LA PERSONALIZZAZIONE DELLA POLITICA E’ DELETERIA, OCCORRE SEGUIRE IDEE E PROGETTI (CHE MANCANO)
LE RESPONSABILITA’ SONO ANCHE DEGLI ITALIANI A CUI PARE INTERESSARE SOLO IL CONTINGENTE, SENZA UNA VISIONE DEL FUTURO DEL PAESE
Al termine di una tornata elettorale le “dinamiche” sono sempre le stesse, insomma: chi vince si “batte il petto”. Chi perde, “inventa favolette”.
Non è stata una bellissima campagna elettorale, anzi…
I “leader” fanno sempre più fatica a comprendere che la “personalizzazione” della propaganda è deleteria, sia perchè per persone, più che seguire un individuo, vorrebbero seguire le idee ed un progetto serio (magari la “più audace, la più originale e la più mediterranea delle idee”), sia perchè, soprattutto in questa lunga fase politica così “fluida, confusa e superficiale”, “non esistono più gli uomini per tutte le stagioni”.
La Lega e FdI hanno avuto un buon riscontro in termini di voti, ma la battaglia non l’hanno vinta, anzi. Le sinistre, grazie al decisivo contributo delle Sardine, hanno retto, ma a quale prezzo? FI è quasi del tutto scomparsa…
Lo scenario è dei peggiori, insomma. Le sinistre non sono credibili ed hanno avuto soltanto il pregio di aver contrastato uno dei centrodestra più brutti della storia Repubblicana. Il “centro” è una mera illusione, proprio come una politica a trazione liberale (i grandi sconfitti, sia del novecento che del nuovo secolo). I grillini – e giustamente, mi sentirei di aggiungere! – hanno subito una “sonora bastonatura”.
Forse, l’epoca del sovranismo e del populismo, queste “scatole vuote” intrise soltanto di sterile propaganda al ribasso, è finito. E, forse, inizia a finire anche la fase della “politica fluida e liquida”. Lo si spera, almeno.
Perchè un paese, per poter immaginare di averlo un futuro (e, possibilmente, prospero), non può basarsi sulla mera “programmazione contingente”, ma ha l’obbligo – e la necessità ! – di disegnare ed immaginare scenari complessi da dispegare nel tempo (se un’azienda impiega anni per “portare a regime” un investimento, non si vede per quale ragione lo Stato possa prescindere dalle più elementare regole economiche, insomma).
Ma per fare questo, occorrerebbe, da parte del popolo, l’intrasingente rifiuto delle “poltiche vuote” o di mera sopravvivenza, e da parte della classe politica, la capacità di saper andare oltre la mera demagogia.
Mi sovviene un ricordo scolastico. Un “piccolo quesito” che è stato – e che permane – alla base della Teoria Economica e delle successive ipotesi teoriche ad essa avverse e/o integrative (con tutte le varie speculazioni sulla prevalenza dell’effetto reddito o di quello “retribuzione”, delle regole causali e del rapporto tra gruppi sperimentali e non): “i numeri ci raccontano la realtà per come essa è, o possono essere letti anche sulla scorta di altre variabili?”
Io propendo per la seconda e, forse, sarebbe il caso che lo si facesse in tanti, perchè il “politichese” al quale vorrebbero relegarci è soltanto per chi non ha talento, per chi non ha fame della conoscenza e per chi non ha l’umiltà per ricercare la verità . E di immaginare che possiamo fare meglio, non smetterò mai.
Salvatore Totò Castello
Right Blu – La Destra liberale
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