Aprile 7th, 2018 Riccardo Fucile
IL CORRIERE ELENCA LE POSSIBILI SOLUZIONI… QUELLE PIU’ PROBABILI SONO L’ACCORDO M5S-LEGA E IL GOVERNO ISTITUZIONALE
Massimo Franco sul Corriere della Sera oggi mette in fila quattro scenari possibili per un governo, ricordando che comunque di solito la realtà è molto più fantasiosa degli scenari.
Il primo scenario prevede la diarchia Matteo Salvini — Luigi Di Maio, che però oggi, dopo l’annuncio del centrodestra unito alle prossime consultazioni, ha perso chances:
È la conferma che si giocano partite a scacchi multiple: nel centrodestra, a sinistra e tra i tre schieramenti. L’iniziativa allontana, per ora, l’idea di un «governo della diarchia» tra M5S e Lega. La pregiudiziale contro Berlusconi da parte dei grillini rimane. E Forza Italia non può che reagire con durezza.
Rimane anche la diffidenza berlusconiana nei confronti di Salvini, che chiede unità ma anche un esecutivo con Di Maio.
Sulla carta, questa dicotomia rende impossibile una maggioranza: a meno che FI non si sfrangi nelle prossime settimane.
La probabilità attribuita dal Corriere a questo scenario è del 30%.
L’alleanza tra Partito Democratico Democratico e MoVimento 5 Stelle, pur perorata da Di Maio in un’intervista a Repubblica oggi, ne ha di meno: il 20%.
Il problema è che i potenziali interlocutori nel Pd sono bloccati dalla lotta interna e dall’ipoteca del segretario dimissionario, Matteo Renzi, pronti a fare muro contro qualunque tentativo di dialogo con l’odiato Di Maio.
I Cinque Stelle continuano a sostenere che col tempo idem si ammorbidiranno e accetteranno le offerte grilline. Ma non si capisce se lo dicano in attesa che maturino nuove strategie nel Pd o nella Lega.
La maggiore forza di centrosinistra è troppo destabilizzata internamente per abbandonare l’opposizione.
Anche la probabilità di un governo di tutti contro il MoVimento 5 Stelle è data al 20%:
A rendere inverosimile l’operazione sono sia la convinzione di Salvini di doversi alleare coi Cinque Stelle; sia il fatto che implicherebbe una nuova frattura tra un Pd renziano nostalgico del Patto del Nazareno con Berlusconi, e la sinistra che rifiuta intese col centrodestra e già guarda al M5S.
Per questo, Di Maio teme relativamente un epilogo del genere. A spaventarlo di più, semmai, è una trattativa che si trascina a lungo, come lui e Salvini in qualche modo si augurano.
Al 30% è invece data la possibilità di un governo istituzionale:
Ma con un finale diverso dall’inevitabilità del loro «contratto»e, al contrario, la presa d’atto di non riuscire a fare maggioranza. In quel caso, potrebbe spuntare come inevitabile quel «governo istituzionale» esorcizzato da Di Maio e Salvini come manifestazione di impotenza e prolungamento delle logiche della legislatura passata
Cosa peggiore, soprattutto per il leader grillino, dovrebbe essere lui a riconoscere l’impossibilità di trovare i numeri in Parlamento.
Quando il Quirinale richiama ogni partito alle proprie responsabilità , significa che non accetta di vedersi scaricare addosso le contraddizioni dei partiti. Ma se Di Maio fallisse, la tenuta degli stessi gruppi parlamentari del M5S sarebbe seriamente in bilico.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 7th, 2018 Riccardo Fucile
SOLO PER IVA, CONTI PUBBLICI E SPESE NON DIFFERIBILI
L’aumento dell’Iva da evitare, i conti pubblici da correggere e altre spese non differibili. Sono alcune delle misure con cui dovrà fare i conti il nuovo Governo.
Non sarà roba da poco. Secondo i dati elaborati dall’Ufficio studi della Cgia, solo per queste voci l’esecutivo dovrà predisporre entro la fine di quest’anno una manovra di bilancio da almeno 18,5 miliardi di euro.
Scendendo nel dettaglio la Cgia spiega che bisognerà recuperare 12,4 miliardi per sterilizzare l’aumento dell’Iva, che diversamente scatterà dal 1 gennaio 2019, altri 3,5 miliardi che l’Unione europea ci sta per chiedere, al fine di perseguire il pareggio di bilancio come previsto dal cosiddetto «Six pack» e, infine, ulteriori 2,6 miliardi per «coprire» una serie di spese non differibili.
