LA PROPAGANDA DI PUTIN E GLI INTERESSI DELLA LEGA, ECCO QUELLO CHE NON TORNA NELL’OPERAZIONE SPUTNIK IN ITALIA
LA CAMERA DI COMMERCIO ITALO-RUSSA, UN ENTE MILANESE PRIVATO, ANNUNCIA CHE SAREMO IL PRIMO PAESE EUROPEO A PRODURRE LE DOSI: BRAVI, VENDETELE IN RUSSIA, DOVE IL 62% DELLA POPOLAZIONE NON LO VUOLE
Con un’accelerazione che riesce a spiazzare contemporaneamente Regione Lombardia, Palazzo Chigi e Commissione Europea, facendo esultare la Lega sovranista e Forza Italia, la Camera di Commercio Italo-Russa (ente milanese privato) annuncia che l’Italia sarà il primo Paese europeo a produrre le dosi dello Sputnik V.
“Sarà coinvolto lo stabilimento della Adienne Srl a Caponago, a Monza, a partire da luglio – spiega Vincenzo Trani, presidente della Camera di Commercio Italo-Russa – È stato firmato un accordo tra l’amministratore delegato Kirill Dmitriev del Russian Direct Investment Fund (Fondo governativo del Cremlino, ndr) e l’azienda italiana. Produrranno 10 milioni di dosi entro l’anno”.
L’intesa maturata sull’asse Milano-Mosca, tanto caro a una certa ala del partito di Salvini, e a Salvini stesso, sembra però destinata a generare più polemiche che altro. Andiamo con ordine.
L’esultanza di Lega e di Forza Italia
Le prime reazioni di alcuni esponenti della Lega sono entusiastiche. “E’ un bellissimo segnale e motivo di orgoglio per la Brianza”, si affretta a dire l’onorevole Massimiliano Capitanio. E un leghista della prima ora come il senatore Roberto Calderoli aggiunge: “I 200 milioni liberati ieri dal ministro Giorgetti per la produzione nazionale di vaccini, l’accordo per produrre Sputnik in Italia, la pressione politica sulla Commissione Ue e sull’Ema (Agenzia europea del farmaco, ndr) per lo sblocco degli antidoti di Johnson & Johnson e Sputnik segnano un cambio di passo”.
Anche Forza Italia, attraverso il coordinatore nazionale Antonio Tajani, rivendica a sè un ruolo: “Siamo stati i primi a chiedere all’Ema di autorizzare lo Sputnik, utilizziamo ogni strumento possibile per sconfiggere il Covid-19”. E però, su tutta la partita, si allunga l’ombra della propaganda del governo di Mosca.
La Farnesina non sapeva e Bruxelles prende le distanze
Intanto perchè, a differenza di quanto sostengono alla Camera di Commercio Italo-Russa, non risulta che sull’“operazione Sputnik” sia stata fornita alcuna esplicita approvazione da parte dell’ambasciata italiana a Mosca, che si è limitata a mettere in contatto gli italiani con il fondo russo per possibili investimenti, ma non in ambito vaccini.
E la Commissione Ue, attraverso uno dei portavoce, fa sapere che “attualmente non sono in corso colloqui per integrare lo Sputnik V nella strategia Ue sui vaccini”. Se uno Stato membro intende procedere d’iniziativa, lo farà sotto la propria responsabilità .
Trani, l’uomo di Mosca in Italia
Il presidente Vincenzo Trani è uomo assai conosciuto dal Cremlino. È in contatto con Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia. Il quale ha appena annunciato che ci sono altre due aziende italiane interessate alla produzione del vaccino russo sono due: “Molto note nel settore – spiega Fallico – sono nella fase finale delle trattative con il Fondo russo”.
Il nome di Trani spunta anche nelle carte dell’indagine vaticana su monsignor Becciu e i fondi della Santa Sede attraverso la Mikro Kapital, di cui è fondatore. “Una volta mi arrivò l’indicazione di investire 30 milioni in Mikro Kapital, che fa prestiti a piccole imprese”, ha raccontato in un’intervista Enrico Crasso, che per 27 anni è stato gestore del patrimonio riservato della Segreteria di Stato.
Trani, che ha sempre difeso l’operato dell’ex ministro Salvini all’epoca dello scandalo del Metropol e di Savoini, era anche presente alla cena a Villa Madama organizzata nel luglio del 2019 in onore della visita in Italia del presidente Vladimir Putin.
Sputnik non è autorizzato
Il farmaco russo non è approvato dall’Agenzia europea del farmaco, che giusto in queste ore ne comincia la cosiddetta “rolling review”, la procedura di analisi prodromica alla valutazione finale.
Dunque, se anche dallo stabilimento di Caponago (che fa parte della società biofarmaceutica Adienne Pharma & Biotech, con sede a Lugano) uscissero all’improvviso milioni di fiale, non sarebbero utilizzabili e somministrabili in Europa. Non solo. Le autorità sanitarie russe dovrebbero aprire i laboratori agli ispettori ema, permettendo loro di verificare tutte le fasi della produzione, e rendere disponibili i dati dei trial clinici per fasce e per tipo di popolazione sottoposta al campione.
L’irritazione di Palazzo Chigi
Ora, il punto è che l’accelerazione salutata con giubilo dalla Lega non è stata minimamente concordata nè con la Regione Lombardia (“non ne sapevamo niente, siamo estranei all’accordo”) nè soprattutto con Palazzo Chigi.
La strategia Draghi, per come è stata declinata sinora dal ministro Giorgetti, punta a sostenere aziende italiane dotate di bioreattori in grado di produrre i vaccini già autorizzati: Pfizer-BionTech, AstraZeneca e Moderna.
Non sono tante quelle che, nel Paese, hanno le strumentazioni necessarie, dunque si capisce l’irritazione del governo di fronte alla “colonizzazione” da parte del fondo russo di una delle aziende candidate.
“Adienne – confermano dalla Camera di Commercio Italo-Russa – ha il bioreattore per produrre i vaccini basati su adenovirus”. Come quello di AstraZeneca, per intenderci, a cui l’Italia si affida per la campagna vaccinale di massa.
Le manovre russe
È evidente, però, che la partita che si sta giocando attorno al vaccino non è, soltanto, di natura sanitaria. Dietro ci sono manovre di politica estera perchè oggi quelle fiale pesano molto più di qualsiasi tipo di armi.
Lo sa anche la nostra intelligence che da mesi sta seguendo le manovre attorno a Sputnik. Non è un caso che Mosca abbia scelto San Marino per dimostrare all’Europa la bontà del suo vaccino. E non è un caso che a muoversi in Italia siano stati direttamente Dmitriev, il capo del fondo sovrano russo, e Vincenzo Trani che in Italia è considerato il riferimento diretto di Putin. Dmitriev, prima di arrivare alla Adienne di Monza, aveva contattato altre aziende offrendo lo stesso pacchetto.
(da “La Repubblica”)
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