondo che prima di tutto trasferisce l’importanza di essere un equipaggio e di contribuire tutti al bene comune rappresentato dalla nave stessa.
“Nave Vespucci ha rappresentato il sogno da conquistare al termine del primo anno di allievo in Accademia Navale — ricorda l’Ammiraglio di Squadra Pierluigi Rosati, Presidente dell’Anmi, l’Associazione nazionale marinai d’Italia -. Imbarcare sul veliero più bello del mondo voleva dire aver superato gli esami. Intensa esperienza di vita, che ha fortificato lo spirito di gruppo e l’appartenenza al Corso. L’immagine che ricordo con maggiore piacere, fra le tante, è quella delle ore trascorse per individuare il nome da dare al Corso e per realizzare la bandiera, che ci avrebbe rappresentato da quel momento per tutta la nostra vita in Marina e anche dopo — racconta Rosati -. Eravamo nel Golfo del Leone, a pochi giorni dal termine della campagna addestrativa. Le condizioni meteo erano pesanti; pioggia, mare e vento caratterizzavano quelle ore. Il Vespucci, con le vele serrate, riusciva a procedere a lento moto, a causa della forza della natura. Gli allievi, riuniti nei propri locali di vita, decisero di chiamarsi Tempeste e di riconoscersi in una bandiera raffigurante un veliero stilizzato in mezzo proprio a una tempesta”.
Il Vespucci è anche il simbolo dell’eccellenza delle maestranze italiane visibile in ogni angolo della nave, a partire dalla polena di prora raffigurante proprio il celebre navigatore in onore del quale il “Nuovo Mondo” venne chiamato America. Una decorazione di cui erano dotati i vascelli più prestigiosi che solcavano i mari dal XVI al XIX secolo.
Non mancano poi i dettagli caratteristici delle imbarcazioni ottocentesche a cui la nave si ispira come nel caso dei fregi che si sviluppano ai lati della prora e a poppa, ricoperti di foglie d’oro zecchino, e i fascioni bianchi e neri che ricordano le linee di cannoni di un vascello da guerra.
Ciò che però contraddistingue l’Amerigo Vespucci, sia in lontananza che “alla fonda”, ma anche quando è ancorata in porto, sono i suoi tre alberi (trinchetto, maestro e mezzana) a cui si aggiunge il bompresso a prua. L’altezza degli alberi sul livello del mare è di 50 metri per il trinchetto, 54 metri per la maestra e 43 metri per la mezzana mentre il bompresso sporge per 18 metri.
C’è infine un posto che resta nel cuore e nella mente di tutti i marinai che hanno vissuto a bordo del Vespucci: la timoneria storica del veliero.
Un connubio tra tradizione e innovazione con le sue quattro ruote “a caviglia” che solitamente vengono governate da otto allievi, quattro a dritta e quattro a sinistra, a dimostrazione dello sforzo di braccia che viene affrontato ogni qualvolta si riceve l’ordine di cambiare rotta.
Quattro giri completi delle ruote “a caviglia” equivalgono a un solo grado di barra. Insomma una scuola, quella che si vive a bordo del Vespucci, improntata sul sacrificio e sullo spirito di adattamento, dai turni di guardia alle manovre di vela che vengono effettuate in qualsiasi momento, se necessario, del giorno e della notte.
Un altro aspetto originale sono gli alloggi degli allievi che si trovano sottocoperta. Prima della notte o nei momenti di riposo, liberi da guardie o servizi, ragazzi e ragazze srotolano la propria amaca come un tempo. Un “letto mobile” che risente di meno il rollio e il beccheggio della nave.
Ogni angolo del veliero narra episodi di storia navale rimasti nella memoria collettiva. Ne sono un esempio le fotografie in bianco e nero collocate nel quadrato ufficiali, prima tra tutte quella dell’Amerigo Vespucci ritratta insieme alla nave gemella Cristoforo Colombo oppure lo scatto che ha immortalato l’incontro, nel 1962, nel Mar Mediterraneo, con la portaerei americana USS Independence.
Quel giorno dalla plancia della portaerei battente bandiera a stelle e strisce, il comandante americano, come da tradizione marinaresca, inviò un messaggio a lampi di luce chiedendo al vascello di identificarsi.
