Ottobre 30th, 2015 Riccardo Fucile
PER IMPEDIRE AL SINDACO IL DIBATTITO IN AULA ARRIVA IL SOCCORSO DEL CENTRODESTRA: DUE FITTIANI (EX DI ALEMANNO), DUE DI MARCHINI, UN NCD …. MARINO: “HANNO VOLUTO IMPEDIRE IL CONFRONTO”
E’ stata raggiunta “quota 25”, ovvero il numero minimo di consiglieri capitolini che hanno
scelto di dimettersi per far cadere l’Aula Giulio Cesare e sciogliere, oggi, la giunta Marino.
Dopo la riunione fiume durata sette ore ieri al Nazareno tra i consiglieri dem e il commissario romano del Pd Matteo Orfini, è arrivata dunque la decisione di staccare subito la spina, senza passaggi in Aula, al sindaco di Roma, che ieri ha deciso di ritirare le sue dimissioni.
Intorno alle 13 in via del Tritone, al quinto piano della sede dei gruppi consiliari del Campidoglio, i consiglieri si erano dati appuntamento per depositare le proprie dimissioni contestuali davanti al notaio.
Tra le prime ad arrivare Cecilia Fannunza, Michela De Biase, Fabrizio Panecaldo (Pd): “Il gruppo è compatto” ha detto la presidente d’aula Valeria Baglio confermando: “A breve le firme vengono consegnate in Campidoglio al segretariato comunale”.
E infatti uno dopo l’altro si sono aggiunti tutti da Orlando Corsetti (che entra di corsa, col casco ancora in testa) ad Alfredo Ferrari, da Fabrizio Policastro a Dario Nanni, da Giovani Paris alla stessa Baglio. Sul portone della sede consiliare è spuntato un cartello affisso da alcuni dipendenti di Sel: “Oggi è morta la democrazia”. E’ durato qualche minuto, poi è stato rimosso.
Da soli però i dem non sono bastati.
Ma “i numeri ci sono. È tutto a posto, entro stasera è tutto finito” ha assicurato anche l’ormai ex assessore ai Trasporti Stefano Esposito.
A lasciare infatti “ma solo per silurare Marino” ci sono anche esponenti di altri gruppi sia di maggioranza che d’opposizione come Svetlana Celli (Lista civica Marino), Roberto Cantiani (Ncd), Daniele Parrucci (Centro democratico), Alessandro Onorato (è attesa anche la firma di Alfio Marchini che da Milano sta tornando a Roma per firmare) e i due fittiani (ed ex alemanniani) Ignazio Cozzoli e Francesca Barbato che però hanno chiesto di depositare le dimissioni direttamente a Palazzo Senatorio per non partecipare alla “raccolta firme” dei dem.
Secondo altre fonti avrebbero garantito la disponibilità alla firma anche Ghera e Mennuni di Fratelli d’Italia e Pomarici di Noi con Salvini.
Ricompattati questa mattina dopo la notizia anticipata da “Repubblica” e confermata dal legale di Marino, Enzo Musco, che il sindaco è indagato dalla procura di Roma sul caso degli scontrini. “Un atto dovuto” dice lui all’Auditorium doveva aveva promesso che avrebbe commentato l’inchiesta.
“Io sono convinto di aver spiegato bene le mie ragioni e la mia trasparenza: sono assolutamente convinto di non aver mai utilizzato denaro pubblico a fini privati semmai ho fatto il contrario” aggiunge
Nei suoi confronti i pm ipotizzano i reati di peculato e concorso in falso in atto pubblico. Una vicenda di cui Marino era a conoscenza già dal 28 ottobre scorso. “La notizia è esatta – ha detto il penalista Musco con cui il sindaco di è visto stamattina – Ha ricevuto un avviso di garanzia ma so che lo avrebbe voluto dire in giunta, pubblicamente, come si fa in tutte le democrazie”.
Nessun confronto in Aula.
Con le dimissioni in blocco dei 25 si evita di arrivare in Aula per un confronto aperto come invece chiesto da Marino nella lettera con cui ieri, con qualche ora d’anticipo rispetto alle sue intenzioni, ha fatto dietrofront.
