Ottobre 27th, 2015 Riccardo Fucile
DUE BUS PAGATI DA SCAMPIA: “CI HANNO DETTO CHE ERA UNA MANIFESTAZIONE PER IL LAVORO, SE AVESSIMO SAPUTO CHE ERA PER SALVINI NON CI SAREMMO VENUTI”… INCHIODATI DALLE TESTIMONIANZE
Ricordate i pensionati che “a loro insaputa” partecipavano alle manifestazioni di Forza Italia?
Il movimento ‘Noi con Salvini’ campano non è da meno e così ieri ha organizzato alcuni pullman per partecipare al comizio del segretario della Lega Nord (che all’ultimo ha dato forfait).
Peccato che molte delle persone non sapessero nemmeno il motivo della loro presenza.
“Hanno organizzato due bus da Scampia per partecipare a un’iniziativa per il lavoro”, dicono.
Così sono i cronisti a dover spiegare la situazione.
“Salvini? No, non ci sarei mai venuto. Io sono per Berlusconi”, spiega uno sconsolato e ignaro partecipante .
Al meeting napoletano del movimento Noi con Salvini spuntano anche i “militanti a loro insaputa” in perfetto stile berlusconiano.
Lo scopo? Fare numero.
“Siamo partiti da Scampia — spiega uno dei partecipanti — Due autobus con circa 100 persone. Ma non ci hanno detto che si trattava di una manifestazione a favore di Matteo Salvini, altrimenti non sarei venuto, io sto con Berlusconi”.
Ad altre persone è stato detto che avrebbero partecipato a un’iniziativa contro la disoccupazione. Così in molti non sanno neanche il motivo della loro presenza e sono i cronisti a doverglielo spiegare.
“Evidentemente — commenta un militante — ha capito che non siamo terroni”.
Intanto all’interno della sala si parla di amministrative. “Ci stiamo organizzando per andare da soli alle prossime elezioni comunali — dice Gianluca Cantalamessa, candidato sindaco di Napoli per Noi con Salvini — ma non escludo alleanze, anche con il candidato sindaco di Forza Italia Gianni Lettieri”
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 27th, 2015 Riccardo Fucile
“HA NEGATO IL NESSO CON LE MALFORMAZIONI, DIMISSIONI IMMEDIATE”… E IL SINDACO CRITICATO PER GLI INCARICHI ALL’AVVOCATO NCD
Una dichiarazione sulle malformazioni genetiche fa scoppiare un vero e proprio caso politico
all’interno del Movimento 5 Stelle a Gela.
Qui, da quattro mesi, il Movimento di Beppe Grillo amministra la città , dopo che Domenico Messinese è stato eletto sindaco, sconfiggendo al ballottaggio il candidato del Pd, Angelo Fasulo.
Una vittoria importante per i pentastellati siciliani, non solo perchè Fasulo era il sindaco uscente, ma soprattutto perchè era supportato dal governatore Rosario Crocetta, che di Gela è stato per sette anni il primo cittadino.
Per i pentastellati gelesi, però, i giorni del trionfo sembrano già lontani.
Uno dei due meetup cittadini, infatti, ha messo sotto accusa Simone Siciliano, assessore all’ambiente e allo sviluppo economico, scelto da Messinese come vice sindaco.
Il motivo? Le dichiarazioni di Siciliano, che negano un conclamato collegamento tra le malformazioni genetiche e l’inquinamento provocato dal petrolchimico. “Non c’è nesso dimostrato tra malformazioni e inquinamento, non esiste ancora una sentenza in tal senso”, aveva detto il vicesindaco, intervenendo su un tema spinosissimo dalle parti di Gela.
Ex dipendenti e familiari di ex operai deceduti sono infatti impegnati da anni in una serie di battaglie giudiziarie contro l’Eni, per dimostrare che tumori e malformazioni genetiche (che a Gela sono sei volte più diffuse rispetto al resto d’Italia) sono direttamente causate dall’inquinamento provocato dall’azienda del cane a sei zampe.
