Ottobre 13th, 2015 Riccardo Fucile
LE ACCUSE CHE HANNO PORTATO ALL’ARRESTO DI MANTOVANI (FORZA ITALIA) E A INDAGARE GARAVAGLIA (LEGA NORD)… LE OPPOSIZIONI CHIEDONO LE DIMISSIONI DI MARONI
Questa mattina era atteso all’apertura della Giornata della trasparenza organizzata dalla Regione Lombardia. Come annunciato ieri da una nota, avrebbe dovuto aprire i lavori per una serie di incontri sul rapporto tra trasparenza e pubblica amministrazione. Appuntamento saltato.
Perchè Mario Mantovani, vicepresidente ed ex assessore alla Salute della Regione Lombardia è stato arrestato all’alba nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Milano sulla corruzione.
L’indagine è coordinata dal pm Giovanni Polizzi, mentre il gip Stefania Pepe ha firmato l’ordinanza dalla quale, ad esempio, emerge che alcune gare che riguardano appalti sul trasporto dei malati dializzati sarebbero state truccate da Mantovani su richiesta del braccio destro del presidente Roberto Maroni e responsabile del Bilancio, Massimo Garavaglia, indagato.
Il suo coinvolgimento preoccupa molto la Lega Nord. Come appurato da ilfattoquotidiano.it, subito dopo gli arresti il numero uno del Pirellone ha avuto un faccia a faccia con Matteo Salvini, anche se il segretario del Carroccio non ha voluto commentare l’inchiesta.
La rete di cooperative
Oltre a Mantovani — che è stato senatore e sottosegretario alle Infrastrutture del quarto governo Berlusconi e sindaco di Arconate — sono stati arrestati il suo assistente Giacomo Di Capua e il dirigente del Provveditorato opere pubbliche della Lombardia Angelo Bianchi.
L’hanno chiamata ‘Operazione Entourage’ proprio a indicare una fitta rete di cooperative e di società controllate da Mantovani tramite prestanome.
Molte di queste cooperative — che si occupano di costruire e gestire case di riposo per anziani e centri per ragazzi disabili — ricevono contributi milionari ogni anni da Regione Lombardia.
Secondo la Procura di Milano molti sarebbero i personaggi dell’entourage Mantovani nei posti chiave delle istituzioni: Regione, Asl e Provveditorato opere pubbliche. Personaggi come il direttore generale dell’Asl Milano1, Giorgio Scivoletto (pure lui indagato), che intercettato al telefono si riferisce a Mantovani sempre chiamandolo “il capo” e che, l’anno scorso, ha spesso partecipato a eventi pubblici della Lista Mantovani ad Arconate durante la campagna elettorale.
Gare truccate e pressioni
Le ipotesi di reato sono pesantissime, e sarebbero stati commessi dal giugno 2012 al 2014: “Turbative d’asta sia nel settore della sanità sia nel settore dell’edilizia scolastica; condotte corruttive poste in essere da importanti cariche istituzionali presso la Regione Lombardia, nonchè da Pubblici funzionari in servizio presso il Provveditorato opere pubbliche della Lombardia, condotte concussive esercitate da importanti cariche istituzionali presso la Regione Lombardia”.
A essere chiamati in causa sono soprattutto Mantovani, Bianchi e Di Capua (già noto alle cronache per aver fatto affiggere, durante la campagna elettorale per Letizia Moratti sindaco di Milano, i manifesti anti-pm ‘Via le Br dalle Procure’).
I tre, in concorso tra loro, avrebbero truccato gare ed esercitato pressione, come quelle sul Provveditore delle Opere pubbliche Pietro Baratono, che aveva ridimensionato il ruolo di Bianchi. Proprio dalla denuncia di Baratono è partita l’inchiesta che ha portato all’arresto di Mantovani.
“Braccio destro di Maroni ha chiesto a Mantovani di invalidare gara per trasporto dializzati”
Indagato nell’inchiesta ‘Entourage’ anche il braccio destra del governatore Roberto Maroni, l’assessore regionale al Bilancio (ex senatore della Lega Nord ed sindaco di Marcallo con Casone, Milano) Massimo Garavaglia.
Sarebbe stato lui a chiedere a Mantovani di intervenire sull’Asl Milano 1 per invalidare una gara per il trasporto di malati dializzati.
