Gennaio 19th, 2022 Riccardo Fucile
ENTRAMBI SONO STATI SOSPESI DAL SERVIZIO
Un poliziotto e un militare della Guardia di Finanza hanno ricevuto un avviso di
garanzia per interruzione di pubblico servizio.
L’accusa della procura di Bologna nei loro confronti è di aver causato disservizi negli hub dove si erano presentati per farsi vaccinare. I due sono entrambi sospesi dal servizio per non aver ottemperato all’obbligo vaccinale.
Il poliziotto è il funzionario Giuseppe Accroglianò. Nei giorni scorsi si era presentato all’hub di Casalecchio con un avvocato per chiedere l’esenzione vaccinale.
Aveva fatto domande insistenti al medico di turno e poi aveva chiamato il 112 e se ne era andato senza farsi vaccinare.
«Purtroppo – ha detto a Il Resto del Carlino Luciana Prete, dirigente del dipartimento Igiene dell’Ausl e che si è occupata del caso specifico – molti No vax stanno mettendo in pratica questa tecnica con un intento duplice: fare perdere tempo e dimostrare che il medico non è abbastanza preparato, dunque non in grado di fare il vaccino. Siamo stanchi di perdere tempo con queste persone che poi non si vaccinano, non è ammissibile che ci si presenti con un avvocato».
Il procuratore di Bologna Giuseppe Amato ha fatto sapere che la procura sta assumendo informazioni dall’azienda sanitaria.
(da agenzie)
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Gennaio 19th, 2022 Riccardo Fucile
L’APPELLO DELL’ISS
Una crescita fulminea che nel giro di poche settimane ha fatto salire il 20% registrato a più dell’80%. Si tratta della dominazione di Omicron sul territorio nazionale, ufficialmente la principale mutazione di Covid-19 più diffusa nel Paese e che, secondo quanto continuano a sostenere gli esperti, presto arriverà al 100% di diffusione.
Un cambio della guardia che la responsabile del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, Anna Teresa Palamara, non riesce a vedere con esclusivo ottimismo.
Nonostante la minore gravità dei sintomi provocati dalla nuova mutazione. «Le indicazioni per proteggersi rimangono le stesse, la necessità di essere molto attenti vale in questo momento anche per i guariti», spiega al Corriere riferendosi ai dati che ribadiscono la minore gravità di Omicron in termini di sintomi e quindi rischio ricoveri e decessi rispetto a Delta.
La curva dei decessi
«La curva dei decessi che continua a registrare numeri dolorosi fa comprendere quanto il virus sia ancora pericoloso. Ora scontiamo l’esito delle infezioni delle scorse settimane. Questi pazienti sono stati portati in terapia intensiva circa quindici giorni fa e purtroppo non ce l’hanno fatta», ricorda Palamara. Quello che è certo, poi, è che il virus va fermato anche nella sua capacità di replicarsi in possibile altre nuove varianti e quindi di continuare a diffondersi da organismo a organismo.
A questo proposito lo scenario sembra per molti esperti essere già chiaro: «Sicuramente quasi tutti verremo a contatto con il virus, poi la protezione fornita dalla risposta immunitaria indotta dai vaccini e dall’infezione naturale contribuirà a fare da barriera per la sua circolazione» spiega Palamara. «Non possiamo predire quanti si infetteranno, ma il nostro compito è fare il possibile per attenuare i rischi che continuano a esistere per le persone fragili e il sovraccarico del sistema sanitario».
«Il picco arriva ma anche i guariti stiano in allerta»
Le raccomandazioni dell’esperta arrivano in merito a quello che la comunità scientifica continua a prevedere da giorni. La curva epidemiologica si starebbe avvicinando al cosiddetto picco e cioè a quel momento in cui la crescita giornaliera di contagi arriverà a diminuire a tal punto da arrivare a zero, per poi cominciare la sua definitiva discesa. A questo proposito il modello matematico del Cnr spiegato a Open dal direttore del dipartimento di Scienze Fisiche, Corrado Spinella, è in grado di fornire la data intorno al 30-31 gennaio per il raggiungimento del picco massimo. Anche la stessa Organizzazione mondiale della sanità ha parlato dell’Italia come vicina al momento di svolta, elogiando tra le altre cose la strategia anti Covid messa in atto finora dal governo.