In questo senso, sono state prodotte negli anni diverse perizie di parte in alcuni procedimenti civili, e anche se da anni la procura di Gela indaga sugli effetti del petrolchimico (come il caso di Clorosoda, il reparto killer dell’Eni, raccontato dalfattoquotidiano.it) non è mai stata emessa una sentenza definitiva che mettesse il bollo sul nesso causale tra malformazioni e inquinamento.
Una battaglia, quella sul nesso causale, che è diventata negli anni obiettivo principale dei 5 Stelle a Gela.
Ed è per questo che uno dei due meetup cittadini ha messo nel mirino le parole di Siciliano, lanciando la “sfiducia” al vicesindaco.
“Il clamore e la preoccupazione provocati dalle recenti dichiarazioni shock dell’assessore all’ambiente in merito al non dimostrato nesso di causalità tra inquinamento e malformazioni in quanto non ci sono ancora sentenze in tal senso, nonostante un collegio peritale nominato dagli stessi giudici abbia già ampiamente dimostrato su basi scientifiche la presenza del nesso di causa, ci impongono oggi di porre fine all’improbabile connubio, mai iniziato per la verità , con l’assessore interessato, attraverso una censura di sfiducia politica sull’adeguatezza e l’opportunità dell’operato e della stessa permanenza di Siciliano nella giunta 5 Stelle del comune di Gela”, scrivono i militanti della base 5 Stelle in un durissimo comunicato diffuso nei giorni scorsi.
“Il meetup di Gela — continuano — sfiducia politicamente e chiede le dimissioni immediate dell’assessore all’ambiente, completamente estraneo all’ambiente politico e alle battaglie attivate sul territorio dal meetup di Gela fino alla campagna elettorale delle elezioni amministrative”.
Nonostante, la durissima presa di posizione del meetup, però, Siciliano è rimasto al suo posto, consapevole di avere la fiducia del sindaco Messinese.
Il primo cittadino, tra l’altro, si è trovato a sua volta esposto al fuoco incrociato delle polemiche nei primi giorni di ottobre.
Tutta colpa di due incarichi legali, del valore di circa 11 mila euro, che il comune di Gela ha affidato il 2 ottobre scorso all’avvocato Lucio Greco.
Solo che Greco, oltre ad essere un legale molto stimato in città , è stato anche il candidato sindaco di una lista vicina al Nuovo Centrodestra, sconfitto al primo turno e poi sostenitore di Messinese al ballottaggio.
Un appoggio, quello di Greco al M5s, che aveva già provocato malumori, dopo la diffusione di una fotografia, in cui il candidato vicino al partito di Angelino Alfano abbracciava affettuosamente Messinese al termine di un comizio.
È per questo motivo che quell’incarico è stato bollato da più parti come “inopportuno”.
“Il tutto è frutto di una assoluta e normale rotazione: devolverò le somme in beneficenza ad una associazione onlus”, commenta Greco con i giornali locali, mentre ilfattoquotidiano.it ha cercato senza successo di mettersi in contatto con il primo cittadino Messinese.
Che, al netto delle critiche sull’incarico a Greco, si ritrova già con il vice “sfiduciato” dai militanti della base, dopo appena 4 mesi di amministrazione: se non è un record, poco ci manca.
Giuseppe Pipitone
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 27th, 2015 Riccardo Fucile
“FAI CIO’ CHE TI SENTI” IL CONSIGLIO DELL’EX SEGRETARIO… MARINO NON ATTACCA FRONTALMENTE RENZI… FANNO FINTA IN 19 DI FIRMARE CONTRO MARINO, POI AMMETTONO: “POSIZIONI DIVERSE”
Il marziano cercava consigli, forse un appoggio formale. Ha trovato solidarietà , e un suggerimento: “Fai quello che senti, ma caricare questa vicenda di significati politici nazionali non avrebbe senso”.
Dalla sua trincea in Campidoglio, domenica 25 ottobre Ignazio Marino ha telefonato a Pier Luigi Bersani.
Il sindaco dimissionario sperava in un sostegno della minoranza dem. Quella che pure è stata gelida nei confronti della sua elezione e del suo mandato. Ma che venerdì scorso, quando la direzione nazionale del Pd ha votato sul rinnovo dell’incarico di commissario del partito romano a Matteo Orfini, ha mostrato pollice verso con i suoi otto no.
