Settembre 18th, 2015 Riccardo Fucile
LA MAGGIORANZA CERCA ARRUOLATI, MA OGGI SI SMOBILITA, E’ VENERDI
Scivolano verso l’estinzione, nel suk che non si vede ma si respira.
Mercato dove non si bada alla forma, “perchè tutti i voti sono buoni”, come riassumeva sul Corriere della Sera di ieri Maria Elena Boschi, ministra alla Riforme renzianissime.
Il Senato del giovedì è un palcoscenico dove molti recitano a soggetto.
Si celebra la discussione generale sulla riforma che dovrebbe ammazzare il bicameralismo perfetto, e buonanotte ai senatori eletti.
In pubblico, i parlamentari recitano discorsi di prammatica, litigano un po’, poi riempiono i divanetti e impilano trolley: tanti.
Negli angoli del palazzo, ma soprattutto altrove, trattano. E lo schema è sempre quello: voti in cambio di posti, cariche, favori.
Sui volti, voglia di mare e noia conclamata “perchè la partita vera inizia la settimana prossima”.
E poi, “ alla fine quello la spunterà , in troppi temono che cada il governo”.
Quello è Renzi, che in aula incassa le prime due votazioni in scioltezza: 171 no e solo 99 sì, che affondano le pregiudiziali di costituzionalità e la richiesta di rinvio del disegno di legge in commissione, esautorata dal Pd.
Ma la battaglia vera deve ancora arrivare, e sui numeri non vi può essere certezza. Così Renzi e i suoi cercano altri voti, ogni giorno, su più fronti.
La caccia parte dal gruppo misto. E guarda il caso, ieri proprio dal Misto arrivano sorrisi al premier.
Quattro ex M5S si astengono nel voto sulle pregiudiziali di costituzionalità .
A non premere il bottone Alessandra Bencini e Maurizio Romani, toscani, appena sbarcati nell’Italia dei Valori che appoggia la riforma (per l’orrore del fondatore Di Pietro). Ma pure Luis Orellana e Cristina De Pietro, ex Cinque Stelle, a un passo dall’abbracciare il rottamatore.
Orellana è lo stesso che nell’ottobre del 2014 salvò il governo su una risoluzione sul Def, il Documento di economia e finanza. Il suo voto fu decisivo per non mandare a gambe all’aria la maggioranza.
I Cinque Stelle gli dissero di tutto, lui replicò serafico: “Ho votato secondo coscienza”. Dalla coscienza ai numeri, ieri si sono astenute anche le tre senatrici di Fare!, il gruppetto dell’ex leghista Flavio Tosi, sindaco di Verona.
Renzi l’ha ricevuto a Palazzo Chigi due giorni fa, e l’intesa è stata perfetta. Logico che traboccasse in astensioni: di fatto, voti in più per il premier. A margine, un dissidente dem anonimo : “A una senatrice del Misto avevano spiegato che se la riforma non passa ci avremmo rimesso milioni di fondi delle Ue, e ci aveva pure creduto”.
Si passa a Sel, dove c’è nervosismo sulla rotta politica, varco in cui gli sherpa dem speravano di infilarsi.
Il 30 agosto scorso su Repubblica Dario Stefà no si disse pronto a lasciare il partito “se si smarrisce la rotta di centrosinistra” (ma ribadì il no alla riforma).
Ovvero, non vuole che Sel si presenti da sola alle amministrative. Soprattutto, Stefà no e almeno altri due senatori temono lo scioglimento di Sel in una “cosa rossa” con Stefano Fassina e magari Maurizio Landini.
Il senatore pugliese, il suo collega Luciano Uras e il sindaco di Cagliari Massimo Zedda ne hanno parlato a cena in un ristorante romano, tre giorni fa.
Ma sul no alla riforma tengono. “Il suk in Senato c’è, eccome, ma noi siamo solidi-giura la capogruppo Loredana De Petris — Magari dal Pd fanno credere altre cose, ma è propaganda”.
Si torna in Senato. I Cinquestelle provano a battere un colpo. Alzano la voce in aula, si dimettono in blocco “e a tempo indefinito” dalla commissione Affari Costituzionali. “Il disgusto era troppo forte, e poi cosa restavamo a fare se neanche possiamo lavorare?” sostiene Nicola Morra.
Un’altra 5 Stelle, Laura Bottici, posta su Facebook la foto dei trolley accatastati: “Sono tutti pronti ad andarsene, venerdì (oggi, ndr) non si vota e non c’è diaria da incassare” .