La curva ha già cominciato a rallentare nella sua crescita e quello che è fondamentale ora è aiutare l’ondata ad attenuarsi sempre di più. Per questo rimane urgente garantire il rispetto delle misure di sicurezza anche da parte di tutta quella parte di popolazione che ha già contratto il virus e ne è guarita: «L’immunità data dall’infezione naturale ha una durata limitata nel tempo», torna a spiegare Palamara, «come ci mostrano i dati sulle reinfezioni che fino a dicembre erano quantificabili nell’1% dei casi settimanali. Omicron ha portato questa quota al 3,3%. Anche questo fattore contribuisce a mantenere alta la circolazione del virus».
(da agenzie)
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Gennaio 19th, 2022 Riccardo Fucile
“DOVETE FINIRLA DI FRENARE IL MONDO INTERO“
«Massa di imbecilli, mettetevi quella dannata mascherina sul viso!». Si chiama
Leonardo Schwebel, è un conduttore di un notiziario tv messicano – Telediario Guadalajara – e durante un collegamento in diretta ha perso il controllo, inveendo contro il popolo dei No vax.
Un’esplosione di rabbia: guardando fisso in camera, se l’è presa con tutti coloro che hanno rifiutato il vaccino anti Covid. «Smettetela di frenare il mondo intero», ha detto. Dopo la sfuriata, diventata inevitabilmente virale, il giornalista ha cambiato tono, e ha giustificato il gesto in un’intervista successiva: «L’importante è che le posizioni favorevoli e contrarie abbiano aperto il dibattito: è importante discutere della questione».
E ancora: «A volte devi gridare perché le persone capiscano. Se l’avessi detto normalmente, se avessi detto “signore, per favore, per favore, metta la mascherina, vi chiedo per favore, credetemi”, non sarei qui con voi oggi».
(da agenzie)
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Gennaio 19th, 2022 Riccardo Fucile
COSA C’E’ NELL’INCHIESTA SUI SOLDI DA MOBY
Ieri l’ex ministro delle Infrastrutture del governo Conte I Danilo Toninelli ha difeso Beppe Grillo, indagato per traffico di influenze illecite nell’inchiesta sui soldi di Moby.
In una diretta su Facebook Toninelli ha detto che «gli altri» hanno usato la politica per arricchirsi, lui no: «Come fai a non avere fiducia in uno che da quando è entrato in politica ha perso soldi?». Intanto però tra gli atti dell’inchiesta ci sono proprio le chat tra Toninelli e Grillo.
Lui, non indagato, aveva all’epoca intavolato un braccio di ferro con Vincenzo Onorato, il patron di Moby. Proprio sul rinnovo delle concessioni delle tratte.
Un milione di euro sotto la lente
A scrivere il nome di Toninelli tra le chat delle carte su Grillo è oggi Repubblica. Il quotidiano precisa che tra le parlamentari attive nella vicenda c’era anche all’epoca Carla Ruocco. Al centro dell’indagine anche le date: il contratto pubblicitario di Moby con la Beppe Grillo srl parte dal primo marzo 2018 e si esaurisce il primo marzo 2020. Il governo Conte I è restato in piedi fino al settembre 2019.
Le chat di cui si parla non sono frutto di intercettazioni di Grillo o Toninelli. Sono state invece trovate nella copia forense di pc e cellulari sequestrati a Onorato dalla procura di Firenze nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Open di Matteo Renzi. E arrivato a Milano dopo l’apertura dell’inchiesta per bancarotta fraudolenta dopo il crac dell’azienda.
Il valore complessivo dei contratti su cui indaga la pubblica ministera Cristiana Roveda insieme all’aggiunto Maurizio Romanelli è di 1 milione e cinquanta mila euro. Due contratti da 120 mila euro che risalgono al 2018 e al 2019 sarebbero «apparentemente corrispettivo di un accordo di partnership» della Beppe Grillo srl con la Moby.
«Lo stesso Grillo ha ricevuto da Onorato richieste di interventi in favore di Moby, che ha veicolato a parlamentari in carica, trasferendo quindi al privato le risposte della parte politica o i contatti diretti», sostiene la procura. Sotto la lente anche il contratto tra Moby e Casaleggio Associati: 600 mila euro più Iva e fees aggiuntive «per la stesura di un piano strategico e l’attuazione di strategie» per gli sgravi fiscali delle compagnie marittime italiane. Contratti ritenuti illeciti per la genericità degli importi e dei testi.
«Mi sono fatto tanti nemici potenti»
Toninelli intanto con La Stampa non vuole commentare la vicenda. Si limita a dire «mi sono fatto tanti nemici potenti» quando era ministro. «Su Onorato non ho nulla da dire. Io ho fatto solo ciò che si doveva fare. Cioè ho detto che si fanno le gare e non le proroghe delle convenzioni», sostiene poi l’ex ministro, che naturalmente non è indagato.