«Purtroppo — afferma il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – l’entità di questa manovra stride in maniera evidente con le promesse elettorali avanzate nelle settimane scorse da coloro che oggi scalpitano per guidare il Paese. Dopo l’ubriacatura che abbiamo subito leggendo gli effetti positivi dovuti all’applicazione della flat tax, del reddito di cittadinanza o dalla cancellazione della legge Fornero, sarà interessante capire come, in pochi mesi, chi ci governerà recupererà oltre un punto di Pil».
La Cgia tiene inoltre a precisare che il peggioramento dello 0,4 per cento del nostro rapporto deficit/Pil, registrato nei giorni scorsi dall’Istat e ascrivibile al salvataggio pubblico delle due banche venete e del Monte dei Paschi di Siena, non ha alcun impatto sui conti pubblici degli anni a venire in quanto è una misura una tantum relativa al 2017.
Le voci che costituiscono la manovra
Nel caso non si dovessero trovare 12,4 miliardi di euro, dal 1 gennaio 2019 l’aliquota Iva, attualmente al 10 per cento, salirebbe all’11,5 per cento; altresì, quella attuale del 22 per cento schizzerebbe addirittura al 24,2 per cento.
Per quanto concerne gli impegni presi con Bruxelles, così come previsto dal «Six pack», nel 2017 ci era stata chiesta una riduzione del rapporto deficit/Pil dello 0,5 per cento. Alla luce degli eventi sismici che hanno colpito il centro Italia e ai problemi legati ai flussi migratori provenienti dal Nord Africa, alla fine la Commissione Europea ha ridotto l’entità della richiesta allo 0,16 per cento del Pil (manovra correttiva di giugno 2017 da 1,6 miliardi di euro).
A consuntivo, tuttavia, sembrerebbe esserci uno scostamento di 0,5 punti percentuali rispetto alla correzione richiesta, anche perchè è aumentata ancora la nostra spesa pubblica.
Pertanto, l’Unione europea starebbe per chiederci una manovra correttiva da 3,5 miliardi di euro. Infine, entro la fine del 2018 bisognerà trovare circa 2 miliardi di euro per il rinnovo del contratto di lavoro degli statali, ulteriori 500 milioni di spese «indifferibili» e altri 140 milioni per evitare l’aumento delle accise sui carburanti a partire dal 1 gennaio 2019.
Bisogna tornare ad investire
Per la Cgia, comunque, bisogna tornare a investire, visto che negli ultimi 10 anni (2007-2017) il nostro Paese ha registrato una caduta verticale di questi ultimi del 21 per cento.
In quali settori? Oltre a puntare sui processi di digitalizzazione del comparto produttivo è altresì indispensabile intervenire nella scuola e nella formazione, nei settori ad alta innovazione tecnologica ma, anche, nella messa in sicurezza del nostro Paese.
Secondo i dati ISPRA-Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, l’88 per cento dei comuni italiani ha almeno un’area classificata ad elevato rischio idrogeologico. Secondo l’Associazione ISI-Ingegneria Sismica Italiana, invece, il 40 per cento delle abitazioni di edilizia residenziale pubblica è ubicata in una zona ad elevato rischio sismico.
L’Istat, infine, ci segnala che quasi il 40 per cento dell’acqua va persa a causa dell’obsolescenza della nostra rete acquedottistica pubblica. Anche alla luce di questi numeri, la messa in sicurezza del nostro paese è una priorità che va affrontata subito sia per evitare tragedie future, ma anche per far girare l’economia e creare nuovi posti di lavoro.
L’opportunità della «golden rule»
La riduzione degli investimenti pubblici avvenuti in questo ultimo decennio, purtroppo, sono stati condizionati anche dai vincoli di bilancio imposti da Bruxelles. Tuttavia, ricorda la Cgia, esiste una regola aurea, ancora inutilizzata, che potrebbe consentire ai paesi membri di superare questo ostacolo.
La «golden rule», infatti, è una regola di bilancio di semplice enunciazione che, in estrema sintesi, consentirebbe solo agli investimenti pubblici in conto capitale di essere finanziati in disavanzo.
Per fare questo, ovviamente, l’Italia avrebbe dovuto imporre nell’agenda europea questo argomento, trovare le alleanze e convincere coloro che la pensano diversamente di cambiare opinione, affinchè questa opportunità diventasse parte integrante dell’ordinamento giuridico dell’Unione europea. La partita rimane aperta e il prossimo Governo non potrà esimersi dall’affrontare anche questa questione.