Il dem Francesco Russo le risponde: “I trolley erano i vostri, come i banchi vuoti”.
Luca De Carolis
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 18th, 2015 Riccardo Fucile
PD 34,2%, M5S 23,1%, LEGA 14,9%, FORZA ITALIA 10,8%
Crescono Pd e M5S e per la prima volta da mesi la Lega Nord è in calo.
Sale al 26 per cento la fiducia in Luigi Di Maio come leader (+2 per cento).
La riforma del Senato in discussione in Parlamento? Il 56 per cento degli intervistati ammette di non averla capita. Sono questi i risultati di un sondaggio Ixè per Agorà .
Secondo l’Istituto di Roberto Weber, il partito del presidente del Consiglio Matteo Renzi mantiene la tendenza di crescita delle ultime settimane e tocca quota 34,2% (+0,2%).
Il M5S si consolida secondo partito con il 23,1% (+0,6%) mentre la Lega Nord scende sotto il 15% (14,9%, -0,2%).
Se si votasse oggi, l’affluenza sarebbe al 60,7 per cento.
Sempre secondo lo stesso sondaggio, FI passa dal 10,4 al 10,8% e anche Sel arriva dal 4,6% al 4,9%. Il Prc dallo 0,9 all’1%.
Parlando invece della fiducia nei leader, cresce quella nel deputato M5S Di Maio mentre Renzi rimane stabile al 31 per cento.
Il segretario del Carroccio Matteo Salvini scende al 20% (-1 per cento). Sale anche se di poco Silvio Berlusconi all’11 per cento (+1%).
Per quanto riguarda la riforma del Senato in discussione in questi giorni in Parlamento, solo il 28% sostiene di essere informato, mentre il 16% non si esprime. Entrando nel merito del provvedimento, l’articolo 2 che abolisce l’eleggibilità diretta dei senatori piace solo a 1 italiano su 3 (33%).
Più netta la porzione di popolazione contraria alla modifica (45%).
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 18th, 2015 Riccardo Fucile
ATTACCA LA CURIA DI BOLOGNA PERCHE’ “CHIUDE AZIENDA DI SUA PROPRIETA'”, MA NON SA CHE LA FABBRICA E’ IN MANO A UN TRUST E LA CURIA NON C’ENTRA UNA MAZZA
Il segretario della Lega Nord Matteo Salvini si è presentato davanti ai cancelli della Curia di Bologna per sostenere la protesta degli operai della Faac di Grassobbio.
La multinazionale dei cancelli automatici, da tre anni passata in eredità all’arcidiocesi bolognese, ha infatti chiuso la fabbrica in provincia di Bergamo, lasciando a casa i suoi 50 operai.
“Ha chiuso a Bergamo e aperto in Bulgaria perchè i lavoratori costano meno”, ha detto Salvini. “Ma la cosa bizzarra è che l’azienda appartiene alla Curia di Bologna”.
La multinazionale Faac si era difesa nelle scorse settimane, spiegando che la scelta della chiusura fu presa nel 2011, prima cioè dell’avvento della nuova proprietà e con l’accordo dei sindacati.
L’azienda peraltro ora è in mano a un trust, una soluzione che esclude da qualunque potere sulle dirette scelte aziendali la Curia.
Ma il segretario del Carroccio ha chiesto pubblicamente comunque un incontro all’arcivescovo di Bologna per garantire un futuro ai lavoratori: “Mi sembra strano che ci siano appelli per aprire le porte delle parrocchie agli immigrati e poi si licenziano 50 persone”. §
Ma stavolta il solito demenziale ritornello è andato a sbattere contro i cancelli: non quelli della Faac ma quelli della menzogna.
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Settembre 18th, 2015 Riccardo Fucile
IL CASO DEL TASSISTA CHE HA RIFIUTATO DI PRENDERE A BORDO LA CARROZZELLA
La vicenda del tassista torinese che si rifiuta di prendere a bordo il padre dello sport paralimpico Luca Pancalli per non sporcare il suo prezioso cofano con le ruote della carrozzella suona talmente estrema da costringerci a indirizzare le riserve di compassione verso la parte più debole. Il tassista.
Pancalli ha già superato la sua prova del fuoco.
Successe a diciassette anni, quando si spezzò il collo cadendo da cavallo durante una gara, e la vita lo detronizzò dai suoi sogni di atleta per rovesciargli addosso una realtà di sguardi pietosi e domande impossibili sul perchè fosse toccato proprio a lui.
