Giugno 17th, 2022 Riccardo Fucile
DA “SONO DONNA, SONO CRISTIANA” A “SONO MARTIRE”? MA QUANDO MAI UN RIVOLUZIONARIO NON PATACCA TEME PER LA PROPRIA VITA?
Giorgia Meloni si sente sotto assedio, crede che le critiche ricevute dopo il comizio pronunciato alla manifestazione di Vox in Spagna facciano parte di una strategia e certe accuse possano generare un pericolo, persino di sicurezza.
La leader di Fratelli d’Italia ha pubblicato su Twitter un video nel quale compaiono alcuni ospiti di talk show in onda su La7 che l’hanno attaccata con toni molto duri, arrivando a paragoni con i nazisti, gli ideologi di Putin e di portare avanti «propaganda assassina».
«Quando tu dici a milioni di italiani che io sono pericolosa per la storia, una persona che potrebbe per paradosso uccidere milioni di persone, invadere uno Stato, o fare cose che hanno fatto le persone alle quali vengo accomunata, il rischio c’è che qualcuno, a un certo punto, decida di liberare il mondo da questa persona così pericolosa, perché magari ha qualche rotella fuori posto, e non capisce il gioco».
Per Meloni si tratta di «minacce e insulti, andati in onda su unica rete televisiva, in appena 24 ore». Il direttore de La7, Andrea Salerno, risponde: «Da noi si ascoltano e si dà spazio a tutte le opinioni. Sempre con equilibrio, pluralismo, cura giornalistica. Al servizio del pubblico, come dev’ essere»
Ma la Meloni che pretende che gli avversari abbassino i toni dopo che è stata lei ad alzarli, urlando da una vita, è la stessa che voleva il blocco navale per i migranti?
La Meloni che si preoccupa della propria vita è la stessa che vuole ricacciare i migranti nelle prigioni libiche dove vengono uccisi e stuprati?
La Meloni che si preoccupa del pluralismo dell’informazione è la stessa che va a braccetto di Orban, il politico che ha chiuso la bocca a tutti i media ungheresi di opposizione ?
La Meloni che strilla sui valori e la fede cristiana è la stessa che convive fuori dal matrimonio religioso, cardine della dottrina cattolica?
Ci fermiamo qua per carità di patria , con un’ultima annotazione.
Nella vita puoi fare il buon borghese o il rivoluzionario, nel qual caso sai che corri dei rischi (dal lavoro alla famiglia, dalla vita sociale alla sicurezza personale)
La cosa peggiore è essere un buon borghese che si finge rivoluzionario.
Per quelli basta una pernacchia.
(da agenzie)
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Giugno 17th, 2022 Riccardo Fucile
IL DISCORSO ALLA CONVENTION DEI SOVRANISTI DI VOX METTE IN ALLARME L’EUROPA
Il discorso semplicistico di Giorgia Meloni sul palco di Vox a Marbella “per
sostenere la candidatura dell’amica Macarena Olona alla presidenza dell’Andalusia insieme ai patrioti spagnoli guidati da Santiago Abascal” non è passato inosservato a molti.
Criticato da politici e opinionisti, è stato attaccato anche da Kasia Smutniak, attrice e modella polacca, che su Instagram ha ricondiviso il video in cui la leader di Fratelli d’Italia fa il suo elenco di “sì” e di “no” commentando: “Più i pensieri sono bassi, volgari, inadeguati, non all’altezza, tristi, morbosi, infelici, privi di eleganza, di amore, di buon senso, indegni, ingiusti, aspri, acidi, vomitevoli, piccoli, inutili, stupidi, idioti, pericolosi, malformati, kitch, sbiaditi, inesatti, errati, carichi di odio, DISUMANI, più la persona che li esprime diventa… volgare, inadeguata, non all’altezza, triste, morbosa, infelice, priva di eleganza, di amore, di buon senso, indegna, ingiusta, aspra, acida, vomitevole, piccola, inutile, stupida, idiota, kitch, sbiadita, inesatta, errata, carica di odio, DISUMANA”.