La risposta fu “Nave Scuola Amerigo Vespucci — Marina Militare Italiana”. La replica del comandante statunitense fu quasi un’esclamazione: “The most beautiful ship in the world”, ossia “La nave più bella del mondo”.
Infine “la sala consiglio”, un luogo di rappresentanza dove sono avvenuti incontri tra autorità politiche, diplomatiche e militari di vario livello a dimostrazione del ruolo ricoperto dalla nave come “ambasciatrice” dell’Italia nel mondo.
E’ un locale ricco di cimeli e quadri firmati da Claudus, un “pittore del mare” di fama internazionale. Dalla “sala consiglio” poi un corridoio conduce a quello che viene chiamato “il giardinetto” caratterizzato da una balconata collocata a poppa del veliero.
Dalla sua entrata in servizio il veliero ha svolto ogni anno attività addestrativa, ad eccezione del 1940, a causa degli eventi bellici, e degli anni 1964, 1973 e 1997, per lavori straordinari.
Oltre a numerose brevi campagne in Mediterraneo, effettuate per lo più nel periodo primaverile e autunnale, da quella del 1931 ad oggi il Vespucci ha effettuato oltre ottanta campagne di istruzione a favore degli Allievi della 1 ª Classe dell’Accademia Navale, di cui 42 in Nord Europa, 23 in Mediterraneo, 4 in Atlantico Orientale, 7 in Nord America, 1 in Sud America e 2 nell’ambito dell’unica circumnavigazione del globo, compiuta tra il maggio 2002 ed il settembre 2003, periodo nel quale la Nave è stata coinvolta nelle attività connesse con l’edizione della America’s Cup del 2003 in Nuova Zelanda.
Infine nel 2020, anno della pandemia, il veliero, non sostando in porto e non potendo ricevere a bordo visite, attraverso la sua navigazione lungo le coste italiane ha voluto trasmettere un segno di fiducia e di speranza in un momento difficile per il Paese e per gli italiani.
Nave Vespucci può contare 122 comandanti che si sono alternati alla guida dell’equipaggio dal 1931 ad oggi. L’ultimo in ordine cronologico è il capitano di vascello Gianfranco Bacchi, ma tra i suoi predecessori spiccano l’ammiraglio Agostino Straulino e l’ammiraglio Ugo Foschini, due ufficiali che legano i loro nomi a due imprese rimaste storiche: quella del 1965 con l’uscita dal porto di Taranto a vela con vento di tramontana secca che consentì di issare le vele e di uscire dal Mar Piccolo. L’altra, invece, è la risalita del Tamigi nel 1968 a vele spiegate.
L’equipaggio è composto da 264 militari, di cui 15 Ufficiali, 30 Sottufficiali, 34 Sergenti e 185 Sottocapi e Comuni. Durante ogni campagna di istruzione l’equipaggio viene a tutti gli effetti integrato dagli allievi (circa 100 l’anno) e dal personale di supporto dell’Accademia Navale, raggiungendo quindi circa 400 unità .
Alla propulsione a vela, dopo importanti lavori di adeguamento, è stata abbinata la propulsione Diesel-Elettrica, realizzata con un sistema integrato che vede l’impiego di moderni ed efficienti gruppi Diesel-Generatori.
Durante la sosta lavori di Prolungamento Vita Operativa (PVO), iniziata a ottobre 2013 e terminata ad aprile 2016, è stata data particolare attenzione all’implementazione delle più moderne tecnologie per una maggiore efficienza energetica e una riduzione dell’impatto ambientale della nave.
Oggi il Vespucci è anche Goodwill Ambassador dell’Unicef dopo una solenne cerimonia il 30 luglio 2007 svoltasi nel porto di Genova.
(da Avvenire)
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Febbraio 19th, 2021 Riccardo Fucile
CON LAMORGESE MEDIA DI DUE GIORNI E MEZZO PRIMA DI FAR SBARCARE I MIGRANTI…E NEI PRIMI TRE CASI IN CUI SI E’ ATTESO UN TEMPO SUPERIORE MASSIMA ATTENZIONE ALLE CONDIZIONI DI SALUTE DEI MIGRANTI E ALLA PRESENZA DI MINORI … E MAI NEGATO PORTO SBARCO
Una testimonianza «lunga, approfondita e documentata» è stata fornita dalla ministra dalla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, oggi in occasione dell’udienza preliminare per il caso Gregoretti a Catania, su tutti i passaggi che hanno determinato le decisioni prese in occasione degli sbarchi di migranti.