Tale gare “prevedeva un importo complessivo posto a base d’asta pari a 11.369.079 euro. (…) Dopo la pubblicazione del bando, si registrava l’interessamento, da parte dell’Assessore all’Economia di Regione Lombardia, Massimo Garavaglia, affinchè dal servizio in questione non fossero escluse le associazioni di volontariato locali, gestori sino a quel momento del trasporto in argomento”. Garavaglia si rivolgeva così a Mantovani (assessore alla Salute) “affinchè provvedesse a far annullare la gara alla quale, in virtù di stringenti norme e requisiti, non hanno potuto partecipare alcune associazioni locali (…) Atteso ciò, emergeva un diretto e deciso interessamento di Mantovani in tale questione, con chiare e determinanti disposizioni impartite al suo collaboratore Giacomo Di Capua e al direttore generale di ASL MILANO 1, Giorgio Scivoletto”.
Quest’ultimo, senza batter ciglio, eseguiva i desiderata della politica. Ma Mantovani è accusato di aver truccato anche gare per lavori di ristrutturazione di scuole in alcuni comuni, tra cui Arconate, di cui è stato sindaco.
“Il patrimonio di Mantovani”
Le indagini del Gruppo tutela spesa pubblica della Guardia di finanza di Milano, svolte anche attraverso intercettazioni telefoniche, hanno consentito di ricostruire la fitta rete di società e cooperative, che negli anni hanno tratto grandi vantaggi, tutte riconducibili a Mantovani: Fondazione Mantovani onlus e altre 5 cooperative, un’associazione, 11 società e persino la locale squadra di calcio (il Gs Arconatese), i cui bilanci sono ancora oggi segreti.
“Nell’ambito del monitoraggio di questo aspetto investigativo — scrive la Procura — è emersa la presenza di un cospicuo patrimonio di immobili riconducibili al politico, alcuni dei quali di notevole pregio storico-artistico, quali, ad esempio, le settecentesche Villa Clerici di Rovellasca e Villa Clerici di Castelletto, entrambi ubicate nell’abitato di Cuggiono (Milano)”.
“Case ristrutturate per corrompere”
Un altro fronte dell’inchiesta riguarda i lavori ‘gratis’ che l’ex assessore alla Sanità avrebbe ottenuto per immobili a lui riconducibili in cambio di lavori affidati ad un architetto in alcuni appalti.
I lavori, prezzo della presunta corruzione, riguarderebbero case e appartamenti di proprietà di Mantovani o dei suoi familiari, case di riposo, tra cui l”Opera Pia Castiglioni’, cascine.
Un episodio di presunta corruzione, da quanto si è saputo, riguarda anche l’azienda ospedaliera di Pavia, mentre tra le gare truccate ci sarebbe anche un appalto indetto dalla ‘aggregazione Asl Milano Centro, Milano 1 e Pavià .
L’arresto di Mantovani è stato eseguito ad Arconate, in provincia di Milano, dove il politico risiede. Gli uomini della Guardia di finanza lo hanno portato nel carcere di San Vittore.
Perquisizioni ancora in corso
Sono ancora in corso le perquisizioni delle sedi di società e cooperative riconducibili al vicepresidente della Lombardia.
Le fiamme gialle si sono arrivate ad Arconate, negli uffici della Fondazione Mantovani Onlus in piazza Libertà , dove starebbero interrogando Antonio Pisano, ragioniere, considerato uomo-chiave per comprendere la fittissima rete economico-finanziaria riconducibile al politico di Forza Italia.
In questi stessi uffici lavorano anche la moglie di Mantovani, Marinella Restelli (amministratrice unica della Immobiliare Vigevanese Srl) e i figli del politico, Lucrezia e Vittorio (che rivestono cariche nelle varie cooperative).
Ma non solo società e cooperative (ad Arconate, a Milano, in provincia di Pavia e di Rimini), anche alcune case private sono state perquisite dalla Guardia di finanza. Quella di Mantovani in primis, appena dopo l’arresto.
Oltre a quella di alcuni parenti del vicepresidente lombardo e quella della sua storica segretaria Maria Angela Gorla, sempre ad Arconate: un villa dove risulta formalmente residente anche l’assistente di Mantovani, Giacomo Di Capua, in realtà domiciliato a Gattinara, in provincia di Vercelli.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 13th, 2015 Riccardo Fucile
DUE IPOTESI: PRESENTARSI ALLE PRIMARIE O UNA LISTA CIVICA… UN SONDAGGIO LA ACCREDITA DELL’8%
Le dimissioni sono ufficiali. La bandiera bianca no, proprio no. 