Ed è vero che Toninelli non ha mai favorito Onorato, anzi. Tra i due si arrivò anche a uno scontro frontale nel gennaio 2019 quando il candidato M5s alla presidenza della Regione Sardegna annunciò lo stop alle vecchie concessioni annunciando una gara per il 2020. E oggi ricorda: «Se mi hanno sostituito al governo anche per questa mia fermezza? Non ho elementi per rispondere, ma di certo per quello che ho fatto da ministro mi sono fatto tanti nemici potenti».
Ma Toninelli non ricorda se qualcuno nel M5s ascoltasse Onorato: «Non lo so proprio. Quello che so è che io volevo servizi efficienti e tariffe più basse, ma soprattutto che non concedevo mai proroghe di concessioni e che non l’ho fatto nemmeno in questo caso».
Bonafede e il reato di traffico di influenze
C’è poi chi ricorda che le pene per il reato di traffico di influenze sono state aumentate di recente: la pena massima è passata da tre a quattro anni e mezzo. Protagonista di quella decisione fu proprio l’allora ministro grillino della Giustizia Alfonso Bonafede. Il Corriere della Sera intanto spiega perché i magistrati non hanno sequestrato il telefono cellulare di Grillo. Si tratta di una scelta della procura di Milano che ha rinunciato al sequestro per non finire sotto accusa per le possibili intrusioni nella privacy, visti anche i contatti autorevoli che il fondatore del M5s mantiene al telefono. Ma evidentemente chi indaga pensa di trovare i riscontri senza problemi negli apparecchi delle cinque persone (non indagate) a cui sono stati sequestrati.
Si tratta di: Nina Monti, grafica web del sito di Beppe, Luca Eleuteri, socio fondatore della Casaleggio, Achille Onorato, il figlio di Vincenzo amministratore delegato della compagnia, Annamaria Barrile, responsabile delle relazioni istituzionali, e Giovanni Savarese, capo dell’ufficio stampa.
(da NetQuotidiano)
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Gennaio 19th, 2022 Riccardo Fucile
PER LEI SONO TUTTI INCIUCI (SALVO I SUOI)… MA IN DEMOCRAZIA SONO ALLEANZE POLITICHE
È arrivata la “confessione”. L’estremismo antipolitico di Giorgia Meloni? È tutto in
una (sua) frase detta da Bruno Vespa e riportata fedelmente dal Secolo d’Italia: “Se Draghi al Quirinale significa un altro governo con un altro presidente del Consiglio che esce dal cilindro, una legge proporzionale per avere un inciucio a vita, allora dico no”.
Mettiamo le cose in chiaro sin da subito: Giorgia Meloni definisce spregiativamente “inciucio” una cosa che in tutte le democrazie liberali degne di questo nome si chiama semplicemente “alleanza politica”.
Eh sì, perché lo spirito estremista della destra che incarna la Meloni è tutto in questa questione lessicale che vuole trasformare in negativo ciò che negativo non è affatto.
L’estremismo culturale di Giorgia Meloni è tutto nella ricerca spasmodica di un patto di sangue tribale e prepolitico che non ha nulla a che fare con strategie, programmi, valori in comune.
Ascoltatela parlare: per lei l’alleanza politica chiamata centrodestra deve rimanere un dogma senza se e senza ma. Evidente nostalgia, quella della leader di Fratelli d’Italia, di un pensiero forte, pseudo totalitario, che di liberale non ha davvero proprio nulla.
Da qui l’atteggiamento “duro e puro” molto più vicino alle bande di quartiere che a una visione sanamente e laicamente politica: “O con me o contro di me”. E così ogni alleanza che non sia con la “sua destra” diventa immediatamente un tradimento.
E ogni tentativo “altro” ricade immediatamente e retoricamente nella categoria (anch’essa impolitica) dell’infedeltà. Siamo a una visione dell’azione politico intrisa di bullismo adolescenziale e, quindi, di profonda irresponsabilità.
Secondo la vulgata meloniana tutti i governi che oggi guidano i maggiori paesi europei sarebbero frutto di “tradimenti” e “inciuci”.
Secondo la stessa vulgata, la destra repubblicana francese sarebbe infedele rispetto a un “matrimonio” con la destra estrema che, però, non c’è mai stato.
