Destra di Popolo.net

RAGGI, PRONTI A SCARICARLA: SOSTEGNO SE RINVIATA A GIUDIZIO, VIA IL SIMBOLO SE CONDANNATA

Gennaio 26th, 2017 Riccardo Fucile

MA IL PROCESSO PER DIRETTISSIMA POTREBBE COINCIDERE CON LE ELEZIONI A GIUGNO… SI STUDIA COME GESTIRE L’IMPATTO SUL VOTO

Si studiano i sondaggi, si valutano le prossime mosse, cosa fare davanti a ogni scenario che potrebbe presentarsi dopo che lunedì Virginia Raggi siederà  davanti al procuratore aggiunto Paolo Ielo e al pubblico ministero Francesco Dall’Olio che la accusano di aver favorito Renato Marra, fratello dell’ex capo del personale e suo braccio destro Raffaele, in carcere dal 16 dicembre 2016 con l’accusa di corruzione. Nelle stanze del Movimento 5 Stelle si ragiona soprattutto su come evitare che la vicenda Campidoglio influisca negativamente a livello nazionale.
Il suggerimento che arriva ai parlamentari è un progressivo distacco dalle vicende giudiziarie capitoline per non lasciarsi travolgere.
Di certo, in caso di rinvio a giudizio il sindaco di Roma resterebbe al suo posto: “Abbiamo piena fiducia in lei. Lunedì chiarirà  tutto”, è il leitmotiv di quel cerchio che segue ciò che Beppe Grillo ha scritto sul suo blog. Ovvero: “Non posso che esserle vicino in un momento che umanamente capisco essere molto difficile”. Dunque, la parola d’ordine al momento è sminuire.
I tempi elettorali però in questa vicenda sono tutto. Se è vero che l’accusa chiederà  di andare subito a processo con la richiesta di giudizio immediato poichè dalle chat emergerebbe già  la responsabilità  del sindaco, per i 5Stelle si apre un problema di non poco conto.
Il processo potrebbe arrivare a ridosso del voto nazionale, che tra l’altro proprio i grillini chiedono il prima possibile, non più tardi di giugno.
In questo modo, tutto ciò potrebbe rivelarsi un boomerang per il Movimento che in piena campagna elettorale si ritroverebbe a gestire il processo del sindaco di Roma. Dunque, il voto subito potrebbe permettere di superare lo scoglio Raggi, ma questo stesso scoglio potrebbe piombare addosso ai grillini.
La speranza in casa M5S è che, se si andrà  subito al processo, le elezioni nazionali coincidano con un’assoluzione o con un rinvio a giudizio.
E in caso invece di condanna in primo grado? “Che dobbiamo fare? Le togliamo il simbolo. Abbiamo visto che le vicende giudiziarie non stanno spostando i nostri voti, non stiamo perdendo punti”, dice in Transatlantico a Montecitorio una fonte ben informata, che insieme ai vertici del Movimento sta ragionando su cosa fare. “Comunque — ci tiene a precisare — sarà  tutto una bolla di sapone. Ogni volta indagano, indagano e poi non succede nulla”.
Ecco la voglia di sminuire che ritorna.
Ed ecco che la Raggi si fa forte del sostegno del leader: “Come vanno i rapporti con Grillo? Benissimo”. Alla domanda se fosse vera la notizia della rabbia del leader del Movimento, il sindaco ha risposto: “Leggete il blog”.
Fino a carta contraria, per adesso la linea è la difesa, ma se diventa concreto il rischio di condanna lo scenario può cambiare.