E ora il Pd romano ha paura. Paura del marziano, che può rispuntare dalle urne; nelle primarie, annunciate da Renzi spiazzando tutti,o nelle Comunali, con una sua lista civica.
Ieri Ignazio Marino si è ufficialmente dimesso da sindaco di Roma. Ma l’ha fatto con calma, forse studiata, come per fare un altro sberleffo al Pd che l’ha disarcionato.
La lettera delle dimissioni è stata consegnata alla presidente del consiglio comunale, la dem Valeria Baglio, “solo” attorno alle 15.
Proprio quando erano già in diversi a sospettare un nuovo rinvio, il chirurgo ha certificato l’addio, iniziando il conto alla rovescia dei suoi ultimi venti giorni da sindaco (termine entro cui potrebbe ritirarle).
La sua èra in Campidoglio finirà il 2 novembre. Ma venti giorni possono essere un’eternità . Perchè Marino ha voglia di rivincita. Anche se nelle riunioni ufficiali ripete che “bisogna chiudere bene”, e nel suo lunedì lascia il Comune nel primo pomeriggio, come a mostrare che è già un amministratore part-time.
Coperti dal basso profilo, Marino e il suo gabinetto di guerra sognano la controffensiva: a breve o medio termine. Puntano sulla gente.
La manifestazione di domenica in piazza del Campidoglio, con centinaia di persone a chiedere al marziano di resistere e lui a stringere mani in camicia, cravatta e sguardo commosso, è stato il gol che ci voleva.
Il clamore c’è stato, i mal di pancia nel Pd pure.
“Non si aspettavano una piazza così partecipata”, ammette un dirigente dem. E parla innanzitutto del commissario del partito romano Matteo Orfini,su cui domenica sera, parlando a Che tempo che fa, Matteo Renzi ha scaricato una palla avvelenata: “Se siamo il partito delle primarie, il sindaco lo scelgono i romani”.
Eppure Orfini non li voleva i gazebo, come confermava indirettamente sul Fatto un suo fedelissimo come l’ex assessore Stefano Esposito (“Le primarie hanno già fatto troppi danni”). Ma Renzi pensa alla sua immagine. Si arrangiasse il Giovane turco, reo di non aver cacciato Marino in estate.
L’ex sindaco ora potrebbe correre nelle primarie a pieno diritto.
Sospinto dalla base che non vuole più il commissariamento, dai delusi del Pd renzianissimo, da schegge varie della sinistra.
Ieri mattina, di fronte al Nazareno, la sede nazionale del Pd, si presentano altri manifestanti in suo favore.Una cinquantina:età media-alta, scontenti del Pd o elettori della sinistra radicale. Cantano “Bella Ciao”, se la prendono con il Vaticano “che si è intromesso”, evocano il fantasma di Denis Verdini. Promettono: “Voteremo la lista di Marino”.
Dal Campidoglio il chirurgo batte i suoi colpi. Firma l’atto di costituzione del Comune come parte civile nel processo contro cinque imputati per Mafia Capitale, tra cui l’ex direttore generale di Ama (la municipalizzata dei rifiuti), Giovanni Fiscon.
Alla prima udienza del 20 ottobre ci sarà anche lui, con la fascia tricolore.
Certo, il vero obiettivo era esserci il 5 novembre, quando si aprirà il processo principale contro Mafia Capitale. Ma Orfini gli ha detto no, perchè per riuscirci avrebbe dovuto rinviare le dimissioni.
A Marino però può bastare anche un’altra aula, per ribadire il suo mantra: “Senza di me la corruzione avrebbe travolto Pd e Campidoglio”.
Oggi in Comune arriverà la Guardia di Finanza,per acquisire la documentazione su quegli scontrini che gli sono costati la seggiola. Ma dalla sua cerchia ostentano calma: “Finirà in un nulla di fatto”.
Nell’attesa, Marino firma tre ordinanze sul Giubileo, per sbloccare lavori di manutenzione per 10 milioni di euro.
In mattinata, incontra i membri della Città metropolitana.
In piazza si materializza un sosia con bicicletta. Il marziano invece riflette: anche sulle Comunali. L’idea di una lista civica con cui rovinare la festa al Pd c’è, anche se ha mille ostacoli (primo tra tutti, i fondi).
I sondaggi che la accreditano di un otto per cento hanno incuriosito l’ex sindaco e preoccupato il Pd: “Può farci male”.
Marino però non ha deciso nulla. Aspetta e spera, in altre piazze e altri segnali dal web. La petizione su change. org per il ritiro delle dimissioni ha superato le 47 mila firme.