La titolare del Viminale ha risposto a tutte le domande rivolte dai magistrati, dagli avvocati di parte civile e dalla legale di Matteo Salvini, Giulia Bongiorno.
Lamorgese ha parlato soltanto – carte alla mano – di quanto avvenuto sotto la sua gestione, nel Governo Conte II.
In questo periodo il tempo medio di permanenza in mare dei migranti soccorsi da navi umanitarie – secondo la testimonianza resa – è stato di due giorni e mezzo dal momento della richiesta del Pos (il porto sicuro) in acque sar italiane all’effettivo sbarco.
Per i primi tre casi successivi al suo insediamento il 5 settembre 2019 (riguardanti le navi Ocean Viking, Alan Kurdi e Aita Mari) la procedura seguita è stata quella del Governo precedente, con l’autorizzazione allo sbarco seguita all’ottenimento della disponibilità di accoglienza da parte dei Paesi Ue e la media non è stata rispettata.
Ma in seguito, dal novembre del 2019, c’è stato un riallineamento dei tempi tra la ricerca della solidarietà europea e la concessione del Pos.
La ministra ha riferito che comunque ogni evento fa storia a sè ed ha le sue peculiarità . Ha spiegato le complicazioni determinate dalla pandemia da Covid, con la difficoltà di trovare un porto adatto ed organizzare l’accoglienza a terra. Ed ha inoltre rivendicato l’efficacia delle navi-quarantena nella gestione degli arrivi durante l’emergenza Coronavirus.
Fermo restando che anche nei primi tre casi in cui la procedura è stata di attendere l’ok dall’Europa prima di autorizzare lo sbarco si è sempre tenuta sotto controllo ogni emergenza che potesse verificarsi a bordo, la presenza di minori e lo stato di salute dei migranti. Nessuna analogia quindi con i casi precedenti gestiti da Savini dove si era negato lo sbarco persino ai minori.
(da “La Sicilia”)
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Febbraio 19th, 2021 Riccardo Fucile
LA COMPONENTE DEL COLLEGIO: “PRIMA DEVONO ESSERE RICOSTITUITI GLI ORGANI DEL M5S”
Dopo l’espulsione dei 15 senatori che hanno votato No al governo Draghi, Vito Crimi annuncia la cacciata anche dei deputati che ieri hanno fatto lo stesso a Montecitorio. “Chi ha scelto di votare diversamente ha scelto di chiamarsi fuori da questo gruppo, lasciando dei vuoti. Ora le fila vanno serrate, affinchè l’azione del gruppo, della squadra, sia ancora efficace”, ha annunciato su Facebook il capo politico reggente del Movimento.
Una decisione attesa, ma destinata a creare ulteriori fratture e travagli tra i pentastellati.
A poche ore dall’annuncio arriva infatti l’alt di Raffaella Andreola, che fa parte del collegio dei probiviri, l’organo autonomo del M5s preposto alle pratiche disciplinari. “Il collegio dei probiviri si esprime all’unanimità dei propri membri su ogni provvedimento”, ha dichiarato a LaCnews24. “Ritengo opportuno sospendere in questo momento tutte le attività di ordinaria competenza e spettanza del collegio quali richiami, sospensioni ed espulsioni degli iscritti e portavoce del Movimento in attesa che vengano ricostituiti tutti gli organi del M5S“.
Insieme a lei fanno parte del collegio la ministra Fabiana Dadone e il consigliere regionale del Veneto Jacopo Berti.
Va premessa una cosa: per regolamento l’organo si esprime all’unanimità dei propri membri su ogni decisione. E qui c’è già la prima crepa, perchè Andreola è contraria all’espulsione immediata. “Ritengo opportuno sospendere in questo momento tutte le attività di ordinaria competenza e spettanza del collegio quali richiami, sospensioni ed espulsioni degli iscritti e portavoce del Movimento in attesa che vengano ricostituiti tutti gli organi del M5S”, sono le sue parole al sito LaCnews24. Sempre secondo Andreola inoltre Crimi in questa fase non è completamente operativo, visto che lo Statuto del M5S è stato modificato dagli iscritti mercoledì scorso, superando la figura del capo politico (e quindi anche del reggente) per istituire il direttorio di cinque persone. Insomma, ogni decisione va congelata.
