NON CI VOLEVA UN GENIO PER CAPIRE CHE PAOLO TRUZZU NON ERA IL NOME GIUSTO SU CUI PUNTARE: IL SINDACO DI CAGLIARI
APPENA QUALCHE MESE FA, SI PIAZZÒ TERZULTIMO NELLA CLASSIFICA DI GRADIMENTO DEGLI AMMINISTRATORI ITALIANI
Paolo Truzzu qualche mese fa si piazzò terzultimo nella classifica di gradimento dei primi cittadini di tutta Italia, qualcosa forse si poteva intuire. Il risultato di Truzzu è più basso di qualche punto percentuale anche rispetto alle liste che lo sostengono. A Cagliari per il sindaco è débâcle totale. Una forchetta di quasi venti punti: 53% delle preferenze per Alessandra Todde, per Truzzu solo il 34%.
Il «Trux», soprannome che gli è rimasto appiccicato per l’infausto, finto tatuaggio in solidarietà a Paolo Di Canio, ha girato l’isola in lungo e largo in queste settimane.
Comizi, sagre, vongole, cozze e carnevali. Il 17 febbraio è a Siniscola, il paese del padre. Su Facebook racconta il «calore umano» che lo circonda: «In ogni sorriso e in ogni abbraccio ho sentito una connessione ancora più intensa con la nostra terra e con le persone che la rendono unica». Ha perso anche lì.
«Nessuno slogan, solo la Sardegna», il grido di battaglia. Ha promesso biglietti aerei a prezzi ridotti, sconto sulle bollette, assegni per i nuovi nati. Infrastrutture. Come la nuova passeggiata centrale di Cagliari da intitolare a Gigi Riva.
Ma guai a suggerirne una per Michela Murgia: «Non le intitolerei mai una via o un monumento perché mi sembra un personaggio più negativo che positivo. Era una totalitaria, per certi punti di vista».
A parte il calcio è un amante del padel, dei cani e delle birre artigianali. Cattolico e ammiratore di papa Ratzinger, conosce Meloni da studente universitario. Crescono politicamente insieme, la «generazione Atreju».
Mercoledì scorso ha chiuso la lunga corsa elettorale con lei, Salvini e Tajani. Sul palco con i tre leader venuti da Roma, più litigiosi che mai. La sua candidatura è stata l’inizio delle scintille che ora rischiano di avvampare la coalizione. Truzzu naturale contro Todde sintetica: «La scelta è tra noi e chi, per interessi di partito e logiche di potere, ha voluto fare della Sardegna un esperimento, una cavia. Non siamo la cavia di Pd e Cinquestelle. Un esperimento che si è rotto ancora prima di iniziare». Candidato insuperabile, come il tonno in olio d’oliva.
(da La Stampa)
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