“Ritengo non sia giusto eludere il dibattito pubblico, con un confronto chiaro per spiegare alla Città cosa sta accadendo e come vorremo andare avanti” aveva scritto.
E oggi all’Auditorium ha ribadito: “Io mi chiedo perchè in questo momento di fronte a un sindaco che ostinatamente e orgogliosamente chiede un confronto in un luogo democratico e deputato in Aula le forze politiche utilizzino ogni strumento possibile, anche le dimissioni di massa, per impedire un confronto?”.
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Ottobre 30th, 2015 Riccardo Fucile
BERLUSCONI NON SBORSA PIU’ EURO A PIOGGIA, TROPPI I PARLAMENTARI MOROSI
Ghe pensi mi? Non più.
Si chiude baracca, in tutti i sensi. Silvio Berlusconi abbassa le saracinesche della sede nazionale di Forza Italia di San Lorenzo in Lucina perchè non ha più intenzione di sborsare euro a pioggia come faceva in passato.
E così, neanche troppo a malincuore, l’ex Cav rinuncia a un altro pezzo della sua storia. Dopo aver resistito per mesi a chi, anche nel suo cerchio di consiglieri più stretti, gli consigliava di chiudere, Berlusconi ha ceduto.
E lo ha fatto a suo modo, durante la riunione con i coordinatori, punzecchiando molto elegantemente i parlamentari ancora morosi.
Nonostante richieste più o meno insistenti e il pressing di Maria Rosaria Rossi, con annessa minaccia di non ricandidare chi non avesse sanato il debito, senatori e deputati forzisti non pagano o pagano a singhiozzo le quote dovute.
Parliamo di cifre nell’ordine delle centinaia di euro, non molto di più.
Un anno fa l’esattrice Rossi diede l’ennesimo ultimatum nella speranza di invertire la tendenza e racimolare qualcosa dei due milioni di euro mancanti.
Un anno dopo, nel partito che a forza di scissioni piccole e grandi si è riempicciolito le casse sono ancora più vuote di prima.
Berlusconi, costretto anche dalla famiglia-azienda, da tempo ha scelto la strada dell’austerity.
Ma senza più i soldi del finanziamento pubblico, i conti di casa riescono più a quadrare. Le cene di autofinanziamento su cui ha puntato tutto per far cassa non bastano, anche perchè molti dei vecchi imprenditori che qualche anno fa avrebbero fatto la fila per attovagliarsi con lui, adesso guardano a Matteo Renzi.
E così, pur sapendo che è un pessimo segnale, Forza Italia si priva della sede inaugurata due anni fa, nel maggio 2013: oltre 3 mila metri quadrati per 960 mila euro di affitto, meno della metà dei 2,8 milioni annui per i 5 mila metri quadrati della storica sede di via dell’Umiltà .
Ma un tetto sulla testa serve al partito.
E per ovviare alla mancanza, Berlusconi invita tutti a casa sua, nella dimora romana di Palazzo Grazioli, che in fondo è già il luogo dove amava riunirsi con i suoi fedelissimi. Casa e bottega: sarà quella la sede del partito più personalistico che ci sia.
Ilario Lombardo
(da “la Stampa”)
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Ottobre 30th, 2015 Riccardo Fucile
COME CANDIDATO SINDACO IL PREFERITO E’ DI BATTISTA CON IL 30% DEI CONSENSI, MENO PERO’ DEL SUO PARTITO
Alessandro Di Battista, deputato del Movimento 5 stelle, è il sindaco che i romani vorrebbero
per la loro città .
Lo rivela un sondaggio dell’Istituto Demopolis condotto per la trasmissione “Otto e Mezzo” su La7.
Tre romani su 10 vedrebbero bene Di Battista con la fascia tricolore, seguito da Giorgia Meloni, indicata dal 27% degli intervistati.
Il 21% cita l’imprenditore Alfio Marchini, mentre il 20% vorrebbe Alfonso Sabella, il magistrato chiamato a svolgere il ruolo di assessore alla Legalità nella Giunta Marino. Percentuali oggi inferiori registrano altri possibili candidati.
In pochi mesi è cambiato in modo significativo anche il peso dei partiti: se si votasse oggi per il consiglio comunale capitolino, secondo il barometro politico Demopolis, il Movimento 5 Stelle otterrebbe il 33%, doppiando di fatto il Pd, in netto calo di consensi, attestato oggi al 17%.