Se effettivamente così fosse, o se perlomeno Andreola tenesse il punto, significherebbe che le espulsioni dei 15 senatori e dei 16 deputati che hanno detto no alla fiducia non sono fattibili. E che i propositi di Barbara Lezzi e Nicola Morra, cioè candidarsi per il direttorio, potrebbero concretizzarsi.
Alla Camera il drappello di parlamentari che sono andati contro le indicazioni degli iscritti su Rousseau — che la settimana scorsa si sono espressi a maggioranza per il via libera all’ex capo della Bce — è stato più consistente delle attese. In 16 hanno espresso voto contrario, 12 erano assenti e 4 si sono astenuti.
A poco è servito il richiamo all’unità lanciato da Beppe Grillo: “Perseverare alla Camera dei deputati. I Grillini non sono più marziani. I Grillini non sono più marziani”, aveva scritto in un post, tentando di blindare il Sì a Draghi.
La prima reazione all’espulsione è quella della deputata Emanuela Corda: “Come fa il nulla a espellermi dal nulla?”, dice all’Adnkronos. “La decisione di Crimi mi fa ridere sinceramente, ma io sono serena. Sono convinta di ciò che ho fatto e lo rifarei”, rimarca la parlamentare sarda.
“L’espulsione? Non ho ricevuto comunicazioni da nessuno“, aggiunge il collega Pino Cabras, anche lui tra i dissidenti nel voto di fiducia a Draghi, che non esclude la nascita di un nuovo gruppo anche a Montecitorio. “Un nuovo soggetto politico dei dissidenti grillini? Serve un’opposizione organizzata. Un passo alla volta, senza forzature“, spiega. “Come ho sempre fatto nella vita, mi assumerò le mie responsabilità .
A giudicare dai commenti all’ultimo post di Crimi (e non solo a quello), nel Movimento 5 Stelle bisogna aprire una lunga riflessione”, commenta invece Maria Laura Paxia, che in Aula si è astenuta.
Intanto la vicepresidente del Senato Paola Taverna torna a chiedere unità : “Forse questo è il giorno di quiete che aspettavamo per iniziare a curare le ferite. Ed io farò del mio meglio nel dare il mio contributo. Ricordo che tanti colleghi che hanno votato in dissenso sono parte fondamentale del Movimento, oltre che amici fraterni e compagni di tante battaglie. Serve unità adesso, perchè proprio in questo momento comincia la nostra più grande partita”
(da agenzie)
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Febbraio 19th, 2021 Riccardo Fucile
DALLE CHAT E DALLE MAIL EMERGONO LE MANOVRE E GLI ACCORDI PRIMA DEL SOPRALLUOGO, LE BUSTE ARRIVATE APERTE E LA RABBIA DI DI RUBBA
Le chat tra i contabili della Lega svelano gli accordi per la sede della Lombardia Film Commission. Nei messaggi e nelle mail scambiati tra Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, finiti agli atti delle procure di Genova e Milano che indagano sui conti della Lega, ci sono le tracce dell’architettura di quell’operazione per la sede della Fondazione messa in piedi dai revisori contabili della Lega con la regia del commercialista Michele Scillieri.
Ad esempio un messaggio dell’ottobre del 2016 inviato da Di Rubba a Manzoni ricorda a “Scillo” (così chiamano Scillieri) di preparare due o tre immobili. I contenuti delle chat coincidono con il racconto fatto da Sostegni durante i suoi interrogatori: ai militari del nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Milano ha ammesso di aver partecipato alla ricerca di spazi di dimensioni simili a quelle del capannone di Cormano e di aver consegnato delle visure in via Pergolesi, la vecchia sede della Lfc, di tre diversi immobili: uno era quello della vedova Paloschi, un secondo della società Dani srl di proprietà della famiglia Coraglia di cui Scillieri era curatore fallimentare e un terzo edificio preso da immobiliare.it.
I messaggi svelano come i protagonisti di questa storia volessero simulare una vera gara d’appalto per l’aggiudicazione dell’edificio da adibire a nuova sede della Lfc, quando in realtà era già deciso che l’operazione dovesse essere fatta col capannone di Cormano.