E lo stesso varrebbe per l’attuale alleanza tra Partito Popolare e Verdi che governa l’Austria. E magari sono stati un grande “inciucio” anche i sedici anni durante i quali Angela Merkel ha governato la Germania insieme ai socialdemocratici. Anche la Merkel è una pericolosa comunista? Per la Meloni evidentemente sì. Ma se non è estremismo questo non si capisce cosa sia estremismo.
(da Huffingtonpost)
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Gennaio 19th, 2022 Riccardo Fucile
SENZA NUMERI E APPOGGIO REALE DEL CENTRODESTRA PUNTERA’ SU DRAGHI, AFFOSSANDO I PIANI DI SALVINI E MELONI
Il tempo stringe, anche per gli scoiattoli. A meno di una settimana dalla prima chiama, la corsa al Quirinale è ancora un enigma. Sia per quanto riguarda la rosa di candidati, sia per quanto riguarda i possibili kingmaker.
L’operazione Scoiattolo orchestrata da Silvio Berlusconi e Vittorio Sgarbi pare essere naufragata per ammissione del secondo che ha descritto un Cav provato, ipotizzando per lui «una via d’uscita onorevole, con un nome che sia gradito a lui, forse Mattarella». Peccato che l’attuale capo dello Stato, che continua a essere tirato per la giacca, non voglia saperne di rimanere al Colle.
L’uscita di Sgarbi è stata poi gelata dal coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani: «Vittorio non è il portavoce di Forza Italia ma risponde a se stesso, sicuramente non parla a nome del Cavaliere». Poco più tardi da Arcore è stata fatta trapelare la voce che Berlusconi è ancora indeciso e sostanzialmente ottimista.
Perché la candidatura di Berlusconi perde quota
Eppure dopo l’affondo di Matteo Salvini, Berlusconi potrebbe fare un passo indietro. «Da lunedì il centrodestra sarà compatto sullo stesso nome», ha dichiarato il segretario della Lega. Tradotto: la coalizione non può sposare in toto la linea di B rischiando di andare alla quarta votazione senza esprimere un proprio candidato e tentare il colpo. Se il gioco non riuscisse, il centrodestra perderebbe il pallino. Non solo.
Mario Draghi con Salvini è stato chiaro: non può esserci differenza tra i partiti dell’alleanza di governo e i partiti che eleggeranno il nuovo capo dello Stato. Condizione che fa fuori Silvio Berlusconi, un nome irricevibile sia dal Pd che dal M5s. Che qualcosa si sia messo in moto lo conferma anche Giorgia Meloni, pronta a fare sino in fondo la sua parte. «Se anche Berlusconi scegliesse di non concorrere e dovesse rinunciare», ha spiegato la leader i Fratelli d’Italia a Porta a Porta, «penso che comunque il centrodestra abbia diritto e dovere di avanzare una proposta e anche FdI intende fare la sua parte. Noi contiamo il 6 per cento ma non vuol dire che non abbiamo nostre proposte da fare, io ce l’ho in testa».
Perché Berlusconi è pronto ad affossare i piani B di Salvini e Meloni per il Quirinale
Ancora qualche ora poi la riserva sarà sciolta: il nuovo vertice a Villa Grande sarà convocato o giovedì sera o al più tardi venerdì. Anche se Berlusconi rinunciasse alla corsa, non significa che si toglierà completamente dalla partita. Anzi.
Da kingmaker cercherà di intestarsi la scelta del prossimo Presidente della Repubblica. Magari lanciando proprio la candidatura di Draghi – impegnato in un giro di incontri con Mattarella, Roberto Fico e Marta Cartabia – o riproponendo un Mattarella bis. Tutto pur di non sostenere un candidato del suo partito.
Un po’ come Jep Gambardella della Grande Bellezza che non voleva solo partecipare alla feste, voleva avere il potere di farle fallire. Proprio per questo il Cav potrebbe bocciare i nomi che Salvini e Giorgia Meloni hanno in serbo: da Letizia Moratti a Maria Elisabetta Alberti Casellati, da Franco Frattini a Marcello Pera. Affossando i piani B degli alleati.
(da agenzie)
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Gennaio 19th, 2022 Riccardo Fucile
GLI INDIZI NASCOSTI PER UNA DONNA AL COLLE
Non in territorio neutro come la Fondazione Arel, già luogo di incontro tra il
segretario Dem e il leader del Movimento. Questa volta il vertice dell’autoproclamato campo progressista si è tenuto a casa di Giuseppe Conte. Poco prima delle 9 del mattino del 19 gennaio, Enrico Letta è arrivato nell’abitazione del presidente M5s per un vertice sulle elezioni del presidente della Repubblica.