Tra il 10 e l’8 per cento si posizionano tre liste di fatto personali: Fratelli d’Italia della Meloni, la lista Marchini e la lista Marino. Al 7,9%, in crollo, Forza Italia; al 4% Salvini.
Con gli altri partiti su percentuali inferiori.
Siginificativo il 53% di chi ritiene che all’origine della crisi in Comue vi sia stata “l’onestà ,l’intransigenza e l’estraneità al sistema da parte di Marino”.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 30th, 2015 Riccardo Fucile
ANCHE LEOLUCA ORLANDO E DE MAGISTRIS SI SCHIERANO CON IL SINDACO DI ROMA
«Guardi, guardi qui». Leoluca Orlando si apparta un momento e mostra il telefonino. «È l’ultimo sms che ci siamo scambiati con Ignazio. Io gli avevo detto – mesi fa, dopo la seconda ondata di arresti romani – che doveva dimettersi, per non diventare la foglia di fico di un Pd verdinizzato. E quando venne fuori la storia delle note spese gli scrissi, da amico, che aveva sbagliato. Ma il 20 ottobre, guardi qui, ho cambiato idea: Ignazio andò dal magistrato, mi scrisse che aveva avuto la conferma di non essere neanche indagato, e che dunque stava riflettendo se ritirare le dimissioni. Gli scrissi: a questo punto la vera discontinuità  è ritirarle, le dimissioni; che vengano a sfiduciarti». Poi «Luca» (come lo chiama Marino negli sms) aggiunge la nota di colore: «Deve sapere che io e Ignazio siamo come due fratelli. Siamo entrambi politicamente e spiritualmente figli del cardinal Pappalardo».
Forti dunque di tale benedizione continuiamo a indagare – tra i sindaci italiani riuniti nell’assemblea dell’Anci – se Marino sia, tra i primi cittadini, un corpo estraneo almeno quanto lo è nel Pd, e la prima cosa che si nota è questa: i più critici con lui, o i più restii a esprimersi, sono i sindaci del Pd.
Luigi De Magistris, che ha appena risolto una situazione ancora più difficile, con l’assoluzione in appello, commenta: «Io penso che Marino abbia fatto moti errori, e ingenuità . Ma credo sia persona onesta, non è neanche indagata, perchè doveva dimettersi senza neanche un passaggio istituzionale in Consiglio? Il Pd se vuole mandarlo via si prenda la responsabilità di farlo politicamente, non come se una giunta eletta democraticamente fosse cacciata a furor di popolo».
Il grilino Pizzarotti – diverso dalle campagne del Movimento romano o del direttorio – fa questo ragionamento: «Esistono dei passaggi istituzionali, e Marino ha fatto bene e ricordare che si passa di lì. Un sindaco non può essere mandato via in tv, o con le campagne di piazza».
Fantastico, detto da uno pur sempre del Movimento cinque stelle, il partito della piazza, e delle campagne, e ormai (anche) della tv.
Jacopo Iacoboni
(da “La Stampa”)
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Ottobre 30th, 2015 Riccardo Fucile
MEGLIO UNA SANA INFLUENZA
Una sana influenza rende la vita meno monotona. 
Lo stato di soave rincoglionimento garantito dal febbrone permette di cogliere il senso profondo di certe rivelazioni sensazionali.
Per esempio che, se ogni giorno ti rimpinzi di hot dog frattaglie e cacciatorini, hai più probabilità di ammalarti di tumore (e forse anche di avere l’alito pesante) rispetto a chi tira avanti con verdure lesse e frullati.
Sì, una sana influenza rende la vita meno monotona e un po’ meno seria.
La condizione di forzata immobilità fa apprezzare meglio le fantasmagoriche evoluzioni del circo Orfini, dal nome del presidente e commissario del Pd romano che in soli due mesi è riuscito a declassare il sindaco Marino da ultimo avamposto contro le mafie a sciagura umana, combinando un pasticcio più pericoloso e indigesto di una carne lavorata.
Orfini è la prova vivente dell’astuzia di Renzi, che dopo avere rottamato i vecchi del partito togliendo loro le poltrone, ora rottama i giovani e potenziali concorrenti semplicemente assegnandogliele.