(da “Huffingtonpost”)

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RENZI MODELLO MERKEL

Gennaio 26th, 2017 Riccardo Fucile

OBIETTIVO VOTO A GIUGNO E LARGA COALIZIONE CON FORZA ITALIA

Modello Merkel. Per chi si chieda se Matteo Renzi abbia ancora ambizioni da premier pur con un sistema proporzionale come quello tratteggiato dalla Corte Costituzionale, la risposta guarda a Berlino.
Palazzo della Cancelleria, lì non lontano dalla porta di Brandeburgo dove Angela Merkel domina incontrastata la ‘Grosse koalition’ di governo tra Cdu e Spd e tutta la politica tedesca. Almeno finora, dal 2005.
Ecco, Renzi si immagina uno scenario del genere in Italia dopo le elezioni che lavorerà  per ottenere a giugno. Con se stesso al posto di Angela, a capo di una coalizione di governo che non escluda l’alleanza con Forza Italia, partendo dal presupposto che il Pd faccia il pieno dei voti rispetto agli altri partiti.
“A quel punto, il posto di premier spetta a Matteo”, dicono i renzianissimi.
L’idea di un governo con i berlusconiani è sempre stata presente nelle prospettive del segretario del Pd, anche quando ha lanciato la proposta di tornare al Mattarellum, acclamata da tutta l’assemblea nazionale del partito a dicembre subito dopo la sconfitta referendaria.
Ma la sentenza della Consulta sull’Italicum rompe il tabù di un governo del Pd con Forza Italia, nello stesso momento in cui accelera la corsa al voto anticipato.
I giudici operano da chirurghi lasciando in piedi un sistema proporzionale. Renzi non ha in mano alcun accordo possibile con Forza Italia, che continua a dire no al Mattarellum. Anzi: in questo momento gli fa gioco che non ci sia alcun accordo. Perchè anche un barlume di intesa con Berlusconi su una nuova legge elettorale darebbe fiato a quella parte di Pd che non vuole correre verso il voto.
Dunque niente accordo, se ne parla dopo le urne, se sarà  necessario, senza tabù.
Detto questo, all’indomani della sentenza della Corte Costituzionale, anche Renzi è in attesa.
Aspetta le motivazioni della Consulta, come fa del resto tutta la politica, partendo dalle alte cariche dello Stato.
Molto dipende dalle motivazioni e ancora una volta sarà  la Corte a decidere per la politica. I giudici dovrebbero richiamare il Parlamento ad agire per uniformare le leggi elettorali tra Camera e Senato, ma oggi il tam tam dei Palazzi del potere si interroga su come sarà  questo richiamo.
La sensazione è che non sarà  perentorio, cosa che peraltro la Corte non potrebbe fare. Per cui, dopo le motivazioni molto probabilmente ci sarà  da “intervenire” ma lo si potrà  fare “in fretta per votare prima dell’estate”, come dice il senatore Dem Franco Mirabelli.
Una dichiarazione che non passa inosservata dalle parti del segretario.
Mirabelli è certo senatore di maggioranza ma innanzitutto è esponente di Areadem, la corrente del ministro Dario Franceschini. “A quelli che parlano di congresso rinviato, ricordo che il congresso ha una scadenza stabilita a ottobre e per anticiparlo serve che venga sfiduciato il segretario. A quelli che vogliono tirare in lungo, dico che si può intervenire dopo la sentenza della Corte per evitare che si scivoli verso proporzionale e ingovernabilità  ma non si puo’ tirare a campare o fare melina. Si può e si deve intervenire in fretta e votare prima dell’estate. Ognuno si assuma le proprie responsabilità  verso il Paese non guardando ai propri interessi”, sono le parole di Mirabelli su Facebook.