Il Pd invece cerca di riorganizzarsi. Orfini spera di schivare le primarie almeno per i municipi. Vorrebbe come sub-commissari gli ex assessori arrivati con il rimpasto, Esposito, Causi e Rossi Doria.
E Alfonso Sabella, l’ex assessore alla Legalità , molto legato a Marino: pronto però ad accettare.
I dem fanno notare le parole del prefetto Franco Gabrielli: Giubileo a rischio? Roma sta in piedi da più di 2000 anni”. E quelle del presidente del Coni, Giovanni Malagò: “Nessun problema per la candidatura alle Olimpiadi”. Come a dire che quelli che contano non rimpiangono Marino. L’avversario.
Luca De Carolis
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 13th, 2015 Riccardo Fucile
I PM “SOLDI IN NERO PER SALVARE LE SQUADRE, INDEBITI FINANZIAMENTI A GENOA E BARI”
Lo scorso campionato di calcio di serie A e B, così come questo in corso, sarebbero stati alterati dall’intervento di Infront.
E’ questa l’ipotesi accusatoria della procura di Milano nel secondo filone di inchiesta, quello che riguarda le iscrizioni delle squadre ai campionati.
Secondo l’accusa, Infront avrebbe effettuato “indebiti finanziamenti”, si legge nelle carte dei pm, ad almeno due società di serie A e B, il Genoa e il Bari, per permettere loro di partecipare al campionato e comunque di evitare penalizzazioni.
Da qui la contestazione mossa ai vertici delle due squadre, alle cui porte ha bussato venerdì la guardia di Finanza, di “ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza”, fattispecie prevista dall’articolo 2638 del codice civile.
Grazie ai soldi “indebiti” di Infornt avrebbero infatti impedito alla Covisoc, la Consob del calcio, di accertare alcuni problemi nel bilancio e provvedere al deferimento alla Federcalcio previsto dalla norma.
Quindici milioni avrebbe incassato il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, in tre tranche da cinque ciascuno.
Si tratterebbe di soldi messi a disposizione da Enrico Silva, patron di Mp Silva, la società leader nel mondo nella distribuzione di diritti televisivi, e Infront tramite Tax &Finance, la società fiduciaria di Lugano di cui è partner Andrea Baroni, il fiscalista arrestato. Silva smentisce.
Mentre le carte confermerebbero il movimento con Preziosi che però prova a ridimensionare la vicenda: parla di un prestito personale a tasso agevolato (4 per cento) che gli è servito, questo sì, per rimpolpare le casse del Genoa e iscriverlo al campionato di serie A.
Il Bari ha invece ricevuto, a maggio dello scorso anno, con un bonifico diretto da Infront, 470mila euro per il secondo sponsor di maglia.
Il presidente Gianluca Paparesta – che aveva ricevuto sempre da Infront e Mp Silva i soldi per comprare all’asta fallimentare il Bari vendendo in anticipo i diritti televisivi – avendo bisogno di soldi per pagare gli stipendi, ha venduto in anticipo a Infront i diritti per la stagione 2015-2016.
Al momento non si è rivelato un buon affare per la società di Bogarelli, visto che per ora il secondo sponsor che c’è sulla maglia del Bari è stato venduto direttamente da Paparesta. Pronto però a scomparire qualora Infront trovi un suo cliente.
Anche per questo la Procura di Milano ritiene che dietro le mosse di Infront non ci sia soltanto business. Ma la volontà di aggirare i controlli Covisoc e favorire alcune squadre. Un problema non di poco conto. Visto che in questa maniera Infront, che essendo advisor della Lega dovrebbe essere garante di tutte le società , favorisce una squadra piuttosto che un’altra, finanziandola al bisogno. “Ma sono ragioni commerciali, il Bari è molto più appetibile di una piccola squadra” spiegano gli uomini di Bogarelli, citando il famoso Lotito che non voleva Frosinone e Carpi in serie A.
Questo enorme conflitto di interessi non sfugge però agli uomini del calcio. Da tempo c’è chi chiede una regolamentazione e maggior chiarezza tra i ruoli. E la serie B nei prossimi giorni delibererà di non rinnovare il contratto con Infront.
(da “La Repubblica“)
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Ottobre 13th, 2015 Riccardo Fucile
HA GUIDATO L’ASSESSORATO PUR ESSENDO UN IMPRENDITORE DEL SETTORE…. POI LE DELEGHE SONO STATE ASSUNTE AD INTERIM DA MARONI
È stato per anni un fedelissimo di Silvio Berlusconi, un plenipotenziario dell’ex Cavaliere nelle
vicende milanesi.