In quei mesi la messaggistica è frenetica: i due contabili della Lega, un mese prima del primo sopralluogo, parlano spesso del capannone e si danno appuntamento a Cormano, in via Bergamo. Si ipotizza una ristrutturazione da 400 mila euro e l’acquisto per altri 400 mila. Tutti soldi pubblici.
L’operazione andrà poi effettivamente in porto, con i lavori di messa a nuovo del capannone affidati all’imprenditore Francesco Barachetti. Questi messaggi secondo i pm Stefano Civardi ed Eugenio Fusco puntellano i reati di turbativa d’asta e peculato che vengono contestati ai due commercialisti (attualmente ai domiciliari).
Tutto sembra filare liscio, salvo che le tre buste vengono consegnate da Sostegni aperte. Un guaio, perchè Di Rubba in quel momento è presidente della Lombardia Film Commission e si rende perfettamente conto che se le buste sono aperte i nomi dei partecipanti sono bruciati.
Per questo si arrabbia moltissimo e scrive un messaggio di fuoco a Scillieri. È appunto per risolvere questo “grande problema” che il piano deve raggiungere un livello di sofisticazione maggiore: non può più essere Paloschi a partecipare alla gara, ma deve essere la società Andromeda, intestata a Fabio Barbarossa, il cognato di Scillieri.
Si avvicina l’inizio del processo per i leghisti coinvolti in questa vicenda, Di Rubba, Manzoni e Barachetti. I pm hanno chiesto al gip Giulio Fanales il processo con rito immediato per i tre, accusati a vario titolo di peculato, turbativa d’asta, fatture false ed evasione. Richiesta che arriva dopo il patteggiamento di Sostegni, e la proposta di patteggiamento per Scillieri e Barbarossa.
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 19th, 2021 Riccardo Fucile
CONDANNE ANCHE PER UNA MADRE E UNA COLLEGA, GIUSTIZIA E’ FATTA
Ha cercato giustizia contro il torto subito, la dignità ferita, il lavoro ingiustamente perduto. E l’ha avuta. Sono state condannate la preside e la mamma di una piccola alunna protagoniste della vicenda che ha visto una giovane maestra d’asilo umiliata dopo la diffusione di sue foto intime e private da parte dell’ex fidanzato che le aveva diffuse in una chat ai compagni del calcetto.
La diretta conseguenza era stata che la maestra aveva perso il lavoro: costretta al licenziamento da parte della direttrice dell’asilo privato che temeva di perdere rette e che il nome della scuola venisse infangato per colpa di questa vicenda. Alla direttrice dell’asilo, che risponde dell’accusa di violenza privata e di diffamazione, ora il giudice Modestino Villani ha inflitto un anno e un mese
Le immagini erano arrivate subito agli occhi di una coppia di genitori di una bimba che frequentava la scuola: la madre, assistita dall’avvocato Flavia Pivano, ora condannata a un anno con pena sospesa, si era insinuata nella vicenda facendo pressioni sulla maestra affinchè non denunciasse il suo ex fidanzato che aveva diffuso le foto senza il suo consenso.
In abbreviato rispondono della diffusione delle immagini anche il papà della piccola alunna e una collega di lavoro della maestra: lui è stato assolto, mentre lei è stata condannata a otto mesi. La sentenza per loro è stata pronunciata in contemporanea, in un’altra aula. L’ex fidanzato aveva invece già chiesto e ottenuto un anno di messa alla prova.
La ragazza, appena ventenne, invece, assistita dagli avvocati Dario Cutaia e Domenico Fragapane, aveva deciso di rivolgersi alla procura sporgendo querela contro tutti coloro che l’avevano ingiustamente colpevolizzata. In aula ha ascoltato la lettura della sentenza: “Sono soddisfatta, la verità è uscita fuori anche se dopo anni. Sono sollevata, so che andranno avanti facendo ricorso ma almeno abbiamo messo un punto fermo. Nessuno mi ha mai chiesto scusa e ancora adesso per colpa di questa vicenda non ho più trovato lavoro. Ma io voglio solo tornare a fare la maestra d’asilo” ha commentato la vittima.
“Questa sentenza è importante e dimostra che nessuno tantomeno le donne debbono essere giudicate per quello che fanno in camera da letto ma per la loro competenza e professionalità . Non siamo più nell’800 e non c’è nessuna lettera scarlatta” commentano gli avvocati della maestra Dario Cutaia e Domenico Fragapane.