Per Renzi è il segnale pubblico, fuori dai contatti riservati, che Franceschini non si è messo a lavorare contro le urne a giugno.
Forse anche perchè pure dal Quirinale arrivano segnali “incoraggianti” sul voto anticipato, commentano i renziani. Sergio Mattarella non lo ostacolerà . Significa che chi nel Pd frena sul voto non ha sponde nemmeno al Colle
Prima della kermesse di sabato e domenica con gli amministratori locali a Rimini, Renzi varerà  la nuova segreteria Dem.
I franceschiniani saranno ben rappresentanti, per quel che conta la squadra al Nazareno nell’ottica renziana. Ad ogni modo, è un fatto che la responsabile Scuola Francesca Puglisi di Areadem resterà  al suo posto, segnale non da poco visto che la ‘Buona scuola’ è costata un cambio al vertice del ministero della Pubblica Istruzione, da Stefania Giannini a Valeria Fedeli.
Rimini sarà  l’inizio di quella che potrebbe esplodere a breve come campagna elettorale. Tutta punteggiata di tinte rosso-fuoco nei toni con l’Unione Europea: perfetta contro gli euroscettici pentastellati e leghisti, perfetta in una fase in cui l’Ue insiste sulla manovra correttiva e il governo continua a resistere.
E proprio per dare ampia rappresentazione della massima sintonia anche con Gentiloni, lo stesso premier farà  il possibile per esserci a Rimini sabato pomeriggio, di ritorno dal vertice con i leader dell’area Mediterranea a Lisbona, altro appuntamento all’insegna del braccio di ferro con Bruxelles con l’immigrazione.
Ma l’emergenza profughi Renzi vuole trattarla diversamente in vista delle elezioni. Non a caso al Viminale è arrivato Marco Minniti con la nuova stretta e i nuovi Cie. Non a caso Minniti parlerà  a Rimini domenica mattina. E’ lui la nuova star renziana nella sfida alla destra di Salvini.
Tutto vira verso il voto. Anche le pedine al governo sono preparate per rispondere all’emergenza ‘campagna elettorale’.
Da tutti questi ragionamenti resta fuori la minoranza bersaniana. Renzi lascia trapelare l’intenzione di proporre a Bersani di candidarsi sindaco nella sua città , a Piacenza, per il Pd alla tornata di amministrative di giugno (che il segretario immagina insieme alle politiche). L’ex segretario respinge l’offerta: “Ho già  dato”.
Ma l’offerta di Renzi, spiegano dalla sua cerchia, è più un invito a misurarsi con il consenso che una mano tesa. A monte c’è il fatto che Renzi resta convinto che lo sbarramento dell’8 per cento al Senato sia un ottimo deterrente anti-scissione del Pd. Un motivo in più per non cambiare la legge, al di là  di ritocchi leggeri, sempre che siano possibili o necessari.
Dunque, traguardo giugno, modello Merkel. Renzi mette nel conto la possibilità  di non incassare tutto quello che gli serve per governare da solo.
Da qui l’idea della ‘Grosse koalition’ in salsa italiana. Ma conta di fare meglio del M5s.
La scommessa parte da Roma e dal caos della giunta Raggi dopo l’avviso di garanzia alla ‘sindaca’. Renzi ha commentato con garantismo ma spera nella debacle a cinquestelle.
Proprio alla vigilia delle politiche.