Presente anche il leader di Leu e ministro della Salute, Roberto Speranza. L’incontro è durato circa un’ora.
Al termine, i tre leader hanno pubblicato un inedito tweet congiunto: «Ottimo incontro. Lavoreremo insieme per dare al Paese una o un presidente autorevole, in cui tutti possano riconoscersi. Siamo aperti al confronto. Nessuno può vantare un diritto di prelazione. Tutti abbiamo il dovere della responsabilità».
Gli indizi nascosti nel tweet
L’articolo indeterminativo declinato al femminile, posto prima del maschile, potrebbe essere solo un’accortezza nel solco della parità di genere. Oppure nascondere un indizio: che i tre leader del centrosinistra stiano lavorando al nome di una donna per succedere a Sergio Mattarella?
In attesa che i tre partiti svelino qualcosa in più, la seconda traccia da seguire, leggendo il tweet, è quella sul diritto di prelazione: a differenza di quanto emerso nelle prime fasi delle trattative, in cui si è dato al centrodestra, coalizione con il maggior numero di grandi elettori, la possibilità di avanzare per primo un nome, adesso il campo progressista sembra essere pronto a prendere l’iniziativa.
Le prime dichiarazioni
All’uscita dalla residenzia contiana, Letta ha detto che nel vertice non si è raggiunta «alcuna intesa sui nomi, perché ne parleremo con il centrodestra nei prossimi giorni». Conte, lasciando l’abitazione, si è soffermato invece ulla vicenda giudiziaria che ha coinvolto Beppe Grillo, indagato per traffico di influenze illecite: «Esprimo vicinanza a Grillo, sono fiducioso». Parlando del tema Quirinale, poi, il leader pentastellato ha detto che la coalizione progressista è «pronta a un’azione forte. Vanno rimosse le candidature di parte come quella di Berlusconi». Conte, come Letta, non ha fatto riferimento ad alcuna candidatura specifica: «Avrete sicuramente delle proposte quando faremo il confronto anche con le altre forze».
Conte: «È opportiuno che Draghi resti a Palazzo Chigi»
Fonti del Movimento avrebbero riferito che i 5 stelle sono «disposti ad adottare qualsiasi strategia per far saltare la candidatura di Silvio Berlusconi, compresa l’uscita dall’Aula». La possibilità di un Aventino, dunque, è concreta.
«C’è totale sintonia – rimarcano le stesse fonti all’Adnkronos – nel dire che la candidatura di Silvio Berlusconi va assolutamente superata». Conte, nel corso del summit, avrebbe insistito sulla necessità di «trovare un nome alternativo – perché – è opportuno che Mario Draghi resti alla guida di Palazzo Chigi».
La motivazione del pentastellato è che un esecutivo, senza l’ex governatore della Bce, sarebbe troppo instabile. Adesso, i leader del campo progressista si aspettano «un segnale dal centrodestra per superare la candidatura di Berlusconi».
Enrico Borghi, deputato del Pd, ha smentito che al vertice si sia parlato di nomi. Compreso quello di Draghi. Alla domanda dell’agenzia sullo stop di Conte al passaggio del presidente del Consiglio al Colle, Borghi ha replicato: «Nomi non se ne sono fatti perchè i nomi saranno oggetto del lavoro delle delegazioni. Noi abbiamo chiarito più volte che Draghi è un valore aggiunto per il Paese e serve un percorso che comunque tuteli una risorsa importante per il Paese». I Dem, a differenza dei grillini, lasciano aperta dunque la possibilità di una candidatura di Draghi. Poi, in seconda battuta, altre fonti del M5s hanno riferito all’Ansa che durante il summit non si è parlato di Draghi, ma solo di strategia. Sembra chiaro che all’interno del Movimento ci sono spin doctor che remano in direzioni opposte.
(da agenzie)
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Gennaio 19th, 2022 Riccardo Fucile
CHI E’ UGO FUOCO, AL CENTRO DELLA RETE NO VAX
I mezzi sono quelli che già conosciamo. Plotoni di odiatori organizzati che sono partiti dai gruppi Telegram e si sono riversati sui social. In comune hanno gli hashtag, i toni e i riferimenti.
Quella che abbiamo visto dopo la morte del presidente dell’Europarlamento David Sassoli è stata una shitstorm coordinata dagli ambienti No vax. Una bufera su cui hanno deciso di intervenire la polizia di Stato e la polizia postale che hanno avviato le indagini per trovare le persone che si nascondevano dietro nomi e foto fake.
