ENNESIMA STRAGE DI MIGRANTI, ENNESIMO SCARICABARILE
ALARM PHONE: “UE HA NEGATO I SOCCORSI”… FRONTEX: “RESPONSABILITA’ DI ITALIA E LIBIA”
Tutti sono arrivati sul posto tardi. Troppo tardi per riuscire a evitare l’ennesima strage nel Mediterraneo, stavolta a nord est di Tripoli.
“A bordo su quel gommone ci saranno state 100, 120, 130 persone… non lo sapremo mai”, si dispera Alessandro Porro, presidente di Sos Mediterranee e soccorritore a bordo della Ocean Viking che ieri ha avvistato alcuni dei cadaveri in acqua, vicino ad un gommone grigio alla deriva in un mare in tempesta. Tardi sono arrivati anche i tre mercantili allertati dalle autorità di soccorso italiane, a loro volta allertate dall’agenzia europea di soccorso in mare Frontex, che aveva sentito anche i libici e i maltesi.
Questa storia è una catena di errori – forse l’ennesima – e di scaricabarile. Alarm Phone, il contatto di emergenza organizzato da ong e attivisti, punta il dito su “Frontex e le autorità europee che sapevano dell’esistenza di una imbarcazione in difficoltà, ma hanno negato il soccorso”. Interpellata da Huffpost, Frontex a sua volta scarica sull’Italia e la Libia.
Partiamo dalle accuse pesanti di Alarm Phone, che da 48 ore aveva diramato una richiesta di soccorso alle autorità libiche, dopo la segnalazione di un pescatore locale sulla presenza di un gommone in difficoltà in zona ‘Search and rescue’ (Sar) libica. Ma dopo richieste andate a vuoto e conversazioni senza frutto, i libici non sono intervenuti.
E nemmeno le altre autorità avvisate, visto che Alarm Phone si era messa in contatto anche con il ‘Maritime Rescue Coordination Centre’ (Mrcc) italiano. E visto che l’area era sorvolata anche da un aereo di Frontex. Tutti sapevano, nessuno è intervenuto: Alarm phone lancia una durissima accusa all’Ue e alla sua agenzia addetta alle frontiere esterne.
Non è la prima tempesta su Frontex, agenzia sulla quale sta indagando il Parlamento europeo per le accuse di aver operato respingimenti invece di aver salvato vite nel mar Egeo. Frontex è inoltre oggetto di un’inchiesta dell’Olaf, l’Ufficio europeo per la lotta antifrode per presunte irregolarità nella gestione dell’agenzia. Quest’ultima tragedia del mare li richiama in causa, Frontex respinge tutte le accuse e ci dà la sua versione dei fatti
Dall’agenzia ci dicono che l’aereo di Frontex è stato il primo ad avvistare i migranti in difficoltà, ha avvisato le autorità di soccorso in Italia, Malta e Libia.
Dall’Italia è partita la richiesta a tre mercantili di intervenire, perché si trovavano in zona. L’Italia comunque deve aver chiesto prima ai libici, se, come ci dice Frontex, sono stati loro a chiedere al nostro paese di inviare aiuti.
Quanto alla stessa agenzia europea di soccorso, in quell’area non ha navi, ma solo aerei, ci viene riferito dal loro servizio stampa. Il suo velivolo, tra l’altro, a un certo punto è dovuto tornare alla base per le pessime condizioni meteo.
Insomma, Alarm phone dà l’allarme, Frontex sapeva e vedeva dall’aereo, l’Italia chiede alla Libia, la Libia risponde di inviare sul posto soccorsi, l’Italia chiede ai mercantili che si trovavano lì vicino.
Ma anche i mercantili arrivano tardi, per le cattive condizioni del mare. Nel frattempo un’altra strage si consuma. Ma stavolta lo scaricabarile di accuse è più denso, tradisce l’allarme che questa possa essere solo la prima di un’altra serie di stragi nel Mediterraneo anche in questa primavera-estate 2021.