“Cara Giorgia Meloni – ha aggiunto – che brutto vedere”. Per poi concludere con un post scriptum: “Scusate, mi è partita la vena”. Quello stesso discorso è stato definito da Pierluigi Bersani “un’operazione verità”. “Lo distribuirei pubblicamente – ha detto a Otto e mezzo – perché sia nel tono aggressivo e rabbioso che nei contenuti, loro sono questo: un restyling di ‘Dio, Patria e Famiglia’. Ma non puoi pensare che gli italiani non reagiscono se gli tocchi nel profondo il senso democratico”. Il segretario del Pd Enrico Letta a Dimartedì lo ha commentato così: “Ne penso tutto il male possibile. Dai toni, ai contenuti, alle contrapposizioni”.
(da agenzie)
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Giugno 17th, 2022 Riccardo Fucile
ANZI, QUANDO RAGGIUNGONO I MILLE METRI, SPESSO IL GIORNO DOPO NE PERDONO LA METÀ… PUTIN SARÀ COSTRETTO A MOBILITARE I RAGAZZI DI LEVA, UN’OPZIONE CHE AVRA’ CONSEGUENZE, ANCHE SUL PIANO DEL CONSENSO INTERNO
Tra i tavoli dei ministri per due giorni è circolato un documento non classificato (e quindi non “top secret”) che ha fatto spalancare gli occhi. Per la sorpresa e soprattutto per la preoccupazione.
Al vertice dei titolari della Difesa della Nato che si è chiuso ieri Bruxelles, l’ipotesi di una tregua in tempi brevi è stata sostanzialmente cancellata da quel documento. Che indicava due possibili scenari per la guerra in Ucraina. Il primo prospettava un “cessate il fuoco” di fatto ad agosto. Una previsione considerata però ottimistica.
L’altro scenario che in questi due giorni è stato spesso avvalorato dai vertici dell’Alleanza Atlantica consisteva invece in un conflitto che potrebbe andare avanti fino al 2023. Una possibilità, certo, accompagnata da una serie di subordinate e di condizioni. A cominciare da quali risultati possa conseguire l’operazione russa di “accerchiamento” nel Donbass. Ma resta il fatto che al momento il confine temporale è decisamente spostato in là, al prossimo anno.
Il documento sostanzia questa indicazione con una serie di informazioni sul campo. Ce n’è una in particolare che legittima la previsione. Le truppe di Mosca, sebbene più numerose e potenti, avanzano con un ritmo che oscilla tra i 500 metri e un chilometro al giorno. Anzi, quando raggiungono i mille metri, spesso il giorno dopo ne perdono la metà.
Un ritmo, quindi, non incalzante. Che sta sempre più trasformando questa campagna in una vera e propria guerra di trincea, come quella del ’15-’18. È anche il motivo per cui il fronte occidentale ha confermato di incrementare le forniture di armi.
«Gli Alleati della Nato – ha spiegato il segretario generale Jens Stoltenberg al termine del summit – hanno offerto all’Ucraina aiuti senza precedenti e hanno annunciato maggiore assistenza che comprenderà armi pesanti e sistemi ad ampio raggio». Viene considerato l’unico modo per resistere all’attacco del Cremlino. Per di più è stato sottolineato che la Russia sta mostrando segni di difficoltà per quanto riguarda l’approvvigionamento di munizioni. Secondo diversi resoconti, l’esercito di Putin sta facendo ricorso a proiettili e razzi di progettazione sovietica.
Quelli che erano rimasti nel fondo dei depositi. Sostanzialmente la componente più moderna è già esaurita o in via di esaurimento. Una scelta che provoca effetti collaterali devastanti sulla popolazione civile: semplicemente perché si tratta di armi meno precise. Inoltre, se la battaglia proseguirà oltre l’estate, il Cremlino sarà costretto a mobilitare i ragazzi di leva. Un’alternativa non priva di conseguenze, anche sul piano del consenso interno.