Sì, una sana influenza sa ancora regalare emozioni inimmaginabili.
Sei nel tuo letto di dolore e senti annunciare alla radio che Galan — l’ex governatore e ministro che patteggiò sulle tangenti del Mose e riconsegnò una villa sequestrata dopo avere sradicato caminetti e lavandini — potrebbe ricevere a giorni un incarico di professore di educazione civica.
E immediatamente un riso isterico ti squassa le membra e salti fuori dalle lenzuola con una voglia matta di essere maleducato per tutto il tempo che ti resta da vivere.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa”)
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Ottobre 30th, 2015 Riccardo Fucile
FORZA ITALIA CONTRO FRATELLI D’ITALIA: “HANNO ANSIA DA PRESTAZIONE ELETTORALE”
Tutti contro tutti nel centrodestra romano.
Della coalizione che solo tre anni fa governava con Gianni Alemanno ormai sono rimaste soltanto macerie.
A scatenare la bagarre è stata l’intervista de Il Tempo a Fabrizio Ghera, capogruppo di Fratelli d’Italia, che accusava i suoi ex alleati di «aver fatto da stampella a Ignazio Marino» e di sostenere «un candidato sindaco che voleva fare le primarie con il Pd». Non l’ha presa bene Dario Rossin, vicecapogruppo di Forza Italia, che ha inviato una dura nota nei confronti del collega: «Comprendiamo l’ansia da prestazione da campagna elettorale – dice l’ex consigliere de La Destra – che sta assalendo qualche collega del centrodestra romano, disposto anche a dire corbellerie pur di guadagnare un titolo sui quotidiani».
Rossin ricorda a Ghera «la lettera di cui sono stato primo firmatario protocollata insieme ad altri 12 colleghi di opposizione per richiedere alla presidente dell’Assemblea capitolina di convocare Aula, che molto probabilmente costringerà Marino e il Pd allo scontro diretto in Consiglio. Lettera che gli esponenti di Fratelli d’Italia si sono rifiutati di sottoscrivere, perchè non avevano alzato per primi la mano come fa lo scolaretto modello».
In realtà le parole di Ghera avrebbero infastidito tutti.
Sveva Belviso, ex vicesindaco e oggi in Altra Destra, era sul punto di inviare un comunicato, poi fermato «per quieto vivere», mentre anche Davide Bordoni, capogruppo di Forza Italia, preferisce «non aggiungere paglia sul fuoco».
(da “il Tempo”)
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Ottobre 30th, 2015 Riccardo Fucile
MARCHINI E FITTIANI SALVERANNO IL CARRO DI ORFINI? DICANO IN CAMBIO DI COSA
«Ha fatto la supercazzola, diceva che eravamo venticinque senza quelli di destra e invece
eccoci qua, siamo ridotti a cercare la baby sitter per il figlio di una consigliera della Lista civica che adesso sembrerebbe bloccata a casa; in più c’è uno dei nostri che è ricoverato e in questo momento pare stia inseguendo il primario dell’ospedale per farsi autorizzare ad uscire… ma quindi i numeri non c’erano, no?, e allora è con le destre che firmiamo le dimissioni?».
Nove e trenta della sera, il consigliere Pd racconta solamente una parte dello psicodramma che va in scena al Nazareno: il Pd che vuole far cadere il sindaco Pd, sì, ma c’è molto di più. Perchè per dire addio a Marino senza farlo parlare in Aula servono altri consiglieri, sei alleati improvvisati, possibilmente non legati all’amministrazione Alemanno.
Una ricerca che va avanti fino a sera.
Era nata proprio male la giornata, forse: all’ora di pranzo il gruppo dem si incontra per preparare l’incontro dell’indomani con il sindaco Marino, in quel momento ancora dimissionario, e quando arriva la notizia del dietrofront del marziano, deciso a non lasciare più il Campidoglio, «allora Orfini è sbiancato, ci ha detto “cosa volete che vi dica, fatemi capire”. Noi siamo rimasti impietriti, Valeria Baglio era commossa, e lui se n’è andato».
Va a palazzo Chigi, Orfini, e quando torna al Nazareno scatta la conta, la ricerca dei sei «alleati» necessari.