Un atto simbolico, a fronte dei 181 sì. Ma Marino ha ugualmente notato quelle spalle girate al suo primo avversario. E ha cercato Bersani. Il colloquio è stato “molto cordiale”, raccontano.
L’ex segretario dem gli ha manifestato calore e dispiacere per “una vicenda pesantissima”. Lo ha ascoltato. Ma non si è spinto più in là .
“Non ho dato consigli, non ne do mai” ha spiegato Bersani ai suoi. Però un’indicazione gliel’ha data: “Questa è una vicenda da non politicizzare sul piano nazionale, valuta tu il da farsi in base a come ti senti e al bene della città ”.
Tradotto, almeno per come l’ha capita Marino: non andare dritto contro Renzi. Parole comunque importanti per il sindaco.
Convintosi ormai dell’esigenza di non attaccare frontalmente il rottamatore, e di non rinnegare il Pd. “Io l’ho fondato questo partito” ha rivendicato domenica al microfono, arringando i sostenitori in piazza del Campidoglio.
Marino vuole presentarsi come un democratico, ingiustamente vilipeso dal Pd.
E gioca di contropiede, con i dem che annaspano e prendono tempo. Lo confermano i tormenti dei 19 consiglieri comunali, che invocano l’intervento di Renzi per sbrogliare la matassa.
Ieri mattina si sono riuniti, per poi partorire una nota attendista: “Ribadiamo che il gruppo consiliare e il Partito democratico sono tutt’uno nel giudicare l’amministrazione Marino. La posizione assunta dal Pd nazionale e da tutti noi non è mai cambiata rispetto al 12 ottobre, quando il sindaco ha presentato le dimissioni, ogni futura decisione sarà condivisa e concordata con il partito”.
Un sostegno formale a Orfini, che ad oggi non controlla un gruppo spaccato. Lo ammette lo stesso capogruppo Fabrizio Panecaldo: “Ognuno di noi ha una posizione diversa: io sono per non votare nessun atto contro il sindaco insieme alle destre”. Impossibile, insomma, convincere tutto il gruppo a votare la sfiducia assieme a Fi e ai 5 Stelle. Che non a caso, con Marcello De Vito, pungono: “Siamo pronti a una mozione congiunta con il Pd per sfiduciare Marino, la smettano di giocare a poker”.
Panecaldo appare invece più possibilista riguardo a eventuali dimissioni, “a patto che il quadro muti”.
Ma anche se lasciassero tutti e 19 non basterebbe, perchè subentrerebbero i non eletti. Per staccare la spina a Marino servirebbe che si dimettessero 25 consiglieri su 48: un favore che le opposizioni non sono disposte a concedere.
Il rischio concreto è che il Pd rimanga sulla graticola fino al 2 novembre, data ultima per il ritiro delle dimissioni da parte di Marino.
Senza dimenticare che il 5 novembre inizia il processo per Mafia capitale, con tanti ex dem alla sbarra.
“Se il sindaco ci chiama per un confronto noi andiamo” assicura Panecaldo.
Valeria Baglio, presidente d’aula e vicina al sindaco, allarga: “Scegliere le sorti della Capitale è una responsabilità che deve essere affrontata dal Pd nazionale”.
Ossia, serve un segnale di Renzi, quello che Marino chiede da due settimane.
Si vocifera che renziani di peso spingano sul premier per un suo intervento.
Intanto Gianluca Peciola (Sel) rilancia: “I sindaci non si sfiduciano a distanza, Marino deve venire in aula ed essere ascoltato: se propone un programma valido ci confronteremo”. Ma il tempo corre.
Marino ha ancora sette giorni per deporre le armi o restare marziano, fino in fondo.
Luca De Carolis
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 27th, 2015 Riccardo Fucile
DICE NO ALLA CORSA PER MILANO (ANCHE PERCHE’ PERDEREBBE) MA SI DICE PRONTO PER PALAZZO CHIGI: “IO L’ANTI-RENZI”
“Se proprio mi devo sacrificare, se proprio devo lasciare la tv e i miei studi, io punto a
contendere la premiership a Renzi tra due anni”.