(da “Huffingtonpost”)

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GRILLO ADDIO, NELLA SUA GENOVA TRE CONSIGLIERI COMUNALI SU CINQUE ABBANDONANO IL M5S: “NON SIAMO CAMBIATI NOI, E’ CAMBIATO IL MOVIMENTO”

Gennaio 26th, 2017 Riccardo Fucile

IL LEADER STORICO PUTTI: “NOI ABBIAMO ANCORA QUEI SOGNI E QUELLE SPERANZE, NON SIAMO NOI A USCIRE, E’ IL M5S CHE E’ USCITO DAL TRACCIATO”

Paolo Putti, Mauro Muscarà , Emanuela Burlando lasciano il Movimento 5 Stelle e danno vita alla nuova realtà  indipendente “Effetto Genova”.
Più che dimezzato il gruppo consiliare pentastellato del comune di Genova, in cui restano solamente Andrea Boccaccio e Stefano De Pietro.
“Non siamo cambiati noi, abbiamo ancora quei sogni, quelle speranze e quella voglia che qualcuno li porti avanti nelle istituzioni, è il movimento ad essere cambiato”, spiegano i tre in una nota.
“Si può dire che non siamo noi ad uscire dal Movimento, ma è il Movimento che è uscito dal tracciato di quel volo che avevamo iniziato e che quindi ci costringe a prenderne le distanze. Formeremo un altro gruppo, temporaneamente, che si chiamerà  Effetto Genova, per salvaguardare i diritti e il benessere dei genovesi tutti e per rivendicare il buon lavoro fatto sul territorio, giorno per giorno (alcuni nostri compagni, diversamente, hanno preferito altre vie), scegliendo anche posizioni scomode, ma sempre coerenti con il programma del Movimento, scritto insieme ai nostri compagni di viaggio e sposato a tutto tondo, senza sconti o senza assecondare le platee per cercare con opportunismo il consenso”.
Il nome ricalca quello creato dai transfughi grillini di Parma, che a novembre hanno dato vita a un loro gruppo consiliare.
I tre, tra i motivi di insofferenza, citano le nuove indicazioni date agli eletti e che secondo loro contrasterebbero con l’articolo 21 della costituzione, il quale tutela la libertà  di espressione, “senza dover chiedere il consenso ad un esperto di comunicazione o ad un capo politico”.
Ma questa è, forse, l’ultima goccia. “Da ormai due anni viviamo” l’appartenenza al movimento “come un fardello enorme da portare, abbiamo provato a chiedere di riprendere il volo che avevamo iniziato, ma nulla ci è stato risposto, se non un vago e perentorio ‘il movimento è cambiato, se non ve la sentite ci sono tante altre cose da fare nella vità “.
Dopodichè “avremmo potuto accettare in silenzio, ma eravamo e rimaniamo convinti che la critica costruttiva sia l’unica possibilità  di crescita possibile. Avremmo potuto difendere, senza farci domande, la posizione del ‘partito’ e dello ‘staff’ e scegliere di solleticare la pancia della città , a discapito della consapevolezza dei nostri concittadini, ma noi non siamo nè abbiamo mai voluto essere questo”.

(da “La Repubblica”)

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LA FURIA DELLE EX M5S FUKSIA E BENCINI IN PARLAMENTO: “IL MOVIMENTO E’ FALLITO, GRILLO E’ UN CAPOBASTONE, FUORI I CONTI DEI GRUPPI PARLAMENTARI”

Gennaio 26th, 2017 Riccardo Fucile

“FALSE RENDICONTAZIONI, 6.000 EURO A PARLAMENTARE NON TRACCIABILI”

Con 138 no, 65 sì e 9 astenuti il Senato ha respinto ieri per la quarta volta le dimissioni del senatore ex M5S Giuseppe Vacciano, attualmente del Gruppo Misto.
La discussione in Aula è stata occasione per due senatrici ex pentastellate di togliersi i sassolini dalle scarpe.
Ad aprire le danze è Serenella Fuksia, accolta dai banchi con esclamazioni di dissenso. Ma lei è un fiume in piena: “Ho sempre difeso Vacciano, ma questa crociata di autoespulso dal M5S in un certo senso appare troppo rigidamente zelante con le regole di un partito che sostiene il vincolo di mandato, contrario al nostro dettato costituzionale, quella Costituzione tanto strumentalmente difesa a parole quanto svilita nello spirito e nei fatti. Tu difendi quanto di peggio c’è nel M5S”.
Fuksia rimprovera al collega di tenere impegnato il Senato su discussioni futili e parte lancia in resta contro il movimento di Grillo: “È di pochi giorni fa la dichiarazione di Beppe che dice che chi non è d’accordo con la linea di comunicazione si può accomodare altrove. Questa è proprio la dimostrazione dell’assenza di democrazia e partecipazione“. E rincara, citando “le false rendicontazioni, l’analfabetismo funzionale, le speculazioni sulle guardie forestali, la strumentalizzazione delle disgrazie, gli sfondoni, le bufale via web”.
Vengono anche menzionati Luigi Di Maio, Virginia Raggi, il conteggio degli scontrini e i vitalizi: “Vacciano, tu il posto ce l’hai sicuro in banca e quindi non rischi nulla. Mettiamo, invece, in luce i fondi dei gruppi parlamentari quei 5.000-6.000 euro al mese per ogni componente che il Gruppo prende e che non sono tracciabili. Allora diciamo quello che uno fa con quello che trattiene, non tanto le briciole che uno rende. Vediamo anche quanto è costata la tua richiesta di dimissioni, perchè se ne fai un’altra, io propongo che tu contribuisca ai costi della seduta”.
Prende poi la parola Alessandra Bencini (ex M5s, ora Gruppo Misto-Idv), che parla di “capibastone“, “fallimento del M5s” e “dipartita di Vacciano“, innescando una reprimenda del vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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“DISDICO L’ABBONAMENTO A SKY, IN SOLIDARIETA’ CON I GIORNALISTI DI VIA SALARIA”