Sia chiaro: i vertici del Pd negano qualunque complicazione, «i 25 consiglieri disposti a dimettersi ci sono eccome, è tutto fatto». L’obiettivo è chiudere la partita in serata: al Nazareno arrivano le pizze, qualcuno preferisce andare ad aspettare al ristorante.
Della lista Marchini firmerebbe Alessandro Onorato: «Ora non rimane che capire se ci stanno quelli del Pd…».
Alla fine, quindi, rischia di diventare decisiva la firma di Roberto Cantiani, ex Forza Italia e adesso Ncd: «Un momento magico. Non sono prove di larghe intese, per far cadere Marino firmerei con chiunque».
E poi nella lista pd ci sono Ignazio Cozzoli, già civica per Alemanno, e Francesca Barbato, entrambi con Raffaele Fitto.
«Ma non hanno mai avuto alcuna responsabilità nella gestione di Alemanno, neanche c’erano», ripetono al Nazareno.
I consiglieri dem – che pure hanno accettato la scelta del partito – per tutto il giorno sono pieni di dubbi, sensi di colpa e di incoerenza: «Io insieme a quel fascista non posso firmare…».
Quindi, a sera, ecco la decisione: trovate le 25 firme ma meglio aspettare il ritorno in città di Alfio Marchini – che pare aver «lavorato» per raggiungere la quota necessaria, tanto da promettere un posto in lista ai consiglieri disposti a firmare le dimissioni con il Pd – meglio dare qualche ora di convalescenza ad Athos De Luca, e sperare che, per una volta, non ci siano sorprese.
Alessandro Capponi
(da “il Corriere della Sera”)
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Ottobre 30th, 2015 Riccardo Fucile
MA QUOTA 25 NON PARE FACILE DA RAGGIUNGERE
Quattro giorni prima della scadenza del due novembre, il colpo di scena tanto atteso è arrivato: Ignazio Marino ha ritirato le dimissioni. «Ritengo ci sia un luogo sacro per la democrazia che è l’aula e sono pronto a confrontarmi con la maggioranza, a illustrare cose positive, errori e visione per il futuro», ha annunciato intestandosi il primato di voler essere l’anti-Renzi a sinistra.
La partita, senza culminare in scontro in aula sulla sfiducia, potrebbe terminare oggi: il Pd avrebbe pronte 25 firme di consiglieri disposti a dimettersi per far decadere sindaco e giunta.
QUOTA 25
Ora che succederà ? Riuscirà il Pd a far decadere Marino? Servono 25 nomi.
Dei 19 consiglieri dem molti non vogliono ingoiare l’amaro calice di dimettersi con altri sei colleghi, di cui quattro dei campi avversi.
La discussione ieri è stata tesa. A sera il Pd faceva i conti: ai 19 si aggiungerebbero altri sei nomi, di cui uno indigesto perchè del Pdl.
Dell’opposizione altri due della Lista Marchini e Mino Dinoi del Misto, che però in serata nega di esser tra i dimissionari.
Gli altri sono della maggioranza, Parrucci di Centro democratico, la Celli della Lista Marino.
Nessuna certezza, ma si litiga fino all’ultimo, alla fine Orfini è convinto di avere le firme in tasca. Anche se la procedura prevede che firmino in 25, tutti assieme, in comune le loro dimissioni che solo a quel punto produrrebbero l’effetto dovuto.
Tra gli eletti Pd monta la rabbia, tre giorni fa avevano detto che per dimettersi volevano che Renzi ci mettesse la faccia, non vogliono fare la parte dei killer senza copertura di peso.
L’IRA DI RENZI
Inutile dire che a Palazzo Chigi sanno perfettamente come stanno le cose, sono consci dei rischi e le parole di Lotti, «non ho nulla da aggiungere a ciò che dice Orfini» confermano che tutta la partita è in mano sua, insomma il premier non intende intervenire e gli ribadisce fiducia fino all’ultimo tornante. È Orfini che sta costruendo le condizioni per produrre le dimissioni dei 25 consiglieri, questa cosa va fatta velocemente, sia per evitare la convocazione del consiglio comunale dove Marino farebbe il suo show contro il Pd, sia per dare il senso che si riesce a chiudere la telenovela entro oggi. E pure se viene negato, il premier ha più di una ragione per esser irritato, perchè tutto questo balletto non fa che diminuire le possibilità di riconquistare la capitale, dunque va chiuso al più presto. Insomma si spera che la exit strategy di Orfini, che sta procurando molti maldipancia, funzioni.