(da agenzie)
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Aprile 7th, 2018 Riccardo Fucile
JACOPO IACOBONI E’ AUTORE DEL LIBRO-INCHIESTA SUL M5S “L’ESPERIMENTO”… MA NEL 2018 UN PARTITO CHE VUOLE GOVERNARE IMPEDISCE A UN GIORNALISTA DI ENTRARE IN SALA? MA DOVE PENSANO DI ESSERE, IN TURCHIA?
Il giornalista della Stampa Jacopo Iacoboni è stato respinto all’ingresso di SUM02, in rapporti attualmente non eccelsi con i grillini e soprattutto con la Casaleggio Associati, soprattutto dopo la pubblicazione del suo ultimo libro “L’esperimento”, un’inchiesta sul MoVimento 5 Stelle uscita per Laterza.
L’evento vedrà sul palco il pm Nino Di Matteo, Moni Ovadia, il filosofo Diego Fusaro, il sociologo Domenico De Masi, l’ex ministro della Cultura Massimo Bray, la psicologa Maria Rita Parsi. Seduto in prima fila, il capo politico M5S Luigi Di Maio guida la presenza, molto folta, degli esponenti pentastellati all’evento. Dalla vice presidente del Senato Paola Taverna a Stefano Buffagni, da Emilio Carelli a Gianluca Paragone e Manlio Di Stefano fino ad un una nutrita schiera di neoeletti, sono tantissimi i parlamentari del M5S arrivati ad Ivrea.
I rapporti tra Iacoboni e il MoVimento 5 Stelle hanno cominciato a guastarsi nel giugno 2013, dopo un articolo in cui si parlava di senatori pronti a lasciare il M5S (in seguito molti di quelli nell’elenco lasciarono davvero i grillini).
Lo stesso Iacoboni fu definito “sciacallo” da Gianroberto Casaleggio per aver parlato delle sue condizioni di salute. L’apice del contrasto arrivò con il caso di Beatrice Di Maio, che si è chiuso qualche tempo fa.
L’agenzia di stampa ANSA racconta che una volta superati i controlli della polizia lo staff dell’organizzazione ha detto a Iacoboni di avere l’ordine di non farlo entrare
Comunicato della direzione della Stampa
Al nostro giornalista Jacopo Iacoboni è stato negato l’ingresso all’evento Sum#02, organizzato a Ivrea dall’associazione Gianroberto Casaleggio, presieduta dal figlio Davide. Un divieto motivato non dalla mancanza di accredito giornalistico, ma «per ragioni personali», come comunicato dall’ufficio stampa del Movimento 5 Stelle facendo riferimento ad articoli scritti da Iacoboni.
E’ inaccettabile che a un giornalista, e alla testata che rappresenta, venga impedito di fare il proprio lavoro perchè si dissente da ciò che ha scritto.
Ed è incomprensibile che ciò avvenga ad opera di una forza politica impegnata nella formazione del prossimo governo e che si fa interprete della necessità del dialogo in una fase politica tanto delicata.
Chi lavora per guidare il Paese non deve temere opinioni dissenzienti, anche le più urticanti: è qui che si misura la maturità di un movimento politico.
(da agenzie)
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Aprile 7th, 2018 Riccardo Fucile
ALL’EVENTO DI CASALEGGIO LA PREOCCUPAZIONE PER UN GOVERNO CHE NON C’E’… LA PAURA DI PERDERE IN MOLISE DOVE IL CENTRODESTRA TENTA IL SORPASSO
Ansia da Molise.
A Ivrea, la terra di Olivetti, anticamera delle Alpi. Sembra paradossale, ma nella corsa al governo di Luigi Di Maio una delle più piccole regioni italiane diventa uno snodo cruciale.
Anche qui, dove ha seguito in prima fila l’intera mattinata di panel della seconda edizione di Sum – la kermesse dell’Associazione Gianroberto Casaleggio – la concentrazione è sbilanciata in direzione del voto di domenica prossima.
“Non possiamo permetterci passi falsi – è il ragionamento fatto con i suoi – dobbiamo metterci tutti la testa, è fondamentale”.
Un vero e proprio ordine di scuderia. Perchè dal Friuli Venezia Giulia si aspetta una semplice ratifica della vittoria del centrodestra a trazione leghista (si vota la settimana successiva).