Il conduttore televisivo di “Quinta Colonna”, Paolo Del Debbio, secondo un articolo pubblicato sul quotidiano la Repubblica, dice che piuttosto di correre per diventare sindaco di Milano, è pronto a candidarsi per Palazzo Chigi.
Il ragionamento di Del Debbio fatto con più di una persona sarebbe questo: “Sono l’unico che può mettere d’accordo l’intero centrodestra, che ha il sostegno del presidente Berlusconi e dell’amico Salvini, il mio talk è l’unico che funziona, sono conosciuto, popolare…”.
Del resto Berlusconi non fa mistero di aver rinunciato al sogno della settima corsa alla premiership (l’interdizione glielo preclude e avrà superato gli ottant’anni), ma non ad avere un suo uomo in partita.
E uomo azienda Del Debbio lo è, eccome.
“Io ti ho fatto e io ti disfo”, gli ricorda ancora oggi scherzando il patron Fedele Confalonieri.
E a lui si è rivolto nel ’93 Berlusconi quando decise di “scendere” in politica: “Siccome vincerò le elezioni, mi servirebbe anche un programma di governo, ora ti ci metti e me lo scrivi”, come ha ricordato lo stesso Del Debbio poco tempo fa in un’intervista-confessione al Foglio.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 27th, 2015 Riccardo Fucile
L’ALLEANZA SANCITA PRIMA DEL GRAN PREMIO DI ARAGONA IN UN INCONTRO SEGRETO
Valentino Rossi è un veterano della MotoGP, nei suoi vent’anni di carriera ha vinto nove titolo mondiali, ma non senza nemici.
Quelli che in pista sono i rivali non possono essere amici una volta tolto il casco e la tuta. Sono e restano rivali, anche quando si tratta di uno dei più accaniti fan, uno dei tanti bambini cresciuto col mito di “The Doctor”, ma non c’è spazio nemmeno per loro sulla lista degli amici.
Il Campionato della MotoGP sembra essersi trasformato in un triangolo amoroso, per non definirlo un vero e proprio piano di guerra.
Il quotidiano La Repubblica riporta di un retroscena al quale Valentino Rossi non voleva credere: un’alleanza tra Marc Marquez, suo sfegatato fan e Jorge Lorenzo, il suo principale contendente alla conquista del titolo mondiale.
Un pensiero nero che poco alla volta lo ha avvelenato. Quando quei fantasmi si sono fatti realtà , qualcosa dentro all’eterno ragazzo si è rotto. Valentino non sospetta che Marquez e Lorenzo abbiano un accordo segreto: ne è fermamente convinto. E lo è da quando anche a lui è arrivata quella chiacchiera.
La verità gli stava per scappare dalle labbra giovedì scorso, nella conferenza stampa in cui ha sostenuto che Marc fosse diventato il “primo supporter” di Jorge: “Me lo avevano detto, ma non ci volevo credere”. Poi si è fermato.
Però dopo la sciagurata gara di domenica, allora sì che gli è scappato, anche se nella confusione non ci ha fatto caso quasi nessuno: “Forse si sono incontrati prima della tripla”. Queste le esatte parole pronunciate. E questa che segue è la storia che gli avevano raccontato.
Difficile da credere. Marc Marquez dopo aver vinto il suo primo titolo mondiale in MotoGP nel 2013, era stato intervistato da una televisione catalana, in veste del nuovo Campione del Mondo e, mostrando la sua camera, c’erano ancora i poster di Valentino Rossi, i modellini delle sue moto e la prima foto scattata insieme.
Com’è possibile che un ammiratore di Rossi decida di remargli contro?
Secondo quanto riportato da La Repubblica, i due spagnoli, Marquez e Lorenzo, si sarebbero incontrati ad Andorra, prima del Gran Premio di Aragona per decidere come sarebbero finita la tripletta, le tre gare in Oceania, Giappone, Australia e Malesia:
Circuiti dove il pesarese è sempre andato fortissimo. Il suo rivale è preoccupato. La chiacchiera, allora: quel pomeriggio Lorenzo sarebbe in compagnia del suo manager (Albert Valera), quando incontra un vecchio conoscente.