Gennaio 26th, 2017 Riccardo Fucile

FIOCCANO GLI ANNUNCI DI BOICOTTAGGIO PER L’AZIENDA DI MURDOCH

La vicenda della chiusura della sede di Sky in via Salaria sta scatenando una serie di reazioni che l’azienda probabilmente non ha messo in conto.
Il 17 gennaio il colosso di Murdoch ha annunciato un piano di riorganizzazione delle redazioni di Sky Tg 24 in cui sono previsti quasi duecento esuberi e un drastico ridimensionamento della sede romana.
Dal polo di Roma dovrebbero partire trecento lavoratori diretti a Nord, mentre 120 colleghi potrebbero essere in esubero e gli altri potranno restare nella Capitale: lasceranno gli studi di via Salaria e si sistemeranno negli spazi vicino al Quirinale, dove troveranno posto la redazione politica, la cronaca romana e alcuni uffici.
La vicenda, di cui si parlava da tempo, ha prevedibilmente scatenato le reazioni della politica.
Ieri è stato l’ex candidato consigliere PD a Roma Orlando Corsetti ad annunciare su Facebook di voler disdire l’abbonamento a Sky.
Oggi è stato il consigliere regionale del Lazio, Giuseppe Cangemi, presidente commissione Vigilanza sul Pluralismo dell’Informazione, a fare lo stesso annuncio: «Disdico il mio abbonamento Sky in solidarietà  con i giornalisti e i tecnici di via Salaria. L’azienda ha disertato l’audizione, in commissione consiliare di vigilanza sul Pluralismo dell’Informazione, convocata sulla chiusura della sede romana del telegiornale a favore di Milano. Un’assenza grave perchè manca di rispetto verso il Consiglio regionale e soprattutto è stata giustificata con una lettera vergognosa che offende i lavoratori e quanti si stanno interessando del loro futuro».
E il giornalista di Sky licenziato Iacopo Savelli ha scritto un messaggio che ha fatto il giro di Facebook, finendo su testate di importanza nazionale: «Non hanno nemmeno avuto il coraggio di dirmelo in faccia, loro che a fine anno avranno un bonus per aver portato a termine l’impresa di far male a me, alla mia famiglia, a tante altre persone. Ho 52 anni, tra qualche mese 53, sono un uomo perbene che fa il giornalista. Rigorosamente in quest’ordine. E non ho paura di ricominciare da zero».

(da “NextQuotidiano”)

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SKY ITALIA, CRESCONO I PROFITTI DEL 141% E ALLORA CHE FA? LICENZIA 200 DIPENDENTI A ROMA

