I 70 GIORNI DA VOLONTARIO DEL CAMPIONE DELLA NAZIONALE ITALIANA DI RUGBY MAXIME MBANDA’: “HO TRASPORTATO PIU’ DI CENTO PAZIENTI, LA SERA PIANGEVO”
SULLE AMBULANZE DELLA CROCE GIALLA DI PARMA: “NON CONTANO SOLO I SOLDI NELLA VITA, QUESTA ESPERIENZA TI SEGNA, RIFAREI TUTTO”
“Sono stati i 70 giorni più impegnativi della mia vita. Ho trasportato più di 100 pazienti, fatto turni massacranti, pranzavo alla sera, perchè non potevo togliermi quella tuta per non rischiare di contagiarmi finchè non venivo sanificato. Mi sono fatto una promessa prima di entrare per la prima volta su un’ambulanza e ho cercato di rispettarla”.
Maxime Mbandà , 27enne terza linea delle Zebre e della Nazionale, è tornato ad allenarsi alla Cittadella di Parma ma la sua esperienza da volontario della Croce Gialla durante l’emergenza coronavirus l’ha segnato.
“Durante il periodo più intenso ho pianto la sera – ha scritto sui social il rugbista nato a Roma – sfogandomi per quello che vedevo durante il giorno ed a cui non ero abituato, non riuscivo a prendere sonno la notte nonostante fossi distrutto e mi sono ritrovato anche a svegliarmi alle 3 del mattino tutto bagnato per poi scoprire che mi ero fatto la pipì addosso. Quella tuta è stata così tanto la mia seconda pelle in questi due mesi che una volta dopo ore di servizio (e per fortuna avevo finito l’ultimo trasporto della giornata) non sono riuscito a trattenermi e me la sono fatta sotto, di nuovo”.
“Pensavo di avere problemi, stavo vivendo una seconda infanzia in pratica, ma semplicemente non stavo rispettando il mio corpo. Volevo essere in servizio il più possibile e mi sentivo addirittura in colpa quando non ero in Croce Gialla ad aiutare gli altri volontari. Detto questo, rifarei tutto dall’inizio. Anzi, ho ammesso più volte in questo periodo di essermi pentito di non aver iniziato prima e consiglierò d’ora in poi a chiunque di provare a svolgere dei servizi di volontariato e di cercare di percepire le emozioni che lascia, che sono imparagonabili con qualsiasi altra esperienza. E’ giusto pensare ai soldi e alla sopravvivenza nella vita, ma fare qualcosa senza pensare a una retribuzione ma facendola partire dal cuore ha un sapore che per me è paragonabile a quello di un tiramisù, il mio dolce preferito. E spero che, chiunque mai si possa trovare a bussare alla porta di un’associazione, trovi dall’altro lato delle persone splendide – ha concluso Mbandà – che lo accolgano come una persona di famiglia, come è stato per me qui in Seirs Croce Gialla a Parma”.
(da agenzie)
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