Una storia terribile avvenuta in un piccolo paese alle porte di Torino, dove tutti si conoscono e dove pettegolezzi e maldicenze si diffondono veloci di casa in casa. La giovane maestra, non appena la storia era arrivata anche alle orecchie della direttrice, era stata portata davanti a tutte le colleghe e aveva subito quella che la pm Chiara Canepa ha definito una vera e propria “gogna”, raccontando a tutti cosa fosse successo.
(da agenzie)
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Febbraio 19th, 2021 Riccardo Fucile
OBIETTIVO COSTITUIRE UN GRUPPO PARLAMENTARE SIA ALLA CAMERA CHE AL SENATO… TOGLIEREBBE SPAZIO POLITICO ALLA MELONI E FAREBBE PERDERE MOLTE POLTRONE AI GOVERNISTI DEL M5S
Nel Movimento 5 Stelle tutto potrebbe cambiare a breve. E qualcosa, in effetti, sta già cambiando. Dopo il voto di fiducia al Senato sul nuovo governo Draghi e i 15 senatori pentastellati espulsi per il voto contrario, ora potrebbe nascere un nuovo gruppo parlamentare con Italia dei valori.
L’annuncio dell’espulsione da parte del reggente Vito Crimi ha spalancato la strada alla scissione. A questi 15 vanno aggiunti — peraltro — quelli che ieri sera hanno detto no alla Camera al governo Draghi (16 contrari, 4 astenuti, 2 in missione e 12 che non hanno risposto alla votazione: totale 34) come Pino Cabras, Andrea Colletti, Jessica Costanzo, Paolo Giuliodori, Alvise Maniero, Rosa Menga, Rosa Alba Testamento, Giovanni Russo, Michele Sodano, Maria Laura Paxia e Andrea Vallascas, ma anche un big come Alessio Villarosa.
“Lavoreremo — hanno annunciato — per costruire un’alternativa a un governo del ‘tutti dentro’ e dell’austerità . L’alternativa c’è”.
E questa volta potrebbe essere una fuoriuscita di massa, organizzata con l’approdo presso altri lidi.
I fari sono puntati sull’ex partito di Di Pietro. “Facile immaginare che il senatore Elio Lannutti (con un passato da parlamentare eletto nell’Idv, ndr), possa fungere da punto di raccordo per la soluzione più agevole”, spiega una fonte M5S a Il Giornale.
La richiesta del simbolo, tuttavia, sarà avanzata a Messina solo quando il pallottoliere segnerà i dieci senatori necessari alla costituzione di un gruppo o comunque quando ci sarà un quadro più chiaro.
L’indiscrezione, però, ha già provocato ripercussioni nei corridoi della Camera. “Un nuovo gruppo di opposizione avrebbe pieno di diritto di chiedere le presidenze delle commissioni di garanzia”, spiegano da Fratelli d’Italia che avrebbe potuto ottenerle tutte, essendo finora l’unica opposizione tra Camera e Senato. Si parla di Copasir e Vigilanza Rai, non proprio cose di secondo piano, che vengono presiedute da un esponente dell’opposizione.
Alessandro Di Battista — chiamando a raccolta i suoi, domani, tramite il social Instagram — ha già ribattezzato “sana e robusta opposizione” la fronda degli scontenti. Uno scenario che se realizzato potrebbe erodere anche i posti di sottogoverno destinati agli stellati se in tanti — troppi — decidessero, nelle prossime ore, di lasciare la casa madre grillina.
Facendo scendere il M5s a numeri vicini a quelli della Lega e facendo così passare le poltrone contendibili da sottosegretari da 13 a 11. Una scissione davvero molto costosa.
(da TPI)
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Febbraio 19th, 2021 Riccardo Fucile
PARAFRASANDO L’ELEVATO: “AVANTI COSI’, VERSO LA CATASTROFE, PERO’ CON OTTIMISMO”
La nascita dell’intergruppo al Senato, con dentro M5S, Pd e Leu, è una buona notizia (anche se mezzo Pd è già in rivolta). Una delle poche liete novelle, nelle ultime settimane, per la vecchia maggioranza giallorosa. Beppe Grillo ha avuto intuizioni rare negli ultimi decenni, ma è quasi commovente la sua capacità nell’avere sbagliato tutto durante la trattativa (si fa per dire) con Draghi.