Gennaio 26th, 2017 Riccardo Fucile

LA PAY-TV HA AUMENTATO GLI UTILI DA 29 A 70 MILIONI DI STERLINE E HA LA FACCIA DI ANNUNCIARE 200 ESUBERI

Il gruppo Sky ha chiuso il primo semestre dell’esercizio 2016-2017 con 6,4 miliardi di sterline di ricavi, in crescita del 12% rispetto all’esercizio precedente, e in Italia ha visto i profitti operativi salire a 70 milioni di sterline: +141% rispetto ai 29 milioni conseguiti nello stesso periodo dell’anno prima.
Gli ottimi dati arrivano proprio nei giorni in cui i giornalisti della pay-tv satellitare sono mobilitati contro l’azienda, che ha annunciato un piano di riorganizzazione delle sedi italiane in base al quale il centro di produzione romano subirà  un drastico ridimensionamento e 200 persone perderanno il lavoro.
Tra martedì e mercoledì la redazione ha scioperato per 24 ore contro la decisione.
I ricavi dell’Italia, si legge nella nota di Sky sui conti del gruppo, sono aumentati del 9% a 1,236 miliardi di sterline, con una crescita del 4% al netto della vendita dei diritti per le Olimpiadi di Rio.
“Questa eccellente performance è stata guidata da una crescita totale dei clienti di 67mila unità ”, continua il comunicato. “Abbiamo accresciuto la nostra base clienti per il quinto trimestre di fila — spiega Sky — e i profitti operativi del primo semestre hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi cinque anni”.
A livello globale, invece, i profitti operativi sono scesi del 9%, a 679 milioni, a causa di un aumento di 314 milioni di sterline dei costi per la Premier League.
I risultati sono stati conseguiti anche grazie al raggiungimento di 200 milioni di sterline di risparmi con sei mesi di anticipo rispetto alla scadenza di fine esercizio.
“Abbiamo conseguito una forte performance semestrale attraverso tutto il gruppo, continuiamo a fare significativi progressi rispetto alla nostra strategia e siamo sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi annuali”, ha commentato l’amministratore delegato, Jeremy Darroch.
I dipendenti impegnati nella vertenza sindacale contro il gruppo hanno intanto incassato il sostegno dell’Unione Sindacale Giornalisti Rai, che ha annunciato che questa sera in tutte le edizioni principali dei Tg e giornali radio della tv pubblica verrà  letto in onda un comunicato di solidarietà  contro le ipotesi di esuberi e trasferimenti decisi dalla loro azienda.
Un’iniziativa inedita che l’Usigrai ha ritenuto di dover intraprendere “perchè di fronte alla difesa dei posti di lavoro non esistono e non possono esistere gelosie aziendali. Anche perchè quando si indebolisce una voce dell’informazione, si indebolisce tutta l’informazione nazionale, e quindi diventiamo tutti un po’ più poveri“, si legge in una nota.
Nicola Fratoianni, di Sinistra Italiana, ha attaccato il gruppo sottolineando: “Insomma oggi veniamo a sapere che il gruppo Sky ha un boom di utili in Italia, (la definizione esatta è ‘un’eccellente performance finanziaria’) e come conseguenza si chiude il centro di produzione di Roma, si trasferiscono energie e figure altamente qualificate a Milano, e si annunciano esuberi tra il personale. Ma vi pare possibile?”.
Dal canto suo il consigliere regionale del Lazio Giuseppe Cangemi, presidente commissione Vigilanza sul Pluralismo dell’Informazione, ha fatto sapere: “Disdico il mio abbonamento Sky in solidarietà  con i giornalisti e i tecnici di via Salaria. L’azienda ha disertato l’audizione, in commissione consiliare di vigilanza sul Pluralismo dell’Informazione, convocata sulla chiusura della sede romana del telegiornale a favore di Milano. Un’assenza grave perchè manca di rispetto verso il Consiglio regionale e soprattutto è stata giustificata con una lettera vergognosa che offende i lavoratori e quanti si stanno interessando del loro futuro. Convocherò di nuovo i rappresentanti di Sky poichè la Commissione resta aperta sul problema e, nel frattempo, stiamo lavorando ad una mozione unitaria da sottoporre all’approvazione del Consiglio regionale alla prima seduta utile”.

(da agenzie)

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LA SCIARELLI LEGGE GLI INSULTI SESSISTI DEI GRUPPI DI MALATI MENTALI SUL WEB

Gennaio 26th, 2017 Riccardo Fucile

LA CONDUTTRICE DI “CHI L’HA VISTO” SCENDE IN CAMPO CONTRO CHI SCRIVE COMMENTI VOLGARI E MINACCIOSI CONTRO LE DONNE SUI SOCIAL… CHISSA’ CHE PRIMA O POI LO STATO PROVVEDA A METTERE IN GALERA QUESTA FOGNA UMANA