Cosa fanno gli Stati dell’Ue, oltre che affidarsi ai mercantili, imbarcazioni private costrette a fornire il soccorso che le autorità pubbliche di questa Europa non vogliono predisporre?
David Sassoli cerca di ribaltare il ragionamento. Per il presidente dell’Europarlamento è il momento per tentare di fare sull’immigrazione ciò che la Commissione Europea ha fatto sui vaccini: agire a nome degli Stati membri, con il mandato degli Stati membri. “Non si perda altro tempo e non si metta a rischio altra povera gente – dice Sassoli – I governi nazionali diano poteri e mandato all’Unione europea per intervenire, salvare vite, realizzare corridoi umanitari e organizzare un’accoglienza obbligatoria. È necessario perché è oramai chiaro che le politiche nazionali non sono in grado di gestire con umanità ed efficacia i movimenti di migranti e richiedenti asilo. È su queste omissioni che si misurano le responsabilità delle morti in mare. Sulle dinamiche di questa ennesima strage, il Parlamento europeo vuole che sia fatta subito chiarezza e accertate eventuali colpe”.
È d’accordo il presidente della Commissione per le libertà civili del Parlamento europeo Juan Fernando Lopez Aguilar: “C’è urgente bisogno di un meccanismo europeo di salvataggio e salvataggio in mare, rotte legali e sicure, visti umanitari, trafficanti da combattimento e protezione delle loro vittime, che sono alternative: niente più naufragi, fallimento, niente più tragedie, niente più duelli, né nel Mediterraneo, né nell’Atlantico”.
“Una tragedia che ci interroga sulle responsabilità dei governi nazionali – dice l’eurodeputato del gruppo socialista Massimiliano Smeriglio – L’Europa può e deve fare di più, come ha dichiarato il presidente Sassoli. Continuare a legittimare la guardia costiera libica significa rendersi corresponsabili di stragi che la politica ha il dovere di prevenire ed evitare”.
“Frontex si sta rivelando totalmente inutile. Va drasticamente cambiata la direzione. E servono una nuova missione europea di soccorso in mare corridoi umanitari e la cancellazione dei campi libici”, taglia corto Pierfrancesco Majorino, eurodeputato del Pd. “L’Unione Europea non può e non deve più girarsi dall’altra parte. La ricerca e il soccorso in mare spettano a noi, anche dal punto di vista etico e morale. È una nostra precisa responsabilità, rispetto alla quale non possiamo arretrare di un millimetro”, dice l’europarlamentare del Pd Pietro Bartolo.
Il deputato radicale di ‘Più Europa’ Riccardo Magi chiede l’istituzione di una commissione d’inchiesta sugli “accordi tra Italia e Libia”, lodati da Mario Draghi nella sua recente visita a Tripoli.
“Siamo davanti a una tragedia annunciata, che conferma quello che purtroppo abbiamo sempre detto, senza essere mai ascoltati: non esiste un sistema di soccorso in mare nel Mediterraneo centrale. Un’assenza che provoca la morte di centinaia, migliaia di persone”, commenta Luca Casarini, capo missione di Mediterranea Saving Humans, finito sotto inchiesta per aver salvato vite nel Mediterraneo. Proprio quelle vite che lo Stato affida ai mercantili privati i quali, quando riescono a soccorrere, sono costretti a cercare sistemi in mare per ‘liberarsi’ dei naufraghi: tornare a terra costerebbe troppo e loro preferiscono pagare il servizio alle ong in mare, è questa l’ipotesi d’accusa.
Ma oggi piovono accuse anche dalla stessa Onu. Non verso l’Ue, sarebbe troppo generico. L’Ue sono gli Stati nazionali.
E allora, dice Safa Msehli, portavoce di Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni dell’Onu: “Gli Stati sono rimasti inerti e si sono rifiutati di agire per salvare le vite di oltre 100 persone. Loro hanno implorato e lanciato chiamate di emergenza per due giorni, prima di affondare nel cimitero blu del Mediterraneo. È questa l’eredità dell’Europa?”.
(da Huffingtonpost)
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