Era ed è lecito dire “sì” a Draghi. Ma i 5 Stelle, che avevano il coltello dalla parte del manico, si sono incredibilmente accontentati delle briciole. Facendo poi pure finta di esultare per i grandi risultati ottenuti nella trattativa. Riassumendo in 11 punti (e qualche bis qua e là ).
1. Subito dopo che Crimi aveva sentenziato “Mai con Draghi”, Grillo si lascia folgorare al telefono dallo stesso Draghi per poi incontrare a Roma l’ex presidente della BCE, gestendo in prima persona la trattativa in tandem con Franklin Delano Crimi Roosevelt. Wow.
2. Grillo farfuglia, in un video francamente imbarazzante, che Draghi è grillino e che bisogna appoggiarlo per forza.
3. Grillo ritarda la votazione sulla piattaforma Rousseau, lasciando intendere che si dovrà votare sì solo se Draghi darà al M5S il super ministero supercazzola con tapioca a destra della transizione ecologica. Però come fosse Antani.
3 bis. La formulazione del quesito su Rousseau si rivela imbarazzante. Una sorta di: “Vuoi votare sì o preferisci essere un reietto?”
4. Nasce il governo dei migliori (?) e i 5 stelle non solo hanno la miseria di un ministro in più di Forza Italia e vedono retrocesso Patuanelli, ma non hanno neppure il super ministero. Che peraltro neanche esiste, perchè Draghi lo ha spacchettato tra vecchio ministro dell’ambiente, Colao al digitale e il leghista Giorgetti al Mise. Un successone!
5. Di fronte alle critiche (tante) della base e (molte meno) dei parlamentari, che tengono famiglia e quindi al voto non vogliono andare, l’intoccabile Grillo reagisce con post onirici pieni di foto in bianco e nero, citazioni in inglese di Draghi e spruzzate a caso di Andy Warhol.
6. Nel frattempo il ministero (per niente super) non solo non è andato ai 5 Stelle, ma a un renziano. Ovvero Cingolani, noto (?) frequentatore della Leopolda.
7. Ciò nonostante, i profili ufficiali del M5S inseriscono Cingolani nella squadra grillina del governo Draghi accanto a Di Maio, Patuanelli, D’Incà e Dadone. Come se Cingolani fosse un attivista dai tempi dei Meet Up. Una prece.7 bis. Con vivo sprezzo del pericolo, Crimi va dieci giorni fa da Floris. Ne riceve una macellazione a cielo aperto, sangue ovunque e viscere sul selciato. De Gregorio, Sallusti e quell’altra ancora ridono.
8. Pare peraltro che sia stato proprio Grillo a fare a Draghi i nomi (qualificati, ma certo non grillini) di Colao e Cingolani. Se così fosse, saremmo oltre ogni leggenda politica masochistica.
8 bis. Ah: Cingolani, da grande grillino (inconsapevole) qual è, ha scelto come capo di gabinetto Roberto Cerreto, già capo gabinetto della Boschi. Daje Beppe!
9. Martedì Il Fatto (noto giornale vicino a Renzi) ha scritto che Cingolani sembrerebbe coinvolto in un conflitto di interessi in merito a un finanziamento del 2006 di 3,5 milioni di euro elargito dall’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit), all’epoca diretto dallo stesso Cingolani, al laboratorio di nanotecnologie di Lecce diretto dalla sua ex-moglie. Sono passati tanti anni, ma chiarire sarebbe bello (e Cingolani lo farà senz’altro). L’Elevato Grillo ha qualcosa da dire in merito?
10. Di Maio e la maggioranza dei parlamentari, tipo i carneadi Crippa e Licheri (io conoscevo solo Santi Licheri), continuano però a ripetere che Grillo ha sempre ragione. Anche quando ha torto. Un ragionamento davvero granitico.
10 bis. Ieri 15 senatori M5S hanno votato no e 8 si sono astenuti (solo due erano “giustificati”), 12 erano assenti. Tra loro anche alcuni big come Morra e Lezzi. Crimi, dall’alto della sua evanescenza politica, ha appena fatto sapere che verranno espulsi. Ne resterà solo uno: lui.
