REDDITO DI CITTADINANZA, ANCORA SEI MESI POI IL NULLA: IL GOVERNO E’ FERMO SU CORSI E IMPIEGO
IL GOVERNO NON HA PREVISTO ALCUN PERCORSO VERSO IL LAVORO, SENZA RETE 440.000 FAMIGLIE
Nessun corso di formazione. Nessuna offerta di lavoro. Nessun recupero dell’obbligo scolastico. Mancano sei mesi, dei sette previsti, prima che 440 mila famiglie – almeno 600-700 mila persone – perdano dal primo agosto il Reddito di cittadinanza. Ma nulla si è mosso nei loro confronti. Il taglio dell’assegno vale 1 miliardo. L’ha deciso la prima legge di bilancio del governo Meloni che ha abolito il Reddito, promettendo per il 2024 un nuovo sussidio per i poveri.
Anpal in bilico
La promessa di supportare e rimettere in carreggiata questi “occupabili” – in grado di lavorare, ma senza posto – potenziando le attività di formazione e accompagnamento a un impiego sembra destinata a restare un annuncio. Anzi, il governo sarebbe anche tentato di azzerare l’Anpal, l’Agenzia per le politiche attive che coordina le Regioni nell’assistenza ai beneficiari del Reddito, ora diretta dal commissario Raffaele Tangorra dopo la non felice parentesi dell’italo-americano Mimmo Parisi.
L’idea sarebbe quella di portare le funzioni di Anpal all’interno del ministero del Lavoro. I sindacati, allarmati per l’impatto sui dipendenti, hanno chiesto un incontro – per ora senza esito – alla ministra del Lavoro Marina Calderone. Anche perché analoga intenzione – il rientro nel ministero – riguarderebbe pure l’Inl, l’Ispettorato nazionale del lavoro al cui vertice il governo Meloni ha da poco nominato Paolo Pennesi al posto di Bruno Giordano.
Esclusi anche i non occupabili
Sembra dunque che per le 440 mila famiglie la sola prospettiva sia quella di restare senza sostegno in piena estate e di cavarsela poi in autonomia. D’altro canto questo numero, inserito nella relazione illustrativa alla manovra, non identifica per forza gli “occupabili”, come la narrazione meloniana tende a far passare. Ma solo le famiglie – così dice la norma di legge – senza bambini, disabili e anziani. Quindi single, coppie senza figli o con figli maggiorenni a carico, a prescindere se siano in grado di lavorare o meno. Un senza fissa dimora, per fare un esempio, dal primo agosto sarà senza sostegno.
Il nodo della formazione
I sei mesi intensivi di corsi di formazione, indicati in manovra come requisito obbligatorio per non decadere dall’assegno, riguardano tutti i percettori di reddito tenuti a stipulare un patto per il lavoro. Non solo quelli che non hanno figli piccoli, disabili o anziani nel nucleo. I giovani tra 18 e 29 anni che hanno lasciato la scuola dell’obbligo e sono privi di titolo di studio devono iscriversi ai corsi per gli adulti (Cpa), inaccessibili però ad anno già iniziato. E d’altro canto manca ancora il protocollo d’intesa, previsto dalla norma in manovra, tra ministero del Lavoro e ministero dell’Istruzione.
La chimera di un’offerta
Quanto poi all’unica offerta di lavoro – se rifiutata, si decade dal Reddito, ma ancora non si sa se deve essere “congrua” al curriculum o no – non arrivava prima, si teme che non arrivi neanche ora. Con una contraddizione ancora più forte: i percettori di Reddito inseriti nel programma Gol – Garanzia di occupabilità dei lavoratori – finanziato dal Pnrr non sono per forza gli stessi che perderanno il sussidio dal primo agosto. E questo perché in Gol finiscono davvero gli “occupabili”. Mentre le 440 mila famiglie nel mirino del governo Meloni, come detto, sono selezionate solo se al loro interno non hanno minori, disabili o anziani.
I dati di Gol
C’è poi il tema dell’effettiva occupabilità di chi prende il Reddito, visto che per il 70% si tratta di soggetti con bassissima qualifica e scolarità. Lo racconta l’ultimo report di Anpal su Gol. Nel 2022 sono stati presi in carico dai centri per l’impiego delle Regioni 709.127 persone in cerca di impiego (obiettivo Ue di 300 mila più che raddoppiato). Per l’86% si tratta di donne, under 30, over 55, disoccupati di lunga durata. Un quarto del totale prende il Reddito e di questi solo il 12,8% finisce nel primo profilo su quattro, quello dei più facili da ricollocare. Contro il 73,2% di chi è in Naspi, quindi in disoccupazione, più vicino al mondo del lavoro. Hanno trovato un posto grazie a Gol in 64 mila: di questi solo 4 mila con il Reddito.
(da La Stampa)
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