In questo quadro tutti gli alleati stanno procedendo con i trasferimenti di armi in Ucraina. L’Italia ad esempio sta consegnando i suoi cannoni. «Stiamo facendo la nostra parte – ha rimarcato il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini – sulla base delle decisioni prese insieme. Abbiamo accresciuto il nostro contributo operativo, come stiamo già dimostrando partecipando alle misure di rafforzamento della presenza sul fianco est». Negli ultimi giorni, comunque, stanno arrivando a Kiev 200 tank forniti dalla Polonia e 400 mezzi cingolati da Olanda e Usa. La Germania è la grande eccezione. Manderà i primi cannoni semoventi solo tra dieci giorni e in tutto saranno 14.
Ha promesso missili antiaerei ma soltanto tra mesi. Ha annunciato la consegna di semoventi anti-aerei ma poi non si sono mossi. Un’azienda tedesca – il colosso dei tank Rheinmetal – ha pronti cingolati Marder da combattimento e può fornire tank Leopard di seconda mano – che l’Ucraina acquisterebbe – ma non riceve l’autorizzazione del governo.
Nello stesso tempo, il fronte occidentale deve superare difficoltà logistiche piuttosto imponenti. A cominciare dal fatto che sono state donate armi di diverso modello e epoca, con munizioni differenti e capacità di riparazione diverse. I dispositivi più moderni, poi, richiedono un addestramento non breve. «Lavoriamo notte e giorno per poter consegnare gli aiuti bellici all’Ucraina il più velocemente possibile – ha confermato ancora Stoltenberg – ed è una sfida logistica». Insomma, il tempo della pace non è ancora vicino.
(da La Repubblica)
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Giugno 17th, 2022 Riccardo Fucile
L’ELEVATO APPARENTEMENTE SCARICA IL MINISTRO DEGLI ESTERI, ARRIVATO AL LIMITE DEI DUE MANDATI PREVISTO DALLO STATUTO
Attacca chi si oppone alla regole del «limite della durata dei mandati» e quelli
che «si arroccano nel potere» Beppe Grillo, che sul suo blog pubblica un nuovo post a poche ore dallo scontro durissimo tra Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ormai ai ferri corti.
Nel pieno della rissa grillina, l’ “Elevato” del Movimento dice di aver parlato con «il Supremo». E alla fine di in una lunga digressione su darwinismo e sistemi economici, Grillo pare prendere le parti del presidente del M5s scaricando di fatto l’altro contendente, che tra gli altri sarebbe proprio al secondo mandato, quindi al limite imposto dalle regole interne del Movimento che ne impedirebbe una nuova candidatura. «Appare sempre più opportuno estendere l’applicazione delle regole che pongono un limite alla durata dei mandati – scrive il fondatore del Movimento – Alcuni obiettano, soprattutto fra i gestori che si arroccano nel potere, che un limite alla durata dei mandati non costituisca sempre l’opzione migliore, in quanto imporrebbe di cambiare i gestori anche quando sono in gamba: “cavallo che vince non si cambia” sembrano invocare ebbri di retorica da ottimati. Ciò è ovviamente possibile, ma il dilemma può essere superato in altri modi, senza per questo privarsi di una regola la cui funzione è di prevenire il rischio di sclerosi del sistema di potere, se non di una sua deriva autoritaria, che è ben maggiore del sacrificio di qualche (vero o sedicente) Grande Uomo».
(da agenzie)
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Giugno 17th, 2022 Riccardo Fucile
IN AUMENTO MELONI, LETTA E CALENDA, IN CALO LEGA, M5S E FORZA ITALIA
Dopo il silenzio elettorale tornano i sondaggi politici e la situazione è simile a quella di poche settimane fa, ma con un consolidamento ulteriore dei trend positivi e negativi.
Nello specifico volano Fratelli d’Italia e Partito Democratico, sempre più prime due forze politiche per distacco con Meloni e i suoi stabilmente avanti di un punto, mentre i rispettivi alleati – Lega e Movimento 5 Stelle – continuano a sprofondare sempre più giù.