Fra gli account coinvolti anche quello di Ugo Fuoco, un uomo di 40 anni residente nel napoletano autore di uno dei messaggi più virali: «Ogni tanto una buonissima notizia. Se ne va mr. ‘Il Green pass non è discriminatorio’ Sassoli. Adesso venitevi a prendere gli altri, grazie».
I collegamenti che si trovano in rete a partire da questo utente sono parecchi. Prima di tutto c’è una pagina Facebook chiamata Ugo Fuoco in cui si può leggere il messaggio citato anche dalla polizia postale, è stato pubblicato l’11 gennaio.
La pagina in questione ha diversi rimandi alla propaganda No vax: spesso viene linkato il gruppo Libero comitato di protesta Napoli non si piega. Tra l’altro l’ultimo contenuto pubblicato dalla pagina è la foto di un uomo in un letto di ospedale e la didascalia che dice «Non sono morto ancora».
Ma il vero bacino di risonanza di Ugo Fuoco non è qui. Il cuore della propaganda No vax partita da questo account è un gruppo Telegram da oltre 36 mila iscritti che si chiama Ugo Fuoco | Stop Dittatura.
Qui vengono continuamente pubblicati messaggi No vax. Tra questi, giusto per capire il tenore, se ne trova anche uno intitolato 618 GRAMMI DI METALLO SI ATTACCANO AL BRACCIO DI UNA VACCINATA CON DOPPIA DOSE. Quello che però è interessante è l’ultimo messaggio, un lungo vocale pubblicato nelle ultime ore in cui l’amministratore si scusa per l’assenza nella gestione del canale e spiega di avere febbre alta e sintomi respiratori.
Qui spiega che in questi giorni non riuscirà a pubblicare come suo solito. L’audio ha oltre 1.200 i commenti, molti di buona guarigione. Non è dato sapere se l’uomo sia ammalato di Covid. Le indagini della polizia hanno dimostrato che questo utente era già stato denunciato per la violazione delle misure contro la quarantena.
La rete di tweet attorno all’hashtag #nessunacorrelazione
Il lavoro della polzia postale è concentrato anche a ricostruire tutta le rete che ruota attorno a #nessunacorrelazione, l’hashtag con cui sono stati pubblicati molti degli insulti rivolti a Sassoli dopo la sua morte.
Come si può intuire, l’hastag ha un contenuto ironico e fa riferimento all’ipotesi sollevata in ambienti No vax che la morte del presidente dell’Europarlamento sia collegata al vaccino. Tra i messaggi ancora in rete molti se ne trovano molti collegati anche a #DRAGHIINGALERA, un hashtag diventato trendig topic su Twitter grazie a una rete di profili fake come dimostrato dall’esperto di comunicazione Pietro Raffa.
(da Open)
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Gennaio 19th, 2022 Riccardo Fucile
LA PANDEMIA NON FINIRA’ CON OMICRON
“Sappiamo che Omicron è bravissima a colpire l’apparato respiratorio superiore, ma
è zoppa quando si tratta di attaccare il polmone”. Così, in un’intervista a Repubblica, l’immunologo della Emory University, Guido Silvestri, che avverte: “il rischio più grosso è che scappi fuori una variante che mantenga l’aggressività infettiva di Omicron, ma riacquisti anche la capacità di danneggiare il polmone di Delta. Spero non succeda mai, però dobbiamo esser preparati. E il modo migliore è insistere con i vaccini”.
Secondo l’esperto, “la più grande fesseria che potremmo fare è pensare che il Covid sia andato via, perché con l’estate calano i casi nei Paesi occidentali, si riapre la società, e la gente smette di vaccinarsi. Poi a ottobre o novembre arriva una variante più brutta, magari dalla Thailandia, Madagascar o Argentina, e siamo tutti scoperti”.
Riguardo al futuro, “uno scenario possibile è che ogni anno, verso giugno o luglio, si fa un inventario, dove circola il virus, quali sono le varianti. Si fanno rapidamente i vaccini Rna del caso con una produzione di massa, e poi a ottobre e novembre la campagna per le inoculazioni, così si passa l’inverno col massimo degli anticorpi. Si è protetti fino ad aprile o maggio, e poi arriva l’estate che è più tranquilla. È un modello che già esiste, non si capisce perché dovrebbe scatenare tutte queste reazioni”.
(da agenzie)
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