Federica Sciarelli,   la conduttrice di Chi l’ha visto?, ci ha regalato ieri una   performance che resterà  negli annali della televisione italiana. La giornalista infatti deciso di attaccare in maniera frontale gli “onanisti anonimi” autori dei cosiddetti stupri virtuali su Facebook.
Chi l’ha visto? ha ricevuto nei giorni scorsi una segnalazione da parte di una telespettatrice che chiedeva di denunciare il comportamento scorretto e offensivo tenuto da alcuni utenti su Facebook.
La spettatrice raccontava di aver scoperto solo pochi giorni fa dell’esistenza di gruppi Facebook dove gli iscritti si lasciano andare a turpiloquio ed invitano gli altri membri a condividere foto di amiche, conoscenti o sconosciute trovate sul social chiedendo “cosa le fareste”?
Purtroppo non serve andare nei gruppi segreti per vedere queste forme di sessismo.
. Vi ricordate cosa successe nel febbraio 2014 quando Beppe Grillo chiese la stessa cosa riferendosi alla Presidente della Camera Laura Boldrini?
Qualcosa del genere accadde su Facebook anche alla deputata Dem Cristina Bargero. Altri insulti sessisti furono rivolti non online ma durante una seduta della Camera alla deputata M5S Barbara Lezzi, mentre in un’altra occasione il deputato Cinque Stelle Massimo Felice De Rosa disse in Commissione Pari Opportunità  alla Camera «Voi donne del Pd siete qui perchè siete brave solo a fare i pompini».
Federica Sciarelli, dopo aver spiegato che gli autori di certi commenti commettono un reato che deve essere perseguito e che non può essere sottovalutato ha iniziato a leggere alcuni degli insulti e delle “fantasie” degli utenti nei confronti di una donna ignara di essere oggetto di tali attenzioni morbose.
La conduttrice, con la classe che la contraddistingue da sempre, ha avvertito gli spettatori dicendo che quelle frasi «Lette da me vi parranno ancora più volgari».
Al contrario di quanto fatto da altri Chi l’ha visto? ha deciso di censurare cognomi e foto profilo degli autori dei commenti.
Non tutti hanno gradito questa scelta, perchè probabilmente avrebbero voluto lasciarsi andare, nei confronti di questi commentatori, allo stesso genere di insulti.
Il punto è un altro: i social sono diventati una fogna a cielo aperto dove troppi malati mentali sfogano le proprie frustrazioni. E spesso sono persone apparentemente “rispettabili”, padri di famiglia e di buon livello professionale.
A questo punto occorre semplicemente una cosa: che lo Stato intervenga con fermezza che le pene siano aumentate in modo da evitare la condizionale, che i soggetti vengano individuati nelle 24 ore dalla denuncia attraverso un forte potenziamento della polizia postale, che vengano processati per direttissima e si applichino sanzioni di diversi decine di migliaia di euro,, fermo restando dei bei Tso per i casi più gravi.
Forse tornerebbe un minimo di rispetto sul web.

(da agenzie)

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SESSO SU BUS PUBBLICO TRA DUE AUTISTI IN SERVIZIO: L’UOMO VIENE PRIMA LICENZIATO MA POI REINTEGRATO

Gennaio 26th, 2017 Riccardo Fucile

BARI, CORSE SALTATE E PASSEGGERI FATTI SCENDERE PRIMA: I DUE AVEVANO ALTRO DA FARE… SIAMO PROPRIO UN PAESE RIDICOLO

Facevano sesso a bordo di una vettura in aperta campagna di notte. A fari spenti, si concedevano qualche momento di intimità  lontano dal centro abitato .
Niente di strano se non fosse che la vettura altro non era che un autobus del servizio pubblico.
E l’uomo e la donna sorpresi a fare sesso a bordo erano due autisti della municipalizzata dei trasporti che in quel momento dovevano essere in servizio.
È successo a Bari dove — come racconta Serena Russo sul Corriere del Mezzogiorno — nel 2014 i dirigenti dell’Amtab — municipalizzata che gestisce il trasporto pubblico cittadino — avevano deciso di utilizzare gli investigatori aziendali per indagare sui protagonisti di questa storia, accusati di comportamenti poco trasparenti.
E quindi sorpresi dai carabinieri mentre trascorrevano qualche momento di intimità , a bordo dell’autobus, durante l’orario di servizio
“Dagli atti depositati dagli investigatori in azienda risultava chiaro come i due facessero che diavolo volevano”, racconta Aldo De Robertis, in quel periodo direttore generale della partecipata.
Corse saltate, passeggeri fatti scendere prima del tempo e soste troppo lunghe ai capolinea: con queste motivazioni   il cda di Amtab ha deciso di licenziare i due dipendenti.
L’uomo, però, decide d’impugnare per due volte il provvedimento.
E il giudice del secondo reclamo impone una conciliazione: lo scorso dicembre, l’autista è stato nuovamente assunto, anche   se gli verrà  applicata la sanzione immediatamente inferiore al licenziamento.
E questa volta farà  più attenzione a scegliere il capolinea delle sue corse.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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SONDAGGISTI CONCORDI: CON QUESTA LEGGE ELETTORALE UNA MAGGIORANZA E’ IMPOSSIBILE

