FIDANZA È FINITO IN UN NUOVO CASINO DOPO QUELLO DELLA “LOBBY NERA” SUL RICICLAGGIO DI DENARO, MA LA MELONI NON LO HA MAI ESPULSO
AVREBBE SPINTO UN CONSIGLIERE COMUNALE DI BRESCIA, GIOVANNI ACRI, A DIMETTERSI, IN CAMBIO DELL’ASSUNZIONE DEL FIGLIO JACOPO, 17ENNE – L’OBIETTIVO ERA FAR ENTRARE A POSTO DI ACRI SENIOR UN FEDELISSIMO DI FIDANZA, GIANGIACOMO CALOVINI, IL PRIMO DEI NON ELETTI DI FDI: LE DATE IN EFFETTI COMBACIANO
Una poltrona da consigliere comunale in cambio dell’assunzione del figlio, non ancora maggiorenne, come assistente della segreteria dell’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza. Che, nelle scorse ore, ha ricevuto un nuovo avviso di garanzia della procura di Milano.
Dopo l’inchiesta sulla «lobby nera», una nuova tegola si abbatte sul partito di Giorgia Meloni e su uno dei suoi più fedeli e importanti rappresentanti al Nord.
L’accusa ipotizzata questa volta è quella di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Il pubblico ufficiale che per i pm sarebbe stato corrotto è l’ex consigliere comunale di Brescia, Giovanni Acri; il presunto corruttore proprio l’europarlamentare Fidanza, già accusato di finanziamento illecito al partito e riciclaggio.
Al centro dell’accordo corruttivo un posto di lavoro per il figlio di Acri all’epoca diciassettenne, Jacopo, da seicento euro al mese più indennità, pagato coi soldi messi a disposizione dall’Unione Europea.
In cambio, per l’accusa, il 25 giugno dello scorso anno, il consigliere comunale bresciano si è dimesso – ufficialmente per questioni personali – per fare spazio a Giangiacomo Calovini, il primo dei non eletti di Fdi. Il quale, oltre a essere il portavoce del senatore e coordinatore provinciale del partito, Gianpietro Maffoni, è anche responsabile della scuola politica voluta proprio da Fidanza a Bruxelles.
Per cercare riscontri alle accuse, gli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, per tutta la giornata di ieri, hanno effettuato perquisizioni e sequestri negli appartamenti di Acri padre (indagato) e figlio (non indagato).
Ma anche nello studio di un commercialista milanese (non indagato) dove il 18 giugno del 2021 si sarebbe perfezionato l’accordo corruttivo, cioè la firma del contratto, di cui – si legge nel decreto di perquisizione – Fidanza si sarebbe reso «promotore».
«Ho appreso con sorpresa di questa indagine» è il commento dell’europarlamentare, difeso dall’avvocato Enrico Giarda, e che si era autosospeso da Fdi a partire dal primo ottobre scorso, quando una videoinchiesta del sito Fanpage aveva denunciato un presunto sistema di «lavatrici» e «fondi neri» per finanziare la campagna elettorale del partito alle amministrative milanesi, dando via al primo filone d’indagine, che vede coinvolti, tra gli altri, Fidanza e il «barone nero» Roberto Jonghi Lavarini.
Di fatto, però, a Bruxelles l’eurodeputato ha proseguito a partecipare a tutte le attività parlamentari, continuando a farsi portavoce delle istanze di Giorgia Meloni.
«Evidentemente facendo politica – prosegue Fidanza in una nota – non si può essere simpatici a tutti e probabilmente qualcuno ha tentato di colpirmi in un momento di difficoltà, nascondendosi dietro l’anonimato. Tengo solo a dire che sono più che sereno, non ho commesso alcun atto illecito e sono certo che le indagini lo dimostreranno».
È stato infatti un esposto anonimo presentato alle procure di Brescia e Milano nell’autunno scorso a dare il via all’inchiesta, coordinata dai pm Cristiana Roveda, Giovanni Polizzi e dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli.
Nel testo si denunciava il tempismo della scelta di Acri che ha abbandonato il posto in Consiglio il 25 giugno, mentre il nome del figlio è comparso nell’elenco degli assistenti locali della segreteria politica di Fidanza proprio il giorno dopo.
Uno scambio che, secondo i primi accertamenti condotti dagli investigatori, sarebbe stato voluto per favorire un esponente di Fdi fedelissimo di Fidanza, che però non è indagato.
Nel frattempo va avanti il primo filone d’inchiesta che vede indagati a vario titolo per finanziamento illecito al partito e riciclaggio, oltre a Fidanza, l’eurodeputato della Lega Angelo Ciocca, il consigliere lombardo del Carroccio, Massimiliano Bastoni e la consigliera comunale di Fratelli d’Italia, Chiara Valcepina.
Mentre va verso l’archiviazione l’altra accusa inizialmente ipotizzata, di apologia del fascismo, per via dei saluti romani e del linguaggio utilizzato nei loro incontri dagli indagati immortalati nel video di Fanpage.
(da agenzie)
Leave a Reply