LA CASTA FA FINTA DI TAGLIARSI LO STIPENDIO DI 700 EURO CON UNA PARTITA DI GIRO: UN PASSO TIMIDO ASPETTANDO TAGLI VERI
DA ANNI NEI CASSETTI PROPOSTE PER ADEGUARSI AI MODELLI EUROPEI
Potrebbe sembrare una bella sforbiciata, ma nulla in confronto alla vera questione: la mancanza di trasparenza nel finanziamento dei partiti.
Per non parlare dei costi abnormi delle strutture e degli apparati.
Tanto tuonò che alla fine piovve. Resta soltanto da vedere se si tratta di un acquazzone oppure di una spruzzatina.
E soprattutto se i parlamentari non hanno già aperto l’ombrello.
Certo, l’adozione del sistema contributivo per il calcolo dei vitalizi è un cambiamento: anche se sarebbe stato preferibile, e più equo, abolire i vitalizi e calcolare i relativi periodi contributivi ai fini di un’unica pensione.
Certo, un taglio di 1.300 euro lordi al mese potrebbe sembrare una bella sforbiciata, se non si trattasse di una partita di giro: quell’importo altro non sarebbe, a quanto pare, che l’aumento della retribuzione conseguente al passaggio al regime contributivo, che verrebbe sterilizzato girando il di più a un apposito fondo di spettanza degli stessi parlamentari.
Certo, la riduzione del 10% delle indennità di funzione è un segnale: ma riguarda appena una manciata di deputati e senatori.
C’è chi argomenterà che non si può sempre vedere il bicchiere mezzo vuoto.
In un mondo nel quale per anni si è giocato a rimpiattino, fingendo di fare i sacrifici mentre in realtà i privilegi aumentavano, la semplice applicazione del contributivo per i vitalizi è una misura scioccante.
Per quanto non assolutamente paragonabile, dal punto di vista degli effetti finanziari, al tetto delle retribuzioni degli alti dirigenti pubblici che Mario Monti è riuscito a imporre.
Ma va detto, con forza, che ancora una volta il problema più macroscopico non è stato risolto.
La somma destinata al pagamento degli assistenti parlamentari, finora versata a forfait senza bisogno di esibire i contratti o le pezze d’appoggio, dovrà adesso essere rendicontata per il 50%.
L’altra metà continuerà ad affluire senza giustificativi nelle tasche degli onorevoli. Parliamo di 1.845 euro al mese per i deputati e 2.090 per i senatori.
Tutto ciò fin quando non sarà individuata una soluzione definitiva.
Quale? «Regolarizzare la figura dell’assistente parlamentare, spesso registrato come colf o autista, e dargli una dignità sul modello europeo.
Con qualifiche e uno stipendio determinato per legge, pagato direttamente dal Parlamento», aveva detto uno dei tre questori, il pidiellino Antonio Mazzocchi. Semplicissimo da fare: basta copiare Strasburgo.
Ma qui da noi è molto più facile da dire.
Ora ci spiegano che servirà una legge, sebbene proposte che vanno proprio in questa direzione giacciano da anni a Montecitorio e palazzo Madama. Sepolte nei cassetti. Una per tutte, il disegno di legge presentato dai tre questori del Senato Romano Comincioli (deceduto qualche mese fa), Benedetto Adragna e Paolo Franco il 21 aprile 2009, quasi tre anni fa.
Perchè non è mai stata messa all’ordine del giorno?
Il motivo è lo stesso che fa andare avanti su questa vicenda una indecorosa melina: i partiti non vogliono perchè i soldi destinati alla retribuzione dei collaboratori parlamentari finiscono anche nelle loro casse.
Una forma di finanziamento surrettizio della politica, che suona come una beffa per chi paga le tasse, dato che su quei contributi c’è uno sgravio fiscale del 19%.
Un esempio concreto? Il deputato Tizio versa al partito 2.000 euro al mese prelevandoli dalla somma destinata ai «portaborse».
Il Fisco gliene restituisce 380: ai contribuenti il suo fondo per gli assistenti parlamentari viene quindi a costare non più i 3.690 euro mensili dichiarati, bensì 3.690+380 = 4.070.
Ecco perchè le sforbiciatine agli stipendi sono nulla in confronto alla vera questione: la mancanza di trasparenza nel finanziamento dei partiti, che questa vicenda apparentemente marginale mette brutalmente in luce.
Un’opacità arrogante, che alimenta corruzione e altri comportamenti riprovevoli.
Per non parlare dei costi abnormi delle strutture e degli apparati.
Si può allora dare in pasto alle folle urlanti un taglio furbetto alle indennità , spacciandolo per un doloroso salasso.
Ma finchè non si sarà stabilito che un commesso della Camera non può guadagnare come un manager e che la politica si deve finanziare in modo equo e trasparente non si sarà fatto ancora niente.
Sergio Rizzo
(da “Il Corriere della Sera“)
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