Gennaio 26th, 2017 Riccardo Fucile

NESSUNO AVRA’ QUELLA ASSOLUTA E SERVITA’ UN GOVERNO   DI COALIZIONE

Quel premio per chi arriva al 40% è quasi irraggiungibile, almeno secondo alcuni dei principali sondaggisti e studiosi di dinamiche elettorali e, se il Parlamento non rimetterà  mano alla legge elettorale, il prossimo governo sarà  di nuovo di larghe intese o, comunque, sostenuto da partiti che erano rivali alle elezioni.
Roberto D’Alimonte, Nicola Piepoli e Roberto Weber analizzano il sistema che esce dalla sentenza della Consulta – l’Italicum corretto o il «Legalicum», per dirla alla maniera di M5S – e tutti concordano sul fatto che anche provando a mettere insieme delle alleanze, il premio di maggioranza sarà  difficile da ottenere.
D’Alimonte, che dell’Italicum è un po’ l’ideatore, non è affatto sorpreso della decisione della Corte («L’avevo anticipata ampiamente») e sottolinea innanzitutto l’aspetto che più interessava a Matteo Renzi: «Si potrebbe andare a votare senza ulteriori interventi del Parlamento. Credo che Renzi possa essere soddisfatto, perchè rimane un elemento maggioritario (il premio di maggioranza alla Camera, ndr) e i capilista bloccati che gli danno uno strumento molto importante per gestire il partito ».
I veri problemi, spiega, li avrà  Silvio Berlusconi, perchè «la presenza del premio gli pone un dilemma: vorrebbe correre da solo, ma così si condannerebbe a un ruolo secondario, perchè non potrebbe partecipare alla corsa per il premio. E se si alleasse con Salvini e Meloni dopo sarebbe difficile fare il governo con Renzi, come è nelle sue intenzioni».
In ogni caso, aggiunge D’Alimonte, «nessuno avrà  la maggioranza assoluta e servirà  un governo di coalizione», perchè il premio è previsto solo alla Camera, mentre al Senato «le soglie (all’8% per chi non è alleato, ndr) potrebbero produrre un effetto maggioritario, ma difficilmente tale da dare una maggioranza assoluta».
Secondo Piepoli, poi, la sentenza dovrebbe allontanare il voto: «Questa legge incasina i partiti, li costringe a ragionare in termini maggioritari. Nessuno può vincere da solo, nemmeno Pd o M5S. Bisogna coalizzarsi, ma così i grandi partiti subirebbero i ricatti dei piccoli».
Peraltro, aggiunge, « è comunque molto improbabile raggiungere il 40%».
Insomma, «la situazione è così caotica che, per conto mio, non si va alle elezioni ».
Lo stesso Renzi, «secondo me non ha troppa voglia di votare, lascia governare Gentiloni, che sa governare, e il Pd ne guadagna».
Piepoli cita un dato: «La fiducia degli italiani in Gentiloni è aumentata di 4 punti in due settimane ».
Difficile raggiungere il premio anche secondo Weber: «Mi pare assai improbabile, anche ricorrendo ad una lista-coalizione (come pensa di fare il Pd, ndr). Peraltro, a destra credo che non raggiungeranno un accordo e avremo un sistema quadripartito, di fatto un proporzionale puro».
In questo contesto, scordiamoci di «sapere subito chi ha vinto le elezioni».
Semmai bisognerà  provvedere ad operazioni di «costruzione politica» ma «Grillo e Salvini non hanno mostrato qualità  da questo punto di vista. Renzi, mi pare più capace di cucire».

Alessandro Di Matteo
(da “La Stampa”)

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