La carriera politica di Mario Mantovani si è snodata tra Arconate, la cittadina in provincia di Milano di cui è stato sindaco per dodici anni, la Regione Lombardia di cui era vicepresidente e fino a poche settimane fa anche assessore alla Sanità , Roma dove è stato sottosegretario ai Trasporti nell’ultimo governo Berlusconi e infine Strasburgo dove per dieci anni è stato (votatissimo) parlamentare europeo.
Sempre nel segno di Silvio Berlusconi.
Il vicepresidente della Lombardia è anche un imprenditore nel ramo delle residenze socio assistenziali.
Solo La fondazione Mantovani, di cui nel 2008 aveva lasciato la presidenza, gestisce quattro Rsa.
Il potenziale conflitto d’interessi tra il ruolo d’imprenditore e quello di assessore alla Sanità aveva sollevato diverse proteste dai banchi dell’opposizione ai tempi della formazione della giunta lombarda .
Con la riforma del settore voluta da Maroni e la conseguente nascita di un super assessorato al Welfare, a Mantovani vennero revocate le deleghe alla Sanità .
Ma a Palazzo Lombardia era comunque rimasto come vicepresidente con delega alle relazioni internazionali.
Andrea Senesi
(da “il Corriere della Sera”)
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Ottobre 13th, 2015 Riccardo Fucile
DOVEVA APRIRE I LAVORI DELLA “GIORNATA DELLA TRASPARENZA”, GLI SI SONO APERTE LE PORTE DI SAN VITTORE… L’ACCUSA E’ DI CONCUSSIONE, CORRUZIONE AGGRAVATA NEL SETTORE DELLA SANITA’ E DELL’EDILIZIA SCOLASTICA”
Mario Mantovani, vicepresidente ed ex assessore alla Salute della Regione Lombardia, è stato arrestato questa mattina all’alba con le accuse di corruzione, concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio in esecuzione dell’ordinanza emessa dal Gip di Milano Stefania Pepe.
Mantovani è stato senatore, sottosegretario alle Infrastrutture del governo Berlusconi e sindaco di Arconate.
Nella nota della procura di Milano sull’inchiesta, denominata ‘Operazione entourage’ e coordinata dal pm Giovanni Polizzi, si fa riferimento a “varie turbative d’asta sia nel settore della sanità sia nel settore dell’edilizia scolastica“.
Con Mantovani sono stati arrestati anche il suo assistente Giacomo Di Capua e il dirigente del provveditorato opere pubbliche Angelo Bianchi.
Altri 9 indagati, fra cui l’assessore regionale al Bilancio, Massimo Garavaglia, braccio destro del governatore Roberto Maroni.
L’arresto di Mantovani è stato eseguito ad Arconate, in provincia di Milano, dove il politico risiede.
Gli uomini della Guardia di finanza lo hanno portato nel carcere di San Vittore. Questa mattina era atteso all’apertura della Giornata della trasparenza organizzata dalla Regione.
Come annunciato ieri da una nota, avrebbe dovuto aprire i lavori per una serie di incontri sul rapporto tra trasparenza e pubblica amministrazione.
Il vice di Maroni ha creato la onlus Sodalitas e la fondazione Mantovani, specializzate nella gestione di residenze sanitarie assistite per anziani.
Tra cui alcune strutture accreditate nelle graduatorie della regione Lombardia, che rimborsa una parte della retta giornaliera. L’ente di famiglia ha poi una serie di residenze e colonie estive tra Bellaria e Igea Marina.
L’inchiesta riguarda il periodo tra il 6 giugno 2012 e il 30 giugno 2014. Nell’ordinanza emessa dal gip e firmata dal procuratore Edmondo Bruno Liberati si legge che sono stati effettuati perquisizioni e sequestri di documenti in relazione ad abuso d’ufficio e turbativa d’asta, ascrivibili a Mantovani in concorso con altri soggetti.
Gli accertamenti sono scattati nelle sedi delle province di Milano, Pavia, Varese, Vercelli e Rimini, negli uffici degli indagati in Regione nonchè in 9 abitazioni e 17 enti o società riconducibili ai tre arrestati e a 12 ulteriori indagati che hanno concorso a vario titolo nei reati.
Ersilio Mattioni
(da “il Fatto Quotidiano”)
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