I grillini soprattutto, sicuramente non agevolati dallo scontro interno esploso oggi tra Conte e Di Maio, viaggiano a tutta velocità verso il minimo storico.
Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni è in testa nella Supermedia di Agi e Youtrend di questa settimana, con il 22,5% e un più 0,1% rispetto alla rilevazione precedente.
A inseguire c’è, come dicevamo, il Partito Democratico di Enrico Letta che cresce dello 0,4% e si ferma al 21,4%.
Malissimo la Lega di Matteo Salvini, che perde quasi un punto – precisamente lo 0,8% – e scivola al 14,8%.
Il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, invece, perde lo 0,7% e crolla al 12,3%, una proiezione difficile da digerire se si pensa a quanto ottenuto alle politiche di appena quattro anni fa.
A metà strada tra i primi quattro partiti e le forze minori c’è sempre Forza Italia di Silvio Berlusconi, che però perde lo 0,5% e cala al 7,8%, rimanendo comunque decisivo nella coalizione di centrodestra.
Cresce dello 0,4%, invece, la federazione tra Azione di Carlo Calenda e +Europa, attestandosi al 4,9%.
Molto bene anche Italia Viva di Matteo Renzi, che fa un salto in avanti di mezzo punto, lo 0,5%, e passa al 3,0%.
Allo stesso modo cresce anche Italexit di Gianluigi Paragone, che sale dello 0,4% e arriva al 2,6% impensabile fino a qualche mese fa.
Stabili i Verdi, che salgono dello 0,1% e passano al 2,1% davanti a Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni e Articolo 1 – Mdp del ministro Speranza, entrambi all’1,8%.
(da agenzie)
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Giugno 17th, 2022 Riccardo Fucile
GLI STATISTI RUSSI NON MANGERANNO SPAGHETTI, MA PRIMA DI PARLARE BEVONO PARECCHIA VODKA… MEDVEDEV STA A PUTIN COME IL PRINCIPE CARLO ALLA REGINA ELISABETTA, MA SENZA NEANCHE LA SODDISFAZIONE DI POTERLO CHIAMARE ‘MAMMÀ’
Essendomi infine convinto ad abbracciare la causa della complessità, ho
rinfoderato i pregiudizi che nutrivo nei confronti degli statisti russi e mi sono messo umilmente in ascolto delle loro profonde riflessioni geopolitiche.
Ho pensato di andare sul sicuro cominciando con Dmitry Medvedev, cara vecchia lenza dalla faccia d’angelo, amante del rock britannico e della campagna toscana, eterno numero due in lista d’attesa che sta a Putin come il principe Carlo alla regina Elisabetta, ma senza neanche la soddisfazione di poterlo chiamare «mammà».
Vi devo confessare che sono rimasto un po’ deluso. Non tanto dai suoi toni di ex colomba precipitata in una pozzanghera di testosterone, ma dalla sconcertante mancanza di complessità. Pensate che, nel dileggiare il viaggio a Kiev di Macron, Scholz e Draghi, il buon «Med» si è riferito a loro chiamandoli «mangiatori di rane, salsicce e spaghetti».
No, dico: e i crauti, le lumache, la pizza? Come si può essere così poco complessi da dimenticare la pizza?
Non pretendo il mandolino e le kartoffeln, anche se l’immagine di un Draghi che per ridurre lo spread suona il mandolino alla Lagarde mentre sfila una patata con la senape dal piatto del presidente della Bundesbank sarebbe stata di ammirevole complessità.
E comunque mi sa che una cosa complessa l’ho capita persino io: gli statisti russi non mangeranno spaghetti, ma prima di parlare bevono parecchia vodka.
