COME PD E PDL RENDERANNO GLI ITALIANI CORNUTI E CONTENTI: VIA L’IMU NEL 2014, MA AUMENTO DEGLI ESTIMI CATASTALI
LA TASSA SULLA PRIMA CASA VERRA’ COMPENSATA GRAZIE ALL’AUMENTO DEL GETTITO LEGATO ALL’ADEGUAMENTO DELLE RENDITE CATASTALI AL VALORE REALE DELL’IMMOBILE…COSI’ I SOLDI RISPARMIATI DA UNA PARTE USCIRANNO DA UN’ALTRA
Abolire l’Imu sulla prima casa, cancellarla su tutte, sospenderla a giugno, ottenere la restituzione di quanto si è già pagato.
Quali di queste affermazioni è più vicina a quello che il governo Letta si appresta a fare?
Andiamo per gradi.
La rata di giugno
Dalla discussione in Parlamento è emersa un’unica certezza: lunedì 17 giugno non si pagherà l’acconto dell’Imu e i Comuni si troveranno due miliardi in meno nelle loro casse rispetto alle previsioni.
Prorogare la rata a dicembre (o sospenderla a giugno, come alcuni preferiscono dire) consente di mantenere una copertura nel caso in cui la riforma non vedesse la luce: una sorta di «clausola di salvaguardia». Dopodichè i partiti hanno già detto che faranno di tutto per cambiare l’imposta perciò il pagamento di dicembre resta un’ extrema ratio che tutti intendono evitare.
La prima casa
Per il centrodestra va abolita sulla prima casa restituendo quella già pagata, sempre sulla prima casa. Quanto vale quest’operazione? L’Imu sull’abitazione principale porta un incasso complessivo per i Comuni di circa quattro miliardi di euro all’anno. Restituire quanto è stato pagato nel 2012 raddoppia il conto, portandolo a otto miliardi.
L’effetto sui cittadini sembra scontato: un sospiro di sollievo.
Ma è meglio andarci piano: il mancato pagamento dell’Imu, già da giugno, provoca un buco di cassa per i Comuni che va compensato per evitare di creare dei problemi sui pagamenti delle spese già impegnate.
Ad esempio i Comuni potrebbero rischiare di non avere le risorse necessarie per attuare il decreto legge sui pagamenti dei debiti dei Comuni alle imprese.
La soluzione più semplice è che il governo trasferisca risorse ai Comuni, già da subito con un anticipo di cassa, e poi integrando le somme mancanti.
Ma si pone un problema: a quanto devono ammontare questi trasferimenti?
Come è noto, entro il 9 maggio i Comuni hanno l’obbligo di indicare al ministero dell’Economia l’aliquota Imu che intendono applicare. Dunque ogni Comune, secondo le attuali norme, può regolare entro certi limiti l’aliquota.
Lo Stato dovrà rimborsare ciascun Comune tenendo conto dell’aliquota da questo scelta o dell’aliquota base?
Nel primo caso i Comuni che hanno deciso di tassare maggiormente i cittadini ne trarrebbero maggiori rimborsi.
Nel secondo caso i Comuni dovrebbero coprire in altro modo il mancato introito, con tagli o nuove tasse.
Palazzo Chigi lavora a un decreto legge che dovrà normare il rinvio della rata di giugno e compensare i Comuni, per un miliardo e 600 mila euro.
Il ministro Delrio è già stato oggetto di centinaia di telefonate e ha il suo da fare per rassicurare i sindaci sulle entrate legate all’Imu: basti dire che a Salerno le banche hanno già bloccato il fido al Comune… Niente Imu, niente fido.
E il rischio è che da giugno molti Comuni saltino per aria: niente più asili e servizi pubblici, per capirci.
L’alleggerimento
Tra i tecnici del Tesoro è scattato l’allarme sulle coperture, che potrebbero richiedere tagli lineari alla spesa pubblica, sanità e istruzione in primis.
Molti non sono d’accordo sulla abolizione dell’Imu sulla prima casa.
Lo stesso premier ha parlato di una riforma mirata a dare «ossigeno alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti».
L’ipotesi sarebbe aumentare le detrazioni sull’abitazione principale per le famiglie più numerose. Costo: 2-2,5 miliardi.
Quale la soluzione per fare gli italiani cornuti e contenti?
Basta rivedere i coefficienti di calcolo dell’Imu, facendo intendere che inizialmente si potrebbe fare per i meno abbienti per poi estenderla a tutti.
L’apripista è il sindaco Gianni Alemanno che, per motivi elettorali contingenti, ha già detto che l’Imu sulla prima casa non la pagheranno le famiglie con reddito Isee inferiore ai 15 mila euro.
E dove prenderebbe i soldi?
Aumentando le rendite catastali di 175 mila famiglie.
L’operazione romana è possibile grazie alla Finanziaria del 2005 che per ora consente solo ai Comuni che hanno almeno tre microzone (250 comuni su 8 mila) di operare una perequazione delle rendite catastali, avvicinandole al valore di mercato.
In Italia sono stati 16 i Comuni a operare in questo senso.
E gli altri? La riforma generale degli estimi catastali, quella che avrebbe consentito a tutti i Comuni di riclassificare gli immobili, si è arenata al Senato, ma basta rimettere in moto e perfezionare il meccanismo, estendendolo a tutti i comuni, e il gioco è fatto.
Si triplica il valore degli immobili e poi si fa pagare un’Imu ridotta in percentuale a un terzo rispetto a quello attuale: il gettito non cambia.
Il gran bluff renderà gli Italiani cornuti e mazziati, ma forse è quello che meritano: chissà quando la finiranno di farsi prendere per i fondelli.
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