LA DOPPIA INCHIESTA
A far aumentare la tensione si riaccende il fronte giudiziario. La procura di Roma ha smentito ieri la notizia della richiesta di archiviazione dell’inchiesta sulla Onlus Imagine che coinvolge Marino, notizia diffusa dal suo legale.
Il chirurgo sarebbe infatti indagato per truffa aggravata ai danni dello Stato. L’inchiesta mira a chiarire se l’Imagine Onlus, da lui fondata per portare aiuti sanitari in Honduras e Congo, si sia mossa con correttezza.
Mentre oggi Repubblica scrive che Marino sarebbe indagato per la vicenda degli “scontrini”. Secondo quanto riporta il quotidiano , la Procura di Roma gli avrebbe consegnato mercoledì un avviso di garanzia nell’ambito di un’inchiesta per peculato e concorso in falso in atto pubblico.
Le indiscrezioni sull’iscrizione di Marino nel registro degli indagati arrivano dopo che il 19 ottobre, per quattro ore, lui aveva cercato di chiarire davanti ai pm la correttezza di quelle cene, degli scontrini e di tutte le spese effettuate con la carta di credito intestata al Comune di Roma.
Ma si tratta di voci non confermate in entrambi i casi.
(da “La Stampa”)
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Ottobre 29th, 2015 Riccardo Fucile
ALTRO CHE SOCCORSO A RENZI E ORFINI: IL PD I 25 SE LI TROVI DA SOLO, SE CI RIESCE
Sulla vicenda dimissioni di Marino qualche domanda gli italiani dovrebbero cominciare a
porsela.
La prima: per quale ragione il sindaco di Roma dovrebbe essere cacciato per una storia di 20.000 euro di scontrini contestati e per la quale non è indagato, quando abbiamo un premier che ha speso milioni di soldi pubblici quando era presidente della provincia di Firenze in viaggi e cene e nessuno dice nulla?
Con la differenza che Marino ha pubblicato gli scontrini, mentre ai consiglieri comunali di Firenze è impedito persino di accedere alle ricevute di Renzi sindaco.
La seconda: al netto dei giudizi che ognuno può avere sull’operato di Marino come primo cittadino, non è singolare l’attacco concentrico al sindaco da parte dei poteri forti e dei media?
Che certi equilbri di Mafia capitale vadano ripristinati e Marino rappresenti un ostacolo?
Perchè lo stesso trattamento non è stato riservato agli scontrini di Renzi?
La terza: che le critiche al sindaco di Roma arrivino da certi settori della destra romana, ampiamente collusa con il sistema delle tangenti e del malaffare è un aspetto che non si può sottacere.
Per usare un termine caro a Giorgio Almirante questa gente andrebbe fucilata due volte, per il danno di immagine che ha causato a un intero mondo politico di gente onesta e perbene, altro che vederla ancora pontificare.
La quarta: questo autolesionismo destrorso di urlare “al voto, al voto”, porterà questi sprovveduti a far vincere i Cinquestelle, gli unici che, non avendo ancora governato, possono godere di un minimo di credibilità (Grillo e Casaleggio permettendo).
Il centrodestra romano è una discarica, prima pensino a depurare le acque interne e tra dieci anni si ripresentino con le analisi in regola.
La quinta: dai sondaggi on line de “Il Corriere della Sera” e “la Stampa” emerge quanto noi sosteniamo da tempo, ovvero che gli elettori sono più intelligenti dei politici (di destra o di sinistra che siano).
Il 56-58% ritiene che Marino abbia fatto bene a ritirare le dimissioni.
Solo così il partito di Renzi imploderà tra le sue contraddizioni, altro che fare la ruota di scorta dei piddini.
Lo diciamo a quei cazzari che hanno in mente di regalare a Orfini i 6 voti che mancano per impedire a Marino di presentarsi in aula.
Salvo che non abbiano qualche losco interesse nella manovra a sostegno.
Mafia capitale è viva e lotta insieme a loro?
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