Fu allora, mentre era disteso su un letto d’ospedale ad augurarsi di morire, che sua madre gli scrisse una lettera.
Ne ha rivelato il testo egli stesso, nella biografia raccolta dal giornalista Giacomo Crosa. «Tesoro mio, solo in te puoi trovare quello che gli altri non riescono a darti. Vuoi dipendere esclusivamente da loro? Piangi. Da solo o, se vuoi, abbracciato a me fino a confondere le nostre lacrime. Ma non permettere a nessuno di pensare che ti stai compiangendo. Stringi i denti e guarda avanti. Da oggi in poi io sarò dura con te, più dura del granito, ti dirò cose cattive, stenterai a riconoscere in me tua madre, ma ti prego: non considerarti mai uno sconfitto della vita».
È chiaro che con una madre così formidabile non avrai bisogno di troppe carrozzelle emotive per viaggiare spedito nella vita.
Il tassista ha tutta l’aria di essere stato meno fortunato di Pancalli.
Ma c’è sempre tempo per rimontare a bordo della propria storia e darle un senso nuovo.
Massimo Gramellini
(da “la Stampa”)
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Settembre 18th, 2015 Riccardo Fucile
IN ITALIA SONO IL 46,6%, IN DANIMARCA L’1,8%, IN FRANCIA L’11,5%
L’Europa è sempre più divisa tra nord e sud, tra est e ovest, come se una faglia obliqua l’attraversasse.
Non si tratta però, soltanto, di differenze di tipo economico, o di politiche verso la nuova emergenza migratoria.
Si tratta della percentuale di giovani, tra i 25 e i 34 anni, che vive a casa con i genitori.
Ad esempio: nella Penisola scandinava solo un giovane su 25 vive ancora con i genitori, in Grecia invece è il destino di un giovane sue due. Le cifre sono dati aggregati di Eurostat (ec.europa.eu/eurostat).
L’Europa del centro nord ha una media tra il 10 e il 15 per cento, con Inghilterra, Germania e Francia, mentre i cosiddetti Pigs , Portogallo, Italia, Grecia e Spagna, viaggiano tra il 30 e il 50 per cento.
I Paesi con il numero più alto di giovani che vivono con i genitori sono a est, nell’ex impero sovietico, con la Slovacchia che segna un 56,6.
Più di un giovane su due non si è ancora emancipato.
C’è una evidente corrispondenza con i dati macro economici di crescita. I giovani restano a casa nei Paesi dove il Pil è basso, dove la disoccupazione è più alta, dove il welfare statale langue ed è supplito, finchè si può, da quello familiare. Pensioni e altre piccole entrate dei genitori.
Potrebbe offrire qualche spunto anche una lettura di tipo culturale-religioso, con i Paesi cattolici e ortodossi, rispetto a quelli protestanti, più inclini a trattenere, attirare o aiutare i giovani.
Ma dentro il gruppo di questi giovani che fanno «co-housing» familiare c’è di tutto: adulti mai cresciuti perchè preferiscono vivere come eterni figli, con agio, i cosiddetti «bamboccioni»; ci sono i «Neet», che è l’acronimo inglese per «Not (engaged) in Education, Employment or Training», cioè persone non impegnate nello studio, nè nel lavoro o nella formazione, che vivono nello sconforto personale e nella decrescita infelice; e ancora, gli «indivanados», per dirla alla spagnola, quelli che cioè militano dal divano di casa (in Italia si è parlato di «sdraiati»).
Molti, tra i 30enni di oggi, appartengono alla Generazione Erasmus , il programma che ha permesso di vivere l’Europa unita.
Generazione chiamata, in Italia, «mille euro», perchè guadagna – quando va bene, purtroppo – questa cifra.
Ora l’Europa è chiamata a ripensarsi, non soltanto come unione monetaria, ma pure politica; anche perchè, oltre ai problemi finanziari e di bilancio, deve fronteggiare fenomeni migratori di varia natura, che incidono su Paesi che hanno dinamiche interne, e reazioni, molto differenti.
Fino a oggi si pensava che i divari fossero soprattutto economici, tra nord e sud; patti di stabilità , crediti da riscuotere, aiuti da approvare.
Poi, con i migranti che hanno cambiato rotta, passando non più solo da sud, ma da est verso il centro e il nord d’Europa, il continente ha scoperto altre faglie, più oblique e profonde.
Le stesse che purtroppo riguardano i giovani: chi vive nell’Europa arranca, resta in famiglia.
Altro che Erasmus.
Luca Mastrantonio
(da “il Corriere dela Sera”)
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