E se l’appena riunita coalizione dovesse affermarsi anche dalle parti di Campobasso, sarebbe un segnale assai negativo in chiave esecutivo, in una fase in cui le sliding doors si aprono o si chiudono per il refolo di una sfumatura e la sbavatura di un dettaglio
Perchè a Ivrea il governo dei desideri ancora non c’è. Davide Casaleggio apparentemente se ne infischia. Convoca un punto stampa, per la prima volta si presta a qualche domanda.
Suo padre cosa avrebbe detto dell’alleanza con i partiti? “Sono molto contento di essere qui, e di poter affrontare i temi del nostro futuro”.
Ieratico, schivo. Circondato da tutto lo stato maggiore della piattaforma Rousseau, Pietro Dettori, Enrica Sabatini e Massimo Bugani, con lui fin dal mattino. Sorride, si concentra sulla giornata, evita accuratamente la politica.
Ma qui è tutto politica. “È dura, ieri è stata una bella botta”, ammette a denti stretti anche chi ha molta confidenza con Casaleggio jr. Il riferimento è a Matteo Salvini, al suo ricompattamento del centrodestra, che andrà unito al Quirinale.
Il capo politico arriva intorno alle 10.30 alle Officine H, allestite con un gioco elegante di bianchi e neri in cui balenano fasci di luci rosse. Non una parola ai cronisti. Si accomoda e ascolta lo studioso di filosofia destrorso Diego Fusaro, sente gli applausi fragorosi che la platea gli tributa quando attacca la sinistra e le sue politiche su lavoro e immigrazione.
I suoi colonnelli spargono ottimismo, spiegano che è una fase, che il tempo lavorerà a favore del Movimento, mentre sul palco si alternano gli ospiti, e a mezza bocca qualcuno dice che “preferivo il panel dell’anno scorso”.
Al Colle è stato chiesto ancora tempo, prefigurando un altro giro di consultazioni interlocutorio. “Bene, il centrodestra è unito. Ma dove va unito, non ha i numeri”, ragiona uno dei più alti in grado nella gerarchia stellata.
Poi gli occhi gli si fanno stretti, la mascella si indurisce: “Il loro vero obiettivo è la testa di Luigi”. L’immagine è iconica: sopra di lui su un enorme manifesto campeggia uno degli slogan della kermesse: “Oltre il domani”.
Parafrasando, si può dire che oltre l’incontro con Salvini, ancora non cancellato dall’agenda fra mercoledì e giovedì, e oltre un nuovo passaggio con Sergio Mattarella, c’è il Molise.
Il piccolo Molise, che tanto preoccupa la war room stellata. Perchè potrebbe dare la spintarella decisiva al masso che finora corre su un crinale. Per capire: da quelle parti il 4 marzo il centrodestra venne umiliato: appena il 30%, quindici punti percentuali sotto ai 5 stelle. Eppure gli ultimi sondaggi pubblicati parlavano di un testa a testa.
E i nuovi dati affluiti hanno fatto pendere gli angoli della bocca ulteriormente verso il basso.
Ecco che Di Maio ha preso in mano la situazione. Due giorni, lunedì e martedì, di massima esposizione mediatica in giro per la regione.
Perchè, paradossalmente, dal destino del primo governatore del Movimento potrebbe dipendere inesorabilmente quello del primo premier a 5 stelle.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 7th, 2018 Riccardo Fucile
L’IDEOLOGO DEL M5S ALDO GIANNULI SPIEGA LE RAGIONI DEL SUO ADDIO AI GRILLINI
L’ideologo Aldo Giannuli saluta il Movimento 5 Stelle. Dopo aver annunciato il suo addio pochi giorni fa, Giannuli torna sull’argomento in una intervista al Mattino in cui sostiene che “in larga parte il Movimento non è altro che una scatola vuota. Sui contenuti politici puoi mediare, ma sugli slogan come fai a trattare? Finchè fai opposizione ti va bene, dopo paghi”.
Secondo Giannuli:
Vai per cambiare il potere e il potere ti cambia dentro. Hanno dimostrato che il loro grande mito della società civile in Parlamento è una grande puttanata: la società politica esprime la società civile che abbiamo.
Il problema vero è che non vogliono gettare la maschera, perchè sotto la maschera non c’è altro che una maschera. Dicono solo ciò che non sono e ciò che non vogliono: il loro modello, senza saperlo, è Montale.
Alla base dell’addio di Giannuli ci sarebbe il “colpo di Stato di Luigi Di Maio”.