(da Il Corriere della Sera)
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Giugno 17th, 2022 Riccardo Fucile
LO HA CONFERMATO IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI MOSCA, SERGEI LAVROV: “L’OCCIDENTE STA CERCANDO DI FARE DELLA MOLDAVIA UNA SECONDA UCRAINA”
La Commissione europea non si è ancora pronunciata sullo status di candidato all’adesione alla Ue a Ucraina e Moldavia, ma Mosca va già al contrattacco.
La Ue, commenta il ministro degli Esteri Sergej Lavrov intervistato da Ntv , «opera in modo molto grossolano, costringendo questi nemmeno candidati ad aprire un secondo fronte ».
Se dirà sì a Kiev, precisa, vuol dire che «ancora una volta è pronta a chiudere un occhio su tutti i suoi criteri », ma soprattutto che «è pronta a lasciarsi guidare esclusivamente da considerazioni geopolitiche».
Quanto alla Moldavia, il capo della diplomazia russa non ha dubbi: l’Occidente «sta chiaramente cercando di farne una seconda Ucraina», mentre le autorità di Chisinau hanno adottato un «approccio consumistico» che Lavrov arriva a definire «accattonaggio » o «estorsione». Mendicano sulle forniture di gas, sostiene, chiedendo uno sconto sui pagamenti in cambio di un rallentamento del cammino di accesso all’Unione Europea.
Lavrov sottolinea inoltre l’attivismo di Paesi come Polonia, Ungheria e Romania che rilasciano passaporti in Ucraina da anni senza che nessuno si scandalizzi. Mentre, ai microfoni di Bbc , alza il tiro: «Trascinare l’Ucraina nella Nato è un atto criminale». Il comune denominatore, alla fine, è sempre l’Occidente.
(da agenzie)
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Giugno 17th, 2022 Riccardo Fucile
VICTOR ERA APPENA ARRIVATO IN OLANDA ED E’ STATO RIMANDATO IN BRASILE: VOLEVA INTERFERIRE NELLE INDAGINI
Nel mese di aprile, le autorità hanno impedito l’ingresso in Olanda a un
cittadino brasiliano per poi imbarcarlo sul primo volo disponibile per il Brasile.
Victor Muller Ferreira, nato nel 1989, doveva lavorare come stagista presso il Tribunale penale internazionale dell’Aja, dove sono in corso le indagini per i possibili crimini di guerra della Russia in Ucraina e Georgia.
L’uomo, in realtà, era una spia russa. Non si chiamava Victor, non è nato nel 1989 e non è neanche brasiliano. Il suo vero nome è Sergey Vladimirovich Cherkasov, nato nel 1985, ed è un agente dell’intelligence militare russo GRU.
Come riportato nel report dell’intelligence olandese, l’obiettivo del GRU è quello di raccogliere informazioni militari, politiche e tecnologiche, e svolgere operazioni segrete laddove un cittadino russo non potrebbe mai avere accesso, come il Tribunale penale internazionale dell’Aja (CPI).
Per ottenere l’ingresso come stagista, Sergey aveva creato l’identità di un brasiliano dalla storia strappalacrime.
In un documento, dove racconta la storia di Victor, afferma di essere nato a Rio e di aver scoperto che la sua vera madre biologica era morta poco dopo la sua nascita. L’intero racconto pare una telenovela, dove il povero “Victor” ha perso nel tempo i legami con ogni persona a lui cara.
La lettera, scritta in portoghese, presentava alcuni errori per essere scritta da un madrelingua che doveva lavorare come stagista al Tribunale penale internazionale.
L’account Twitter condivideva i contenuti di Bellingcat.
Una volta identificato, l’intelligence olandese ha impedito che l’agente segreto russo potesse entrare negli uffici della Corte dove non solo avrebbe potuto raccogliere informazioni utili per Mosca, ma anche influenzare le indagini e i procedimenti in corso.
Come ricostruito dagli investigatori di Bellingcat, il falso brasiliano Victor aveva un curriculum molto interessante, incluso un master alla Johns Hopkins tra il 2018 e il 2020. Uno dei docenti, Eugene Finkel, ha pubblicato un thread via Twitter dove racconta di come, inconsapevolmente, aveva aiutato “Victor”.