11. Dopo sedicimila anni di attesa, la piattaforma Rousseau (con affluenza risibile) vota ieri il passaggio dal “leader unico” al “comitato direttivo” composto da 5 elementi. Che bella idea! Una segreteria collegiale e niente “capi”, proprio quando l’unica salvezza per i 5 Stelle sarebbe quella di affidarsi mani e piedi a Giuseppe Conte. L’unico in grado di farli uscire dal sarcofago in cui si sono chiusi da soli. Siete dei geni, boys and girls!
11 bis. L’Elevato Grillo ha poi deciso che, in attesa della nascita del comitato direttivo, Crimi resterà reggente. Ormai Crimi è una sorta di Reggente Perpetuo (cit Lezzi). E in effetti era giusto premiarlo, dopo tutti questi capolavori.
Disastro su tutta la linea. E intanto il Sistema, nel vederli così agonizzanti, se la gode.
Per parafrasare proprio Grillo: “Avanti così. Verso la catastrofe, però con ottimismo”.
Andrea Scansi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 19th, 2021 Riccardo Fucile
MARCO TRAVAGLIO DEMOLISCE BEPPE GRILLO: NON NE HAI AZZECCATA UNA
Spunti per il nuovo spettacolo di Grillo. Belìn, c’era una volta un comico che capiva tutto prima degli altri. Tipo che la politica era marcia, la finanza anche peggio e la stampa teneva il sacco a entrambe. Così cominciò a informare la gente nei suoi show (chi ci andava scoprì che la Parmalat era fallita ben prima della Consob e dei pm). E fondò il Movimento 5 Stelle: tutti risero, poi piansero, poi passarono agli insulti, ai corteggiamenti e infine alle alleanze.
E gli “scappati di casa”, in tre anni, trovarono un premier più che degno e portarono a casa quasi tutte le loro bandiere prima che il Matteo maior e il Matteo minor buttassero giù i loro due governi per liberarsi di loro.
Nel momento del massimo trionfo, anzichè rendersi prezioso e vendere cara la pelle, Grillo sbarellò. Scambiò per “grillino” Draghi, che a suo tempo chiamava “Dracula” e voleva “processare per Mps”. E spinse i grillini quelli veri ad arrenderglisi senza condizioni, in nome di un superministero-supercazzola alla Transizione Ecologica che doveva inglobare Ambiente e Sviluppo economico.
Su quella promessa fece votare gli iscritti con un quesito che diceva mirabilie del Sì, nulla del No e non prevedeva l’astensione.
Quelli si fidarono di lui, unico ammesso al cospetto di SuperMario, e dissero Sì al 60%. Poi scoprirono che era una battuta (quella di Draghi): il superministero era mini, per giunta diretto da un renziano per giunta indicato da Grillo; e il Mise, lungi dallo scomparire, passava semplicemente da Patuanelli a Giorgetti, noto ambientalista padano (vedi trivelle, Tav, Terzo Valico e altre colate di cemento).
Molti iscritti gabbati chiesero di rivotare, ma furono narcotizzati con altre supercazzole: “i ragazzi del 2099”, “la sonda Perseverance atterra su Marte e la Perseveranza atterra alla Camera”, “i Grillini non sono più marziani”.
E i loro “portavoce” andarono al patibolo fornendo la corda al boia e dandogli pure la mancia. Donarono sangue e organi all’ex Dracula, che li liquidò con quattro perline colorate (Esteri, Agricoltura, Giovani, Rapporti col Parlamento), trattandoli peggio dei partiti con metà o un quarto dei seggi.
I parlamentari coerenti col giuramento fatto agli elettori “mai con B.” votarono contro o si astennero, ma, anzichè essere rispettati come minoranza interna, furono espulsi da chi era andato al governo con B. (già “testa d’asfalto”, “psiconano”, “psicopedonano”), col Matteo maior (già “pugnalatore dell’Italia da mandare a lavorare a calci”) e col Matteo minor (già “ebetino” e “minorato morale”).
“Belìn”, ridacchiò il comico, “è il mondo alla rovescia! È come se Ario, Lutero e fra’ Dolcino avessero scomunicato il Papa! Lo dicevo io che ne resterà uno solo: io!”. Applausi. The end.
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano”)
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