Il colpo di stato che ha dato vita al secondo Movimento alla fine dell’anno scorso è cominciato nell’estate del 2016. La precedente associazione dei Cinque Stelle è stata sciolta senza neppure un voto, e se ne è creata una vuota dotata di uno statuto non approvato da nessuno. L’idea era allora quella di rintuzzare le cause degli espulsi gestite dall’avvocato Borrè che a Grillo erano costate più di 500mila euro. Ma mal gliene incoglie: quello che hanno fatto per aggirare i ricorsi li sottoporrà a conseguenze ben peggiori.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 7th, 2018 Riccardo Fucile
OFFESE, APPOSTAMENTI E AGGRESSIONI FISICHE, FINO AL RICOVERO IN OSPEDALE… UN ANNO E TRE MESI DI VESSAZIONI A UNA DONNA CHE AVEVA COME UNICA “COLPA” QUELLA DI ESSERE STRANIERA
Un anno e tre mesi di insulti e vessazioni a una donna che aveva come unica «colpa» quella di essere straniera e di carnagione scura. Con l’accusa di stalking a sfondo razziale, una donna romana di 55 anni è stata arrestata e posta ai domiciliari dai poliziotti del commissariato Appio.
Gli episodi sono iniziati nel gennaio del 2017, quando la vittima, una ecuadoregna di 39 anni, a passeggio con il figlio minore e il cane, è stata insultata con epiteti a sfondo razziale da una persona a lei sconosciuta.
In quel caso non era scattata nessuna denuncia: «Credevo fosse una persona strana, ma non violenta», ha raccontato la vittima ai poliziotti.
Da quel giorno però è stata una escalation di episodi vessatori: offese, appostamenti e aggressioni fisiche, hanno portato la donna dell’Ecuador a essere anche ricoverata in ospedale per una intossicazione da spray urticante.
A quel punto la vittima ha deciso di denunciare e i poliziotti, coordinati dalla procura di Roma, dopo aver acquisito il referto medico, e aver ascoltato diversi testimoni hanno ottenuto dal gip l’arresto della stalker.
(da “La Stampa”)
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Aprile 7th, 2018 Riccardo Fucile
SUL CASO DELLA DOCENTE LEGATA E PRESA A CALCI, DOPO I TENTATIVI DI MINIMIZZARE IL FATTO, SI MUOVE FINALMENTE QUALCOSA
Del caso dell’insegnante dileggiata in una classe prima dell’istituto Vinci di Alessandria si è fatto, fino a ora, un resoconto basato sulla sintesi di diverse versioni orali: degli studenti, della supplente presa di mira, dell’allievo più grande intervenuto a interrompere il becero scherno, del preside, dei genitori.
Fino a ora si era immaginato di chiudere il cerchio dentro la scuola, incluse le scuse, i pentimenti sinceri, le punizioni inflitte (lo svuotamento dei cestini nelle varie aule, per un mese) ed eseguite in modo condiviso da tutta la classe: cioè dai protagonisti attivi e da quelli passivi, quelli che hanno concretamente dileggiato e quelli che non hanno impedito che la docente fosse dileggiata.
Ma, adesso che la Procura del tribunale dei minori ha aperto un’inchiesta, quel che si dirà sarà messo a verbale per iscritto, senza reticenze o scappatoie: ognuno dovrà dire spiegare ciò che sa e ciò che ha visto.
Ad esempio, i cinque minuti di insolente goliardia furono o no filmati e divulgati sui social?
I genitori, in una lettera pubblica, l’hanno escluso categoricamente . Però, lo stesso preside non aveva negato un video, anche se lui ha dichiarato di non averlo mai visto, perchè potrebbe essere stato postato e tolto in tempi flash.
Tuttavia, se c’è stato anche solo un passaggio fugace, la traccia è rimasta. La polizia postale dovrà verificarlo e cercarlo.
Inoltre, benchè la supplente non abbia fatto denuncia e, anzi, abbia perdonato i ragazzi, fiduciosa che quanto accaduto sia stata lezione di vita, la magistratura vorrà accertare se certi comportamenti siano andati oltre l’ambito in cui è possibile limitarsi alla querela di parte.
Alcuni documenti, intanto, sono stati prelevati a scuola dagli investigatori e inviati alla procura torinese.
Ovviamente non si sa quali perchè c’è strettissimo riserbo sulla delicata vicenda. A parte la polizia postale, che ha competenze specifiche per quanto riguarda gli accertamenti informatici, la Procura dei minori si avvale della Squadra mobile della questura di Alessandria per ricostruire, fase per fase, la vicenda, nel caso emergano eventuali e precise responsabilità personali, dentro e fuori dalla classe, sia come azioni che come omissioni.
(da “La Stampa“)
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