Dove? Ad Andorra, il principato dei Pirenei tra Francia e Spagna. Strano: Andorra è il posto dove Marquez passa molto del suo tempo ad allenarsi. Che ci fai qui? Tra una parola e l’altra, Jorge spiega che ha appena visto Marc. Chiede al conoscente la massima discrezione. Ma si sa, come vanno certe cose. Quello mica sta zitto: lo dice a uno – “Però è un segreto, mi raccomando” – che lo sussurra ad un altro, e così via. Sarà poi vero dell’incontro tra i due? E se anche fosse? Mica è proibito.
La voce giunge ai fedelissimi di Rossi ma non ci vuol credere. Non pensa che il suo compagno di squadra e secondo in Campionato abbia stretto “il Patto di Andorra” con Marquez che ormai è fuori dalla lotta per il titolo.
Poi, vedendo come vanno le cose durante il Gran premio d’Australia, Rossi inizia a cambiare idea
Però a Phillip Island finisce che Marquez gli fa perdere tempo, sembra giocare contro di lui. Per il pesarese, tagliato il traguardo australiano, è solo una brutta sensazione. Ma poi si studia per bene le tabelle con i tempi sul giro, e tutto gli sembra improvvisamente chiaro.
Giovedì a Sepang guarda dritto negli occhi Marc, lo attacca: “Devi sapere che io so”. Capito? Valentino è convinto di averlo smascherato, lo denuncia pubblicamente: “Speravo che così ci lasciasse in pace a giocarcela, io e Jorge”.
Invece il sabato pomeriggio delle qualifiche succede che un Lorenzo in difficoltà venga palesemente aiutato da Marquez: il catalano lo ‘tira’, permettendogli di realizzare un buon tempo. “Ma gli è andata di nuovo male: perchè – come in Australia – Jorge non andava tanto forte, e all’ultimo l’ho superato”.
Com’è andata a finire il Gran Premio della Malesia lo sappiamo: Rossi e Marquez se la sono visti in pista regalando agli spettatori due giri da cardiopalma, un sorpasso dietro l’altro senza tregua e poi, quel famoso contatto che la commissione gara ha punito togliendo a Valentino Rossi tre punti dalla patente e la partenza dall’ultima fila durante l’ultimo round di Valencia.
L’intervento di Jorge Lorenzo durante il colloquio tra Marquez e Rossi con la commissione gara ha confermato ogni sospetto del “Dottore”.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 27th, 2015 Riccardo Fucile
IL CASO DI VAPRIO, TRA PREGIUDICATI E COMPARSATE IN TV
In uno Stato normale (ovviamente non il nostro) 
1) Lo straniero che ha commesso reati o in ogni caso “espulso”, dovrebbe essere “accompagnato” al suo Paese di origine dove magari potrebbe espiare anche la pena detentiva per l’eventuale reato commesso nel nostro Paese.
2) Dovrebbero esserci controlli, sia da parte del suo Paese di origine che soprattutto del nostro, per evitare che il suddetto “espulso” rientri in Italia
3) Chi richiede un porto d’armi per difesa dovrebbe dimostrare di non essere psicolabile e di avere un equilibrio mentale adeguato all’uso che potrebbe farne (non a caso spesso la cronaca riporta fatti tragici di omicidi-suicidi nell’ambito familiare).
4) A chi ha precedenti penali di qualsiasi genere (è il caso del pensionato di Vaprio) dovrebbe essere precluso il porto d’armi.
5) A chi è accusato di omicidio, in attesa di un giudizio di merito, non dovrebbe essere permesso fare passerelle da Barbara D’Urso in Tv.
6) Chi è accusato di omicidio non dovrebbe trovare sponsor politici che lo “accompagnano” in Tv per indirizzare consensi, sostendendo una tesi tutta da verificare da parte dell’autorità giudiziaria
7) Trattandosi di reato sia il furto in appartamento che l’omicidio volontario l’apologia dell’uno o dell’altro, sanzionato dal nostro codice penale, dovrebbe portare alla denuncia automatica di chi la esercita.
8) In uno Stato normale infine non si erge a eroe un omicida con precedenti penali.
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