Victor curava un blog personale, “Politics of Us“, incentrato sulla geopolitica e di ideologia filo occidentale. Il sito sembrava visitato e con diversi commenti, probabilmente fasulli. Una copertura “anti-russa”, sostenuta anche attraverso la condivisione delle indagini di Bellingcat, costruita negli anni e conclusa in Olanda.
Il vero nome di Victor, Sergey Vladimirovich Cherkasov, sarebbe stato riscontrato in una lista di agenti del GRU ottenuta da Bellingcat.
(da Open)
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Giugno 17th, 2022 Riccardo Fucile
CONSUMI LIMITATI IN CASA, TRIVELLE IN ADRIATICO E CARBONE… ARRIVANO NUOVI BONUS BOLLETTE
Davanti alle continue minacce di Mosca di ridurre fino a tagliare le forniture di gas verso l’Europa, Italia compresa, torna nella strategia del governo l’idea di puntare su nuove trivellazioni nel mar Adriatico, da cui il ministro Roberto Cingolani spera anche dai aumentare le attuali estrazioni.
È uno degli assi del piano di emergenza energetica, su cui l’esecutivo starebbe lavorando già da prima dell’invasione russa in Ucraina dello scorso 24 febbraio, ma che ora subisce un’inevitabile accelerata.
A sei anni dal fallito referendum contro le trivelle in Adriatico, Cingolani sfida le proteste degli ambientalisti spingendo sull’aumento del gas nazionale per svincolarsi dalle forniture di Mosca.
Come riporta Repubblica, il programma sulle trivellazioni rientra tra quelli a medio termine, con una revisione del Pitesai, la mappa che raccoglie le zone considerate idonee per le trivellazioni. Un lavoro che sarebbe portato avanti con «tecniche serie e dettagliate», ma anche con una certa fretta visto che nel frattempo la Croazia sta già sfruttando da tempo importanti giacimenti nello stesso specchio d’acqua.
Il ritorno del carbone
Chiusi negli ultimi mesi diversi accordi con nuovi fornitori per colmare le riduzioni dei flussi russi, dall’Algeria all’Azerbaijan, il piano del governo non esclude il ricorso anche alle centrali a carbone. Un’eventualità che potrebbe diventare concreta nel caso di blocco dell’import russo e che permetterebbe di sostituire 5 miliardi di metri cubi di gas dalle sei centrali ancora in attività in Italia, a Venezia, Monfalcone, Civitavecchia, Brindisi e due in Sardegna.
Gli impianti sarebbero destinati a chiudere entro il 2025, ma gli operatori sarebbero stati già pre-allertati per una possibile proroga.
I limiti nelle case
Al di là delle decisioni del Cremlino se interrompere o meno le forniture di gas, il governo punterebbe comunque a una riduzione strutturale dei consumi, con misure più drastiche nel caso di stop immediato da Mosca. I provvedimenti riguardano per forza di cose la prossima stagione invernale, durante la quale è prevista la limitazione del riscaldamento nelle case e negli uffici, con una temperatura massima imposta assieme al numero delle ore per l’accensione durante la giornata. I limiti riguarderanno anche l’illuminazione pubblica, tanto in città quanto lungo la rete extra-urbana.
Nuovi bonus bollette
Le riduzioni già in corso da parte di Gazprom dei flussi verso l’Europa hanno già portato all’aumento importante dei prezzi del gas, e di conseguenza delle bollette dell’energia elettrica. Non fa eccezione la benzina, considerando le riduzioni delle importazioni per le sanzioni contro la Russia.
Grane per le famiglie e imprese contro cui il governo starebbe preparando un nuovo pacchetto di aiuti, a cominciare da un decreto che dovrebbe rinnovare gli sconti in bolletta per il terzo trimestre. Previsto anche un ulteriore taglio delle accise sui carburanti, con l’obiettivo di aumentare l’attuale sconto di 30 centesimi al litro.
(da Open)
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